Aug 22, 2009 03:05
Stasera mi sento sognante e stranamente *attiva*
Ho una voglia di parlare incredibile, di parlare di ciò che amo. Non di cose brutte, dei problemi - che problemi poi non sono -
Solo di quello che mi fa stare bene. Ma non c'è nessuno disposto ad ascoltarmi, ed è anche comprensibile dato che divento piuttosto *pesante* quando mi ci metto. E starei ore intere a blaterare sulle canzoni che ho ascoltato oggi e dell'effetto che mi hanno fatto.
Perché oggi c'era malinconia nell'aria, di quella che pizzica la pelle. E i testi, la musica, ha tutto un altro significato quando la tristezza sta ad un passo da te ma non riesce a toccarti davvero. Perché non ero in vena nemmeno di essere triste, oggi.
Volevo solo fare qualcosa, pensare. Alienarmi dal mondo per un po'. Navigare tra le mie passioni, e *vedere* e *sentire* l'emozione di qualcosa che prende forma e cresce e diventa parola.
Poesia, con un po' di fortuna.
Ma non c'è stata nemmeno la volontà di tirare fuori quel "qualcosa", di prenderlo con la forza e spostarlo davanti agli occhi, sui polpastrelli.
Ho voglia di ridere, stasera. E di parlare. Ancora.
Avrei voglia di riempire di stronzate Ale, per farla ridere un po' che mi sembra giù di morale. Avrei voglia di dire a Terri che le voglio bene. Avrei voglia di parlare ancora di film e libri con Ross. Ma nessuno sembra *presente*
O forse sono io che non lo sono, o forse non sono presenti nel modo che pretendo io.
Forse sono io che non ho la forza fisica, né morale, di aprire un discorso con qualcuno che risponde, che reagisce alle mie parole.
Ed è meglio il journal, a questo punto. Perché non risponde e si subisce i miei scleri senza obiettare e senza fare smorfie o annoiarsi o qualsiasi altra cosa.
E insomma. Alla fine mi sono ritrovata a scrivere e riscrivere questo post. *rolls*
Oggi non ho fatto un cazzo, alla fine. Perché non avevo voglia e perché avevo De Andrè a tutto volume che invadeva casa, e casa era vuota. C'eravamo io, lui e la solitudine. E la pazzia, anche, che quella mi accompagna da una vita. E c'erano le poesie appena scoperte di Alejandra Pizarnik. Che sono vertigini, cadute libere nelle profondità più estreme di una mente sconosciuta ma profondamente *mia*
E l'ho detto anche a Roh che me ne sono innamorata, perché era impossibile, alla fine, restare indifferenti. E non scrivere un post.
Impossibile con i versi di La noche che ancora volteggiano nella mente e lasciano cicatrici che non fanno male. E ricordi di una vita non-mia ma vicinissima.
Ho scoperto anche che è morta suicida, non so bene perché. Non ho trovato nient'altro.
Rimarrà un mistero, probabilmente. Ma forse è anche meglio così.
Non privare questa autrice dei suoi veli, leggere di lei quello che posso nelle sue poesie. Scovare me nei suoi sentimenti.
Accontentarmi di viverla e non conoscerla, ecco.^^
Ho anche letto qualche capitolo de Il gioco dell'angelo che alla fine ho comprato. Scivola lentissimo, le parole sono caute. Deboli, quasi. Mi sta abbastanza piacendo ma mi aspettavo molto di più. Perché insomma la trama sembrava davvero appassionante e la prima pagina era un capolavoro, ma poi è iniziato un po' a scemare il tutto. Forse perché ancora non si è svelato molto, forse perché, boh, il personaggio non mi è molto congeniale. Però alla fine mi sta piacendo e questo è l’importante.^^
Commenterò con calma alla fine.^^
Ross mi passerà anche L’amore ai tempi del colera prima o poi, perché ho trovato Marquez *geniale* in Dell’amore e di altri demoni e ho intenzione di approfondire la mia conoscenza di lui. Mio padre ha anche qualche altro suo libro in casa, da qualche parte, nello studio di Armando, probabilmente.
E devo leggere Senza peso di mio cugino, che, Santo Cielo, è di una pesantezza insopportabile. *rolls*
Però, insomma, ha ventidue anni e ha pubblicato il suo primo libro e quindi *devo* finirlo, anche con la forza. Poi dovrò anche mentire e dire qualcosa del tipo “mah, non è il mio genere. Però sai scrivere davvero bene. Hai un futuro davanti” quando penso che il suo pseudo - romanzo sia un mattone che rimane incastrato in gola, che usa un linguaggio troppo ampolloso e filosofico e che una scena di sesso è una scena di sesso e non un trattato psicologico. Dev’esserci sentimento, passione, amore. Non parolone. Non scienza.
Cioè ditemi voi come cazzo si fa ad infilare la *scienza* in una scena di sesso. Mio cugino è un genio. Niente da dire. *rolls*
Se le potrebbe risparmiare, certe cose. Che poi alla fine è pure bravo. Se sapesse contenersi e imparare a gestire quello che scrive e a non farlo diventare una solfa. Boh. Sono 59 pagine di agonia. Intanto finisco Zafón e aspetto Tutto il mondo ha voglia di ballare, che, secondo la commessa della libreria, arriverà dopo le vacanze. Io odio il mio cazzo di paesino isolato dal mondo, e odio le commesse delle librerie. Non hanno mai quello che cerchi. Sono alquanto sadiche, anche. E non ripongono mai i libri sullo scaffale giusto. *rolls*
O è che io sono maniaca. *rolls*
Ieri, poi, ho guardato The dreamers : uno di quei film filosofeggianti che piacciono tanto a me.^^
Ambientato nel ’68, in Francia, durante la rivolta contro il Piano Fouchet che prevedeva la razionalizzazione delle università, questo almeno per quanto riguarda la rivolta degli studenti.( Che era poi affiancata da quella degli operai, ma non interessa a nessuno.)
I protagonisti sono tre ventenni o giù di lì idealisti, appassionati di cinema e musica appartenenti alla Nuova Sinistra. Sono i gemelli francesi Isabelle e Théo e l’americano Matthew.
Il rapporto tra i tre è claustrofobico, ansiogeno e malsano. Il rapporto tra i gemelli è vicinissimo all’incesto e Matthew sta sempre in mezzo. Perché è entrato a far parte del club, nonostante la gelosia matta di Théo. E imparerà a fare i conti con le fisse, con gli ideali sbagliati - che, insomma, nemmeno a me sarebbe piaciuto un mondo fatto di burattini tutti uguali, come dice Matthew. Nonostante gli studenti abbiano, parecchi anni dopo, tutto il mio appoggio - e con la pazzia. Con la furia di cervelli giovani e contorti. Scoprirà l’amore e quanto questo possa far male. Scoprirà l’amore per donne e per uomini - anche se, nella pellicola ufficiale, le parti di amore omosessuale sono state tagliate. Giusto perché siamo in un mondo libero e privo di pregiudizi, eh *rolls* che va bene inquadrare un maschio e una femmina che scopano. Ma due maschi sono blasfemi. Sporchi. Che Dio abbia pietà delle loro anime, non dei gay, me degli idioti che ancora sostengono queste cazzate - e scoprirà che l’ossessione è più forte. Che Isabelle non sarà mai sua, perché c’è Théo.
E’ l’amore tra i gemelli, probabilmente, quello che mi ha colpito di più di tutto il film. Perché era *davvero* malato, psicotico, quasi. Un’ossessione che porta entrambi a ferirsi e a ferire Matthew. Ad umiliarsi. A farsi male in tutti i modi che conoscono. E io non credo che riuscirò mai a capire a fondo una cosa del genere. Che trovo semplicemente *insana* e sbagliata, anche. Quando diventa così *ossessiva*. Boh, devo metabolizzare la cosa con calma, credo. *rolls*
Ho ascoltato Canzone del maggio, anche. Giusto perché mi sono informata sul 68 e perché De Andrè sembra sempre trovare le parole giuste, gli incastri migliori per fornire un quadro dettagliato e *sentito* della situazione. E io lo amo, sempre di più.
E ora sto ascoltando la mia amatissima Tori Amos, non Cornflake Girl, per una volta. Ma la cover di Famous Blue Raincoat di Leonard Cohen trovata per caso sul mulo. E ho sonno e Massimo continua a blaterare come un pazzo psicotico su msn. *rolls*
Ed è *meravigliosa* questa cover, non si può paragonare all'originale, logicamente. Sono due universi a parte. Due modi di cantare e di vivere completamente diversi.
Tori è un'interprete più che una cantautrice. Ci sono sue canzoni splendide, certo - come Cornflake girl, appunto - ma dà il meglio di se nelle cover.
E' per questo che la amo così tanto, probabilmente. Perché è *diversa* dai miei soliti amori, che sono cantanti *veri* che scrivono canzoni *vere* ed estremamente *loro*
La amo parchè con lei mi limito ad *ascoltare*, a sentire la sua voce che scorre sulla pelle, a meravigliarmi della sua incredibile capacità interpretativa. Perché, insomma, non è facile prendere canzoni degli altri e cantarle in questo modo, e farle diventare anche sue. Cambiare poche parole e cantarle come se fosse in gioco la sua stessa vita, col fiato corto e la voce spezzata. Ed è un'emozione diversa ogni giorno, ogni giorno un innamoramento più profondo. Che me l'avvicina sempre di più.
E poi, suona il piano. E non come fanno tutti, no. Lei fa l'amore col pianoforte, lo sente *dentro*, lo suona con l'anima.
E gli si avvicina, sospira. Guardare i suoi concerti è sempre un brivido. Sempre.
Sempre meraviglioso. E la sua voce sembra quella di un angelo lussurioso. Stupenda e peccaminosa, quasi.
E’ meglio se vado a letto, ora, che con Massimo stiamo per iniziare a parlare di religione ed è sempre uno stress. *rolls*
La lascio, però, La noche. Giusto perché è bellissima e perché sento che mi accompagnerà nella vita.^^
La notte.
So poco della notte
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è niente
e le congetture sopra di lei niente
e gli esseri che la vivono niente.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nell’enorme vuoto dei secoli
che ci graffiano l’anima con i loro ricordi.
Ma la notte deve conoscere la miseria
che beve dal nostro sangue e dalle nostre idee.
Deve scaraventare odio sui nostri sguardi
sapendoli pieni di interessi, di non incontri.
Ma accade che ascolto la notte piangere nelle mie ossa.
La sua lacrima immensa delira
e grida che qualcosa se n’è andato per sempre.
Un giorno torneremo ad essere.
(scrittori) pizarnik,
parole,
(scrittori) Zafón,
(singer) leonard cohen,
cinefilia,
musica,
(scrittori) Márquez,
poesia,
(singer) tori amos,
(film) the dreamers