Because depravity hasn't a limit ; Chapter #04 - Angel or Demon?

May 28, 2010 11:47

TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2075, con il conteggio di word. 
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue #01 - When pirates become heroes ; Prologue #02 - I have to kill you ;  Prologue #03 - I hate everything about you ; Chapter #01 - As our guest ; Chapter #02 - I drive you mad ; Chapter #03 - Why I am a lure?

Chapter #04 - Angel or Demon?

Il fatidico giorno ci mise davvero poco ad arrivare.
Le due navi erano schierate l'una contro l'altra ed all'orizzonte si stagliava un sole brillante.
Shigeaki Kato era stato issato sul trampolino a poppa, legato con delle corde, dietro di lui un uomo con una spada puntata contro la sua schiena.
Sudava freddo Shige, ma teneva duro, fermamente convinto che tutto ciò fosse per il bene dell'umanità.
Fare da cavia, portare Tegoshi e gli altri nel tranello tesogli da Ryo Nishikido e poi catturarli tutti.
Sì, poteva farlo.
Cercò di non smettere di respirare per la troppa paura, ma non era così semplice.
Tegoshi, nel frattempo, stava facendo issare dei corridoi di legno per portare da una nave all'altra facilmente i vari equipaggi.
Si issò anche lui, arrivando a metà, attendendo Ryo.
Il suo cappello rosa brillava sotto la luce del sole facendo riflettere delle piccole luci anche sul suo volto, che se non fosse stato per esse sarebbe stato scuro e teso per colpa dell'agitazione.
"Siamo venuti, ora consegnaci Shigeaki Kato" commentò ad aspra voce di fronte a Ryo, che per tutta risposta si mise a ridere.
Una risata fredda e roca che faceva gelare il cuore di chiunque l'avesse mai ascoltata almeno una volta nella vita.
"Stai scherzando vero? Non penserai sul serio che tutto si risolva in questo modo, giusto? Era una trappola, idiota. E se non l'avete capito... vuol dire che le voci che girano sui pirati non sono del tutto errate" e dicendo questo prese la spada puntandola contro al collo di Tegoshi.
Tegoshi rimase fermo, impassibile, guardandolo con sguardo truce.
"Non ci posso credere. Allora ciò che si dice della marina è vero. Siete tutti dei codardi e dei veri bastardi" sorrise come un bambino nel dire quelle parole, per poi sfoderare la sua spada e farla scontrare con quella dell'altro.
"Ragazzi, potete anche buttare in mare Shigeaki Kato ora non ci serve più. Ha fatto saltare in aria una nave della marina, per cui merita di morire" e detto ciò iniziò a lottare con Tegoshi, che però non demorse.
Lampi e luccichii a causa dello scontro delle due spade iniziarono ad illuminare il paesaggio circostante; i due ragazzi che lottavano strenuamente per rimanere in equilibrio sulla stretta trave di legno che univa le due navi.
Shigeaki Kato invece, stava morendo: era stato buttato in mare, legato, e senza possibilità di scampo.
Chiuse gli occhi mentre sentiva lo scontro con l'acqua dell'oceano, gelida.
La sua pelle diventò subito insensibile al freddo ed il suo cervello era ormai inutile: non riusciva a pensare a niente che non fossero gli aghi di dolore che sentiva in tutto il corpo.
Ormai stava anche arrivando a corto di fiato e già sapeva che appena avrebbe aperto bocca non sarebbe morto per mancanza d'aria, ma per l'acqua gelida che gli sarebbe finita nei polmoni, ammazzandolo sul colpo.
Sperava almeno di non soffrire tanto.
Stava ormai per svenire, visto che il suo corpo stava andando in mancanza d'ossigeno, quando vide qualcosa o meglio, qualcuno davanti a lui.
Era forse un angelo?
Sì, era sicuramente un angelo venuto a prenderlo e portarlo via.
Niente più dolore per lui.
Si abbandonò tra le braccia del suo salvatore chiudendo gli occhi, certo ormai di essere finalmente morto, ma non era così.
Inaspettatamente era stato salvato un'altra volta: sicuramente qualcuno stava guardando la sua testa dall’alto.
Keiichiro Koyama appena aveva visto ciò che aveva comandato Ryo Nishikido, si era tolto la giacca, il cappello, le scarpe e la pistola e si era tuffato provocando un forte mormorio in tutto il resto dell'equipaggio.
Stava rischiando la vita per salvare un prigioniero.
Quando ebbe Shigeaki tra le braccia si rese conto di una cosa: il corpo di quel ragazzo era veramente sottile, quasi non avesse mai mangiato nulla in tutta la sua vita.
Non se ne era accorto prima: i vestiti lo nascondevano bene.
E fu lì che il suo pensiero tornò, per un breve istante, a quel giorno ed alle sue parole.
Che cosa gli era successo per fargli odiare in quel modo i pirati?
Con il senno di poi capiva che non poteva essere solamente la rabbia contro di loro a farlo parlare in quel modo, ma allora cosa era?
Riuscì a stento a riportarlo su, per poi farsi issare dai suoi compagni sulla nave.
Non si preoccupò di Tegoshi, impegnato in una dura battaglia, ne dell'equipaggio che stava cercando di togliere le passerelle che univano le due navi.
Guardò il volto pallido di Shigeaki e si sentì morire: non aveva fatto in tempo?
Un'altra vita sarebbe stata persa a causa loro?
Pensò e ripensò a qualcosa da fare quando decise di giocarsi il tutto per tutto.
Gli aprì la bocca, gli slacciò la camicia e premendo forte sul suo torace iniziò a contare: 1, 2, 3 volte e poi giù, a soffiargli alito caldo per la gola.
E poi ancora, ed ancora, più volte, più veloce, più forte finché... quando ormai Keiichiro si stava dando per vinto, Shige non tossì sputando l'acqua in eccesso ed aprendo, finalmente, gli occhi alla vita.
Guardò Koyama, confuso, non riuscendo a credere ai propri occhi, e quest ultimo lo fece alzare, portandolo nella cabina.
Tutto sembrava essersi fermato intorno a loro: nessuno dei due sentiva i rumori della battaglia, gli uomini che stavano cercando di mettercela tutta.
Entrambi erano troppo impegnati a capire cosa stesse accadendo tra di loro.
Tegoshi era riuscito a far cadere Ryo nella sua parte di nave, e dopo aver fatto una corsa per riprendere possesso della sua, con un calcio ben assestato fece cadere la passerella in mare.
Preso il timone tra le mani fece una brusca rotazione facendo così cadere anche le altre e gli uomini che vi erano sopra.
Accertatosi che nessuno dei loro uomini fosse rimasto dall'altra parte o fosse caduto in acqua, un vero colpo di fortuna, diede ordine di issare la vela e letteralmente, scappò.
Sì, era vero, erano scappati di fronte al pericolo, ma non potevano fare nient'altro se volevano sopravvivere.
Nel frattempo Shigeaki era stato fatto sdraiare sul letto e Koyama, dopo averlo spogliato, non senza un sacco di proteste dal diretto interessato, lo coprì con un lenzuolo sedendosi poi su una sedia accanto a lui.
"Shigeaki Kato, hai visto?" chiese non senza una punta di ironia nella voce.
Shige non rispose, preferendo voltarsi dall'altra parte e Koyama non insistette, uscendo dalla cabina e lasciandolo solo, certo che nelle sue condizioni non sarebbe riuscito a muovere un passo fuori dal letto.
"Come sta?" chiese Tegoshi appena lo vide.
Keiichiro non rispose subito, troppo intento a guardare la vistosa ferita sullo sterno dell'altro.
"Non è niente, non ti preoccupare, un paio di giornate a riposo e sarò come nuovo" Koyama lo sapeva che non era vero, ma preferì non replicare, sapendo perfettamente il carattere dell'altro.
"Shig... Il prigioniero ora è a letto, non riuscirebbe a muovere un passo nemmeno se ne andasse della sua vita, per cui non c'è problema. Non so quanto potrà essere collaborativo da qui in avanti" gli disse prima di prendere uno dei lenzuoli che stavano usando gli altri per fasciarsi le ferite.
Con esso fasciò quella di Tegoshi, stringendola forte, di modo che il sangue si fermasse velocemente.
Non era grave, su questo Tegoshi aveva ragione, ma era comunque una ferita che aveva bisogno di riposo, ma sapeva perfettamente che il diretto interessato non glielo avrebbe dato.
"Non ti preoccupare... so io come farlo collaborare se non ne ha voglia" e sogghignò pericolosamente.
Keiichiro sapeva benissimo cosa volesse dire quello sguardo: era lo sguardo che Tegoshi aveva sempre dopo una dura battaglia.
Di solito si sfogava su delle ragazze adescate al primo porto disponibile, ma ora sapeva benissimo di essere in mezzo all'oceano, e che il primo porto su cui attraccare era a giorni di distanza.
"Tego_chan... non fare pazzie, siete... cioè, sei ancora troppo debole" ma Tegoshi non sembrava averlo sentito e Keiichiro si morsicò il labbro a sangue nel pensare a Shigeaki e a quello che gli sarebbe successo di lì a poco.
Da una parte non gliene importava granché: era una cosa di tutti i giorni ed anche lui, a volte, si era sfogato su dei ragazzi non trovando donne a disposizione, ma dall'altra c'era qualcosa dentro di lui che lo bloccava.
E non riusciva proprio a capire che tipo di sentimento fosse.
Tegoshi entrò sbattendo violentemente la porta, guardando il prigioniero steso nel letto, completamente nudo se non per le mutande bianche che indossava ed il lenzuolo che ricopriva le sue fragili membra.
Era davvero magro: fu questa la prima cosa che notò nell'osservarlo, ma poi il suo sguardo si fece più languido e poté notare le piccole venature delle braccia che trattenevano a sè il lenzuolo bianco, quasi ne andasse della sua stessa vita.
Richiuse la porta e tornò ad osservarlo, l'altro non sembrava neppure averlo notato, segno che non stava decisamente bene.
Si avvicinò a lui per poi appoggiare cautamente una mano sul suo volto, riscuotendolo dai suoi torbidi pensieri.
Era freddo, anzi no, era più appropriato il termine congelato.
Shige spostò lo sguardo su di lui, quasi spaventato nel vederlo lì, in quella stanza, nel trovarsi in completa balia di lui e non sapeva quanto avesse ragione.
Tegoshi si sedette sulla sedia davanti a lui, aprendo le gambe, cercando un qualche tipo di sollievo all'opprimente eccitazione che sentiva nascere sotto i pantaloni.
Era sempre così quando finiva una battaglia particolarmente accesa e cruenta, non sapeva perché, ma si ritrovava completamente eccitato e doveva fare qualcosa per sentirsi bene.
Anche se era ferito la prima necessità era quella, non se ne capacitava molto neppure lui, ma l'adrenalina che gli scorreva nel corpo era davvero molta, forse troppa.
Shigeaki però non sembrò nemmeno rendersi conto di quali condizioni verteva il corpo del suo aguzzino.
Tegoshi avvicinò la testa a quella dell'altro, osservandolo, e sorridendo: un sorriso davvero genuino se non fosse per la nota di malizia che si estendeva dietro di esso.
"Allora... hai cercato di scappare, ma hanno deciso di usarti come cavia. Se stato buttato in mare aperto e se non fosse stato per Keii_chan a quest'ora saresti già morto. Hai deciso, ora di collaborare con noi, oppure no?" chiese mentre l'altro si rifiutava di rispondere.
Tegoshi sorrise per poi alzarsi ed andare a prendere una candela dal tavolo, l'accese e tornò da lui.
Gli scoprì il corpo, osservandolo cercare di ricoprirsi con gusto: guardando la sua fatica ed il dolore anche solo di muovere un muscolo.
Il freddo gli aveva proprio tolto ogni forza.
Tegoshi inclinò la candela sopra il bacino dell'altro lasciando cadere della cera calda che si infranse contro la pelle di Shige provocandogli un dolore terribile che non cercò di nascondere.
"Ahh..." ma Tegoshi non sembrava per niente sconvolto da tutto ciò, anzi sorrise, come se fosse una cosa normale scottare qualcuno con della cera calda.
"Mi piacciono i tuoi gemiti..." il suo sguardo era lontano, sembrava quasi non essere lì in quel momento, e forse era proprio così.
Aveva bisogno di sfogarsi e forse aveva trovato qualcuno su cui farlo.
Abbandonata la candela sul tavolino si portò a cavalcioni dell'altro, togliendogli la biancheria intima, osservandolo negli occhi.
"Mmhhh... ora vediamo come sai gemere, va bene?" gli chiese prima di sollevarsi e prenderlo con una sola forte spinta.
Shigeaki chiuse gli occhi cercando di non pensare a cosa stava effettivamente succedendo, ma proprio non ci riusciva.
Sentiva il dolore provocato non solo dalle spinte dell'altro, ma anche dal continuo ondeggiare della nave che imprimeva forza in esse.
Avrebbe tanto voluto essere morto in tutte le occasioni precedenti piuttosto che sentirsi profanato fin nel profondo da quel ragazzo di cui non sapeva nulla.
Tegoshi lo aveva fatto voltare, fermandogli i polsi sopra la spalliera del letto.
Shigeaki non poté evitare di versare una lacrima, e poi ancora, sempre di più.
Quello che gli facevano i preti nel convento era niente a ciò che stava accadendo in quel momento.
Trattenne il fiato cercando di non urlare per il dolore mentre sentiva delle fitta lancinanti partire dal sedere ed arrivare fin sopra la punta dei suoi capelli.
"Oh, non piangere... sono sicuro che... mmhh... non è così male" gli sussurrò Tegoshi ad un orecchio prima di morderglielo.
Shige non sapeva più cosa fare, sperava solamente che tutto smettesse presto e forse fu proprio grazie a questo desiderio che svenne, abbandonandosi contro il letto mentre Tegoshi lo riempiva di sè.

Gli avvertimenti posti nelle tag sono quelli relativi solo a questo capitolo.
Il Genere fa invece riferimento alla storia in totale.

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