Elendínen, una storia inaspettata - Capitolo VI, Preludio

Apr 29, 2015 19:57

Un mese è trascorso dall'ultimo aggiornamento e me ne scuso. Purtroppo è stato un mese difficile e non ho avuto né il tempo materiale né la voglia di dedicarmi alla scrittura. Ma come potete ben vedere dal titolo di questo intervento, ho ripreso in mano la fanfiction e vi tranquillizzo dicendo che questo capitolo è tutt'ora in fase di stesura. Allora, cosa sto postando?
Consideratelo come una sorta di regalo: ho deciso di pubblicare la prima parte del capitolo che sto scrivendo, visto che è da molto tempo che non leggete qualcosa e anche perchè la storia contenuta in esso poteva rivelarsi troppo lunga e difficile da digerire. Quindi vi lascio con questa piccola introduzione al vero nocciolo della storia. Spero di poter postare entro fine settimana/inizio della prossima.
Come sempre, godetevi anche questo sottofondo musicale. Buona lettura!

Titolo: Elendínen, una storia inaspettata
Capitolo: 6 - Preludio
Capitoli precedenti: 1 - 2 - 3 - 4 - 5

L'alba si era da poco levata e un pallido sole invernale illuminava fiocamente la distesa semi-gelata. Un vento pungente ci alitava in faccia, spargendo le nostre chiome all'indietro: l'aria gelida era come uno schiaffo sul viso. Ma nessuno sembrava poi farci tanto caso: eravamo talmente in tensione da sentire persino caldo.
L'atmosfera era carica di agitazione, tutti avevano come il sospetto che qualcosa di infausto stesse per accadere. Solo io e Bilbo eravamo esattamente informati di quella situazione pericolosa, ma avevamo deciso di non rivelare niente fino a quando Thorin non avesse accettato lo scambio con l'Arkengemma.
Bilbo confidava nella riuscita del suo piano, ma io non riuscivo a stare tranquilla: Thorin era cambiato e non ero così sicura che avrebbe accettato di buon grado quel riscatto.
Non esistevano più turni di guardia: tutti eravamo affacciati alle mura che avevamo eretto, non riuscendo più a fidarci l'uno dell'altro e non avendo più le capacità di riposare.
A rompere definitivamente quel momento di agitata attesa fu un rombo lontano. Il suono dapprima giunse quasi ovattato, per poi diventare sempre più limpido, fino a quando lo classificammo come la cavalcata di un numeroso esercito; insieme all'udito anche la vista cominciò ad affinarsi e a mettere a fuoco l'orizzonte, e quello che si prospettò non fu di certo incoraggiante: un'enorme schiera elfica si approssimava alla Montagna, accodata da un vasto seguito di uomini. In testa all'esercito vi erano Bard e Thranduil, il primo a cavallo del bianco destriero che avevo visto il giorno prima, il secondo invece montava una delle più belle creature dell'inverno che avessi mai visto: era un alce maestoso, così come altrettanto regale era il cavaliere dall'armatura scintillante. Quest'ultimo cavalcava fiero e si avvicinava in aria di sfida, mentre Bard aveva l'aria preoccupata e sembrava essere lì quasi contro la sua volontà. L'armata si fermò ad una distanza di sicurezza, mentre i due capitani si accostarono di più alla fortificazione.
Appena giunsero a tiro d'uomo, Thorin mi ordinò di passargli il mio arco. Glielo diedi riluttante, ben consapevole che qualsiasi arma nelle mani di quel nano era estremamente pericolosa.
Così, per dargli il benvenuto, Thorin scagliò una freccia dritta ai piedi dell'alce di Thranduil. Il Sire Elfico lo guardò quasi sbalordito poi, notando che Thorin mi ripassava l'arco, sorrise sardonico.
«La prossima volta mirerò dritto tra i tuoi occhi», sottolineò Thorin rivolgendosi a Thranduil.
Quello non si fece intimidire più di tanto, o almeno non lo diede a vedere, e passò subito al nocciolo.
«Siamo giunti qui per riferirti che il pagamento offertoci è stato accettato. Il tuo debito è stato saldato».
Tutti i Nani si guardarono confusi e cominciarono a mormorare.
«Quale pagamento? Io non gli ho dato niente. Loro non hanno nulla», tuonò Thorin.
«Abbiamo questa», rispose Bard estraendo da una tasca della palandrana la Pietra. La mostrò a Thorin, indirizzandola verso di lui e tenendola il più alto possibile: la gemma brillava di mille colori, riflettendo e rinviando verso di noi la luce del sole. «Noi abbiamo l'Arkengemma», continuò a puntualizzare Bard.
Thorin rimase spiazzato. Non riusciva a credere alle immagini che gli si paravano davanti agli occhi. Riuscivo a percepire il suo stato di folle confusione. I miei dubbi stavano cominciando a prendere una forma reale.
«Ladri!», sbottò Kili, che sembrava essere il più arrabbiato di tutti. «Come fate ad avere il retaggio delle nostre genti? Quel gioiello spetta al Re!», continuò puntando il dito verso Thorin che sembrava ancora più perso nei meandri della sua follia.
«E il Re può riaverlo. Prima però deve tener fede alla sua parola», disse pungente Thranduil.
«Questo è un inganno, è una sporca bugia. L'Arkengemma si trova al sicuro all'interno della Montagna. È un trucco», disse Thorin delirante.
«Non è un trucco», disse una voce tra di noi.
Biblo si era animato di coraggio e aveva deciso di intervenire.
«La gemma è reale perché... perché gliel'ho data io».
«Perché gliel'abbiamo data noi, vorrai dire», la mia voce si aggiunse alla sua istintivamente.
Thorin non reagì subito, ma i suoi occhi cominciarono a diventare lucidi. Lentamente si staccò dal muro e si avviò verso di noi, la sua faccia riflettendo il colpo al cuore che gli avevamo dato.
Ancora prima che parlasse, avevo capito che lo avevamo deluso. I suoi occhi riuscivano ad esprimere ciò che le parole limitavano: la ferita di un nano che si era fidato, che ci aveva reso partecipi dei suoi dubbi, che aveva condiviso con noi doni della sua gente anche se non ne facevamo parte. Il piano di Bilbo era giusto sì, ma non aveva preso in considerazione i sentimenti di Thorin e aveva dato per scontato che avrebbe reagito positivamente, magari rinsavendo del tutto. Ma non andò così.
«Tu!», disse Thorin guardando minaccioso Bilbo, poi mi scorse e si corresse, «Voi!», e si avvicinò a noi,  piantando i suoi occhi fiammeggianti verso di me, «Voi avete osato derubarmi!».
Stava per afferrare Bilbo, quando io mi misi in mezzo sfoderando la spada e puntandogliela contro.
«Non osare insultarci o fare del male a questo Hobbit. Prima ascoltaci e, soprattutto, ascolta te stesso», risposi furiosa. Quella situazione stava degenerando e c'erano fatti più importanti da prendere in considerazione, ma nessuna delle parti sembrava ricordarsene.
Bilbo abbassando leggermente il mio braccio che impugnava la spada, parlò da dietro di esso facendosene scudo: «Rubarti? Non ti ho rubato. Ho solo preso in prestito, ma non sono un ladro. Mi considero onesto, ho solo ceduto il mio quattordicesimo del tesoro».
«Il tuo quattordicesimo? Come fai a considerare “tua” la proprietà altrui? Ratto miserabile!», e sguainò di rimando la sua spada.
«Avevo intenzione di dartela, molte volte sono stato sul punto di consegnartela, ma...»
«Ma cosa, ladro?», lo incalzò Thorin.
«Ma tu sei diverso! Il Nano che è entrato a casa Baggins non avrebbe mai mancato fede alla parola data. No, non avrebbe dubitato della lealtà della sua gente», rispose sinceramente Bilbo.
«Non osare parlarmi di lealtà e tu», disse cambiando soggetto dallo Hobbit a me, «ci hai portato solo guai! Non metterti in mezzo anche adesso». Poi si rivolse alla compagnia: «Scaraventateli giù dalle rocce!»
I compagni di Thorin si guardarono tra di loro allarmati, non avendo il coraggio di muoversi dai loro posti. Infuriato, il Re sotto la Montagna spinse Fili verso di noi, ma quello si ribellò al volere dello zio.
Dando un'occhiata di sotto notai i volti tesi di Thranduil e soprattutto di Bard. Vidi che il mio nome si formò non pronunciato sulle sue labbra, ma si sbagliava ad avere paura: Thorin era accecato dall'ira, ma erano solo parole, e in caso contrario si sarebbe sfidato con la mia lama.
«Non mi avete sentito? Maledetti voi! È stato Gandalf che ha scelto questo sciagurato come membro della nostra compagnia e chissà se non è stato lui a mandarci pure questa... questa... Ah, dannazione! Lo farò da solo!», e Thorin incrociò la sua spada con la mia.
Ma una voce impetuosa si levò dall'esercito che aspettava di sotto e arrestò quell'insano duello sul nascere.
«Fermo! Se non ti piace il mio scassinatore, per piacere non danneggiarmelo e restituiscimelo», la voce si fece strada tra le schiere degli Elfi e alla fine sbucò fuori. Apparteneva a Gandalf il Grigio.
«Non stai facendo una bellissima figura come Re sotto la Montagna, Thorin figlio di Thrain», continuò a rimbrottarlo lo stregone.
«Non avrò più niente a che fare con nessuno stregone né con i suoi amici. E adesso scendi, topo di fogna, e non farti più vedere», rispose Thorin rivolto a Bilbo.
«Se non ti dispiace», continuò a dire Gandalf, «mi piacerebbe avere la compagnia di Dama Erewen. Sono vecchio e il suo braccio forte potrebbe essermi utile in un'imminente contesa».
Guardai Thorin negli occhi e forse in quell'attimo il mio sguardo lo pregò di non mandarmi via: per quanto volessi essere giù, insieme a Bard e a Gandalf, a combattere una giusta battaglia che non avesse come scopo la conquista di un tesoro, sentivo che la mia missione all'interno della Montagna non era ancora finita.
Thorin sembrò carpire quell'esitazione e replicò: «La donna resta qui. Sarà la nostra prima prigioniera».
Bard e Gandalf reagirono male a quelle parole, il primo agitandosi sul cavallo, l'altro mormorando qualcosa tra i denti. Bilbo mi guardò triste e scese rapido dal muro, usando la stessa corda della notte precedente. Lo vidi raggiungere Gandalf e gli si stette accanto.
A quel punto non avevo più nessuno da difendere, se non la mia stessa vita. Non avevo paura di Thorin, quindi gettai a terra la spada e mi lasciai cadere sulle ginocchia in segno di resa. Thorin mi bloccò subito le braccia dietro la schiena tenendole strette con una mano, mentre con l'altra mi puntò la lama alla gola.
«Continuiamo le nostre negoziazioni?», riprese Thranduil quasi divertito da quella situazione. Riuscivo a scorgere il suo sorriso beffardo diretto verso di me, così da rendere la mia posizione ancora più infelice.
«Rispondici adesso. Scegli pace o guerra?», disse Bard proponendogli un ultimatum.
Prima di rispondere, Thorin guardò verso Oriente e ciò che desiderava si rifletté nelle sue pupille.
Un altro numeroso esercito apparve dallo sperone orientale di Erebor, in pronta risposta a quelle ultime condizioni.
Dain era arrivato e con un tempismo impeccabile.
Allora Thorin diede un'altra stretta alle mie braccia e mi venne da urlare sotto quella morsa tenace, ma resistetti per non dargli soddisfazione. Poi sorrise e rispose compiaciuto:
«Scelgo guerra».
E l'ultima parola echeggiò lungo tutta la Desolazione di Smaug.  

type: multichapter, language: italian, fandom: the hobbit, title: elendinen una storia inaspettata

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