TITOLO: Born under a bad song.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Presenza di scene violente.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Lee Taemin { MinhoTaemin } .
RIASSUNTO: Quel padre, quell'uomo che si dovrebbe definire in quel modo, in realtà era un mostro. Lo picchiava, gli faceva del male perché secondo lui Kibum era un mostro. Colui che aveva messo fine alla vita della sua adorata consorte. Ma cosa succede se qualcuno ha intenzione di cambiare il corso degli eventi?
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A
yuya_lovah che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A
mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2057, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI:
Chapter #01 - No exit ;
Chapter #02 - «C'est una révolte?» «Non, Sire, C'est une révolution» ;
Chapter #03 - La notte è sempre più buia subito prima dell'alba ;
Chapter #04 - La più antica e potente emozione umana è la paura Chapter #05 - Essere privi di speranza non significa disperare
“Dobbiamo andare a casa sua e scoprire cosa sta succedendo. Gli dobbiamo parlare, non credete anche voi? Magari se gliene parliamo in un ambiente dove si sente protetto riuscirà a dirci chi gli sta facendo tutto ciò. Non possiamo di certo permettere che continui a vivere nella violenza!”
Jonghyun era sempre più serio, voleva ormai a tutti i costi riuscire a far star meglio Kim Kibum, non ne comprendeva appieno il motivo, ma vederlo stare male gli faceva sentire il cuore pieno di aghi che lo pungevano sempre più a fondo: chi aveva rovinato il suo corpo, perfetto tra l’altro, non avrebbe meritato di vivere e di essere guardato da quegli occhi grandi ed innocenti.
“Jonghyun, ti stai prendendo molto a cuore la sorte di quel ragazzino, posso chiedertene il motivo? Per caso, ti sei preso una bella cotta per lui? Te ne sei innamorato?”
Jonghyun guardò Minho come se fosse pazzo, anche se era il suo migliore amico e di solito lo capiva fin troppo bene, anche meglio di sé stesso, in quel momento non era affatto così.
“Sei pazzo? Io innamorato di uno come lui? Punto primo, io sono etero, ficcatelo nella tua testolina, tesoro. Non tutti sono come te e Taemin, sai? Punto secondo, lui non è proprio il mio tipo. Insomma, ha il viso così femmineo, i lineamenti così dolci ed il petto piccolo e perfetto. Come potrebbe essere il mio tipo uno così?”
Taemin e Minho lo stavano guardando ridendo, e Jonghyun non riusciva a comprendere cosa ci fosse di così divertente in quello che aveva appena detto.
“Non ti sei neppure accorto di avergli appena fatto una dichiarazione d’amore velata da un rifiuto. Sei divertente Jonghyun, non credevo, davvero. Vedi? Vedi? Come potrei non essere felice quando mio figlio cresce in questo modo? Oh, quanto ti voglio bene figlio mio!”
E mentre Jonghyun si lasciava andare ad una risata, dall’altra parte della strada, in una cosa non molto lontano da lì, Kim Kibum stava passando i peggiori minuti della sua vita: aveva appena fatto bruciare le uova, come poteva essere così stupido?
Perché dannazione aveva pensato a Jonghyun in un momento delicato come quello finendo, come sempre, a fantasticare?
Immerso nei suoi sogni ad occhi aperti non aveva notato che le uova stavano bruciando ed ormai il danno era stato fatto: se suo padre se ne fosse accorto sarebbero stati davvero guai grossi per lui, e se lo sarebbe meritato visto ciò che aveva appena combinato solo a causa della sua distrazione.
Quello che Kibum non sapeva era che Jonghyun e gli altri avevano appena deciso di andare a trovarlo a casa sua.
“Bene allora, tutti pronti? Dobbiamo riuscire a comprendere cosa gli succede perciò uniamoci e proviamoci”
Minho a quella battuta ridacchiò maliziosamente.
“Non è che tu vuoi unirti semplice con lui una volta salvato, vero?”
E Jonghyun non poté fare a meno di sorridere perché no, non sapeva quando era successo, ma il sentimento che sembrava legarlo a Kibum diventava ogni secondo più forte e ciò lo faceva stare male e bene al tempo stesso: male perché Kibum non era suo, non ancora per lo meno, bene perché finalmente aveva trovato qualcuno di cui gli importava sul serio, non come tutte le scopate che aveva avuto nella sua vita.
Quando arrivarono di fronte alla porta della sua casa, Taemin si strinse al braccio di Minho come a volersi sentire rassicurato, rassicurazione che non ci mise poi molto ad arrivare, dopotutto Minho era più che entusiasta di potersi dimostrare forte agli occhi del suo ragazzo.
Anche Jonghyun si sarebbe voluto mostrare forte agli occhi di Kibum: gli avrebbe detto che lui poteva proteggerlo, che bastava che Kibum si appoggiasse a lui per riuscire a tornare felice, che avrebbe fatto tutto ciò che era possibile per far in modo che chiunque fosse stato il mostro non lo picchiasse di nuovo.
Poi Kibum si sarebbe buttato tra le sue braccia sciogliendosi come un budino al sole perché nessuno era stato attento ai suoi bisogni come aveva fatto Jonghyun, ed una volta che si fossero baciati per la prima, poi sarebbero stati per sempre insieme, o almeno credeva che sarebbe successo così.
“Avete sentito quel rumore?”
Taemin tremò da capo a piedi mentre gli altri due scuotevano la testa: quale rumore?
Immersi nei loro pensieri non avevano sentito nulla, solo Taemin era riuscito a cogliere quel suono secco che era arrivato all’improvviso.
Quando i ragazzi bussarono alla porta si accorsero che essa era aperta, per cui entrarono lentamente annunciando la loro presenza dal corridoio, il problema fu che le urla che in quel momento si sentirono levare da quello che, con tutta probabilità era il salotto, le coprirono.
“Ma… cosa?!”
Si guardarono l’un l’altro prima di affacciarsi dal corridoio assistendo ad una scena che, in cuor loro, non avrebbero mai voluto osservare.
Vi era odore di bruciato in quella casa e Jonghyun notò una padella abbandonata sui fornelli e delle uova ormai nere: sicuramente erano quelle che facevano quel fumo e quell’odore pestilenziale, ma la cosa che più lo colpì fu un uomo che picchiava con violenza inaudita Kibum che restava lì, sottomesso, a prendersi tutti quei colpi.
E Jonghyun non poté non notare che dagli occhi di Kibum non uscivano lacrime, in essi, infatti, vi era solo una profonda rassegnazione che sembrava non volersene mai andare.
Non erano riusciti a capire chi fosse quell’uomo finché Kibum non emise un piccolo e sonoro gemito “Papà” che ebbe il potere di bloccarli tutti e tre dove erano, senza più riuscire a fargli fare un passo.
Quell’uomo che lo stava picchiando senza mostrare neanche una briciola di rimorso era suo padre?
Un padre può veramente fare tutto ciò al sangue del suo sangue?
Come era possibile?
Non riuscivano a capacitarsi di tutto ciò, ma le urla del padre ebbero la capacità di congelarli ancora di più sul posto, sempre se era umanamente possibile tutto ciò.
“Non solo hai ucciso tua madre venendo alla luce. Non solo sei un demonio. No! Ora inizi anche a fare i dispetti a coloro che ti stanno attorno? Oh, io l’ho sempre detto che i diavoli come te sono buoni solamente a una cosa. Sono buoni solo a bruciare nelle fiamme dell’Inferno, ecco cosa dovresti fare tu! Bruciare! Bruciare! Finché di te non rimarranno solamente dei pezzetti neri come quelle uova! Erano le uniche che avevamo in casa, bastardo! Ti rendi conto che ora non potrò più mangiarle?! Quante volte ti ho detto di non distrarti quando sei in cucina? Pensa se invece di bruciare le uova avessi bruciato l’intera casa! Cosa volevi fare, eh? Piccolo demonio? Volevi bruciarmi vivo? Volevi uccidere anche me oltre che tua madre? Hai deciso questo? Ma io non te lo permetterò diavolo. Perché tu devi soffrire, e io non morirò finché le punizioni che ti infliggo ogni giorno non riusciranno a redimerti! Dimmi se non sono bravo, dimmelo eh, piccolo demonio! Sto cercando di purificarti, dovresti perlomeno ringraziarmi! Bastardo!”
E dalle labbra rosse di sangue di Kibum fuoriuscirono due sole parole, ed un solo gemito strozzato che fece tremare da capo a piedi quei ragazzi che li stavano guardando senza che loro lo sapessero.
“Grazie, papà”
E i colpi sembravano non voler finire mai: arrivavano dritti nello stomaco, addirittura su quel volto dai lineamenti perfetti, storpiandoli.
Alcuni sembravano colpire altre ferite ormai vecchie, ma pur sempre dolorose, od almeno così sembrava dal viso contratto di Kibum che affrontava quei volti guardando sempre in volto suo padre, cercando di sorridergli per quanto difficile potesse essere.
Jonghyun fece per entrare nel salone, perché doveva salvarlo, perché ormai era arrivato fin lì e non poteva credere che un padre potesse fare una cosa del genere ad un figlio: con che diritto lo chiamava demonio se in quella casa l’unico demonio era proprio lui?
Non si rendeva conto di quanto lo faceva soffrire in quel modo?
Possibile che non gli importasse niente di Kibum?
Il fatto che venendo alla luce avesse ucciso sua madre non poteva comunque essere attribuito a Kibum, Jonghyun era sicuro che l’altro non aveva fatto niente di sbagliato nella sua vita, perché l’unica cosa sbagliata che gli era successa era avere avuto un padre come lui.
Purtroppo Jonghyun non poté accorrere da Kibum come l’unico principe azzurro in grado di salvarlo perché Minho lo prese per un braccio, bloccandolo.
“Che cazzo fai Minho?! Dobbiamo salvarlo. Non vedi come lo sta riducendo quel bastardo?”
Ma Minho scosse la testa, indicandogli Kibum ormai lasciato cadere contro il pavimento mentre quell’uomo si riteneva più che soddisfatto, dopo che anche Jonghyun l’ebbe visto, dopo che anche a lui un conato di vomito pervase lo stomaco a quella visione, Minho trasportò di peso fuori i due ragazzi e non li lasciò finché non arrivarono, nuovamente, nella camera di Taemin.
“Non possiamo salvarlo perché Kibum stesso non vuole essere salvato. E’ brutto da dire, ma il padre è riuscito a sottometterlo anche mentalmente. Vedete come accettava quei colpi con rassegnazione? Il suo sguardo non è di qualcuno che viene picchiato e che vuole a tutti i costi tornare a vivere una vita normale, il suo sguardo è quello di qualcuno che ha creduto alle parole del suo aguzzino. E’ quello di qualcuno per cui sono più che normali quelle ferite tanto da non trovarci più nemmeno qualcosa di strano. Ora capisco perché salta sempre le ore di educazione fisica, tanto che il primo anno lo avevano minacciato di bocciarlo. E’ una fortuna che grazie ai suoi voti, che sono più che eccellenti, i professori chiudano un occhio su quella cosa. E’ una fortuna, già”
Kibum aveva i pugni serrati, le nocche delle mani ormai bianche, il viso pallido e gli occhi di chi ha appena incontrato un fantasma in grado di fargli provare il terrore più fitto.
“Noi potevamo salvarlo! Eravamo in tre contro uno… no, va bene, in due contro uno”
Mormorò Jonghyun correggendosi alla vista di Taemin che singhiozzava stretto contro il petto, più largo e più forte, di Minho: sicuramente se ci fosse stata una lotta l’amico non gli sarebbe di certo stato molto d’aiuto.
“E… E se gli facessimo vedere che non è stata colpa sua la morte di sua madre? Credi che così riuscirebbe a trovare la voglia di dire no a quelle torture? Quell’uomo è un bastardo, potremmo metterlo in galera se solo Kibum ci ascoltasse. Quello che gli sta facendo non è umanamente concepibile, va contro la legge, no? Dobbiamo riuscire a farglielo capire, non c’è altro modo per riuscire a salvarlo”
Minho annuì.
“Certo, possiamo cercare i giornali di quel tempo. Sicuramente se una giovane donna è morta dandolo alla luce il proprio figlio, la sua storia sarà sulla cronaca nera. Di sicuro ci sarà scritto che la donna è morta di parto, ma magari danno anche spiegazioni sulle complicazioni avvenute durante l’intervento, sicuramente scriveranno che non è di certo stata colpa del bambino se è successo tutto ciò. Magari è addirittura colpa di un giovane dottore inesperto, o di una qualche malattia che aveva già la donna, non credete?”
Jonghyun annuì alle parole dell’amico prima di guardare lui e Taemin stretti in un abbraccio affettuoso, confortante: quanto avrebbe voluto poter abbracciare in quel modo Kibum?
Quanto avrebbe voluto potergli cancellare tutte quelle ferite per poterlo vedere con un sorriso stampato sul bel volto?
Avrebbe voluto permettergli di giocare a calcio insieme a lui, senza più dolori ad impedirglielo, avrebbe voluto soprattutto fargli vedere quanto può essere bello il mondo una volta liberato da quegli incubi neri che lo avvolgevano.
Voleva farlo sentire amato, voleva fargli capire che non era colpa sua, che non era di certo un demonio, perché a ben guardarlo era la cosa più bella del creato, ed una cosa così bella non poteva che essere un angelo.
Jonghyun avrebbe ormai dato la sua vita pur di proteggere quella di Kibum.
“Allora vi occuperete voi di cercare questi giornali? Io voglio parlare con Kibum, voglio capire perché si è rassegnato in quel modo”
Minho e Taemin annuirono mentre tutti e tre si lasciavano ricadere sul pavimento tremando perché la violenza a cui avevano appena assistito gli era rimasta impressa facendo persino sanguinare i loro cuori.
E mentre loro cercavano un modo per aiutare Kibum, quest’ultimo era svenuto sul pavimento del salotto, ma suo padre non sembrava nemmeno averlo notato.