You forget your place. It's right here, between my legs

Feb 02, 2014 11:25

TITOLO: You forget your place. It's right here, between my legs.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: Oneshot. Au. PWP.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } .
RIASSUNTO: Se Minho e Jinki fossero acerrimi rivali? Uno un Commodoro, l'altro un pirata. Uno che spiegava le vele sull'HSM Interceptor, l'altro sull'Olandese volante. Entrambi temuti, entrambi capitani dei propri velieri.
Avvertendo la bocca di Jinki sul suo capezzolo, riaprì gli occhi che aveva chiuso per immaginare così di potersi risvegliare da quell'orrendo incubo. Peccato per lui che tutto ciò era la realtà.

Strinse lo straccio che aveva come bavaglio con tutta la forza che possedeva, non voleva lasciar fuoriuscire neppure il più minuscolo dei gemiti. Poteva odiare quel ragazzo, ma il problema era il suo corpo e le sensazioni che quella lingua gli stava donando.

"So che ti sta piacendo... rilassati Minho, non voglio farti del male. Non ancora."
NOTE: Questa fanfiction è interamente dedicata a yuya_lovah perché è solo grazie a lei e al suo aiuto se sono riuscita a finirla.
E' solo grazie a lei se sono riuscita a tornare a scrivere ancora, perché mi ha spronata e mi ha chiesto di finirla soprattutto per lei.
Perché voleva tornare a leggere qualcosa di mio e io non ho potuto fare a meno di accontentarla. Quindi, grazie ancora, per tutto!
THANKS: A yuya_lovah, perchè l'ha betata, as always.
PAROLE: 4967, con il conteggio di word.

You forget your place. It's right here, between my legs

Choi Minho era appena stato promosso a Commodoro e il suo riflesso allo specchio sembrava in qualche modo cambiato insieme al suo titolo. La giacca rossa che indossava gli ampliava maggiormente il petto e le spalle, facendolo sembrare più forte, più alto e, sicuramente, più virile. La maglia che portava sotto di essa, insieme ai pantaloni, era di colore bianco e gli fasciava il corpo perfettamente, risaltandone il suo fisico statuario. Choi Minho era vanitoso come poche altre persone al mondo, arrogante, e assetato di potere.
Ambizioso com'era, non fu difficile per lui guadagnare la scalata al successo che da Comandante lo fece divenire Commodoro, ottenendo persino dalla marina inglese il vascello HMS Interceptor.
"Commodoro Choi Minho" Il suo riflesso ammiccò mentre le sue labbra si distendevano in un sorriso.
Si trovava nella sua cabina e, quando si voltò tornando alla scrivania, il volto di un pirata sembrò salutarlo dalle carte che vi teneva sparse sopra di essa. Capitano Lee Jinki, o almeno era quello il nome con cui si faceva chiamare. Nessuno lo aveva mai visto in volto, o era sopravvissuto abbastanza per riuscire a descriverlo. Tutto ciò che si sapeva di lui era che comandava un vascello pirata dal nome ”Olandese Volante", si diceva persino che fosse un vascello fantasma costretto a solcare i mari in eterno senza poter mai toccare porto. Alcuni giuravano di averlo visto avvolto in una strana nebbia, oppure emanare una luce spettrale.
Minho però non credeva a niente di tutto ciò, come si poteva credere che l'equipaggio di quel vascello fosse un equipaggio fantasma? No, era sicuro che dietro il motivo per il quale nessuno avesse mai visto Lee Jinki c'era solamente tanta, tanta, fortuna e una buona stella - che però non avrebbe potuto nulla contro di lui -. Minho era infatti sicuro di riuscire a catturarlo, cosa che gli avrebbe portato così tanti onori da farlo divenire Governatore.
Sguainando un coltello andò a infilzarlo nel poster che raffigurava la taglia del pirata, il viso coperto quasi totalmente da un enorme cappello nero.
"Non sfuggirai al Commodoro Choi Minho!"
Il suo fu più un grido di rabbia che un'affermazione.

Tutti sapevano che il Commodoro Choi Minho era un amante dei corpi maschili. La sua vanità non si riduceva unicamente nell'apprezzamento del proprio corpo, ma continuava in camera da letto dove credeva di essere un vero e proprio stallone. Sempre pronto a portarsi tra le lenzuola tutti i ragazzini più appetitosi che trovava in giro, disdegnava profondamente le ragazze che a parer suo non possedevano corpi in grado di eccitarlo. In parole povere era omosessuale.
Quando attraccarono nell'ennesimo porto in cui si diceva avesse fatto sosta anche l'Olandese Volante, Choi Minho scese dal suo vascello per dirigersi in una delle numerose taverne a cercare informazioni sul Capitano Lee Jinki. Quando entrò il suo sguardo venne calamitato dalla presenza di un ragazzo seduto ad un tavolo, in ombra. I suoi capelli dorati però erano così luminosi da averglielo fatto notare come se fosse stato una lampada accesa e abbagliante, era infatti molto raro trovare dei capelli così biondi in un posto del genere: il ragazzo doveva sicuramente provenire dal nord.
Con disinvoltura percorse la taverna fino al suo tavolo e gli si sedette davanti ammirandone così il volto praticamente perfetto, la pelle nivea e pallida, il collo lungo e il pomo d'Adamo che faceva su e giù quando il ragazzo deglutiva i sorsi presi dal suo boccole di birra. L’altro portava un piercing al labbro inferiore, proprio nel mezzo di esso, un altro paio nell'arcata nasale per non parlare dei numerosi presenti alle orecchie. Il suo aspetto si poteva considerare esotico ed eccitante.
"Che vuoi?"
La voce del ragazzo non era roca e bassa come quella della maggior parte degli uomini che erano soliti frequentare taverne simili, anzi, era molto calda e sensuale.
Minho se ne invaghì all'istante.
"E' questo il modo di rivolgersi a un Commodoro, ragazzino? Dovresti essere onorato che io mi sia seduto al tuo tavolo e abbia deciso di rivolgerti la parola. Sei bello e, se acconsenti a portarmi il rispetto che merito, io e te potremmo fare grandi affari."
Minho era solito ottenere qualsiasi cosa desiderasse, per questo non si fece fermare dallo sguardo duro di quell'angelo biondo seduto proprio di fronte a lui.
"Non sono interessato, ma grazie per la gentile offerta."
Neppure quelle parole lo fermarono. Minho allungò una mano e tracciò una carezza sulla guancia di quel ragazzo, fermandosi alla sua mandibola, prendendo poi il suo mento tra le dita per costringerlo a guardarlo negli occhi.
"Quando il Commodoro Choi Minho desidera qualcosa, la ottiene. Se non vuoi essere imprigionato ti consiglio di acconsentire a soddisfarmi questa notte e le notti che verranno e in cui avrò desiderio del tuo corpo. Ora chiedimi scusa e ringraziami per questa gentilezza."
Il tono della sua voce era tagliente e quando vide l'altro fulminarlo con lo sguardo, non si scompose minimamente: era sicuro che avrebbe ceduto.
Infatti così fece. L'angelo biondo vagò con lo sguardo lungo tutta la taverna e poi annuì lentamente mordicchiandosi il labbro.
"Mi scusi, Commodoro Choi Minho e... e grazie per questa gentile offerta. Sarò lieto di aiutarla a soddisfare i suoi bisogni più oscuri."
La voce dello sconosciuto non aveva nessun accenno di felicità all'interno di essa, ma Minho sorrise comunque e richiamò una cameriera ordinando la migliore carne della casa e altri due boccali di birra.
"Come ti chiami?"
Lo sconosciuto alzò lo sguardo verso di lui a quella domanda e le sue labbra si piegarono in un sorriso divertito prima di rispondere.
"Onew."
Aveva evitato di metterlo a conoscenza del suo vero nome: Lee Jinki.
Minho aggrottò le sopracciglia ma si rilassò immediatamente pensando che, probabilmente, quel ragazzino era un orfano e non aveva mai ricevuto un vero nome e cognome.
"Bene, Onew. Mangia un po' di carne insieme a me. Voglio che tu sia in forze perché stanotte il tuo corpo dovrà resistere dietro al mio."
Il ragazzo non disse nulla, si limitò ad allungare la mano per recuperare un pezzo di carne e metterselo in bocca mangiandolo voracemente. Minho sorrise e si mise a cenare con coltello e forchetta (lui non era di certo un volgare ragazzino che non sapeva come sedere a un tavolo per la cena).
Una volta rifocillati, Minho fece alzare Jinki e lo condusse fuori dalla locanda verso la sua nave ancora ormeggiata nel porto. Non parlarono lungo il tragitto ma unicamente quando si trovarono nella stanza privata di Minho, dove quest'ultimo sbatté Jinki contro il muro baciandolo come se non ci fosse un domani. Le loro labbra si scontrarono e, quando Minho riuscì a infilare la lingua nella bocca di Jinki, gemette piacevolmente sorpreso dal suo sapore. Minho lasciò vagare la sua lingua percorrendo le arcate superiori e inferiori dei denti, stranito dal fatto che l'altro non avesse nessun dente mancante o marcio; forse era anche per questo che il sapore di quel bacio pareva più dolce di quanto si aspettava.
Minho portò le mani ad afferrare i fianchi di Jinki cercando di coinvolgerlo in qualche modo: odiava quando i suoi amanti sembravano essere delle stupide bambole di pezza inanimate. Voleva che Jinki si muovesse, lo stringesse, lo baciasse di sua iniziativa perché troppo pieno di desiderio, così tanto che se non lo avesse lasciato andare sarebbe scoppiato del tutto.
"Dio, Onew, muoviti. Non vorrai mica far fare tutto a me?!"
Il suo tono di voce fu particolarmente aspro ma questo non intimidì affatto Jinki, che sorrise divertito dalle sue parole. Minho, però, tutto questo non lo notò perché troppo preso a mordere con forza il collo dell'altro ragazzo. Gli lasciò dei vistosi segni rossastri sulla sua pelle fin troppo pallida.
"Commodoro..."
Minho rabbrividì nel sentire Jinki chiamarlo a quel modo, con un lieve gemito nella voce, e fu piacevolmente stupito quando il ragazzo ricambiò finalmente il suo bacio mordicchiandogli piano il labbro inferiore.
Minho gli fu subito addosso e, dopo avergli strappato la maglia che indossava, lo prese per la vita e lo spinse sul suo letto osservandolo. I capelli di Jinki si sparsero sul materasso donando un piacevole contrasto con le lenzuola nere. Il petto del ragazzo poi era perfetto, né troppo magro, né troppo grasso, muscoloso abbastanza da far notare le linee degli addominali e dei pettorali, i capezzoli già turgidi che facevano bella mostra di sé catalizzando l'attenzione sui piercing con cui erano abbelliti. Il fianco destro era percorso da un tatuaggio che partiva dalla schiena e rappresentava un'aquila all'attacco, i cui artigli si appoggiavano sulla pelle del bacino.
"Cazzo..."
L'esclamazione di Minho fece ridacchiare Jinki, che sapeva benissimo di essere incredibilmente attraente, soprattutto con i tatuaggi e i piercing che si facevano notare.
"Ti piace ciò che vedi, Commodoro?"
Il tono di voce era particolarmente sarcastico, ma Minho non lo notò perché la sua mente si era spenta lasciando il comando alla sua eccitazione.
Si spinse su Jinki mordendogli il fianco sinistro, lasciandogli il segno dei denti, prima di abbassargli anche i pantaloni stupendosi di fronte al suo membro di notevoli dimensioni, fortuna che era lui l'attivo perché dover prendere all'interno del suo corpo un membro del genere non sarebbe stato sicuramente semplice. Si sentì infastidito solo dall'essere più piccolo di lui.
Dopo essersi spogliato ed essere rimasto completamente nudo, esattamente come l'altro, Minho sollevò le gambe di Jinki per poterlo guardare meglio.
"Sei stretto... hai già preso altri cazzi dentro di te o il mio sarà il primo?"
Minho aveva già introdotto il dito medio della mano sinistra dentro Jinki, dopo averglielo fatto leccare per bene, e ora stava constatando quanto fosse stretta la sua entrata. Jinki, con gli occhi chiusi per non mostrargli il leggero dolore che stava provando, scosse piano la testa.
"Sarai il primo, Commodoro. Questa cosa ti eccita?"
Jinki tentò di non far spezzare la propria voce mentre parlava. Non sarebbe stata di uguale potenza la sua risposta se avesse singhiozzato dal dolore a metà.
Minho non rispose, si limitò a ridacchiare divertito. In pochi secondi introdusse nella stretta apertura di Jinki altre due dita, cercando di aprirlo il più possibile. Jinki si morse così forte il labbro per non urlare dal dolore che alcune gocce di sangue gli sporcarono le labbra stesse e il mento.
"Vedrai che poi ti piacerà."
Jinki scosse la testa alle parole di Minho, cercando di trattenersi dal pregarlo di smetterla quando avvertì il membro dell'altro premere contro la sua apertura.
"Ti... ti prego. Ti prego, n-no."
Minho rise vedendolo finalmente cedere, ma non si fermò neppure ora che l'altro lo stava pregando così spaventato, entrò dentro di lui a forza facendosi largo tra la sua carne rigida.
"Vedrai che ti piacerà... cerca di avere pazienza."
Minho gemette sistemandosi meglio nel corpo di Jinki che, sotto di lui, stava singhiozzando. Visto che non era poi così crudele da riuscire a eccitarsi con il proprio partner che piangeva dal dolore, Minho si allungò a leccargli i capezzoli sorridendo nel vederli inturgidire con Jinki che rabbrividiva per quell'inaspettato piacere.
Spingendosi lentamente in Jinki, cercò di adattare i propri movimenti nella ricerca del punto che sapeva benissimo avrebbe fatto gemere quel ragazzo di piacere. Una volta che lo ebbe trovato sogghignò nel notare Jinki divenire una specie di gelatina tra le sue braccia.
"A-ahhh... Commodoro!"
Jinki non poteva credere a se stesso, non riusciva a credere di stare lasciandosi andare a quel modo tra le braccia di Minho, ma non poteva fare altrimenti. Il piacere in quel momento era decisamente troppo elevato per riuscire a ignorarlo. Quando venne, gli occhi chiusi e le labbra aperte in una muta richiesta di un bacio, avvertì Minho appoggiare le labbra contro le sue mordicchiandogli il labbro superiore mentre veniva dentro di lui, riempiendolo fino in fondo.
Non finirà qui. Jinki osservò incredulo Minho addormentarsi contro il suo corpo, pochi minuti dopo essere uscito da lui e scosse la testa: il sesso doveva proprio stancarlo parecchio.

Quando Minho si svegliò ci mise un po' a capire di essere immobilizzato, legato com'era alla testata del suo letto. Sbarrando gli occhi cercò di capire cosa fosse successo, ma l'oscurità della camera non era rischiarata nemmeno dalla più fievole luce di una candela. I suoi occhi erano inutili in quel momento. Quando provò a gridare si accorse di essere imbavagliato sulla bocca e un brivido di puro terrore gli scese lungo la schiena.
Non sentiva nessun rumore provenire dall'esterno della sua camera e si chiese se i suoi uomini fossero morti, una fine che molto presto sarebbe toccata anche a lui.
Sforzandosi di muoversi tentò in ogni modo di tirare i legacci che gli avvolgevano i polsi, ma finì unicamente con il ferirsi e gocce di sangue caldo gli scivolarono lungo il braccio finendo sulle lenzuola che coprivano il materasso su cui era disteso. Si chiese, inutilmente, chi avrebbe lavato quelle macchie se tutti i suoi uomini erano morti e poi si accorse che tanto non significava niente quella domanda. A nessuno sarebbe importato delle lenzuola su cui avevano trovato un uomo morto, probabilmente sgozzato.
"Sei così stupido che mi hai sorpreso, non lo immaginavo possibile."
La voce che proveniva da un angolo non precisato della stanza, lo fece scattare sull'attenti. Era di quel ragazzino, quell'Onew che aveva raccattato quella mattina alla taverna, quel ragazzino che si era scopato tutto il pomeriggio. Non era morto come gli altri suoi uomini? Allora perché non lo liberava?
Mai avrebbe pensato potesse essere proprio lui l'artefice di tutto.
Quando la luce di una candela rischiarò finalmente la stanza, poté vedere il ragazzo seduto composto su di una sedia poco lontano dal letto: lo stava fissando con uno sguardo divertito.
"Non ti sei nemmeno reso conto di chi hai portato con te sulla tua nave, Commodoro. Non ti facevo così ingenuo. Possibile che accogli nel tuo letto chiunque ti sembri accettabile come scopata? Devi avere davvero un'alta considerazione di te stesso se questa mattina hai pensato che io non valevo altro che una botta e via: io sono Lee Jinki, il pirata che vai tanto cercando in lungo e in largo. Tu non lo avresti mai sospettato perché sei troppo pieno di te. Non so come mai ti abbiano dato un titolo così altisonante se poi è già un miracolo che tu riesca a vestirti senza dimenticarti i pantaloni."
La sua voce era così roca e seria che non assomigliava molto a quella del ragazzo di prima.
Minho batté più volte le lunghe ciglia nere per riuscire a mettere meglio a fuoco l'altro ragazzo, rendendosi conto di quanto sembrasse fiero e pericoloso con la luce della candela che creava giochi di luce contro la sua figura.
I suoi occhi stavano sicuramente facendo trapelare la paura che provava in quel momento perché altrimenti non si sarebbe spiegata la risata del pirata.
"Tu hai paura di me, hai paura che io possa ucciderti dopo averti legato e imbavagliato come se fossi un animale, ma tranquillo, non è questo ciò che ho in mente. Non ho paura di te, anche se sopravvivessi non riusciresti mai a catturarmi né a descrivermi al meglio. Ora voglio solo giocare un po' con te, prima di depredare la tua nave e scomparire dalla tua vista. Per una volta non sarai sopra, ma sotto Minho e... non sei questo gran amante, per niente. Sai solo spingerti fino in fondo e poi uscire senza preoccuparti del piacere del tuo partner. Beh, stanotte tutto questo cambierà e una volta che io me ne sarò andato tu farai frutto di questi insegnamenti, ne sono sicuro."
Minho cercò nuovamente di muoversi, di tirare le maledette corde dei polsi, ma non riuscì a fare niente. Anche le sue caviglie erano state legate e questo vanificava ogni suo tentativo di fare presa sul letto con i piedi per poi spingersi all'indietro e spaccare così la testata del letto con la forza delle spalle. Si sentiva in trappola e non era per niente felice degli insegnamenti che l'altro voleva dargli.
Avvertendo la bocca di Jinki sul suo capezzolo, riaprì gli occhi che aveva chiuso per immaginare così di potersi risvegliare da quell'orrendo incubo. Peccato per lui che tutto ciò era la realtà.
Strinse lo straccio che aveva come bavaglio con tutta la forza che possedeva, non voleva lasciar fuoriuscire neppure il più minuscolo dei gemiti. Poteva odiare quel ragazzo, ma il problema era il suo corpo e le sensazioni che quella lingua gli stava donando.
"So che ti sta piacendo... rilassati Minho, non voglio farti del male. Non ancora."
Minho era sicuro che quel Jinki fosse psicopatico e soprattutto pericoloso. Poteva aver fatto quel grande discorso su come lo avrebbe "usato" e non ucciso, ma il Commodoro era convinto che si sarebbe ritrovato ben presto senza testa, il sangue che inondava le lenzuola del suo letto rovinandolo per sempre.
Jinki si spostò con il volto sullo stomaco di Minho iniziando a lappare la pelle vicino all'ombelico, seguendo la striscia di peluria che da lì portava sempre più sotto, al suo membro mezzo addormentato. Con la lingua diede una leccata alla punta prima di farlo scivolare del tutto tra le labbra pompandolo senza fatica. Finché non fosse cresciuto e tornato alla sua grandezza maggiore poteva tenerlo in bocca senza rischiare di soffocare o vomitare, era particolarmente piacevole non dover usare le mani per aiutarsi. A Jinki non dispiaceva fare sesso orale agli altri, soprattutto ai ragazzi belli come Minho.
Quando avvertì il membro di Minho ingrossarsi e risvegliarsi nella sua bocca, lo lasciò fuoriuscire con un sonoro plop dalle sue labbra e guardò il Commodoro con un sorrisetto ancora più divertito di quello precedente.
Minho non poteva nascondere quanto gli stesse piacendo quel trattamento.
Jinki sorrise avvicinando la bocca a quella dell'altro ragazzo, soffiando contro il bavaglio che ancora lo imprigionava. Doveva ammettere di desiderare di poter ascoltare i gemiti di Minho, gli piaceva sapere che ciò che stava facendo era particolarmente apprezzato. Certo, lo poteva notare dal modo in cui reagiva il suo corpo, ma sarebbe stato ancora più entusiasmante poterlo sentire anche da quelle labbra, rese ancora più perfette dal gonfiore e rossore che i suoi baci gli avrebbero procurato.
"Sai cosa? Mi piacerebbe sentirti gemere a causa mia, ma ho paura che tu possa metterti a urlare come un animale sgozzato e quindi non ti toglierò questo bavaglio, non ancora. Quando mi dimostrerai che non cercherai di usare la fantastica bocca che ti ritrovi per mordermi o gridare aiuto, allora potremo ampliare il nostro gioco."
Minho avrebbe voluto dirgli di andare a farsi fottere, ma non poteva farlo e, anche se ancora non lo aveva compreso, in realtà non voleva neppure farlo.
Le dita di Jinki gli accarezzarono le cosce e poi scesero sui polpacci seguendo ogni vena, anche quelle più sottili e che risaltavano di meno, provocandogli mille e più brividi lungo tutto il corpo. Era gentile il pirata e Minho si trovò a domandarsi come fosse possibile che uno come lui potesse dimostrarsi anche così sensibile. Perché non era violento come ogni altro pirata? Perché non lo aveva ancora ucciso per poi scappare via insieme a tutto il suo oro? Perché si preoccupava di eccitarlo e non lo stuprava?
Infinite domande, ma nessuna risposta.
Jinki sembrò quasi leggergli nella mente perché, dopo averlo guardato negli occhi, gli sorrise e questa volta non fu un sorriso divertito come i precedenti, ma bensì un sorriso dolce. Un sorriso davvero strano da vedere sulle labbra di un pirata ricercato in tutto il mondo.
"Mmffh."
Il suo brontolio gli fece attirare l'attenzione del pirata che lo guardò stranito; in effetti era la prima volta che tentava di parlare nonostante il bavaglio tra le labbra. Sperava che Jinki, mosso dalla curiosità, glielo avrebbe tolto: voleva capire cosa diavolo avesse intenzione di fare con il suo corpo quel pirata. Perché stava giocando a quel modo? Non era meglio farla finita una volta per tutte?
Purtroppo il suo piano non ebbe buon esito perché dopo pochi secondi Jinki tornò a muoversi, a trastullarsi con il suo corpo graffiandogli l'interno delle cosce, facendolo tremare di piacere. Non sapeva neppure che quella parte del suo corpo fosse così sensibile prima che il pirata tentasse di infastidirlo proprio lì, doveva ammettere di trovarlo particolarmente bravo.
Forse aveva fatto la puttana prima di diventare un pirata.
"Sei bello, Minho."
Quelle parole lo fecero sentire strano. In molti, prima di Jinki, gli avevano detto che era bello, ma nessuno lo aveva fatto con quel tono di voce, gli piaceva sentire il proprio nome fuoriuscire da quelle labbra... era una così bella sensazione!
Quando vide il pirata allontanarsi da lui, proruppe in un mugolio frustrato che nemmeno il bavaglio riuscì a mascherare più di tanto. Jinki ridacchiò e quando tornò da lui con una spada in mano, Minho sgranò gli occhi terrorizzato: ora lo avrebbe ucciso, vero? Non si stava più divertendo a giocare a quel modo con lui e voleva passare alla fase successiva. Era ovvio che lo avrebbe fatto, ma non credeva così presto. Che ne era stato dei suoi insegnamenti?
"Non voglio ucciderti, ma se mi costringerai a farlo non esiterò."
Jinki appoggiò la lama della spada contro la gola di Minho che si irrigidì a contatto di un materiale così freddo e affilato.
"Ora ti toglierò questo bavaglio. Voglio poterti baciare e sentire i tuoi gemiti di piacere, ma se tenterai di mordermi o inizierai a urlare allora la tua vita finirà. Sono stato abbastanza chiaro?"
Minho annuì più e più volte cercando di allontanarsi dalla spada il più possibile, inarcandosi e tirando indietro la testa.
Le dita del pirata giocherellano per qualche minuto con i suoi capelli prima di sfilargli il bavaglio. Prendendo un bel respiro mugolò aprendo e chiudendo la bocca che fino a quel momento era rimasta immobilizzata. Jinki lo stava guardando, la spada ancora tra le mani e Minho non si arrischiò né ad urlare, né a fare nient'altro che respirare di nuovo finalmente libero da ogni costrizione. Aveva realmente paura per la prima volta nella sua vita.
Appena Jinki gli si avvicinò, Minho tentò di inarcarsi di nuovo all'indietro, ma il pirata non voleva ucciderlo e quando le loro labbra si scontrarono l’ una contro l’altra ne fu sicuro. Non poté fare a meno di mugugnare dentro la bocca dell'altro ragazzo e quando avvertì la sua lingua farsi spazio andando ad accarezzare la sua non cercò di morderlo. L'unica cosa a cui riuscì a pensare fu rispondere a quel bacio, la saliva che gli colava leggermente agli angoli delle labbra mentre lui si spingeva con la testa contro quella dell'altro.
"Mi fa piacere che tu abbia finalmente accettato di goderti tutto questo senza più freni."
La voce di Jinki, quando il ragazzo si staccò da lui, lo fece rabbrividire. Finalmente poteva rispondergli a tono, poteva urlare e chiedere aiuto; la verità era che, non solo aveva paura, ma una piccola parte di lui era anche eccitata da quel trattamento.
Una mano di Jinki tornò a insinuarsi tra le sue cosce, andando ad afferrargli il membro ormai semi-eretto, muovendola mano lentamente. Le dita del pirata iniziarono a stuzzicarne la punta e Minho gemette, lo sguardo puntato in mezzo alle sue gambe, curioso di vedere cosa si sarebbe inventato l'altro per farlo cedere, quasi letteralmente, al suo attacco.
Vedendolo prendere il suo membro tra le labbra aiutandosi con le mani per riuscire a metterselo in bocca tutto fino alla base, Minho sentì i propri occhi roteare leggermente all'indietro per via del piacere. Le sue labbra si aprirono per cercare di immettere più ossigeno possibile ai polmoni che pompavano con forza a ritmo del suo cuore, i gemiti si fecero ancora più forti, quasi violenti considerato il silenzio di quella stanza.
Minho poteva sentire il fondo della gola di Jinki, il suo membro gli sbatteva contro con forza ogni volta che il pirata lo faceva rientrare tra le sue labbra. Sentiva anche la sua lingua passare sopra ogni vena, ogni sporgenza e questo lo mandava fuori di testa. Nessuno era mai riuscito a donargli delle emozioni simili, l'eccitazione era quasi troppa per riuscire a contenerla del tutto.
Quando Minho fu certo di stare per venire con prepotenza nella bocca di Jinki, quest'ultimo si allontanò con un ghigno lasciandolo che il Commodoro ricercasse il piacere inarcandosi e muovendosi il più possibile: voleva che il pirata tornasse a prenderlo tra le labbra.
"Mi dispiace, ma non ti farò venire in questo modo."
Minho pensò che il pirata fosse davvero diabolico nei suoi modi di fare; prima lo rendeva così eccitato da non riuscire a pensare a niente che non fossero le sue labbra attorno al suo membro, e ora decideva ingiustamente di lasciarlo frustrato e in piedi al piacere.
Quando sentì le dita di Jinki andare a slegargli le corde che gli legavano la caviglia destra al letto aggrottò le sopracciglia: cosa aveva intenzione di fare? Fu solo quando gli prese la gamba tra le mani spostandogliela, tornando a legargliela all'inizio della coscia per poi fare lo stesso anche con quella sinistra che comprese. A quel modo aveva le ginocchia alzate ed era oscenamente esposto allo sguardo del pirata che poteva decidere di fargli qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. Jinki in effetti non si fece attendere molto e dopo essersi succhiato maliziosamente due dita le portò all'apertura di Minho che singhiozzò appena, scuotendo la testa.
"N-no... no..."
Jinki gli portò un dito della mano libera alle labbra guardandolo negli occhi, facendogli capire che doveva stare in silenzio se non voleva che qualcosa di peggio accadesse.
"Ti piacerà dopo Minho, vedrai!"
Alla fin fine erano le parole che il Commodoro gli aveva rivolto quel pomeriggio quando era entrato nel suo corpo inviolato.
Le dita di Jinki si flessero all'interno del corpo di Minho, andando ad accarezzare la carne calda e tremolante che si irrigidiva sempre di più a causa degli spasmi di Minho stesso. Jinki cercò quindi di rilassarlo andando a baciargli dolcemente l'interno coscia e, quando vide che Minho lasciarsi andare nuovamente in un piccolo gemito, spinse più a fondo le dita. Non ci mise molto a trovare il punto preciso che rendeva Minho una gelatina. Glielo accarezzò più volte finché il Commodoro non fu ridotto a un corpo tremolante e sudato che pregava di ricevere di più per riuscire così a venire.
"Ti prego, non... non ce la faccio più, voglio... voglio v-v-v-venire!".
Minho non avrebbe mai creduto possibile arrivare a pregare qualcuno, ma ogni volta che Jinki toccava quel preciso punto dentro di sé, sentiva il suo corpo inarcarsi e tendersi fino allo spasmo.
Jinki ovviamente non se lo fece ripetere due volte e con una spinta entrò dentro di lui sentendo la sua carne cedere con un rumore secco. Si assicurò di non avergli fatto troppo male e, dopo averlo baciato, con Minho che rispondeva spasmodicamente, iniziò a spingersi sempre più forte.
Il corpo di Minho era caldo contro il proprio, poteva osservare i muscoli del Commodoro ingrossarsi e tendersi, le spalle ampie e forti che chiedevano solamente di essere graffiate e morse. Cercava di non farlo venire subito e, per questo motivo, non stava considerando affatto il suo membro eretto e desideroso di attenzione. Jinki avrebbe voluto avvertire le mani di Minho sul suo corpo, ma non voleva rischiare. Slegarlo avrebbe significato che, una volta entrambi ripresi dall'orgasmo appena provato, Minho sarebbe stato libero di cercare di catturarlo e Jinki non poteva permetterselo. Jinki non poteva permettersi nessun errore grossolano di quel tipo.
Mordendogli con forza il collo sorrise notando i marchi che ormai costellavano le spalle e il collo dell'altro ragazzo.
Minho, dal canto suo, tentava inutilmente di muovere le braccia per cercare di spaccare i legacci che lo tenevano legato. Non capiva che, oltre a farsi del male da solo, non stava concludendo niente: voleva solo poter posare le mani sul corpo del pirata, voleva graffiarlo o anche semplicemente toccarlo.
Jinki, sentendo il proprio piacere espandersi e sapendo quanto fosse vicino a farlo esplodere totalmente, afferrò il membro di Minho tra le dita e lo stuzzicò finché il ragazzo mugolò in preda al piacere.
"Sto per... sto per... J-Jinki-aaaah!".
Jinki sorrise e dopo aver visto Minho venire, la bocca aperta in un grido silenzioso e gli occhi chiusi, venne anche lui stretto nel corpo dell'altro ragazzo che sembrava quasi averlo imprigionato al proprio interno per obbligarlo a non uscire mai.
Il pirata si lasciò ricadere sul corpo di Minho mentre riprendeva fiato e ridacchiò divertito nel constatare che quest'ultimo, dopo aver cercato di parlare, era praticamente caduto addormentato tra le lenzuola, troppo stanco anche solo per muoversi.
Appena riuscì a riprendersi, dopo essersi assicurato che Minho stava dormendo sul serio e non stava cercando di truffarlo, si rivestì in fretta e furia, slegò il Commodoro, e fuggì nella notte.

Quando Minho si svegliò la mattina dopo, gemette di frustrazione. Sapeva che quello che era successo non era un sogno a causa dei marchi che Jinki gli aveva lasciato come ricordo sul suo collo e sulle sue spalle.
"Uhmphf."
Il volto nascosto del poster che raffigurava Jinki, insieme alla sua taglia, sembrava prendersi beffa di lui dal tavolo su cui l'aveva posato.
Se pensa che tutto ciò mi fermi dal volerlo catturare è uno stupido. Ora voglio farlo mio... fosse l'ultima cosa che faccio.

rp: lee jinki, p: choi minho/lee jinki, l: italian, #oneshot, x: au, x: pwp, x: slash, x: non-consensual, rp: choi minho, fanwork: fanfiction, r: nc17, g: shinee

Previous post Next post
Up