Paura del buio : Chapter #04 - La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare

Apr 17, 2011 10:28





TITOLO: Paura del buio.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Pwp. Presenza di scene violente. Non consensuale. Role-play. Crossover. Crossdressing.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Jung Yonghwa, Lee Hongki { YonKi } ; Lee Changsun, Bang Cheolyong { JoonMir } ; Park Hyojin, So Ga-In { NarIn } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } ; So Ga-In, OC ; Lee Changsun, Lee Jinki { LeEe } .
RIASSUNTO: La SM TOWN sembrava un edificio come tutti gli altri, ma in verità al suo interno vi si nascondeva una realtà terribile sotto tutti i punti di vista. La prosituzione, lì, sconfinava in modo pazzesco e temibile. Con questo storia potremo vedere da vicino questa realtà e le vite dei personaggi che la compongono.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A yuya_lovah che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2015, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue - Anche i dannati amano ; Chapter #01 - Lo sapevo che sarebbe stato un errore venire quaggiù ; Chapter #02 - I still live! ; Chapter #03 - L'illusione che i tempi passati erano migliori di quelli attuali
Chapter #04 - La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare

Non potrei mai dimenticarmi del giorno in cui ho visto per la prima volta Bang Cheolyong varcare la soglia della SM TOWN.
Era bello, lo è ancora, ma in modo diverso: il suo sorriso era contagioso, le sue labbra erano rosse, e ti veniva voglia di baciarle.
I suoi occhi erano ardenti, pieni di una passione, di una voglia di vivere che a me era sconosciuta.
Lui non sapeva cosa gli sarebbe successo veramente lì dentro: lo avevano preso con l'inganno.

"Bang Cheolyong, vero? Sai, abbiamo sentito parlare di te. Secondo me sei sprecato a fare l'host, con noi potresti guadagnare molti più soldi, sai? Certo, dovresti darti un pochino di più, ma potresti sempre decidere i clienti e ciò che vuoi e che non vuoi ti venga fatto"
"Di quanti soldi stiamo parlando? Io non mi svendo così facilmente..."
"Di tutti i soldi che ti puoi immaginare, e molti di più"
"Oh... bhè, la vostra proposta sembra abbastanza interessante, potrei anche considerarla, sa?"

Quando ha firmato il contratto che lo avrebbe portato a rinchiudersi sempre di più in se stesso era assurdamente convinto di quelle parole.
Avrebbe avuto il potere ed i soldi che desiderava facendo solamente ciò che voleva.
Purtroppo non era andata così.
Mir aveva capito ben presto che non poteva decidere niente, che era diventato un burattino nelle mani della sua guardia, lo stesso uomo che lo aveva accompagnato lì dentro.
Lo ammetto, a volte mi irritava il suo comportamento e la violenza che usava sulla sua doll, ma non avevo tempo di occuparmi di Mir quando il mio sguardo era sempre su Kibum, per vegliarlo.
Forse avrei dovuto comportarmi diversamente, ma non potevo arrivare dappertutto.

"No! Non voglio che mi sia fatto del male solo perché uno psicopatico ha pagato per questo. Non mi importa quanti soldi vi ha dato!"
"Non parlarmi in questo modo ragazzino!"

Il primo schiaffo era arrivato violento, ma Mir aveva resistito, un'arroganza tutta sua, una testardaggine che non se ne andava.
L'uomo aveva dovuto colpirlo ripetutamente, aveva dovuto fargli assistere alla morte di un altro ragazzo pur di farlo svegliare, pur di fargli comprendere l'amara realtà.
Da quel giorno Mir era cambiato, completamente, nonostante mantenesse certi atteggiamenti.

"Hai capito, ragazzino? Hai capito cosa succede a chi non è di abbastanza utilità per la SM TOWN? Voi avete firmato un contratto e questo contratto vi preclude la possibilità di scelta. Voi dovete fare ciò che noi vogliamo. E se non ci riuscite, se non siete abbastanza, dovrete ripagare il servigio in un altro modo. A lui sono stati prelevati degli organi, chissà a te cosa potrebbe succedere"
"Ho... Ho capito"
"Molto bene, Mir, vedo che iniziamo a ragionare"

Ovviamente non era sempre stato un host nella sua vita, ma da quando era scappato di casa, con l'assurda convinzione di potercela fare da solo, non aveva fatto altro.
Era bravo, questo era certo: i suoi clienti erano sempre soddisfatti.
Mir sapeva mentire, sapeva diventare qualcun altro, sapeva essere il ragazzo dei sogni di chiunque.
Questo piaceva ai nostri clienti, lo ammetto: erano in molti a chiedere di lui, a pregare per i suoi servigi e pagavano davvero tanto per poterli avere.
Forse anche per questo non ho mai fatto niente per lui, era comunque una fonte di guadagno sicura a cui non potevo fare a meno.
Della sua famiglia non ho mai saputo molto, solo che non approvavano le sue scelte di vita.
Mir avrebbe voluto fare l'idol, il sogno di ogni ragazzino, ma avrebbe potuto farcela sul serio se solo non fosse stato costretto a mantenersi da solo.
Aveva la voce, aveva la presenza ed un bel sedere, sono sicura che ci sarebbe riuscito se i suoi genitori non l'avessero sbattuto fuori di casa solo perché coltivava un sogno, solo perché aveva realmente del talento e la possibilità di poter conquistare il mondo.
Dare tutta la colpa ai suoi genitori non è corretto, ma è sempre meglio che darla a me stessa per non averlo salvato.

"Mir, chiedono di te, ti vogliono"
"Su-subito"
"Oggi è tornato il cliente dell'altra volta, sembra che stia iniziando ad affezionarsi a te, vedi di comportarti bene. Noi non vogliamo che i clienti scappino, vero?"
"Certo che no"
"Bravo... sei diventato proprio bravo, sai? Ora ti ribelli sempre di meno. Sì, stai diventando un bravo cagnolino"
"Io non sono un cagnolino!"
"Eppure a volte non puoi fare a meno di ribellarti, eh?"
"Mi... mi scusi, non succederà più"
"Bravo il nostro cagnolino. Ora indossa il collare e vai a fare il tuo lavoro"

Mir era una delle doll a cui veniva chiesto sempre più spesso di travestirsi in qualcosa.
Non ne capivo il motivo: la sola bellezza di quel ragazzino sarebbe dovuta essere sufficiente a far girare la testa a chiunque, eppure tutti sembravano avere una fantasia da soddisfare.
Solo un cliente non aveva mai chiesto di lui, ed era buffo visto che era cliente che nella SM TOWN si era fatto più doll di chiunque altro: Lee Changsun.
Già, lui non l'aveva mai chiesto ed è buffo che proprio loro due, alla fine, si siano innamorati, eh?

Una cosa che non avevo mai tollerato molto era la presenza di una ragazza, costretta ad abortire il figlio e a diventare una doll.
Non so da chi è nata l'idea malata di averla nella SM TOWN e ammetto che forse è perché riuscivo a comprenderla che ho chiuso un occhio quando ha iniziato la sua relazione con una cliente.
Volevo che Fantasy fosse felice e se era Narsha a farla felice, a me andava bene.
Dopotutto avevo un debole anche per quella ragazza.

"Mamma. Papà. Io non posso seguire i vostri ideali, non posso darvi ragione in questo momento. Lui è l'unico uomo che ho amato nella mia vita e so che sarà l'unico che amerò, fino alla fine dei tempi. Scusatemi, ma io voglio sposarlo, voglio vivere con lui, voglio avere un figlio con lui!"
"Son Ga-In, ti rendi conto di ciò che ci stai dicendo? Quell'uomo è un poco di buono e se tu non riesci a comprenderlo, allora non potrai più considerarti nostra figlia"
"Papà... cosa stai..."
"Ha tentato di sedurre persino tua madre!"
"Non è vero!"
"Cara, non direi mai una cosa del genere se non fosse la verità, credimi"
"Non è vero! Dite tutto ciò solo per non farmi andare via! Vi odio! Vi odio!"
"Allora esci da questa casa, figlia ingrata!"
"Lo farò! DIMENTICATEVI DI ME!"

Se solo avesse saputo che ciò che diceva sua madre era la verità non si sarebbe mai concessa a lui, totalmente, anima e corpo.
Lo amava, lo amava persino più di sè stessa e a lui si era aperta completamente, per la prima volta nella vita.
La loro prima notte insieme era stata tremenda: lui non si era preso cura di lei in nessun modo.
Aveva fatto ciò che doveva fare, entrare, spruzzare, e poi uscire.
Che eufemismo, vero?
Gli uomini non devono fare altro che rilasciare il loro sperma nelle donne e poi il resto, la parte difficile, va tutta a queste ultime.
Eppure... la nostra società è governata dagli uomini che, in effetti, non fanno niente per portare avanti l'umanità.

"Te-Tesoro. Sono incinta"
"Finalmente, cara! Era ora!"
"Sì! Noi avremo un bambino, non sei felice?"
"Certo che lo sono. E grazie alla sua mamma sarà il bambino più bello di tutti"
"Gr... Grazie"

Quell'uomo sapeva recitare fin troppo bene la parte del fidanzato innamorato: l'aveva presa con una scusa, gli aveva detto che dovevano fare dei controlli ed invece l'aveva fatta abortire.
Quando Ga-In se ne era accorta era ormai troppo tardi, aveva perso suo figlio ed il vuoto che sentiva nel cuore non si sarebbe più potuto riempire.
Quando lui l'aveva portata da noi lei era già in uno stato catatonico, ha firmato il contratto senza opporre resistenza e si è fatta condurre dal suo primo cliente come se nulla fosse, come se quella fosse sempre stata la sua vita, ma io lo sentivo che stava male.
Avrei voluto aiutarla, ma non ho potuto perché per una volta non ne ho avuto il potere.
L'uomo che l'aveva portata lì dentro non era sotto al mio controllo, sfortunatamente, perché se no le parole che aveva rivolto a Ga-In non gli sarebbero mai uscite dalla bocca, sarebbe morto prima.

"Davvero pensavi che ti amassi? Come sei sciocca. Avevano ragione i tuoi genitori, ci ho provato persino con tua madre, ma quello solo per divertimento. Comunque, non ha accettato... ho pensato che tu fossi più debole di lei, ed infatti è stato così. Ho fatto tutto questo solo perché il cliente che ti ha comprato per la prima volta, me l'ha chiesto. Ti vuole, per lui, e per altri ovviamente. Non è egoista, sa che ci sono tanti altri che darebbero persino una mano per averti. Dopotutto, sei veramente bellissima, su questo non ho mentito"

Da quel giorno quel cliente veniva ogni settimana, ogni dannata e fottutissima settimana.
La prima volta che ho visto Park Hyojin, colei che sarebbe diventata Narsha, entrare nella camera di Ga-In ho pensato che finalmente Dio aveva guardato in basso e aveva deciso di salvare quella povera ragazza.

"Fantasy, vero?"
"..."
"Io mi chiamo Narsha, nella vita reale sono Park Hyojin, ti ricordi di me?"
"N-no... dovrei? Sei già stata una mia cliente?"
"N-No! Noi... oh, non fa niente. Facciamo finta di incontrarci ora per la prima volta, va bene?"
"Come preferisci"
"Bene... Ga-In, cosa mi dici?"
"Come fai a conoscere il mio vero nome? Nessuno dovrebbe"
"Io so molte cose di te"
"Perché? Perché sai molte cose di me? Chi sei tu in realtà?"
"Oh... ora non posso ancora rivelartelo, ma lo farò presto, va bene? Quando capirò che sei pronta per ascoltare la mia storia, io te la racconterò, ci stai?"
"Sì"

Quel dialogo mi aveva incuriosito, per questo avevo cercato notizie di quella ragazza e ne avevo trovate, oh sì, ne avevo trovate molte e tutte facevano al caso mio.
Scoprii che quelle due ragazze si conoscevano veramente: Park Hyojin era una compagna di scuola di Ga-In, e l'aveva sempre amata, preferendo però farlo da lontano.
Quando aveva deciso di confessarle i suoi sentimenti era andata a casa sua, ma ovviamente non l'aveva trovata.
I genitori le avevano spiegato tutto, ma Hyojin non si era lasciata intimorire.
L'aveva cercata a lungo e quando finalmente la gioia di averla ritrovata gli aveva pervaso il cuore, l'aveva persa di nuovo, all'interno della SM TOWN.
La voglia di rivederla, la sensazione di poterla salvare ecco ciò che l'aveva fatta diventare Narsha, una cliente come tante altre, ma sicuramente l'unica che poteva considerarsi realmente diversa.

"Perché non mi hai ancora chiesto di..."
"Di fare sesso?"
"S-sì. Tu paghi soldi per passare del tempo con me, ma non fai altro che abbracciarmi, parlarmi, baciarmi. Va bene, a volte mi hai anche toccata, ma non hai mai chiesto di spingerti più in là"
"Ga-In, lo sai cosa provo per te, io te ne ho parlato, ricordi?"
"Sì, ricordo... vagamente. Io non mi ricordo di te, non... non ci riesco"
"Lo so che non ci riesci. E' colpa del trauma che hai ricevuto, ma non è assolutamente colpa tua, lo sai questo, vero?"
"Uhm... però non riesco a ricordarmi di te che dici di amarmi"
"Non mi importa se non riesci a ricordarmi, basta che da ora in avanti ci creiamo dei nuovi ricordi, va bene?"
"Va bene... comunque se vuoi fare... per me..."
"No, non voglio farlo. Non ancora. Io lo farò quando riuscirò a renderti libera. Allora lo faremo. Ricordati che io ti amo e che questo sentimento non cambierà mai"
"S-sì..."

Ga-In non si ricordava di lei, eppure quest'ultima le è sempre stata accanto, giorno dopo giorno ritornava.
Non era così ricca come gli altri clienti per questo io le avevo fatto un prezzo speciale.
Nessuno lo sapeva, neppure Narsha lo sospettava.
L'ho fatto, nonostante potesse causarmi problemi, perché volevo salvare anche io Ga-In.
E perché il loro amore mi ricordava quello che una volta, tanto tempo fa, anche io avevo provato per una persona.

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