Titolo: Losing Faith in the Storm
Capitolo: Capitolo 1
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: (per il futuro) Slash, Sesso Descrittivo, Dub-Con
Conteggio Parole: 3080
Note: 1. Ho raccolto più informazioni possibili sul periodo e sulla pirateria pur di rendere la storia più verosimile possibile - lasciando ovviamente spazio anche al “fattore romanzo”, perché diciamocelo: per quanto affascinanti i pirati veri non sono Johnny Deep!
2. Dedicata a Thomas, l’amore della mia vita che mi ha incoraggiata tantissimo durante la stesura di questa storia!
3. Grazie a tutti coloro che hanno recensito/piacizzato/seguizzato/ecc ecc la storia<3 Per me è un vero piacere :3
Il lento ondeggiare della nave aveva presto risvegliato un certo malore in Nicolas che, ancora bloccato contro il palo, era stato solo in grado di chiudere gli occhi e continuare a pregare sottovoce fino a venire colto da un leggero sonno accompagnato da non pochi incubi riguardanti il suo destino. Tetri auspici che contribuirono solamente a far aumentare l’ansia ed il terrore che già piegavano il suo animo.
Fortunatamente dei rumori sul ponte di coperta - dei canti forse, ma non era riuscito a prestarvi troppa attenzione - riuscirono a strapparlo via da quegli oscuri presagi, conducendolo però verso una lunga ed opprimente attesa che lo costrinse a pensare con più coscienza alle sue azioni, convenendo di aver per davvero fatto la scelta giusta nel mentire.
Se non avesse indossato quegli abiti - o peggio: se gli fosse sfuggito che lui non era affatto un prete -, avrebbe sicuramente subito la sorte dell’equipaggio della Saint Margaret. Morti o lasciati alla deriva in mare aperto, ma qualunque fosse stato il loro destino, Nicolas aveva pregato per le loro anime.
Una piccola parte del suo animo era felice di non aver subito quella stessa sorte ma ovviamente non vedeva alcun onore nel dover mentire per salvarsi. Tuttavia quella situazione, che neanche a dirlo era del tutto nuova per lui, gli aveva dato modo di scoprire un insolito lato della sua personalità che, con il suo attaccamento alla vita, aveva risvegliato un forte senso di sopravvivenza.
Avrebbe fatto di tutto pur di arrivare sano e salvo sulla terra ferma, e se ci fosse riuscito grazie a quella menzogna, non avrebbe mai smesso di ringraziare il Signore per avergli dato quell’opportunità né di chiedergli perdono per essersi finto uno dei suoi portavoce terreni.
Attese quindi di scoprire il suo destino, domandandosi quanto tempo fosse passato al suo risveglio - e quanto dall’abbordaggio alla Saint Margaret -, sperando al tempo stesso che il giovane pirata che aveva conosciuto - Mike, se non ricordava male - avesse per davvero parlato al Capitano o a chi di dovere.
Lo scoprì solo quando due uomini scesero le scale con dei passi pesanti che parvero quasi rieccheggiare nelle orecchie di Nicolas ormai abituate al silenzio. Portavano con loro delle candele e lui, assuefatto alla semi oscurità di quella prigione, si rese conto solo il quel momento che il sole - che era stato visibile fino a qualche ora prima da una piccola feritoia alle sue spalle - stava ormai per tramontare.
Cercò inutilmente di mettersi dritto con la schiena per accogliere quelle visite, scrutando al tempo stesso i due pirati a lui sconosciuti. Benché fossero illuminati solamente da quelle candele, la loro corporatura era ben visibile e notò subito quanto fossero diversi l’uno dall’altro.
Il primo, quello che attirò subito il suo sguardo, era alto e dalle spalle large. La barba incolta incorniciava un viso dall’espressione dura, non riusciva a cogliere i suoi occhi o altri dettagli del suo volto ma era quasi certo che avesse i capelli scuri. Al contrario l’altro era ben più basso del suo compagno, con una corporatura esile ma sicuramente forte - chiunque, tuttavia, sarebbe apparso ‘esile’ accanto a quell’altro pirata - ed un viso quasi pulito.
Nicolas continuò a fissarli in attesa di una loro mossa. Era teso e preoccupato per quell’improvviso cambio di situazione - solo qualche attimo prima attendeva una risposta, mentre in quell’istante non era tanto certo di voler scoprire cosa gli sarebbe accaduto -, sussultando poi quando il pirata più basso staccò dalla sua cintura un mazzo di chiavi.
« Me lo riporterete?», domandò aprendo la cella, appoggiandosi poi con le spalle ad un palo di legno, incrociando le braccia al petto.
« Dipende dal Capitano, Jack», ribatté l’altro con un forte accento scozzese, avanzando con sicurezza verso Nicolas, il quale gli rivolse uno sguardo confuso.
« S-salve...», li salutò incerto senza però ricevere una risposta, se non un vago senso di sollievo quando quel possente pirata lo slegò - istintivamente portò le mani davanti a sé, massaggiandosi i polsi per cercare di lenire quel dolore che neanche si era reso conto di provare fino a quel momento.
« In piedi!», ordinò il pirata duramente, e quando notò che Nicolas esitava ad alzarsi - non era certo di riuscire a reggersi in piedi, né di avere il coraggio di sollevarsi -, lo afferrò con una mano sotto l’ascella, tirandolo su con forza, « Andiamo!»
« D-dove... dove mi state p-portando?», domandò intimorito Nicolas, venendo trascinato verso le scale dal pirata che ancora stringeva quella gigantesca mano attorno al suo braccio. Non riuscì a trattenere un lamento per quella presa ferrea, rischiando anche di cadere quando l’uomo lo spinse sul primo gradino in legno borbottando un: « Dal Capitano». Quell’atteggiamento, rude ed incurante, costrinse il giovane uomo a cercare di mettersi piedi da solo, certo che quel tipo lo avrebbe trascinato, volente o nolente, sul ponte di coperta.
« Alle volte penso che saresti un perfetto aguzzino, Will...», sospirò sognante l’altro, rimasto fermo ad osservarli.
« Sta zitto, Jack», ribatté quello che sembrava chiamarsi Will, scortando Nicolas lungo le scale - gli bastava una sola mano posata in mezzo alla sua schiena per farlo muovere.
Arrivato sul ponte di coperta Nicolas chiuse gli occhi colpito in viso da un’improvvisa folata di vento. Si schermì il viso con la mano, scostando poi i suoi capelli chiari dalla fronte per avere una miglior visuale.
Riaprì gli occhi e non riuscì a trattenersi dal far scorrere lo sguardo attorno a sé. Curiosità e voglia di scoprire una possibile, anche se improbabile, via di fuga si mischiarono insieme costringendolo a fermarsi per qualche altro istante.
Come aveva notato, il sole stava sparendo dietro un’immensa distesa d’acqua - della terra neanche una lontana sagoma - mentre tutti i pirati, uomini giovani ed altri un po' meno, erano ancora intenti a lavorare tra di loro come un unico braccio. Tutti sembravano conoscere il loro ruolo e lavoro, e lo facevano con efficienza senza intralciare quello degli altri.
Era quasi affascinante quell’aspetto del tutto nuovo dei suoi ‘carcerieri’, ma la mano di Will premuta ancora sulla sua schiena costrinse Nicolas a riportare l’attenzione sul suo destino.
Stava andando ad incontrare il Capitano - così aveva detto quel pirata -, ed era certo che quello avrebbe segnato nel bene o nel male la sua permanenza su quella nave.
Ovviamente quella sua improvvisa apparizione non passò inosservata, ed attirò infatti più occhiate da parte dei pirati - la sua presenza forse era una novità visto che non facevano prigionieri -, e imbarazzato, oltre che spaventato da quell'inaspettata e indesiderata attenzione, si ritrovò ad abbassare lo sguardo.
Non tentò neanche di cercare il viso del giovane che aveva conosciuto al suo risveglio - farlo significava incrociare gli occhi con quegli uomini e aveva il timore di mancare di rispetto a qualcuno -, provando invece a capire quale fosse la sua destinazione.
La sua conoscenza delle navi si limitava solamente alla sua breve visita alla Saint Margaret, durante la quale il Comandante gli aveva mostrato il cassero ed il ponte di comando, così come la piccola cabina del cartografo sulla quale aveva avuto modo di scorgere la rotta che avrebbe intrapreso l’imbarcazione.
Era stato un modo come un altro per rassicurarlo, ma sinceramente Nicolas non aveva capito granché di quelle linee e carte: erano state solamente in grado di fargli girare la testa. Ed insieme al timore e al malore per il lento ondeggiare della nave, aveva preferito invece rintanarsi sotto coperta nella piccola cabina che gli era stata riservata.
Di conseguenza, mentre percorrevano il ponte verso la poppa, gli bastò riportare a galla quei ricordi per conoscere la meta.
Passo dopo passo iniziò ad isolare la sua mente e ad ignorare il lavoro e gli sguardi dei pirati attorno a lui, concentrandosi invece sul retro della nave, sul quale si trovava un’ampia sovrastruttura caratterizzata da più piani. Quello al livello della coperta, un altro intermedio e quello scoperto sul quale si trovava il ponte di comando.
Puntò proprio lì i suoi occhi, incrociando la figura di un uomo che stava bloccando il timone, forse per la notte, chiedendosi se fosse quello il Capitano della nave. Si trattava di un pirata alto e muscoloso, con barba e capelli scuri, i quali erano abbastanza lunghi per essere raccolti in una bassa coda. Tutto nel suo aspetto ispirava serietà ed incuteva in Nicolas anche un certo timore, tant’è che non poté non sentirsi ancor più piccolo - lo era già parecchio vicino a Will, ma in quell’altro uomo avvertiva anche una notevole autorità.
Istintivamente, guidato dall’idea che fosse quello il Capitano, iniziò a salire le scale che lo avrebbero portato sul ponte di comando, ma la mano dell’altro pirata lo costrinse a sostare sul ‘piano intermedio’.
« Entra», ordinò secco l'uomo, aprendo la porta e spingendolo all’interno di un altro locale della nave.
Nervoso per quell’improvviso cambiamento, Nicolas ci mise qualche istante prima di poter scrutare la cabina nella quale si trovava - osservare lo aiutava ad ambientarsi, cosa che gli serviva per mantenere la calma soprattutto in quei momenti così delicati.
Viste le condizioni delle prigioni, si aspettava un certo degrado in tutta la nave, ma quel nuovo ambiente era stranamente ordinato e pulito. Infatti quella cabina, illuminata dalla fioca luce di alcuni candelabri, apparve a Nicolas abbastanza ricca oltre che accogliente - sulla sinistra si poteva intravedere un’amaca, mentre sulla parte opposta si trovava un tavolo sgombro e pulito, circondato da qualche sedia.
Solo dopo quel veloce studio dell'ambiente che lo circondava Nicolas ebbe la certezza di trovarsi nella cabina del Capitano, fattore confermato poco dopo dalla presenza di un altro uomo sul fondo di quella stanza.
Il semplice posare lo sguardo su quel pirata, seduto dietro una scrivania ricolma di carte nautiche e forse ancorata al pavimento in legno, causò a Nicolas un leggero attacco di panico che lo spinse alla ricerca di qualche dettaglio che lo aiutasse ad ambientarsi.
Era faccia a faccia con il suo destino e aveva paura. Non si era mai sentito così impotente e terrorizzato da qualcosa.
Anzi, forse sì, quando da bambino dopo la morte dei suoi genitori era a sua volta spaventato dall'idea di perdere la vita. Cercò di appellarsi alle parole che Padre Michael aveva usato per aiutarlo a superare la sua paura - « Mio piccolo Nico, non temere la morte. Non è niente di così terribile. È semplicemente l'inizio di una nuova vita accanto al nostro Signore. Lo capisci, figliolo?» -, ma non riusciva a rilassarsi.
Non voleva morire. Era... era troppo presto.
Posò quindi lo sguardo sulla scrivania, dietro la quale era ben visibile un’ampia vetrata che rendeva quella posizione ovviamente strategica visto che permetteva di catturare, anche in quella tarda ora della sera, gli ultimi raggi del sole.
Avrebbe volentieri continuato ad osservare la formazione di quella cabina, ma si trovò costretto ad interrompere ogni sua considerazione quando il pirata che lo accompagnava aprì bocca.
« Sam», esordì infatti Will, attirando su di sé lo sguardo dell’uomo, « ti ho portato il prete».
Agitato e ancor più nervoso, Nicolas strinse forte i pugni nel tentativo di controllarsi, compiendo poi dei brevi passi verso la scrivania sempre guidato dalla mano dell'enorme pirata. Solo in quell'istante osò spostare lo sguardo sul Capitano, scoprendo un viso serio ma quasi amichevole, con la barba scura ed incolta ed i capelli lunghi almeno alle spalle.
Sembrava un uomo tranquillo e forse anche buono visto che era per merito suo e della sua fede se era ancora vivo, ma ovviamente Nicolas era abbastanza restio a fidarsi di quei pirati solo per il loro aspetto e per qualche gesto caritatevole.
" Sono assassini", si ripeté mentalmente.
« Grazie Will», lo ringraziò il Capitano, rivolgendosi poi verso Nicolas, alzandosi come per poterlo salutare. « Padre, vi porgo i miei saluti e le mie scuse per avervi rilegato in una delle nostre celle».
Nicolas non rispose, incerto su cosa dire per non mancare di rispetto all'uomo e per continuare con la sua farsa.
« Lasciate che mi presenti», continuò il Capitano, aggirando la scrivania per poter continuare ad interagire con Nicolas senza ostacoli, « mi chiamo Samuel Collins, e sono il Capitano di questa nave, la Neptune».
« Io... io mi c-chiamo Nicolas, signore», rispose esitante.
Quell'uomo, Samuel Collins, appariva davanti ai suoi occhi come una persona educata e distinta. Ispirava fiducia e carisma, ed anche se Nicolas ignorava le gerarchie navali - specialmente tra i pirati -, non era difficile comprendere il perché fosse a comando di quella nave.
Ovviamente era sempre ben deciso a mantenere un atteggiamento riservato e controllato, sperando che la paura non gli facesse fare dei passi falsi.
« Sam», la voce di Will, l'altro pirata, fece quasi sussultare Nicolas.
I due uomini si scambiarono una breve occhiata, forse un saluto, poi quello che lo aveva scortato fin lì abbandonò in silenzio la cabina.
« Quello era il mio braccio destro», spiegò Samuel, notando lo sguardo del suo ‘ospite’, « William Darrow. Sono quasi certo che non si sia presentato».
Nicolas annuì timidamente con il capo, cercando le parole più adatte per ringraziare l'uomo e magari scoprire quale sarebbe stato il suo destino.
« Comprendo il vostro timore, Padre», riprese il Capitano qualche momento dopo, notando la tensione quasi palpabile dell’altro, « ma non dovete temere: in questa nave nessuno è intenzionato a farvi del male. Ve lo assicuro, quanto è vero che mi chiamo Samuel Collins».
Ovviamente Nicolas provò un vago senso di sollievo davanti a quella dichiarazione, che tuttavia non fu in grado di calmarlo del tutto - sapeva che quell'uomo ed il suo equipaggio lo avrebbero risparmiato solo ed esclusivamente per il fatto che era apparso come un uomo di chiesa.
« V-vi ringrazio...», tentò di rispondere più educatamente possibile, « L-la vostra... g-gentilezza n-non verrà ignorata dal n-nostro Signore».
« Lo spero», ribatté l'altro indicandogli poi il tavolo sulla destra, « desiderate farmi compagnia per la cena?»
« I-io...»
« Non siate timido. Scommetto che siete affamato», riprese Samuel, avvicinandosi ulteriormente a Nicolas, che non riuscì a trattenersi dal fare un passo indietro per puro timore.
« N-non credo di p-poter...»
Il pirata non si sbagliava, non mangiava dalla sua partenza, tuttavia aveva ancora lo stomaco sottosopra e soprattutto chiuso per la paura. Non era certo che sarebbe riuscito a consumare il pasto, ma rifiutare sarebbe stato oltremodo ingrato oltre che maleducato.
Samuel però insistette, posando la mano sulla sua spalla come per accompagnarlo al tavolo.
Da quella posizione, nonostante la tensione, Nicolas non poté non posare lo sguardo sul petto dell’uomo visibile attraverso la camicia semi aperta.
Su di esso giaceva una piccola croce, l’unico segno ben visibile della sua fede verso il Signore perché nient’altro nella sua persona lo avrebbe portato a pensare che quell’uomo fosse un credente.
Tuttavia, ci fu qualcos’altro che attirò il suo sguardo, e quel qualcosa era una cicatrice che brillava alla luce delle candele e che sembrava percorrere tutto il collo del capitano.
La osservò curioso e quasi senza fiato, senza riuscire a trattenersi dall’interrogarsi sul come e sul perché se la fosse procurata, poi nel rendersi conto di essere stato forse un po' troppo invadente con il suo sguardo, abbassò gli occhi accettando in silenzio di sedersi allo stesso tavolo del Capitano.
« Cosa ha portato un così giovane prete in mare aperto?», domandò Samuel prendendo posto a capotavola.
« E-ecco io...»
« Siete forse un missionario?», riprese il pirata, come per voler aiutare Nicolas a parlare - il suo disagio doveva essere così palese che quello sembrava l’unico modo per estorcergli qualche parola di bocca.
« S-sì...», rispose il giovane uomo, « I-in realtà ho... p-preso il posto d-del mio mentore. Lu-lui doveva f-fare questo viaggio ma... ci s-sono stati degli i-imprevisti...»
Era una menzogna, una storia talmente campata per aria che Nicolas ebbe la certezza che da lì a qualche secondo si sarebbe ritrovato di nuovo rinchiuso nella prigione della nave - se non peggio.
Fortunatamente però, il Signore sembrava non voler ancora reclamare la sua presenza accanto a sé, infatti il pirata, piegando il capo in un: « Comprendo», parve voler far cadere lì ogni motivazione riguardante il suo viaggio. Era come se gli bastasse quanto aveva appena sentito, e Nicolas non poté non sentirsi vagamente più sollevato.
« Intendo ancora scusarmi per avervi fatto imprigionare. Ma era una misura di sicurezza, sia per voi che per l’equilibro dell’equipaggio», continuò Samuel - anche se sembrava aver rinunciato al precedente argomento, era ugualmente interessato a mantenere un certo dialogo con Nicolas, « quando sono stato informato del vostro risveglio avrei voluto subito mandare i miei uomini a liberarvi, ma sono stato terribilmente occupato in queste ore. Spero che non sia stato troppo traumatico per voi.»
« L-lo è stato m-ma... p-posso comprendere le vostre... r-ragioni», assentì Nicolas, cercando ancora di apparire il più educato e calmo possibile.
Era sempre più chiaro che il pirata stesse cercando di metterlo a suo agio, ma era altrettanto palese che il giovane uomo non si sentisse assolutamente in grado di abbassare le sue difese.
« Vi assicuro che non tornerete in prigione», aggiunse il Capitano, « dormirete insieme ai miei uomini fino all’arrivo sulla terra ferma».
Quella notizia fece improvvisamente rizzare la schiena di Nicolas.
“ Ho sentito bene?”, si chiese, fissando per la prima volta il pirata negli occhi.
« C-come?», esalò.
« Come vi ho già detto», spiegò Samuel, « in questa nave nessuno è intenzionato a farvi del male. Chiunque oserà mancarvi di rispetto o agire in modo sconsiderato nei vostri confronti, verrà severamente punito».
Nicolas deglutì. Non gli importava dove avrebbe dormito o con chi. Voleva solo ottenere una singola risposta e per averla si ritrovò costretto a raccogliere tutto il coraggio che possedeva, pregando Dio nella speranza di ricevere una risposta affermativa.
« M-mi lascerete... andare v-via?»
« Certamente, Padre Nicolas».
Non vi era alcuna esitazione in quell’affermazione, né segni visibili di menzogna. Non aveva ancora la sicurezza che quel pirata stesse dicendo la verità, ma era quello che Nicolas voleva sentirsi dire.
Aveva davvero l’opportunità di vedere la fine di quell’incubo. Doveva solamente continuare con quella sceneggiata per il resto del viaggio e, una volta sulla terraferma, sarebbe stato di nuovo libero di tornare a Penarth... e una volta lì, non avrebbe mai più lasciato per niente al mondo la sua amata città. Gli bastava quella certezza per fidarsi ed abbassare in parte le sue difese.
Strinse con forza i pugni attorno alle sue vesti, afferrando poi il rosario che gli aveva donato Padre Michael per infondersi ancor più coraggio - ne aveva bisogno come mai prima d’ora.
« I-io vi... ringrazio...», mormorò abbassando il capo, faticando a trattenere la commozione ed il sollievo per quella lieta notizia, « Non so davvero come s-sdebitarmi...»
Il pirata sorrise davanti al tono leggermente più rilassato del suo ospite e, posando i gomiti sul tavolo, si sporse verso di lui.
« Forse, Padre, un modo ci sarebbe».