La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé

Nov 06, 2010 00:32

TITOLO: La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: Oneshot. (Flashfic), (Triple Drabble), Angst. DeathFic.
RATINGS: Pg13.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Kim Jonghyun, Kim Kibum { JongKey } .
TABELLA: Bingo.
PROMPT: Fumo, Salto nel vuoto.
RIASSUNTO: Jonghyun è morto. Kibum non riesce ad accettarlo. Un triste finale pone fine ad un'agonia.
THANKS: A yuya_lovah  che l'ha letta in anteprima, come sempre.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: 800, (500+300) con il conteggio di word.

La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé

(Prompt: Fumo)
“Andiamo, non sei in te”
Mugugna, ma non fa niente per fermarmi: lo prendo tra le braccia ed esco.
Quando siamo fuori, l’aria fresca che inizia a pungergli il viso, sembra risvegliarsi: come se d’un tratto i suoi occhi vedessero veramente ciò che sta succedendo al di fuori del suo mondo.
“L-l-lasciami…”
Lo sorreggo mentre sembra sul punto di cadere per terra e poi sbuffo.
“Ti stai riducendo come un morto che cammina. Non ritornerà da te neppure se rischi di ucciderti ogni volta che vieni in questo locale, lo sai vero?”
Kibum si divincola tra le mie braccia, intenzionato a tornare dove l’ho trovato, ma io non posso permetterglielo.
Lo stringo nuovamente contro di me mentre sento i suoi deboli tentativi di sfuggirmi.
“Jinki… f-f-anculo, lasciami”
Lo prendo per le spalle scuotendolo, per poi lasciarlo cadere a terra: non riesce a sorreggersi da solo, non dopo tutto ciò che si è fumato.
Lo guardo, vedo che i suoi occhi sono annebbiati dal fumo e mi lascio scivolare accanto a lui, non riuscendo più a trattenere le mie lacrime.
“Perché ti stai facendo questo? Jonghyun non tornerà… lui è morto. E’… morto”
Kibum digrigna i denti mentre la droga che ha fumato inizia prepotentemente a tornare in circolo mentre i polmoni la pompano un po’ dappertutto.
“Jonghyun…”
Lo vedo allungare una mano al vuoto: non c’è niente davanti a lui!
So che si riduce in questo modo solo per poter ricevere una specie di Paradiso per illusi, ma io sono stanco di andare a racattarlo dovunque lui vada.
Non sono la sua balia, non sono la sua coscienza, eppure devo andare a cercarlo per poi riportarlo indietro.
Devo cercarlo, trovarlo e stare a guardarlo mentre si auto-distrugge, pezzetto dopo pezzetto.
“Smettila Kibum! Smettila!”
Gli do uno schiaffo per cercare di farlo riprendere, ma è come parlare all’aria: lui ora non mi sente più, è completamente in un altro mondo.

“Jinki… dove è Kibum?”
“Non lo so, Minho. Ieri sera l’ho riportato nella sua camera, non credevo avesse la forza di alzarsi dal letto stamattina”
Un urlo ci fa immobilizzare: proviene dalla camera di Taemin.
Lo raggiungiamo e quello che ha visto lui fa raggelare persino noi.
Ci sporgiamo dal bancone credendo non fosse possibile, credendo che quel corpo non sia quello del nostro amico, ma ci sbagliamo.
E’ Kibum quello sulla strada, è il corpo di Kibum quello che sembra una specie di angelo spiaccicato contro il crudele cemento.
Vedo nero e sono costretto a lasciarmi ricadere per terra, tenendomi alle sbarre del bancone.
Perché si è ucciso? Perché il suo dolore doveva essere così insopportabile? Perché non si è lasciato aiutare da noi che gli offrivamo una mano da prendere?
Troppe domande che non avranno mai una risposta: colui che poteva darmela ha compiuto il gesto più irrazionale che potesse mai fare.

“Jonghyun… sei qui, sei tornato”
Jonghyun aveva annuito davanti a Kibum prendendogli le mani. Avevano danzato, ancora ed ancora, sulle note di una melodia sconosciuta e silenziosa.

(Prompt: Salto nel vuoto)
"Jonghyunnie, sei tornato"
"Certo che sono tornato, non potevo lasciarti qua da solo, giusto?"

Kibum aveva annuito porgendogli la mano, lasciandosi avvolgere dalla sua, sicuramente più grossa e calda.
No, non era calda, ed era strano perché Jonghyun aveva sempre le mani calde -e a lui piaceva tanto accarezzarle, baciarle, sentirne il tepore sulle sue-, ma Kibum non si era interrogato troppo su questa cosa.
Poteva capitare che il più grande avesse le mani fredde, giusto?

"Da dove viene questa musica?"
"Dai nostri cuori. Perché ci amiamo, giusto?"

Aveva mugugnato stringendosi al suo petto, lasciandosi trasportare da quella melodia: triste, certo, ma bellissima.
Non aveva mai sentito quella canzone, però.

“Che canzone è hyunnie? Non l’ho mai sentita”
“Si intitola Save the last dance”
“Jonghyunnie! Possibile che pronunci sempre l’inglese come lo scrivi? A parte nelle canzoni sei un disastro in inglese, sicuramente si pronuncerà Seiv the last dens””
“Sì, hai ragione tu”

Kibum aveva ghignato prima di sprofondare con il volto nel suo petto, solletticandoglielo lievemente mentre si strusciava contro di lui come se fosse stato un gatto.
Persiano, ovviamente, la razza felina più nobile al mondo.
Si era lasciato avvolgere dalle mani dell’altro, che gli avevano stretto la vita, e poi aveva lasciato che fosse proprio Jonghyun a condurre il ballo.
Attraversavano le camere della casa come se stessero volando, i piedi non toccavano nemmeno terra da quanto erano presi da quella danza.
Kibum aveva sentito all’improvviso freddo, come se fossero usciti all’aperto, ma non erano all’aperto -allora perché faceva così freddo?-

“Jonghyunnie… ho freddo”
“Fidati di me. Ti amo, no? Ti ho sempre amato Bummie. Voglio che tu rimanga per sempre insieme a me. Lo vuoi anche tu, vero?”
“Sì”

Si sentì cadere in avanti, come se l’avessero spinto, come se stesse compiendo un salto nel vuoto.

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