Home sweet home

Aug 09, 2009 01:24


Sono tornata stamattina. Dopo un viaggio estremamente breve se penso che all'andata ci abbiamo messo otto - e sottolineo OTTO- ore, per arrivare.
Grisolia è un paesino minuscolo, scottato dal sole, che profuma di vecchie tradizione e pizzica la lingua. Si affaccia direttamente sul mare; quel mare salatissimo e incredibilmente blu. E' un piccolo pozzo di pace, Grisolia. Un posto dimenticato dal mondo, forse. Ma è meglio così.
Perchè sotto c'è Scalea e c'è Diamante, e c'è il caos della città. Ci sono persone che parlano troppo forte e rompono il silenzio cucito dalla salsedine, ci sono auto che inquinano l'aria limpida. C'è musica squallida che risuona per le strade, troppo forte. Che confonde il rumore dolcissimo delle onde con quello psichedelico di musica elettronica.
E non ci sono voci dolci, nelle città. Non ci sono canti di donne disperate, nè chitarre carezzevoli. Ci sono casse, e musica spaccatimpani.
E la poesia si rovina. Poesia di mare e montagne, di stelle cadenti. Di falò sulla spiaggia.
Dannata civiltà. Rovina sempre tutto.
E' stata una vacanza riposante, uno stacco preciso dalla realtà. Ma non da me stessa, come avrei voluto. Perchè la mente non ha smesso di elaborare, il cervello di correre. Ed Anime Salve mi ha perseguitata. Ariel mi ha morso fino a farmi sanguinare perchè non riuscivo a dargli quello che volevo.
E poi c'è stata quella coppia in riva al mare, che si abbracciava. Si guardava. Senza una parola; sfiorandosi appena.
Ed Ariel si è lasciato afferrare, poi. Mi ha teso la mano e ha sorriso con le sue labbra sottili. E mai credo di averlo sentito così vicino.
Con Blake che carezzava la sua pelle bianchissima. Che mi stava dentro la testa e sussurrava dolce al mio orecchio.
La voglia di scrivere è diventata insostenibile, ad un certo punto. Perchè Michelle giocava con la sabbia e Ana la fissava tenera.
Perchè erano immagini troppo belle per lasciarle andare, perchè si perdessero nel vento.
Ma il mare le ha portate via, comunque. Se l'è riprese così come me le ha donate. E resta la loro scia, come un ricordo sbiadito che cercherò di mettere per iscritto.
Almeno tenterò. ^^

Incredibile come io riesca ad essere "strana" alcune volte. E come la mia stranezza si accentui in alcune situazioni. *rolls*
Mi sono infilata in tutte le librerie che trovavo nelle strade affollate di Scalea ignorando i richiami dei miei. Sfogliano libri, leggendo titoli e carezzando rilegature stupende.
C'era una libreria in particolare che era *meravigliosa*: scaffali di legno altissimi, libri in ogni dove. Le nuove uscite, i classici. Di tutto. E profumava di carta e d'inchiostro. Ci avrei passato ore, logicamente. Ma Ari si annoiava a starmi dietro, comprensibile, lei non *capisce*, credo.
Ho trovato Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon che Maggie dice sia bellissimo. E io *devo* leggerlo. Mia madre me l'ha negato, comunque. *rolls*
Dice che spendo troppi soldi in libri. *rolls*
Alla fine mi sono accontentata di due pezzi da collezione, che *devono* stare nella mia personale libreria : Vita Nuova di Dante e Uno nessuno e centomila di Pirandello. Che saranno anche banali ma, oh, son quello che sono. Ah e ho preso anche Il primo giorno di Hector Bejar che, a quanto ho capito, dovrebbe raccontare la storia dialcuni rivoluzionari comunisti peruviani ai tempi del Che. Il Che. Quello di mio padre che per scherzo ancora si porta la mano al petto quando lo sente nominare. Quello di Stagioni di Guccini che capisco *davvero* solo ora. Il Che del polsino rosso di mio fratello, e dalla sua intelligenza troppo acuta. Dei suoi occhi grandi più chiari dei miei.
La voglia di conoscere Che Guevara non è cosa nuova, solo che sono sempre stata troppo pigra per applicarmici davvero. Poi ho visto Diarios de motocicleta dopo un paio d'anni che non lo vedevo per ricordarmi - solo a metà film - che l'avevo già guardato. Ma comunque è stato un flash e certe scene mi sono rimaste particolarmente impresse.
Come la partenza da San Pablo che ogni volta mi tocca, e la serie di diapositive. Gli occhi di quelle persone ridotte in ginocchio, il Peru. Strano come un film mi abbia fatto riavvicinare ai paesi dell'America Latina, che non ho *mai* amato particolarmente. Ma la storia che si portano dentro è qualcosa di meraviglioso e avvolgente. Un brivido che fa venir voglia a *me* di muovermi, di fare qualcosa di *concreto*
Di pensare ancora di iscrivermi a medicina. Per fare quel che posso. Quel che voglio. Ma so che non ci andrò, che alla fine sceglierò Lingue e letterature straniere, perchè è una passione assillante quella per le letterature straniere.
E forse me ne pentirò, ma ho tempo per pensarci. ^^

Intanto ho letto Dell'amore e di altri demoni di Gabriel Garcia Màrquez e dire che mi è piaciuto è *davvero* poco. Perchè la concezione di Amore di Marquez è paurosamente vicina alla mia. Amore come demone, più potente di tutti i diavoli dell'inferno. Che corrode, fa male. Corrompe. Sporca con la sua purezza sfacciata, taglia con gli spigoli fintamente smussati.
E l'amore tra un trentenne e una ragazzina dodicenne creduta posseduta è qualcosa di estremamente surreale, ma che mi ha toccata nel profondo, sulla pelle. Un amore che è salvezza per pochi idilliaci momenti e che per il resto è solo un'estenuante corsa verso il nulla, una frusta ricoperta di piume. Neve sporca di sangue.
Come neve sporca di sangue è Sierva Maria, la ragazzina. Che è solo diversa ma che viene creduta indemoniata dalle persone bigotte di quel tempo. Ed è qualcosa di bellissimo, quella ragazzina, che parla pochissimo. Che ha i capelli di sangue ed è bella di una bellezza lancinante, astratta. Spaventosa, quasi.
Ed è bellissimo Cayetano che si innamora di lei tanto da scalare le mura del convento per passare la notte accanto a Sierva Maria. La sua disperazione è a tratti toccante, struggente. Come una canzone.
Ed ansiogeno è il sogno ricorrente di Sierva Maria che guarda la neve mentre mangia un grappolo d'uva e ad ogni acino che strappa ne salta fuori un altro. Qui *c'è* disperazione, in una ragazzina che non vede l'ora di morire, di chiudere gli occhi e non aprirli mai più. Di arrivare all'ultimo acino.  Che sa di amore, nel suo caso. Sa di Inferno dolcissimo, di miele incandescente che brucia la gola.
Mi ha toccata, il libro, nel profondo. E credo che lo avrò intorno ancora per un bel po'. Prima di archiviarlo sulla mensola.^^
Mia madre ha detto che non le piaceva, credevo fosse brutto. Poi Juls mi ha detto che lei lo adorava e l'ho letto.
Quando ho detto a mamma che lo trovavo bellissimo mi ha guardata stranita, come quando scesi in cortile per chiedere se avevamo qualcosa di Neruda in casa, o di Baudelaire.
Disse che non ero una sedicenne normale. Che a sedici anni le ragazzine leggono i romanzi di Moccia.
*Moccia*
Dio. Che orrore.
La cosa più strana è che io mi sono sentita estremamente *bambina* dopo aver finito il libro, con un vuoto nel petto. Una paura latente. Di qualcosa di indefinito.
Ed ero ancora bambina l'ultima sera nella casetta, quando mi fissavo allo specchio. Il vestitino azzurro di cotone leggero a disegni etnici, i sandali di pelle, il braccialetto col segno della pace e la treccina indiana multicolore nei capelli scurissimi. Gli occhi enormi e la collana lunga, di legno.
Una ragazzina definita alternativa perchè si veste di nero e quando non si veste di nero è troppo hippie. Una ragazzina che crede in quello che dice, che fa. Che legge e ha bisogno di libri. Una ragazzina che ascolta musica "strana" - strana secondo i *conformisti*, logicamente *rolls* - perchè la sente più vicina.
Una ragazzina che non capisce il mondo, che va contro corrente. Che si ribella a tutto. Che abbassa la testa quando non ce la fa.
Una ragazzina che mia madre adora, che mio fratello ama. Che mio padre venera. Che le amiche ammirano.
Che scrive cose troppo grandi per lei, che legge cose che non dovrebbe. Che è lontanissima dalla sua età.
Che non si sente *davvero* adolescente.
Che parla dei suoi personaggi come fossero veri. Che parlarebbe di AS in continuazione.
Che è felice di distinguersi dalla massa.
Felicissima anche se melodrammatica.
Malinconica anche se contenta.
Dolce anche se stronza.
Bastarda anche se altruista.
Una contraddizione vivente, io lo dico a tutti.^^
Dovrei avere già trent'anni. Mi sentirei più a mio agio. *rolls*

E cazzo sono le due e un quarto e domani sveglia alle otto per andare in piscina (*rolls*) e questo post che doveva essere un resoconto delle vacanze è diventato il solito casino di idee *rolls*
E stasera stavo ascoltando Hey Jude dei Beatles ed era più bella che mai.
E ascoltavo i Flogging molly e In un giorno di pioggia dei Modena city ramblers e l'Irlanda sembrava vicinissima, con la sua pioggia e i suoi laghi. A portata di mano. Col suo Folk rock e la birra. Non più un sogno irraggiungibile.
Dannata musica che m'illude.
'fanculo.
E adesso ditemi come si fa a non amare l'Irlanda se i MCR scrivono una cosa del genere.

Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie.
Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Liffey e alle strade del porto.
Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango,
e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade.

Hai i fianchi robusti di una vecchia signora e i modi un po' rudi della gente di mare,
ti trascini tra fango, sudore e risate e la puzza di alcool nelle notti d'estate.
Un vecchio compagno ti segue paziente, il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi,
ti culla leggero nelle sere d'inverno, ti riporta le voci degli amanti di ieri.

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

Hai occhi di ghiaccio ed un cuore di terra, hai il passo pesante di un vecchio ubriacone,
ti chiudi a sognare nelle notti d'inverno e ti copri di rosso e fiorisci d'estate.
I tuoi esuli parlano lingue straniere, si addormentano soli sognando i tuoi cieli,
si ritrovano persi in paesi lontani a cantare una terra di profughi e santi.

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
il vento dell'ovest rideva gentile
e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora
e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.
In un giorno di pioggia saremo vicini,
balleremo leggeri sull'aria di un Reel.

'fanculo di nuovo. Non dovevo scrivere questo post, che lo so che sono lunatica all'ennesima potenza. *rolls*
'fanculo.

P.S.
Perdonate eventuali errori di ortografia e sintassi. E' tardissimo. Abbiate pietà. *rolls*

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