Autore:
reilinTitolo: Il primo Natale insieme...
Fandom: Huntik Secrets & Seekers
Personaggi: Dante Vale; Zhalia Moon
Pairing: Dante x Zhalia
Word Count: 1086 (W)
Rating: Verde
Genere: Sentimentale, Romantico
Avvertimenti: Oneshot, What If?, Slices of Life, Lime
Note: Avevo così tanta voglia di scrivere del primo Natale insieme di Dante e Zhalia. Immagino che la povera cercatrice non abbia mai trascorso le festività natalizie prima di entrare nel team Huntik, così ogni cosa deve sembrare nuova per lei ed emozionarla davvero tanto, rendendola ancora più desiderabile agli occhi di Dante.
Per la leggenda sul vischio, mi sono ispirata a
questa pagina.
Disclaimer: 1. I personaggi di Huntik appartengono ad Iginio Straffi e alla Rainbow SpA;
2. Fanfiction scritta per la community
huntik_ita .
3. Partecipante al
"The One Hundred Prompt" con il prompt 048.sensazioni.
Zhalia era seduta sul divano del salotto di casa Vale, tutta intenta a sfogliare le pagine di un polveroso libro: ancora non si era abituata a quella vita tranquilla, senza minacce e missioni pericolose, almeno per il momento.
Il rumore di qualcuno che armeggiava con la serratura del portone attirò la sua attenzione, mettendola istintivamente in allerta.
La porta si era aperta ed insieme ad una folata di vento gelido, un Dante infagottato in un pesante cappotto e sciarpa bianca aveva fatto capolino: stava cercando di far entrare con fatica un abete grande quasi quanto lui. L’odore intenso della sua resina, in pochi attimi si era diffuso in tutta la stanza.
«Cosa stai facendo, Dante?», gli domandò Zhalia, trattenendosi a stento dal ridere.
«Beh, mi sembra ovvio: è Natale ed io ho comperato l’albero da addobbare. Piuttosto, Miss Moon, le spiacerebbe darmi una mano?», le rispose con il suo solito sorriso sornione.
Con l’aiuto della cercatrice l’albero venne sistemato al centro del salotto; lei guardò il grande abete e, rivolgendosi all’uomo dai capelli rossi, gli chiese: «Ma non è un po’ troppo spoglio, quest’albero?».
Dante ridacchiò e poi, poggiandole una mano sulla spalla, le rispose: «Ed infatti ora andiamo in soffitta a prendere gli addobbi e le luci per decorarlo. Insomma, Zhalia, non vorrai dirmi che non hai mai fatto un albero di Natale?».
La giovane dai capelli corvini distolse lo sguardo da quello del cercatore, e chinando la testa verso il basso, con un fil di voce ammise:«Veramente io non ho mai festeggiato il Natale. Quando ero in orfanotrofio, non c’erano mai i soldi per questo genere di cose, in seguito, beh, Klaus non era certo un tipo con uno spiccato spirito natalizio, quindi, sì, ti sto dicendo che non ho mai addobbato un albero di Natale».
Dante rimase stupito da questa rivelazione, ed in parte amareggiato per aver parlato con tanta superficialità di un argomento che invece doveva essere assai doloroso per lei. Le prese il viso fra le mani e, alzandolo verso il suo per poterla guardare negli occhi, le rivolse uno sguardo intenso: «Scusami Zhalia, sono stato un idiota», le sussurrò mortificato.
«Beh, solo un po’…», rispose lei, cercando di sdrammatizzare, «allora li andiamo a prendere questi addobbi natalizi?», concluse sorridendo lievemente.
«Dunque: per prima cosa mettiamo sull’albero le luci, poi le ghirlande ed i nastri, infine le palline», spiegò Dante mentre tirava fuori dagli scatoloni le decorazioni. Zhalia annuì, e così entrambi iniziarono ad addobbare l’albero di Natale, mentre parlavano di come sarebbe stato bello trascorrere tutti insieme il primo Natale della squadra. Il cercatore le parlava di cene e pranzi luculliani, dello scambio dei regali la sera della vigila e delle lunghe serate da trascorrere accanto al caminetto acceso a giocare a tombola o anche semplicemente a chiacchierare del più e del meno: la lei lo ascoltava con attenzione ed in cuor suo non vedeva l’ora di vivere quelle esperienze del tutto nuove per la sua vita.
«Beh, io direi che è venuto davvero bene!», esclamò Dante, mentre insieme a Zhalia osservava l’albero decorato con numerose lucine e sfere colorate.
«Questa voglio che sia tu a metterla in cima al nostro alberello!», disse l’uomo porgendo alla cercatrice una grande stella dorata. Zhalia annuì con un grande sorriso, poi, aiutata dal cercatore, mise la stella al suo posto.
Dante si soffermò a guardare Zhalia: le sue guance erano imporporate dall’emozione, i suoi occhi erano lucidi e le sue labbra erano animate da un dolcissimo sorriso. La sua espressione serena e gioiosa era come quella di una bambina che si trova di fronte ad una magnifica sorpresa. Il giovane provò un’immensa tenerezza per lei: avrebbe voluto stringerla a sé con tutte le sue forze. La stessa cercatrice che cercava di nascondere agli altri ogni sua emozione, ora, di fronte a lui non riusciva a trattenere tutta la sua gioia per i preparativi di quel primo Natale in sua compagnia.
Per la prima volta nella sua vita, Zhalia sentiva di far parte di qualcosa molto simile ad una famiglia: si sentiva amata e protetta, riusciva a guardare con ottimismo al futuro. Queste sensazioni e sentimenti, per lei del tutto sconosciuti, erano così intensi per lei e le riempivano il petto, facendola sentire leggera. Sentiva i suoi occhi pieni di lacrime di gioia, così difficili da trattenere, e temeva che da un momento all’altro sarebbe scoppiata a piangere. Guardava Dante che le sorrideva dolcemente e non poteva fare a meno di pensare che era lui l’artefice di questa sua nuova serenità, della sua nuova vita: era stato grazie alla fiducia che lui aveva riposto in lei che aveva trovato la forza di cambiare vita e di diventare una persona della quale poter essere fiera, in qualche modo. Enorme era la gratitudine e l’affetto che provava verso di lui… beh, più che affetto, il sentimento che provava verso il cercatore dai capelli rossi era ben più intenso, questo ormai lo aveva capito da tempo…
Dopo aver addobbato il salone con scintillanti festoni e candele, Dante tirò fuori un cestino pieno di ramoscelli verdi dalle bacche bianche: «Questo è il tocco finale!», esclamò soddisfatto.
«Cos’è questa roba? E cosa dovremmo farci noi?», chiese Zhalia con un tono di voce vagamente sarcastico.
Il cercatore le rivolse uno sguardo divertito, poi le spiegò: «Questo è vischio, ed ora noi ne appenderemo un rametto sopra ad ogni porta per buon auspicio!».
«Buon auspicio, eh? Se lo dici tu…», commentò la donna con una punta di scetticismo nella voce.
Lui le sorrise, poi con quella sua voce calda e rassicurante iniziò a spiegarle: «Sai, secondo la mitologia scandinava il vischio è la pianta sacra a Frigg, dea dell’amore. Dopo che suo figlio Balder venne ucciso da una freccia di vischio, Frigg iniziò a piangere sul suo corpo, e mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche del vischio, Balder tornò in vita. Per la felicità, Frigg cominciò a baciare chiunque passasse sotto l’albero sul quale cresceva il vischio, facendo sì che non potesse capitare mai nulla di male a tutti coloro che si fossero dati un bacio sotto un ramoscello di vischio.»
«Che storia interessante…», commentò Zhalia sorridendogli dolcemente.
«Ed è per questo motivo che quando due persone si trovano sotto un ramoscello di vischio devono scambiarsi un bacio…», concluse lui con uno sguardo languido, e mentre con una mano ne prendeva un rametto e lo poneva al di sopra delle loro teste, con l’altra attirò a sé il viso della cercatrice e baciò con passione le sue labbra.