Titolo: Di tentacoli e braccia di ferro
Autore:
queenseptienna Beta:
hikaruryu Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: NC17
Genere: storico, romantico, erotico
Avvertimenti: tentacoli, slash, sesso sì e no descrittivo XD, steampunk
Info: dedicata a
hikaruryu e a
fiorediloto , da cui mi sono ispirata.
Info2: scritta per il prompt Steampunk della
Warning Table di
holmes_ita e per il p0rn Fest di
fanfic_italia con il prompt Sherlock Holmes, Holmes/Watson, Steampunk.
Disclaimer: Sherlock Holmes non l’ho inventato io, ma i diritti su di esso sono scaduti, quindi ciccia u.u
Sistemare da solo il mio braccio destro, meccanizzato in seguito ad un incidente in carrozza, è sempre particolarmente difficile da fare da solo. E’ un genere di attività a cui non amo dedicarmi; svitare la base dell’arto e riporlo sul tavolo per la pulizia mi irrita e guardare la mia parte monca mi fa pensare a cose spiacevoli.
Sembra incredibile che proprio io, un medico, abbia una simile reazione, ma ormai sono anni che non esercito più la professione, se non per Holmes, il mio compagno. Questa non è una ferita di guerra, qualcosa di cui, malgrado la perdita, andar orgoglioso; è unicamente il frutto di uno sciocco incidente, e il solo ricordo mi da l’orticaria.
-Mi chiedo il motivo per cui insistiate a farlo, se lo patite.- la voce del mio amico è anticipata dal tipico suono strisciante che lo accompagna ormai da qualche anno a questa parte.
Mi volto lentamente, abbassando lo sguardo e mi acciglio più per le sue parole ironiche, che per la sottile scia viscosa che i suoi otto tentacoli lasciano al suo passaggio. Irritato, agito il moncone del mio braccio e glielo punto addosso: -Proprio voi parlate, che a malapena riuscite a guardare il risultato della vostra mutazione? E smettetela di prendermi in giro. E’ ovvio che debba farlo, non voglio che arrugginisca e che si riempia di sudiciume. Sono una persona pulita, io.-
Holmes mi rivolge una smorfia annoiata e sarcastica, poi si avvicina ad un mobile. Un tentacolo apre l’anta e gli passa in mano una delle “batterie” del mio arto, una complessa fiala di vetro contenente il prezioso vapore che garantisce, per circa due settimane, il movimento della mia parte meccanica. Per evitare che il modello esca di produzione ne abbiamo una buona scorta.
-I miei tentacoli sono affar mio, Watson. Poi amo dileggiarvi.- risponde, soppesando il piccolo tubo di vetro -E, in ogni caso, ci sto facendo l’abitudine. Inoltre, è il caso di dire che le mie “estremità” sono piacevoli, da un certo punto di vista.-
Non posso fare a meno di arrossire per la vergogna. Ricordo bene cosa era accaduto diversi giorni prima, mentre salivamo sulla carrozza vaporizzata a nolo nell’angolo di Baker Street. Il viaggio per la nostra meta era piuttosto lungo e, di prima mano, avevo sperimentato cosa potesse fare la mutazione di Holmes.
Perdonerete, ma è piuttosto difficile parlare del proprio amico e di otto tentacoli che vi aggrediscono e si infilano sotto gli abiti, insinuandosi in posti che un gentiluomo non dovrebbe nominare. Il fatto che, dopo, per tutto il resto del viaggio io sia rimasto sfatto e con un sorriso alquanto ebete dipinto in faccia, è un fattore di secondaria importanza.
-Siete disgustoso quando mi ricordate episodi simili.- replico acido, scostandomi nervoso.
Un tentacolo verde scuro striscia sul tavolo, mentre le ventose bianco ghiaccio lasciano sempre quel sottile filo umido. Holmes mi guarda e si gingilla con la fiala di vapore. -Fate il bravo, dottore.- sussurra e tutte le sue estremità da mollusco diventano utili per pulire, sistemare, oliare ed infine ricaricare il mio odiato braccio meccanico, la cui superficie dorata è resa ancora più brillante dopo essere passata tra le ventose del mio amico.
Mi porge l’arto e io lo fisso in maniera abbastanza esplicita. Holmes sospira teatralmente, lo pulisce con un fazzoletto ed, infine, mi afferra per una spalla, incastrando il perno nella base metallica attaccata alla spalla e avvita la protesi bronzea. Chiude una leva e finalmente posso muovere la mano.
-Ecco qua.- esclama allegramente e, osservando la luce peculiare in fondo ai suoi occhi penetranti, un gemito mi scappa dalle labbra. E’ troppo felice, questo vuol dire solo una cosa: abbiamo un nuovo caso di cui occuparci. -Suvvia, non fate quella faccia, Watson! Cosa state deducendo?-
-Che mi porterete all’inferno.- rispondo secco, afferrando la camicia e armeggiando con i bottoni per indossarla.
In realtà sono già in fibrillazione per l’attesa, non vedo l’ora che me ne parli, così da seguirlo in una nuova avventura.
-Non mi pare che le sia mai dispiaciuto. Poi, sono d’accordo con Wilde quando afferma: il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia- la sua voce è un sussurro roco che mi fa rabbrividire, un tentacolo mi strappa la stoffa dalle mani ed un altro si posa gentile sul mio ventre. Trattengo il fiato, mentre un terzo fa saltare i bottoni dei calzoni e si insinua all’interno. In brevissimo tempo, mi spoglia completamente, ma non sta usando le mani e sogghigna compiaciuto, poiché ha afferrato subito il mio pensiero.
-Fate tanto il santo, mio caro Watson e non amate il mio stato, ma adorate quello che posso farvi con queste mie… nuove possibilità.-
-Con la mia ferraglia potrei tranquillamente ridurvi ad un calamaro monco.- gli faccio presente in un ringhio, indietreggiando fino a cadere sul divano.
-Prima dovreste provarci.- replica con una scintilla di sfida.
Un attimo dopo, i suoi tentacoli sono ovunque su di me, mi avvolgono le gambe, si attorcigliano intorno al mio sesso, sfiorano luoghi che non voglio nominare ed infine accarezzano la pelle del mio torace, mentre le ventose succhiano piacevolmente la mia pelle in leggerissimi pizzicotti, stuzzicandomi incessantemente.
E ancora non sta usando un solo dito delle sue mani.
-Sapete, vi basterebbe chiedere.- ghigna, conscio di aver già vinto. Sa bene che io non sono come lui, per quanto possa essere tenace, non ho la sua infinita ostinatezza.
-Toccatemi, dunque!- esclamo esasperato e bramoso, ma la mia frustrazione non fa che salire. Mi accarezza, certo, ma su quell’odiato braccio fatto di ferro che, per assurdo, mi rende simile a lui: entrambi diversi da prima. Le dita scorrono sul metallo, insinuandosi tra le pieghe dei cavi d’acciaio, sfiorando il rame e il bronzo fino a risalire al punto insensibile che collega lo strumento alla carne. E, in seguito, posso sentirlo sulla spalla, sul collo, sino alle labbra. Nel frattempo, i suoi tentacoli non hanno mai smesso di torturarmi.
-Vorreste altro, dottore? Magari… un bacio?-
-Siete scorretto, voi stesso non amate unire la vostra bocca alla mia. Siete incapace di baciare, sapete?-
Holmes sussulta, impreparato. Non credeva che esistesse qualcosa in cui non fosse abile.
Mi inarco con violenza mentre sento qualcosa insinuarsi in me e la cosa in questione è munita di ventose che riescono a farmi ammattire. Gioca con me in quel modo, ma il suo volto che mi sovrasta è pensoso.
-Credo che, da questo punto di vista, dovremmo fare pratica.- pondera fra sé.
Il vuoto che percepisco subito dopo, mi dà uno strano senso di abbandono. Tutti i tentacoli si ritirano e Holmes fa cadere la vestaglia, rivelando il torace asciutto e, più in basso, la parte anatomica che ha resistito alla mutazione.
-Ci vuole molta pratica.- concordo a fatica, con il fiato spezzato.
Non risponde, ma mi afferra, tirandomi verso di sé. Finalmente mi fa suo e si aggrappa a me, decidendo di far pratica a tradimento sulla mia bocca, baciandomi fino a levarmi il fiato.
-Credete che sia necessaria altra pratica, in questo genere di attività?-
Miss Hudson ha appena messo davanti a noi un piatto di costolette d’agnello e quasi mi va di traverso il vino che stavo deglutendo. -A dire il vero, non saprei.-
-Io credo di sì.- risponde il mio amico e un tentacolo verde scuro spunta da sotto il tavolo, posandosi sopra la mia mano di ferro.
Lo stringo appena, senza fargli male ed Holmes, finalmente, sorride.
FINE