Paura del buio : Chapter #08 - È necessaria una buona memoria, dopo aver mentito

Jun 05, 2011 10:53





TITOLO: Paura del buio.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Pwp. Presenza di scene violente. Non consensuale. Role-play. Crossover. Crossdressing.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Jung Yonghwa, Lee Hongki { YonKi } ; Lee Changsun, Bang Cheolyong { JoonMir } ; Park Hyojin, So Ga-In { NarIn } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } ; So Ga-In, OC ; Lee Changsun, Lee Jinki { LeEe } .
RIASSUNTO: La SM TOWN sembrava un edificio come tutti gli altri, ma in verità al suo interno vi si nascondeva una realtà terribile sotto tutti i punti di vista. La prosituzione, lì, sconfinava in modo pazzesco e temibile. Con questo storia potremo vedere da vicino questa realtà e le vite dei personaggi che la compongono.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A yuya_lovah  che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2023, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue - Anche i dannati amano ; Chapter #01 - Lo sapevo che sarebbe stato un errore venire quaggiù ; Chapter #02 - I still live! ; Chapter #03 - L'illusione che i tempi passati erano migliori di quelli attuali ; Chapter #04 - La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amareChapter #05 - La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi ; Chapter #06 - L'ignoranza è la palpebra dell'anima. La cali e puoi dormire ; Chapter #07 - Che differenza corre tra scegliere ed essere scelto?
Chapter #08 - È necessaria una buona memoria, dopo aver mentito

Yonghwa era tornato di nuovo da lui, come ogni altro giorno gli stava portando dei fiori: erano sempre diversi perché voleva farli provare nuovi profumi, e soprattutto nuove sensazioni.
Sapete, ho considerato spesso il motivo per il quale lo stesse facendo e sono giunta sempre alla stessa conclusione: lo amava.
Quel ragazzo lo amava davvero, nonostante fosse cieco, nonostante non riuscisse a vedere il suo volto.
Lo amava e quell’amore era così puro da poter essere accecante delle volte, forse anche per questo non sono mai intervenuta nei loro incontri, forse anche per questo cercavo sempre di non dare Hongki a nessun altro.

“Shinwoo?”
“Sì, sono io Jeremy, tranquillo… Ti ho portato dei fiori, sono delle rose selvatiche. Annusa, senti come profumano”
Hongki si era avvicinato alle rose annusandole, inspirando il profumo, inebriandosi quasi di esso; i suoi occhi si accesero di un’emozione strana, come ogni altra volta che annusa un fiore, era come se tutti i suoi sensi si mettessero all’erta e iniziassero a fremere tutti insieme, uno dopo l’altro.
A quel ragazzo piaceva veramente il profumo dei fiori e Yonghwa se ne era accorto praticamente subito, anzi era come se lo sapesse già e forse era proprio così.

So che tutti voi siete curiosi di capire se Yonghwa conoscesse già Hongki prima di entrare nella SM Town, e forse io non dovrei essere così cinica per una volta e dirvi tutto ciò che so, nevvero?
In effetti sì, Yonghwa lo conosceva già, ma Hongki non può assolutamente saperlo.
Yonghwa era uno studente di suo padre, e conosceva Hongki tramite i racconti dell’uomo.
Aveva saputo, come tutti d’altronde, che quell’uomo aveva abbandonato la sua famiglia e per questo era andato in quella casa, voleva porgergli le sue più accurate condoglianze, nonostante l’uomo non fosse morto, ma solo scappato via.
Fu in quel momento che vide Yonghwa con la sorella, fu in quel momento che incrociò i suoi occhi vuoti e spenti e fu in quel momento che si decise a dare ascolto a quel cuore che batteva, pulsava.
Fu in quel momento che si innamorò perdutamente di lui.

“Shinwoo… mi canteresti qualcosa? Come l’ultima volta”
Yonghwa aveva iniziato a cantare, come ogni altra volta e le lente note della sua canzone, della loro canzone, iniziarono a spargersi nell’aria.
I want you in my life (in the castle, in the air)
I want you kiss me everyday (I take your hand, my dear)
I want you in my life (I don't want you fly away)
I want you smiling at me everyday (You're my dreaming days)
If your love won't stay with me forever
I'll be loving you, whenever
You in my life (tell me everything's alright)
I wanna be your shining light, Forever
Hongki sembrava andare a tempo con la canzone e muoveva la testa in sincrono con le note che sentiva raggiungergli le orecchie.
Lo faceva sempre quando Yonghwa cantava e poi anche lui si univa a quella voce, anche lui iniziava a cantare, anche se sempre a bassa voce, come se avesse paura di poter rovinare il momento, di farlo cadere in mille pezzi quasi fosse della porcellana finissima, e naturalmente, davvero fragile.
Yonghwa allora lo stringeva contro di sé, portando le braccia intorno alle sue spalla, dandogli un casto bacio sulla fronte, facendolo rilassare.
Solo allora si permetteva di rubargli un vero bacio, di accarezzare le sue labbra con armonia crescente facendolo poi partecipare ad una lenta danza.
“Jeremy”
Solo un soffio lasciava la sua bocca prima di imprimere più forza nel bacio, facendo scivolare la sua lingua nella bocca dell’altro, accarezzandogli ogni dente, per poi passare al palato.
Si staccarono, come ogni altra volta, per mancanza di fiato e Yonghwa si perse ad osservare il volto dell’altro con uno strano sguardo sul viso, quasi malinconico.
Si vedeva quanto gli piaceva quel ragazzo, si vedeva da ogni suo gesto, da ogni suo sospiro semplicemente, si capiva.

Però, sapete, quel giorno non è stato solo l’incontro di quelle due anime così affini tra di loro, sarebbe stato tutto troppo poetico, non credete?
Quel giorno qualcuno non stava bene, e aveva bisogno di cure.
Ga-In era reduce da un incontro particolarmente violento che l’aveva lasciata spossata: avevo cercato di non dargli più clienti finché non si fosse rimessa in sesto, ma quando vidi chi la voleva non potei che annuire.
Hyojin era venuta per prendersene cura e chi ero io per impedirglielo?
Dopotutto, avrebbe fatto bene anche a lei.
Per questo le permisi di incontrarla, per questo le permisi di accudirla, e di volerle bene.
Per questo le permisi di amarla.

Purtroppo mentre ero impegnata ad accudire queste doll qualcun altro stava perdendo il senno.
Era uno dei clienti di cui mi fidavo maggiormente ed era per questo, per questa fiducia che gli avevo permesso di assaggiare Key.
Per quanto riguarda questa doll io ero assolutamente chiara: nessuno poteva violarla, in nessun modo.
Quella doll era fatta solo per appuntamenti casti, toccatine, bacini velati, e chiacchiere.
Nessuno poteva mettergli le mani addosso, era stata categorica su questo.
Non so perché ci fossi così legata, so che avevo fatto un patto con BlingBling e non l’avrei rotto solamente per dei soldi, o per il mio lavoro.
E forse, solo forse, c’era anche qualcosa d’altro: una specie di legame che sentivo intercorrere tra me e lui, un legame indissolubile che però non riuscivo a spiegarmi da sola.
In ogni caso, quel cliente perse la testa e iniziò a toccare Kibum, iniziò a violarlo, a violare la sua intimità, la sua anima che apparteneva solamente a Jonghyun.
Me ne accorsi, fortunatamente, perché sentii il suo urlo provenire da uno dei monitor che indicava “pericolo”.
Quei monitor non si limitavano a riprendere ciò che accadeva nelle stanze, erano dotati di chip molto costosi che servivano a farli rendere un po’ più umani: quando avvertivano il pericolo, allora iniziavano a urlare, da soli, per avvertirmi.
Una specie di biip incessante prima di alzare al massimo il volume di ciò che stava avvenendo nella stanza: sentii le urla di Kibum, le suppliche di aiuto, il nome di Jonghyun chiamato incessantemente.
Corsi fuori dalla mia stanza e mi diressi a perdifiato verso di lui, sul tragitto feci segno a Jonghyun di seguirmi, avevo le gocce di sudore che mi imperlavano la fronte, il cuore che batteva all’impazzata, ma non mi sarei fermata fino a quando non l’avrei ridotto ad un ammasso di poltiglia.
Nessuno poteva fare del male a Kibum.
Quando entrai nella stanza e vidi quel l’uomo, Jonghyun corse subito ad allontanarlo da Kibum e poi, in seguito ad un mio ordine tenne fermo l’uomo mentre io facevo segno ad una guardia di trasportare Kibum in infermeria dove si sarebbe potuto calmare.
“E così credevi davvero che ti avrei lasciato fare? Sei patetico. Ti avevo spiegato le regole di questa doll, sembravi averne anche compreso l’essenza e basta che io mi allontani un attimo che osi metterci le tue manacce sopra? Nessuno fa del male a Kibum, non finché ci sono io”
Presi il bastone che tenevo sempre tra le mani e lo colpii allo stomaco con esso, ripetutamente, finché non riuscì più a reggersi in piedi da solo.
Allora feci uscire anche Jonghyun chiedendogli di andare da Kibum e di prendersi cura di lui, poi tornai a rivolgermi a quell’uomo, a quella pezza da piede.
“Davvero credevi che ti avrei permesso di toccarlo?”
“Cosa te ne frega di quel ragazzino? Non sei mica suo madre! E’ solo una puttana esattamente come tutte le altre, perché cerchi di proteggere solo lui? E GLI ALTRI ALLORA?”
Quando mi sentii rivolgere quelle parole non ci vidi più, non potevo più tollerare un simile trattamento da un uomo meschino come lui.
Di solito mi portavo dietro una pistola, una calibro nove per la precisione, e quella volta non era diversa dalle altre: la presi in mano, la puntai verso l’uomo e feci fuoco con precisione colpendolo esattamente alla testa.
“Nessuno fa del male a Kibum”

Lo avevo fatto fuori con gelido entusiasmo: non mi dispiaceva molto vederlo morto davanti a me.
Aveva osato ribellarsi ad un mio ordine, aveva detto delle cose che sarebbe stato preferibile fossero rimaste nella sua gola, impossibilitate ad uscire.
Aveva avuto ciò che si meritava e sinceramente se dovessi tornare indietro, lo rifarei: lo colpirei di nuovo, lo ucciderei di nuovo.

Mentre io mi crogiolavo nel cercare di comprendere i miei sentimenti dopo aver freddato un uomo con così tanta disinvoltura, Jonghyun si stava adoperando per calmare il suo Kibum, cosa che io non sarei mai riuscita a fare.

“Stai bene? Bummie?”
Kibum lo aveva guardato negli occhi: portava uno sguardo indifeso, lo sguardo di qualcuno che è rimasto terrorizzato, lo sguardo di qualcuno che stava cercando le parole giuste per esprimere le emozioni appena provate, ma che evidentemente, non riusciva a farlo.
“A te succede sempre, vero? Ti fanno sempre del male…”
Jonghyun era rimasto paralizzato da quelle parole, in un momento simile si sarebbe aspettato un Kibum piangente per ciò che gli avevano fatto, non un Kibum che si preoccupava di cosa era potuto succedere a lui.
“Naaaaaah. Non ti preoccupare. E poi io sono più forte, è compito mio proteggerti, lo sai, no?”
Kibum lo aveva osservato a lungo, chinando poi il capo, emettendo un flebile “sì” che aveva fatto squagliare Jonghyun per l’incredibile dolcezza.
Solo allora BlingBling lo aveva abbraccia, stringendolo contro di sé, solo allora gli aveva alzato il viso per permettersi di baciarlo a lungo e con affetto.
Solo allora gli aveva premuto il corpo contro il suo accarezzandogli la schiena.
Non vi era nessuno in quella stanza, la guardia che aveva accompagnato Kibum all’interno era stata richiamata proprio da me: volevo permettere ai due ragazzi un po’ di intimità.
“Jonghyunnie… e se ci scoprono? Non dovremmo…”
Jonghyun aveva scosso la testa lentamente e poi lo aveva stretto nuovamente a sé, facendolo sdraiare su quel lettino bianco ed asettico.
Lo aveva premuto contro il materasso e poi lo aveva baciato a lungo.
Sapete quando si pensa, erroneamente, di aver ormai visto ogni cosa al mondo? Che niente sarebbe riuscito a farci aprire gli occhi di pura meraviglia?
Io lo pensavo, pensavo di avere ormai visto di tutto, che non mi sarei sconvolta per niente al mondo: insomma, avevo visto ragazzi essere violentati brutalmente per denaro, avevo visto ogni genere di fetish, anche i più assurdi.
Io credevo veramente che nulla mi avrebbe scandalizzato, ma mi sbagliavo.
Il loro bacio mi fece aprire gli occhi dallo stupore, mi paralizzò sulla sedia per via del mio cuore che aveva iniziato a tamburellare freneticamente nel mio petto, ancora ed ancora.
I loro visi si erano avvicinati lentamente, le loro labbra si erano sfiorate, e poi le loro lingue si erano incontrate in una lenta danza erotica che mi aveva fatto piegare le ginocchia: se non fossi già stata seduta sarei caduta a terra per l’intensità di quel brivido che mi aveva percorso la schiena.
Non c’era niente di più eccitante di quei due ragazzi che si baciavano.
Non stavano facendo niente di scioccante, non si stavano scopando, non si stavano masturbando, si stavano semplicemente baciando, ma solo con quello erano capaci di inondarmi la mente di adrenalina, lente scariche che arrivavano direttamente al mio cuore.
In quel momento mi sono chiesta se non guadagnassimo di più propinando questo spettacolo al mondo piuttosto che facendo prostituire tutti i nostri ragazzi, e poi mi son detta che in ogni caso non avrei mai provato per poter dare una risposta ai miei dubbi.
Se avessi detto a qualcuno ciò che stava succedendo nell’infermeria in quel momento avrei dovuto scegliere tra il mio lavoro e proteggere Kibum ed io sapevo esattamente che quest’ultimo avrebbe avuto la meglio.
Nonostante tutto non avrei mai potuto abbandonare il mio lavoro, per questo dovevo stare zitta sul loro amore segreto, che poi tanto segreto non lo era proprio.
Ovviamente non sapevano che io sapevo, ma in questo modo era anche meglio: in questo modo avrei potuto continuare a proteggerli restando nell’ombra.
Non so il perché, ma non potevo davvero permettere a nessuno di far del male a Kibum.

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