Titolo: Mike in Wonderland
Autori: Livin Derevel e Peacemaker
Fandom: RPF Green Day
Rating: NC17
Pairing: Mike/Billie Joe(Beh sì, a Mike piacerebbe!XD)
Personaggi: Mike Dirnt, Billie Joe Armstrong, Tré Cool, Jason White, Bono Vox, Bill e Tom Kaulitz, Jared Leto altri personaggi
Numero Capitoli: 7
Genere: erotico, romantico, DEMENZIALE XD
Avvertimenti: Furry, sesso descrittivo, slash, cose molto zozze, AU, Orecchie e code da coniglio su nani interessanti
Info: questa cosa è malata, MOLTO MALATA. Fa parte della nostra serie di fiabe XD
Disclaimer: Ovviamente tutto questo non è mai accaduto e mai accadrà, non è vero niente e no, non ci siamo fumate dell'erba v.v
CAPITOLO 1 - Mai Fidarsi di quel che Dice una Boccetta
Mike si era veramente rotto le palle.
Rotto di starsene lì disteso sul prato ad ascoltare i deliri di Jason su trombe e tamburi, probabilmente si era fumato metà dei fiori sbocciati che stavano loro intorno, e aveva l'aria parecchio svalvolata!
Che senso ha parlare, se non si parla di donne? si chiese l'uomo dagli occhi azzurri che, avendone piene le tasche, decise di alzarsi, che tanto Jason era talmente fuori da non accorgersi della sua assenza, e iniziò a passeggiare, borbottando annoiato tra sé e sé.
Erano andati in un parco fuori città, la cui caratteristica principale era quella di avere diverse aree adibite con delle siepi ornamentali che somigliavano vagamente a dei piccoli e graziosi labirinti.
Carini, se non fossero stati invasi dai tossici.
Mike scansò diversi "inconvenienti" e si mise a passeggiare con le mani in tasca, finanche un fruscio attirò la sua attenzione. Vide un batuffolo bianco agitarsi tra le fronde delle siepi, ma non ci fece molto caso.
- Diocristosantissimofottutoquantoètardi!!! - sbraitò qualcuno proprio tra quelle fronde, facendolo sobbalzare - Quel cazzo di maledetto autista, guarda te, mai fidarsi di un italiano... - borbottò sempre quella voce in tono basso e piuttosto irritato, destando la curiosità di Mike.
Camminò ancora, tendendo le orecchie al suono di quella voce.
Mike Dirnt era uno che in genere si faceva sempre i fatti suoi, ma dopotutto, che altro aveva da fare?
Di nuovo rivide quel batuffolo in corsa e questa volta lo identificò con la coda di un coniglio bianco.
Bah... pensò fra sé, catalogando l'avvenimento tra le "cose inutili" nell'angolino di cervello dedicato.
Continuò imperterrito a passeggiare, girando tra siepi, fino a che un individuo di spalle non si stagliò di fronte al suo percorso. Sarebbe stato del tutto normale, se il tipo in questione non avesse avuto un pon pon bianco sul sedere e un paio di orecchie bianche sulla testa, che la grattava irritato.
- Sono in un ritardo fottuto, la duchessa m'impiccherà per il... - Per fortuna di tutti i presenti, bloccò la frase, e si voltò a testa bassa, stringendo nella mano sinistra un piccolo orologio rotondo dorato, e per poco non andò a sbattere contro Mike.
- Oh, mi scusi. - borbottò l'uomo-coniglio, riponendo nella tasca del panciotto che indossava il piccolo orologio completo di catenella.
Alzò gli occhi verdissimi e si scostò dalla fronte un ciuffo di capelli neri come la pece - Si può spostare? Vado di fretta. -
Mike rimase bloccato per qualche secondo, prima di rendersi conto che quel faccino aveva qualcosa di felino pur essendo soffice e bianco come il pelo che si portava indosso sparso qua e là. Il coniglio lo guardò ancora un po', attendendo.
- Ti levi sì o no?! - sbottò poi abbandonando la poca educazione che aveva dimostrato - Ho una vita da vivere, per quel che mi rimane! -
L'uomo quasi fece un balzo e soffocò un'esclamazione.
- Cazzo, ma tu sei un coniglio a forma di uomo! O un uomo peloso come un coniglio! Figo! - esclamò, avvicinandogli un dito al viso e pigiandogli il musino.
L'altro ricambiò con una smorfia decisamente schifata e lo spinse via, cercando di passare - Ma tutti a me i maniaci... - borbottò.
- Ehi, aspetta! - esclamò Mike, quando già l'altro aveva iniziato a correre verso un intrico di cespugli che neanche i tossici riuscivano a deforestare - Chi sei?! Sei scappato da un circo?! Quello di Moira Orfei?! -
Il ragazzo/coniglietto/qualunque cosa fosse, prima di gettarsi tra le fronde nodose e scure, gli lanciò un'occhiata torva, mostrandogli il dito medio.
- Mi chiamo Billie Joe, coglione. -
Lo strano essere scomparve e Mike strabuzzò gli occhi, decisamente perplesso.
Spinto da interesse, o forse solo noia, si gettò istintivamente all'inseguimento di quel Billie Joe che sarebbe stato tanto bene su una copertina di Playboy.
Si graffiò le braccia e il volto mentre davanti a sé, in quel cunicolo frondoso vedeva solo la coda bianca e batuffolosa dell'altro, che riusciva ad andare avanti apparentemente senza danni.
Quando, finalmente, sbucarono in una radura che non aveva mai visto nel parco, ruzzolò vicino ad un grosso albero, nelle cui radici si apriva una specie di voragine.
L'uomo-coniglio si fermò sul ciglio e si voltò a guardarlo - Ma mi hai inseguito? Guarda che ti denuncio per molestie! -
Detto questo fece un alto balzo e si gettò in quella fossa, scomparendo alla sua vista.
- Ma perché scappi?! - gli gridò dietro Mike - Non ti mangio! - Anche se sarebbe una cosa divertente darti un morso. si disse, ma lasciò perdere, non era molto sensata la cosa.
Guardò in fondo al baratro nero in cui si era gettato il coniglietto, pensando che se era sopravvissuto lui, sarebbe sopravvissuto anche Mike.
Con quel pensiero vagamente idiota in testa scavalcò una radice e si gettò con decisione nel buco, certo di finire al massimo qualche metro più sotto.
Quello che invece non si aspettò fu precipitare letteralmente in un'enorme galleria scura, che mano a mano si schiariva, mostrando il suo contenuto.
Mike gridò sempre più forte mentre scendeva a velocità folle tra pezzi di mobilio sospesi nell'aria e un altro mucchio di oggetti indefiniti, chiedendosi in che diamine di trip mentale si fosse infilato.
Vuoi vedere che il fumo passivo dell'erba di Jason ha fatto effetto anche su di me?! ipotizzò, anche se credeva che forse tutta l'ecstasy e la coca di cui ormai era impregnato il terreno del parco avessero reso quelle piante con cui si era graffiato allucinogene come funghi.
Continuò a cadere per un tempo indefinito e, mentre si guardava attorno giacché riusciva ad annoiarsi anche lì, vide di tutto. Intere batterie appese, bassi, chitarre, violini, violoncelli, sassofoni, e tutto quanto occorreva ad un qualsiasi musicista.
Sono nelle scale a chiocciola di Elvis!
La cosa lo riempì di una certa aspettativa. Allungò una mano verso un basso della Gibson davvero figo, ma volò più veloce verso il basso e non poté fare altro che sfiorarlo con le dita e andare sempre più giù.
Scese ancora per quelle che gli parvero ore ed ore e riuscì persino a farsi un pisolino.
Stava sognando Angelina Jolie completamente nuda e unta di olio per motori che gli si avvicinava ammiccante, quando un dolore atomico lo costrinse a svegliarsi. E lanciare una sonora imprecazione.
Si era sfracellato su un pavimento di marmo, con il risultato di ritrovarsi pieno di lividi e con un gran male al culo.
Si sollevò a fatica, stropicciandosi gli occhi a azzurri e guardando con evidente perplessità la stanza circolare in cui si trovava e le varie porte che la costellavano.
- Ecco, ti pareva. Adesso mi sto sognando un film horror. Che palle... - sbadigliò, avvicinandosi alle varie maniglie e abbassandole senza successo - E ti pareva che non si aprivano, altrimenti non faceva scena. -
Fece il giro di tutto l'immenso corridoio a sbatacchiare porte e maniglie, ma, prevedibilmente, neanche una si aprì, né sotto l'ausilio di parole dolci, né dietro spallate ben assestate.
- Oh che palle... - ripeté Mike passeggiando nervoso, chiedendosi dove fosse finito il coniglietto Billie, e come avesse fatto lui ad uscire da lì.
Tornando sui suoi passi, si accorse di una porticina minuscola, veramente bassa, che prima non aveva notato.
Probabilmente lui sarà uscito da lì... E' della sua misura!
In realtà Billie Joe non era così piccolo, ma la mente di Mike era molto semplice e lineare.
Si guardò ancora in giro e inarcò un sopracciglio alla vista di un tavolino comparso dal nulla, con sopra posata una piccola chiave. La prese e si inginocchiò davanti alla porticina, inserendola nella serratura, che scattò.
Con un sorrisino pensò al suo coniglietto e vi infilò la testa, ma poi si rese conto di essere troppo grande per riuscire a passare di lì.
- Perché riesco sempre a cacciarmi in queste stupidissime situazioni...? - si chiese dannando se stesso per non essere rimasto a fumare roba allucinogena con Jason.
Si avvicinò al tavolinetto di vetro e vide una boccetta di cristallo allungata, la prese tra le dita, e notò che aveva una minuscola etichetta con scritto Bevimi.
Fece spallucce e posò la chiave sul ripiano, tanto che cosa gli cambiava bere o no?
Stappò la fiala e ne ingollò un sorso, facendo appena in tempo a posarla per iniziare a rimpicciolirsi velocemente e trovarsi ai piedi del tavolino.
- Oh cazzo. -
E adesso come ne usciva? Avrebbe dovuto dare ascolto ai consigli del suo barista di fiducia, mai bere cose strane, soprattutto quelle che hanno un'etichetta che ti invita a fare il contrario!
Però... Guarda caso, miracolo dei miracoli, era dell'altezza giusta per poter passare dalla porticina!
- Oh, fico! - esclamò con un sorriso smagliante.
Solo che si ricordò che la chiave l'aveva lasciata proprio sul tavolinetto, che in quel momento gli sembrava alto più o meno come lo stabilimento della Pirelli.
- Oh che palle... -
Abbassò la testa e davanti a lui una specie di caramella gommosa con lo zucchero a velo stava bene in vista con il suo bigliettino Mangiami.
Roteò gli occhi al soffitto per la noia e diede una forte morsicata al dolce, che aveva un sapore gradevolissimo. Ne diede un altro e un altro ancora, fino a quando si accorse di diventare sempre più grande, più di come era prima, arrivando fino al soffitto e picchiandoci la testa.
- Oh, ma io mi sto rompendo le palle !- esclamò.
Dalle sue spalle cadde un biglietto, lo afferrò al volo e lesse Allora pianta di fare il cretino e stai attento a quanto ne mangi. Eloquente, il biglietto.
Lo gettò via con uno sbuffo e fece due calcoli: se la pozione lo aveva rimpicciolito e la caramella lo aveva fatto diventare fratello di Gulliver, poteva sempre riprovare.
Questa volta ebbe la furbizia di tenersi la chiave in mano e poi bevve dalla piccola fiala, tornando a rimpicciolirsi ancora. Una volta arrivato a essere di minuscole dimensioni, corse verso la porticina con la propria chiave e finalmente la spalancò, oltrepassandola e pensando al coniglietto.
- Oh, finalmente ce l'ho fatt... - Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare, che si ritrovò catapultato in un enorme giardino verdeggiante, alberi, fiori, amene colline, un paradiso.
Dove sarà Billie Joe? si domandò non chiedendosi nemmeno perché provasse tanto interesse per quel bel coniglietto tutto da strapazzare.
Forse perché sembrava così morbido e carino? Beh, se gli si tappava la bocca, ma lui non era schizzinoso.
Fece qualche passo infilandosi le mani in tasca, quando si ritrovò a strabuzzare gli occhi di fronte ad un'enorme girasole che gli si era piegato di fronte guardandolo incuriosito - E tu chi sei, coso? -
- Questa è una domanda che dovrei fare io a te, girasole geneticamente modificato! - sbottò il ragazzo.
- Uh, hai sentito Marta, che insolenza? - sentì dire da qualcuno al suo fianco. Si voltò e vide un'enorme violetta con un paio di occhialetti tondi.
- Ho sentito Gertrude, proprio maleducato. - confermò un giaggiolo con la cuffietta.
- Cos'è, sotto il campo hanno seppellito delle scorie radioattive?! -
- Veramente noi abitiamo questo posto, curioso essere. - rispose Matilda, una gioiosa genziana piuttosto anziana - E non vorrei sbagliarmi, ma tu sembri un... umano! -
Ci fu un coro di Oooohhh! al quale Mike rispose con uno schiocco della lingua.
Ci mancavano ancora i fiori parlanti. Si domandò seriamente se anche Jason sognasse quella roba quando si fumava la paglia.
- Bravissime signore, il sottoscritto è un esemplare purosangue di uomo al 100%, fatto e finito. - sorrise piuttosto fiero di se stesso.
- Wooow, uomo, che ne dici di venire a vedere la mia collezione di pollini? - domandò suadente una vispa digitale color violetto.
- Diciamo che non sei proprio il mio tipo... -
- Su su, non perdiamoci in sciocchezze, costui potrebbe essere venuto qui per portarci in un mazzo! - sbraitò un combattivo gladiolo, e alle sue parole tutti i fiori inorridirono.
- No, non vorrà fare una cosa del genere! - disse qualcuno.
- Potrebbe, è un umano, sono fatti così loro! - ribadì qualcun altro.
Mike se ne stava ad ascoltare perplesso, domandandosi tacitamente se quei fiori si rendessero conto che lui era alto più o meno un terzo di loro, e che quindi gli sarebbe risultato molto ostico tagliarli. Soprattutto con quei caratterini!
- Scusate, belle signore. - li interruppe - Come potrei tagliarvi? E soprattutto non avrei motivo di farlo. -
- Beh, allora non c'è altro motivo quale il Bianconiglio! - ridacchiò una frivola campanula.
-Oh sì!- la spalleggiò una maliziosa rosa rossa, piegando il proprio gambo fino all'altezza del viso di Mike - Il Bianconiglio è un bocconcino davvero sexy... -
Un geranio la scostò - Taci tu, ninfomane! Tutte così le rose, sempre pronte ad aprire i petali al primo venuto. - aggiunse poi rivolto a Dirnt con uno sguardo di comprensione.
- In effetti è un bel tipo... - concordò però quest'ultimo, ricordandosi di quel musino.
- Dovrei regalare un mazzo di fiori al coniglio?! - replicò Mike - E cosa se ne fa?! Credevo che per lui fossero meglio le carote! -
Ci fu un attimo di silenzio.
E poi tutto il giardino scoppiò in una risata contagiosa, tutti i fiori, indistintamente, scrollarono i petali e le foglie dalle risa, persino i soffioni dispersero i semi dall'ilarità.
- Oh sì, credo proprio che sia il regalo giusto per uno come il Bianconiglio Billie! - riuscì a dire la rosa scarlatta con i petali che luccicavano - Carote! Credo non si stancherebbe mai! -
Ripresero tutte a ridere, anche la saggia anemone, che si abbandonò ad una pacata risata sincera.
Mike sospirò senza capire il motivo di tante risate. Era ovvio che a un coniglio piacessero le carote, a tutti i fottuti conigli del pianeta piacevano delle fottute carote.
Una petunia notò il suo imbarazzo e si chinò al suo fianco - Al Bianconiglio potresti offrire la tua carota, sono certa che, bello come sei, la mangerebbe volentieri! -
Dirnt decise di annuire senza motivo, poi la rivelazione gli arrivò come un fulmine nella testa ed esplose a ridere anche lui.
Il coniglietto allora sa darsi da fare... sorrise comprendendo la situazione, sentendo un vago piacere pervaderlo. La cosa lo attirava in una certa maniera.
Con quelle due lunghe orecchie morbide che spuntano dai capelli neri, e quel bel batuffolo soffice sul sedere tondo e alto, con cui giocare... E quell'espressione sempre incazzosa... Decisamente gradevole da rincorrere.
- Oh oh, il nostro amico uomo ha qualcosa in mente! - esclamò il giglio, notando la sua espressione predatoria.
Dirnt diede un colpo di tosse, cercando di nascondere quello che ormai tutti i fiori avevano notato, tutti con fra i petali un sorrisino malizioso.
- Per sapere dove trovare il Bianconiglio, dovresti andare dal Cappellaio Matto. - sussurrò la rosa al suo orecchio, solleticandolo piacevolmente - Se non è fatto, potrà dirti qualcosa in più. -
- Se non è fatto? - ripeté lui un po' interdetto. Tante annuirono, e piano piano se ne tornarono erse sul loro stelo, a cercare di allungarsi verso il sole di quella stagione così strana. Mike si ritirò nel silenzio più assoluto, continuando ad avanzare per l'immenso giardino che mano a mano diveniva sempre più atro col calare di uno strano crepuscolo roseo e bluastro.
Evitò rami frondosi che si facevano sempre più bassi, procedette sempre più lentamente a tentoni, finché non sentì nell'aria uno stranissimo odore dolciastro.
Camminò inseguendo quell'odore strano, quando una voce suadente richiamò la sua attenzione.
- Toh, un umano. Porti la carotina al coniglietto? -
Mike si voltò scazzato, era già stufo di tutti quei discorsi. Alzò la testa e su un ramo un grosso gatto blu a strisce azzurre ciondolava pigramente la propria zampa.
- E se fosse?- chiese alla curiosa creatura -Sai dove trovarlo? -
- Ovvio che no. Quello salta sempre da un letto all'altro. - rispose quello che poi si presentò come Stregatto - Ma il Brucaliffo potrà insegnarti la strada... -
- Il chi?! Ma in questa giungla uno con un nome normale non c'è?! - sbottò Mike levandosi dall'interno della manica un rametto di pungitopo che si era infilato a tradimento - Quelle mi dicono di andare dal Cappellaio, questo dal Brucoso... -
- Brucaliffo! - precisò in un miagolio scontento.
Il gatto scese con un elegante balzo, e Mike, nella poca luce che una luna morente lasciava filtrare, vide che non era esattamente un gatto. Sì, aveva il pelo scuro e la coda a punto interrogativo. Ma aveva anche un piercing al labbro inferiore, lunghi capelli neri, e gli occhi a mandorla color castano.
- Chi diamine sei tu?! - gli chiese guardandolo mentre gli sorrideva allusivo.
- Te l'ho già detto, tonto. - rispose il felino - Sono lo Stregatto. Tom, lo Stregatto. -
Il biondo inclinò la testa e lo guardò bene - Ma sei un moccioso rapper? Prima eri un gatto. -
- Hai sempre la lingua così lunga? Vieni idiota, prima che perda la pazienza. - rispose scocciato lo Stregatto, facendogli cenno con la testa di seguirlo.
- Da quali di quei drogati mi porti? - volle sapere Mike, che dopo qualche passo si arrese a seguirlo.
- Il primo che troviamo. -
Eloquente...
Lo Stregatto si muoveva con grazia, nessun ramo sembrava nemmeno sfiorarlo ma si apriva al suo passaggio, mentre invece sembrava che tutti quegli alberi odiassero profondamente Mike.
Che cazzo, la prossima volta che vengo mi porto il diserbante! inveì in silenzio seguendo l'altro.
- Ehi, gatto... -
- Stregatto - precisò quello.
- Sì, quello che è... Tu conosci il coniglio? -
Non sentì più passi davanti a sé, così alzò gli occhi, e si accorse che Tom era voltato verso di lui, con un sorrisetto molto significativo sul viso.
- E chi non lo conosce quello. - sghignazzò, accarezzandogli il mento - Un vero peccato che non ne voglia sapere nulla di me! -
E meno male! pensò Mike, incrociando le braccia.
- In ogni caso, siamo quasi arrivati. - continuò suadente l'altro, veleggiando nell'aria.
Ti credo che non ne vuole sapere niente di un gatto... convenne Mike ricominciando a seguirlo.
All'improvviso sbucarono in un'ampia radura, dove regnava il caos più assoluto.
Una lunghissima tavolata rettangolare era al centro, e sopra c'era di tutto: tazzine da tè, da caffè, teiere, moke, bicchierini, bottiglie vuote di Limoncino, narghilè, posacenere, incensi, accendini, cioccolato, e qualsiasi altra cosa potesse servire per cercare il paradiso artificiale che, pur essendo un'utopia, con quelle cose risultava molto più sopportabile.
- Che diavolo...? -
- Gaaaaaaaaaaaaattooooooo!!! - sbraitò qualcuno tra il fumo che regnava sopra la tavolata - Chi è quello?! -
- Il tuo nuovo amico! - trillò l'altro, afferrando Mike per un braccio e spingendolo nel fumo - Cerca il coniglietto... Come tutti. -
Dirnt si girò a guardarlo perplesso, ma Tom gli rispose con un sorriso affilato - Ti lascio con il Cappellaio Matto... il Brucaliffo che vada a farsi fottere. Divertiti bella gioia. - E con quelle parole scomparve.
Il tintinnio improvviso delle tazzine fece voltare di scatto Mike, che vide un uomo arrivargli incontro tutto sorridente, camminando sul tavolo.
- Ciao occhiblù, che aria tira? - domandò questi non appena fu a vista, apparendo come uno spettro tra i fumo bluastro.
L'uomo in questione aveva degli splendenti occhi verdazzurri, cangianti e brillanti, e una capigliatura tinta di un rosso sangue, che gli dava un'aria vagamente inquietante, mista all'espressione allucinata che indossava.
In testa aveva un cappello stravagante e scese dal tavolo tramite due scatoloni come gradini e arrivò proprio davanti al bassista.
Mike spalancò gli occhi e rispose - Oh... Tira bene, sono dentro un trip mentale niente male. Tu chi sei? -
- Io? - ridacchiò l'altro, passandosi un dito sulle belle labbra - Io sono Tré, il Cappellaio Matto! Vuoi un te, stella? -
- Non mi chiama... - Intuì che non valeva neanche la pena dirgli qualcosa, che tanto non avrebbe capito. Tanto valeva assecondarlo, ormai. Cosa non si era disposti a fare, per un coniglietto... - No, il tè non mi piace... Volevo solo un'informazione... -
- Noooo, e invece il tè lo prendi! -
- Non lo voglio il tè! -
- Un caffè? -
- No! -
- Una fumata d'oppio? Guarda che è il migliore in circolazione, roba sana, viene dai più rossi papaveri della Palestina! -
- No! -
- Almeno un cioccolatino! -
- E VA BENE! DAMMI QUESTO CIOCCOLATINO E POI... - esplose il biondo e Il Cappellaio sogghignò sotto i baffi, mettendogli il cioccolatino in mano.
- E poi vuoi che ti dica dove si trova quel coniglietto porno, vero? - biascicò, sistemandosi il cappello e tirando una fumata dallo spinello che aveva in mano.
- Sì, voglio trovare Billie Joe, porca zozza, è così difficile?! - sbottò infilandosi il cioccolatino in tasca senza neanche guardarlo.
- Oh, il coniglio non è mica tanto facile da scovare, tutti se lo vogliono mangiare! -
- Io non lo voglio mangiare! -
- Sì invece, forse in un altro modo, ma lo vuoi fare! - annuì il Cappellaio stravaccandosi su una poltroncina, piazzando i piedi sul tavolo.
- Senti, dimmi dove cazzo lo trovo e poi me ne vado! - Tré Cool si voltò verso di lui con un'espressione allucinata.
- Ma io non voglio che tu te ne vada! -
- Me ne voglio andare io! -
- Oh, quanto sei palloso. Se non la pianti ti infilo in una teiera, siediti! - borbottò e Mike si ritrovò suo malgrado a sedersi.
Il Cappellaio gli versò il tè in una tazza sbeccata e gliela offrì.
- Allora? Se bevo 'sta roba mi dici dov'è? - riprovò nuovamente il povero bassista, che nel frattempo si era immaginato per bene in quanti modi mangiarsi il coniglietto.
- Io non posso dirti dove trovare il Bianconiglio, perché nessuno può sapere con esattezza dove sta, ma ti posso indicare chi sa bene dove è passato. -
- Non mi è d'aiuto... - mormorò Mike alzando gli occhi al cielo, iniziando a sorseggiare il tè almeno per smetterla di sentirselo dire. Aveva un sapore strano.
- Billie di solito bazzica per il tavolo, ma in questo periodo c'è l'organizzazione del party, quindi è un po' indaffarato.
- Quale... party? - sillabò con la sensazione che il cervello si facesse leggero leggero. Ma cosa cavolo c'era dentro quel tè?!
- Marijuana. - disse l'altro, andando avanti con il discorso - Il party che si terrà domani sera al Castello della Regina Rossa! Non vedo l'ora di andarci, gira sempre un sacco di roba buona e c'è un mare di tette e culi. -
- Ma come sei volgare! - strillò una vocina e Mike si girò per vedere da dove provenisse. Vide il coperchio di una zuccheriera alzarsi e un topino saltare fuori con una spada grossa come uno stuzzicadenti fra le mani. E poi somigliava pure a Michael Stipe dei REM, la cosa era sempre più malata.
Oh la miseria, altro che marijuana, qui c'è roba tagliata male! si disse Mike fissando ad occhi spalancati quel sorcio che intanto si era infilato degli occhiali da sole nonostante ci fosse buio pesto.
- Lo sappiamo tutti quanti che tu vai dietro alla Duchessa! -
- Non t'impicciare, e prendi un po’ di zucchero. - rispose pacato il Cappellaio.
- Io ci vivo nello zucchero! - sbraitò lui piuttosto incazzoso, ma Mike si perse tutto il resto del discorso.
Infatti svenne sul prato.
Sentì un bel po' di voci nella propria testa, gente che parlava di cose strane e di portarlo al Castello.
Si sentì trasportare su qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa. Seppe solo che si svegliò con un sonoro schianto a terra e riaprì gli occhi vicino ad un alto muro di pietra.
Dio, non è possibile... si lamentò con se stesso una volta ripresosi abbastanza Come al concerto dei Ramones!
continua…