Paura del buio : Chapter #03 - L'illusione che i tempi passati erano migliori di quelli attuali

Apr 10, 2011 09:27




TITOLO: Paura del buio.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Pwp. Presenza di scene violente. Non consensuale. Role-play. Crossover. Crossdressing.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Jung Yonghwa, Lee Hongki { YonKi } ; Lee Changsun, Bang Cheolyong { JoonMir } ; Park Hyojin, So Ga-In { NarIn } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } ; So Ga-In, OC ; Lee Changsun, Lee Jinki { LeEe } .
RIASSUNTO: La SM TOWN sembrava un edificio come tutti gli altri, ma in verità al suo interno vi si nascondeva una realtà terribile sotto tutti i punti di vista. La prosituzione, lì, sconfinava in modo pazzesco e temibile. Con questo storia potremo vedere da vicino questa realtà e le vite dei personaggi che la compongono.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A yuya_lovah che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2042, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue - Anche i dannati amano ; Chapter #01 - Lo sapevo che sarebbe stato un errore venire quaggiù ; Chapter #02 - I still live!

Chapter #03 - L'illusione che i tempi passati erano migliori di quelli attuali

Quando Lee Hongki ha messo per la prima volta piede nella SM TOWN ho pensato che il mondo avesse fatto una capriola all'indietro.
L'uomo che lo aveva portato fin lì era una delle guardie che più odiavo in quel posto perché vergognosamente senza cervello.
Hongki non sapeva, ovviamente, in che guaio si fosse cacciato.

"Senta, io gliel'ho portato proprio come il Grande Capo mi aveva chiesto. Ha detto che voleva un ragazzino minuto, fragile, che spiccasse per la sua bellezza, ma che fosse visibilmente malato. Mi ha detto che voleva venderlo a quei clienti che avvertivano il bisogno, prima e dopo aver scopato, di curare qualcuno. Se non le va bene non se la prenda con me. Io ho solo eseguito gli ordini"
Avevo guardato a lungo quell'uomo e poi lo avevo congedato per potermi occupare del ragazzino.
"Lee Hongki, giusto? Devi sceglierti un nome in codice per lavorare qui dentro. Quale vorresti avere?"
"Non... non lo so. J... Jeremy?"
I suoi occhi erano rimasti chiusi per tutto il tempo di quel dialogo: sapevo che era cieco, sapevo che avrei trovato due orbite bianche se gli avessi chiesto di aprirli, ma l'avevo fatto comunque.
"Apri gli occhi"
Lui lo aveva fatto, ubbidiente, e nonostante all'interno di quegli occhi vuoti non potesse esserci niente di niente, io ci avevo visto l'affetto incondizionato che quel ragazzino rivolgeva a sua madre ed a sua sorella.
Era per questo che aveva deciso di lavorare lì dentro, l'uomo che lo aveva portato lì era stato il primo ad offrigli un lavoro.

Certo, in parte lo avevamo costretto a lavorare lì dentro: quell'uomo, un certo Koyashima, non faceva che ripetergli quanto la sua famiglia fosse fortunata ad avere un ragazzo come lui.
Ogni giorno gli riportava le condizioni di sua madre, sempre precarie.
Ogni giorno Hongki sentiva il bisogno di dare di più pur di salvarla.
Pur di potergli permettere la vita che si meritava.
Non era sempre andata male a quella famiglia, in realtà la colpa di tutto si potrebbe attribuire a quell'uomo, a colui che si faceva chiamare padre, che se ne era andato, abbandonali.

"Papà, dove stai andando? Mi porti con te? Mi porti con te, papà?"
"Non adesso Hong-ah, papà deve andare a fare una cosa importante, ma torna subito. Hong-ah mi promette che farà il bravo finché non torna papà?"
"Sì, papà, Hong-ah lo promette!"

Hongki era sempre stato un bambino attaccato alla figura paterna, soprattutto da quando aveva iniziato a perdere la vista.
Era così ossessionata dal potersi dimenticare il volto del padre che ogni giorno pretendeva di poterglielo toccare, lentamente ed a lungo, approfittando di quei momenti per accoccolarsi meglio al suo ampio petto.
Il problema era che il padre non era mai stato così affezionato a lui, anzi... non ci aveva messo molto a prendere la decisione che avrebbe per sempre cambiato la vita di tutti.
Quell'uomo non era più tornato a casa, nonostante il figlio lo aspettasse con trepidazione tutti i giorni.

"Hong-ah... vieni. Dobbiamo andare dal medico"
"Non possiamo mamma, e se papà tornasse e noi non ci fossimo?"
"Hong-ah! Non puoi andare avanti così... rischi di perdere la vista!"
"Non importa... non importa se papà non torna"

Erano dovuti passare alcuni anni, lui aveva perso del tutto la vista e così il suo affetto verso il padre.

"Mamma! Io troverò un lavoro, e... e tutto andrà meglio. Hai sempre detto che ho una bella voce, no?"
"Non... io troverò un lavoro Hong-ah, non devi preoccuparti"

HongKi non l'aveva ascoltata, però un lavoro lo aveva trovato anche se non era ciò che la madre sarebbe stata felice di sentirsi dire.
Per questo le aveva mentito: lui ora era un cantante di successo in America, quando in realtà cantava per dei ragazzini che avevano perso tutto.
Quando era apparso Shinwoo per la prima volta, non aveva esitato: aveva scelto subito Jeremy, come se sapesse esattamente cosa cercare.

"Jeremy, giusto? Io sono Shinwoo"
"Ci-Ciao..."
"Sei cieco, vero? Hai voglia di toccarmi per vedere come sono fatto?"
"Sì..."

Shinwoo si era lasciato toccare lentamente, a lungo, di modo che Jeremy potesse prendere dimestichezza con lui, solo dopo lo aveva baciato, un bacio carico di passione che aveva lasciato l'altro tremante di imbarazzo.
Nessuno baciava in quel modo lì dentro perché quei baci sembravano quelli che si scambiano due innamorati, invece di solito, i clienti baciavano per pregustare il sesso che sarebbe avvenuto di lì a poco.
Aveva aspettato quattro volte prima di possedere Jeremy, e lo aveva fatto solo dopo avergliene chiesto il permesso, gentilmente, come se lo rispettasse sul serio, e sicuramente era così.

"Jeremy... sei pronto, vero? Se vuoi, io aspetterò ancora, non c'è problema"
"No! Tu... tu hai pagato per questo, giusto? A me va bene farlo con te. Sei gentile, sei diverso dagli altri"
"Lo spero"
"Comunque io sono pronto, puoi... puoi farmi tuo"
"Grazie"

Era stato un amplesso lento, mai visti di così piacevoli e dolci, lo ammetto.
Si vedeva che Shinwoo lo amava, ma non avevo mai compreso che lo amasse già da prima di entrare in quel posto.

Li ho osservati a lungo durante i loro incontri, ho visto come Shinwoo lo abbracciava stringendolo a sé, ho notato il sorriso dell'altro ragazzo che si lasciava andare alle sue carezze.
Non ho avuto il cuore di proibirgli tutto ciò e poi, perché mai avrei dovuto?
Jeremy non si era mai accorto dell'amore che Shinwoo provava per lui: tutto sarebbe andato bene finchè quel ragazzo non avesse cercato di liberarlo, ma visto che non sembrava intenzionato a dichiarare il suo amore e a portarlo via da lì, ho deciso di lasciare le cose come stavano.
E poi era divertente.

"Vuoi che ti canti qualcosa? Oggi mi sembri turbato"
"Lo faresti davvero? E mi racconteresti ancora di quel campo di girasoli che hai visto durante i tuoi lunghi viaggi?"
"Certo, tutto quello che vuoi. Vuoi anche ascoltare di quelle farfalle dai mille colori che risplendono al sole?"
"Sì, per favore. E poi... potresti abbracciarmi? Ho paura che se non ti tocco dimentico il tuo volto, e come sei fatto"
"Puoi toccarmi quante volte vuoi, lo sai"
"Tu sei diverso dagli altri Shinwoo. Perché ti comporti in questo modo con me?"
"Perché non dovrei?"
"Gli altri vogliono una sola cosa, tu invece non lo chiedi mai. Sembra che il tuo divertimento più grande sia parlarmi, ma... non si spendono tutti quei soldi solo per parlare con qualcuno. So-Soprattutto con un cieco"
"Che ci vuoi fare? Noi ricchi ci annoiamo spesso. Tu sei il mio unico divertimento e credimi, sei più divertente tu che sei cieco di tutti coloro che mi attorniano"
"Allora... va bene"
"Non ti preoccupare Jeremy, se sono qui è perché lo voglio, mica mi sento obbligato nei tuoi confronti"

Ciò che, invece, non fu per nulla divertente, fu l'entrata in scena di colui che si sarebbe chiamato Choding.
Lo avevano obbligato con la violenza a firmare il contratto quando io non c'ero, lo scoprii solamente al mio ritorno da una visita in ospedale.

"Chi diamine sei tu? Non ti ho mai visto qui dentro"
"Mi chiamo Kyu... Choding. Mi hanno detto che avrei dovuto aspettarla qui anche se non mi hanno voluto spiegare il motivo"
"Chi te l'ha detto? E poi, perché sei nudo? Io non ho mai chiesto di te"
"Sono nudo perché tra poco ho un cliente. E colui che mi ha portato qui dentro è anche colui che mi ha fatto firmare il vostro contratto"
"Allora sei una doll?"
"Mio Dio. Non pensavo che potesse essere così piena di arguzia, davvero"

Il suo sguardo mi aveva fatto rabbrividire: era fuoco puro, forse per questo lo avevano chiamato in quel modo.
Si vedeva che non voleva restare lì dentro, si vedeva che odiava tutto ciò, ma si poteva anche notare il motivo per il quale non si ribellasse: vi era la paura dietro quell'iride colorata di carbone.
Lo avevano costretto ad accettare, gli avevano parlato di ciò che sarebbe successo alla sua famiglia se non avesse collaborato.
Fino a quel momento i ragazzi che avevo accolto nella SM TOWN erano sbandati, ragazzini che avevano bisogno di soldi, o che non avevano più nulla da perdere.
Choding è stato il primo diverso da tutti gli altri, il primo ad essere obbligato.
Non ho mai saputo quale cliente lo avesse voluto a tutti i costi lì dentro, ma sicuramente aveva pagato fior di quattrini se il Grande Capo aveva deciso di sfidare così violentemente la legge.
Cho Kyuhyun prima di essere letteralmente rapito era un ragazzo come gli altri, con un sorriso sul volto.
Ora di quel sorriso non rimane che l'ombra.

"Io... Io mi chiamo Lee Sungmin, cioè no, mi chiamo Pumpkin guy, e tu?"
"Sei nuovo da queste parti, vero? Io sono Choding. Ora dimmi, cosa vuoi che ti faccia?"
"Oh... io... non lo so, tu cosa vorresti fare?"
"Non ho tempo per i giochetti ragazzino. Vuoi scoparmi od essere scopato?"
"Oh! Io... Io... io voglio stare sotto"
"Ok, vuoi essere scopato, niente di più semplice. Come vuoi che mi comporti con te? Rudemente? Violentemente? Vuoi che ti insulti? O mi vuoi dolce?"
"D-Dolce! Dolce! Questa è la mia prima volta"
"Ah!... Non ti preoccupare. Scusami se sono stato sgarbato, vedrò di non farti male, va bene?"

La prima volta che quei due avevano fatto l'amore li avevo guardati con interesse: Kyuhyun non era mai stato così gentile con nessuno prima d'allora.
Aveva accarezzato Sungmin a lungo, cercando di metterlo a proprio agio, capendo che c'era qualcosa che rendeva quel ragazzino teso.

"Shhh, ehi. Andrà tutto bene, ok? Guarda che io sono un professionista. Ti farò uscire di qua completamente soddisfatto, ok?"
"Mi hanno portato qua i miei amici. Si vergognavano di uscire con un verginello della mia età"
"Uhmphf. Io adoro i verginelli. Credo siano più puri di chi si fa chiunque, ma forse io non sono nella posizione giusta per dirlo, eh?"
"N... No. Non è così. Se lo fai ci sarà un buon motivo, vero?"
"Già... C'è un buon motivo, ma tu sei il primo che mi crede"

Certo, quella era stata la prima volta che Kyuhyun si era sentito considerato, ma non aveva compreso cosa si celasse dietro alle parole di quel ragazzino.
Non ho mai creduto ai colpi di fulmine e a dire la verità non riesco a crederci tutt'ora eppure ammetto che Sungmin si è innamorato di Kyuhyun appena lo ha visto.
Il suo cuore ha iniziato a battere forte, si poteva notare dal suo sguardo e difatti dopo quel giorno quel ragazzino era tornato più volte, senza più dover essere accompagnato dai suoi amici.
Tornava in continuazione ed ogni volta chiedeva di lui, di Choding: non sapeva il suo vero nome, Kyuhyun non glielo aveva mai rivelato.

"Ehi, ancora tu. Ci hai preso gusto, eh? Scommetto che non ci sono più i tuoi amici a spingerti, ora"
"E-Ecco... io..."
"Ehi, mica ti stavo rimproverando! Sono felice che scegli sempre me, ti ho conquistato vero? Dì la verità"
"S-sì..."
"Comunque ci sono tante doll più brave di me se solo ti guardi intorno. Guarda che una doll non è per sempre. A volte non rivedo mai più i miei clienti, io... Nessuno ti vieta di scegliere qualcun altro se vuoi farlo, eh"
"N-No. Per ora va bene così"
"Come vuoi allora"

Non che Kyuhyun fosse un idiota, semplicemente aveva chiuso del tutto il suo cuore al resto del mondo, credendo fermamente che meno avesse avuto fiducia nelle persone, meno avrebbe sofferto, ma non era così.
Se solo fosse stato meno testardo nei suoi atteggiamenti si sarebbe reso conto di come lo guardava quel ragazzino.
Gli occhi di Sungmin ogni volta che si posavano sul corpo di Kyuhyun erano pieni di adorazione: non si poteva non notarli.
Solo Kyuhyun ci riusciva, ma solo perché non voleva farlo, non voleva capire ciò che l'altro provava per lui perché se no sarebbe stata la fine.
Io non l'ho aiutato in questo, lo ammetto, ma non riuscivo a tollerare la sua presenza: era una delle poche doll che non riuscivo ad incontrare di persona.
O meglio, era l'unica doll con cui avessi questo problema.
Era tutta colpa dei suoi occhi, quegli occhi che sembravano congelarmi sul posto.
Quegli occhi incutevano paura.

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