[The Hobbit] Out of sight, Out of mind | V. Prisoners in the Darkness

Apr 15, 2013 12:38


Titolo: Out of sight, Out of mind
Titolo del Capitolo: V. Prisoners in the Darkness
Fandom: The Hobbit
Personaggi: Dwalin, Balin, Un po’ tutti
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Rosso
Avvertimenti: Slash, What if? (E se…), Incest
Conteggio Parole: 2500
Note: 1. Scritta per questo prompt: “Dwalin si ricorda il vero motivo per il quale lui e Balin non si vedono spesso - che non è il lavoro ma i sentimenti che non dovrebbero provare l'uno nei confronti dell'altro. Possibilmente con un flashback smut.” ed io ne ho tirato su, beh... una cosa un po’ più lunga del previsto che ho deciso di dividere in tre (o quattro) parti.
In questo capitolo siamo a Bosco Atro. I nostri ‘eroi’ hanno passato più di un mese a vagare nel Bosco, ed altrettanto tempo prigionieri degli Elfi. Ovviamente questo non accadrà nel movieverse XD infatti dalle immagini che ci sono pervenute i Nani non sono ‘imballati’ dentro i barili, ma non importa... a me piace quella scena e mi baserò sul libro :3
2. Partecipa a 500 Themes Italia con il prompt: 361. Un segnale di speranza
3. Ovviamente per il mio dolce uomo che mi ha riempito di prompt ù_ù
4. Non betata °A°




La tranquillità e la pace della casa di Beorn mancarono sin da subito all'intera compagnia. Benché avessero passato poco tempo con il mutapelle, davanti alla crescente oscurità del bosco tutti i Nani furono quasi sul punto di pregare Thorin affinché tornasse indietro a chiedere ancora asilo al gigantesco uomo - soprattutto dopo la separazione con Gandalf.
Ovviamente - forse per orgoglio o forse per non ricevere una secca risposta negativa che avrebbe smorzato definitivamente gli animi -, nessuno ebbe il coraggio di aprir bocca, ed utilizzarono le forze che avrebbero sprecato per lamentarsi per procedere lungo il loro cammino... cosa che tornò utile quando, parecchi giorni più tardi, Bombur - dopo aver rischiato di affogare - perse i sensi e costrinse la compagnia a portarlo sulle loro spalle.
Il viaggio si fece giorno dopo giorno sempre più duro e il bosco sembrava non cambiare mai nonostante le lunghe ore di marcia - anzi, se possibile diventava sempre più tetro - e anche se avevano seguito il sentiero, senza mai abbandonarlo come era stato detto loro da Gandalf, le cose non sembravano voler volgere al meglio.
Il ricordo del sole sembrava ormai lontano e quando le provviste iniziarono a scarseggiare scoprirono inoltre che in quella foresta niente era commestibile - così come l'acqua, e se non fosse stato per Beorn che li aveva fortunatamente messi in guardia, si sarebbero messi davvero in grossi guai.
Le cose ovviamente non migliorarono neanche durante le notti, che anche se non erano fredde, erano comunque così scure da donare a tutti una terribile sensazione di gelo fin dentro le ossa. Cosa che li costringeva a dormire l'uno accanto a l'altro - visto che nessuno sembrava essere in grado di vedere al di là del proprio naso -, pronti ad avere un punto di riferimento durante il cambio della guardia o in caso di attacco.
A dirla tutta, nessuno voleva davvero dormire perché spesso - se non sempre - venivano colti da strani sogni che risvegliavano in loro antichi timori, ma la stanchezza era troppa e crollavano tutti uno dopo l’altro. Forse erano solo suggestionati dall'ambiente che li circondava - notte e giorno diventavano quasi impossibili da distinguere -, e con ogni probabilità erano anche stanchi ed affamati... ma nessuno di loro riusciva per davvero a tranquillizzarsi.
Perfino gli animi più giovani e spensierati di Ori, Fìli e Kìli parvero spegnersi lentamente, e addirittura anche Dwalin iniziò ad avvertire sulle sue forti spalle un peso troppo grande per poter essere sopportato.
Il guerriero sapeva di dover tenere duro - per Balin, per Thorin e per i suoi compagni -, e cercava addirittura di controllare tutto e tutti per evitare altri spiacevoli inconvenienti come quello di Bombur - il quale, al suo risveglio, iniziò a piangere come un bambino, farneticando qualcosa a riguardo di un sogno meraviglioso... cosa che abbassò ulteriormente il morale della compagnia. Tuttavia, nonostante gli sforzi, neanche Dwalin poté ignorare a lungo i brividi che lo coglievano durante la notte... né il terrore che provava davanti a quegli occhi che sembravano fissarli nell'oscurità. E come un bambino, finiva per avvicinarsi il più possibile al corpo di Balin - cercando ovviamente di non tremare -, nella speranza di calmarsi.
Detestava quella debolezza, ma la vicinanza di suo fratello era rassicurante, così come il fatto che nessuno li avrebbe visti grazie a quella fitta oscurità.
Si ritrovava allora a rilassarsi tra le braccia del suo compagno che, accogliendolo in un abbraccio, arrivava quasi a cullarlo fino a quando non si addormentava, riuscendo poi a calmarsi a sua volta. Perché neanche lui era immune a quell'ambiente.
Per quanto Balin fosse saggio e anziano, non poteva nascondere all'infinito la sua debolezza e ringraziava quell'orribile oscurità che gli permetteva di stringere a sé suo fratello, dandogli la certezza che non sarebbe stato inghiottito dal bosco.
Inoltre, certe notti - quando per entrambi era difficile riuscire a dormire - si concedevano delle lunghe chiacchierate, con i visi così vicini che spesso le parole sparivano dietro dei leggeri baci che avevano il potere di rilassarli e di farli sentire bene.
Quel benessere tuttavia era ovviamente passeggero, ma entrambi trovavano conforto in quei piccoli gesti che li incoraggiavano a continuare il cammino e ad aiutare i loro compagni. Come ad esempio Bilbo che, tremante, arrivò a rivelare a Balin un suo incubo riguardante Thorin e che aveva fatto nascere in lui il timore che quella foresta lo... portasse via.
Balin, ovviamente, tentò di rassicurarlo ma scoprì ben presto che nessuna parola sarebbe stata di conforto, soprattutto quando quella paura si concretizzò dopo che lo Hobbit li salvò dalle grinfie di quei ragni giganti.
Fu proprio Dwalin a rendersi conto dell'assenza del loro Re quando le acque si calmarono, e per quanto desiderasse mantenere un certo contegno - e non spaventare i suoi compagni, soprattutto Fìli e Kìli -, non riuscì a trattenersi dal lasciarsi sfuggire un verso carico di dolore e disperazione...
Si era distratto un attimo e aveva appena perso il suo migliore amico, il suo Re... e quello fece nascere in lui la convinzione niente sarebbe stato in grado di impedire a quella foresta di catturare anche Balin e tutti gli altri. Si sentiva impotente e debole, tant'è che quando vennero catturati dagli Elfi, la sua ribellione non durò tanto ma per lo meno riuscì a tenere la bocca chiusa davanti alle domande che gli vennero rivolte.
Poteva succedere qualsiasi cosa, ma lui non avrebbe mai tradito Thorin... neanche quando gli Elfi lo separarono da suo fratello per rinchiuderli nelle prigioni.
L'idea di star lontano da Balin lo feriva e preoccupava più di ogni altra cosa al mondo. Anche se aveva passato anni a fuggire da lui e dal loro legame, quella era stata una sua scelta! Inoltre non sopportava il fatto che fossero rinchiusi in una prigione come dei ladri della peggior specie.
Solo quella situazione, e soprattutto la lontananza forzata da Balin, riuscirono a riscuoterlo dalla sua iniziale apatia dovuta alla scomparsa da Thorin.
Avrebbe trovato un modo per liberarsi e per rendere la vita impossibile a quei maledetti Elfi.

Balin pensava che non sarebbe mai arrivato a quel punto, ma più i giorni passavano in quella cella, più sentiva la mancanza della foresta.
Non era un bel pensiero - dopotutto prima della cattura stavano quasi per morire di fame -, ma quella prigione non gli permetteva di pensare ad altro.
Erano stati rinchiusi in delle celle singole e non sapeva che fine avesse fatto Dwalin, così come gli altri Nani - soprattutto Thorin, scomparso prima che venissero imprigionati. L'apprensione cresceva giorno dopo giorno ed erano state inutili le richieste che aveva rivolto agli Elfi di poter avere informazioni sui suoi compagni.
I suoi ‘carcerieri’ aspettavano altrettante risposte da lui, ma Balin era fedele al suo Re e non avrebbe mai rivelato il motivo del loro passaggio nel bosco. Quindi la situazione era semplice: al suo silenzio corrispondeva sempre quello degli Elfi, e di quella quiete forzata ne aveva avuta abbastanza.
Cercava di pensare ad un modo per liberarsi e andare alla ricerca degli altri - soprattutto di Dwalin perché non poteva scordare lo sguardo carico di dolore che lo aveva accompagnato sin dalla scoperta della scomparsa di Thorin, era certo che il suo Thadulurel avesse bisogno di lui -, ma quella prigione sembrava senza via di fuga.
Subì l’ennesima interrogazione della settimana, e quando rimase di nuovo solo non poté dar altro che sospirare e chiudere gli occhi, abbandonandosi contro il muro.
" Mastro Balin?", un sussurro, basso e familiare, lo riscosse costringendolo a mettersi prontamente sull'attenti. " Sono dietro la porta. Mi sente?"
Balin riconobbe subito la voce, e correndo verso la porta - era grande per lui, e le sbarre erano troppo in alto per guardare all’esterno - vi si appoggiò con l'orecchio come per assicurarsi di non essere vittima di qualche illusione.
" B-Bilbo?", domandò esitante, mantenendo la voce bassa.
" In persona.", rispose la voce.
" Che la grazia di Mahal ti protegga!", esalò sollevato, trattenendo per se la valanga di domande che desiderò rivolgergli in quel momento - come aveva fatto ad arrivare lì senza essere catturato? Come stava Dwalin? E gli altri?
" Sta bene, Mastro Balin?", chiese preoccupato lo Hobbit.
" Sentire una voce amica rinfranca lo spirito, ragazzo.", rispose. " Tu? E gli altri?"
" Abbiamo tutti vissuto dei momenti migliori. Devo ancora individuare le celle di Mastro Oin e Mastro Bifur, ma non devono essere lontane."
" Questo è un sollievo.", sorrise il vecchio Nano - il suo cuore perse un battito nell'apprendere che anche Dwalin era stato rintracciato dallo Hobbit.
" Vi... vi tirerò fuori da qui.", promise qualche attimo dopo Bilbo e Balin, nonostante la situazione, non riuscì a non rilassarsi ulteriormente.
" Che cadano le barbe di chi non ha creduto nelle tue capacità di scassinatore, ragazzo."
" Ma non sono uno scassinatore.", rispose Bilbo, e anche se la porta li separava Balin lo ‘sentì’ sorridere.
" Ti ringrazio ugualmente. Tutti noi ti dobbiamo la vita. Ti saremo debitori in eterno, ragazzo mio.", continuò il Nano, e dopo dei brevi saluti - e la promessa di tornare a fargli visita con delle buone notizie - lo Hobbit lo lasciò di nuovo solo ma con un sorriso stampato in viso.
Forse era un peso troppo grande per il fisico minuto di Bilbo, ma Balin non poté far altro che riversare in lui tutte le sue speranze.

Come promesso, Bilbo nei giorni successivi portò a tutti i Nani delle buone notizie. Non solo stava organizzando un modo per farli fuggire, ma aveva anche ritrovato Thorin, prigioniero come loro del Re Thranduil.
L’umore della compagnia, specialmente quello di Dwalin, migliorò non poco davanti a quella rivelazione. Il loro Re era vivo e diceva loro di fidarsi dello Hobbit... e così avrebbero fatto. E anche se era passato quasi un mese dalla loro cattura non persero le speranze.
Attesero pazienti le disposizioni di Bilbo e quando tutto fu pronto, Balin fu il primo a venire liberato dallo Hobbit e - nonostante la debolezza dovuta alla lunga prigionia del Nano - riuscirono entrambi ad andare verso le altre celle.
Liberarono Ori e Nori, subito dopo Kìli e Bifur, e più i Nani aumentavano più il rischio di essere scoperti cresceva, soprattutto quando fu il turno di Bofur e Bombur, il quale iniziò a lagnarsi per il cibo scandente e la stanchezza - venendo subito ripreso da un calcio ben assestato del fratello che gli intimava di stare in silenzio se voleva arrivare a mangiare ancora.
Balin era quasi sollevato nel vederli così volenterosi nonostante tutto e attese con ansia il momento in cui avrebbe rivisto Dwalin. Durante quegli infiniti giorni aveva più volte chiesto a Bilbo notizie sulla salute del fratello, e a detta dello Hobbit il guerriero sembrava essersi ripreso e pronto a dare battaglia per la libertà.
Liberarono anche Dori e Oin, e presto fu il turno di Fìli - che venne travolto dall’abbraccio di Kìli - ed anche quello di Dwalin che andò subito incontro a Balin.
Erano tutti troppo stanchi ma anche eccitati per quella fuga, tant’è che non prestarono loro troppa attenzione quando di scambiarono una poderosa testata che fece sussultare il povero Bilbo - non si sarebbe mai abituato a certe ‘usanze naniche’ tra i due fratelli.
“ Come stai?”, domandò subito Dwalin, facendo scorrere lo sguardo sul corpo del compagno come per assicurarsi di persona della sua salute. “ Ti vedo più... magro.”, commentò.
“ Staremo meglio quando usciremo da qui, nadad.”, sorrise il Nano, permettendosi di stringere la mano di Dwalin con forza.
“ Esattamente.”, assentì il guerriero rivolgendosi poi allo Hobbit che liberava Gloin dalla sua cella. “ Dov’è Thorin?”
“ Si... si trova più in fondo, nelle segrete.”, rispose voltandosi verso un buio corridoio. “ E dobbiamo fare ancor più silenzio però.”, rammendò Bilbo qualche attimo dopo.
Si tapparono tutti la bocca e, procedendo in fila indiana dietro lo Hobbit si fecero guidare alla cieca lungo quegli oscuri corridoi che ormai conosceva a memoria.
La liberazione di Thorin donò a tutta la compagnia una notevole forza - erano di nuovo tutti insieme e stavano per fuggire, non potevano chiedere di meglio -, ma tutto parve sparire quando lo Hobbit svelò loro il suo ‘piano di fuga’.
Raccontò loro dei barili che venivano lasciati sul fiume e che, dopo giorni di ricerche, risultavano l’unica loro opportunità. Ovviamente alcuni si lagnarono - specialmente Bombur - ma non poterono far altro che accettare e fidarsi ancora del loro piccolo compagno.
Pian piano trovarono dei barili abbastanza grossi per contenerli e mentre imballavano e rinchiudevano Bombur - il più complicato da sistemare - Dwalin si avvicinò a Balin che faceva la guardia sulla porta della cantina.
Attirò la sua attenzione, nascondendosi nell’ombra con lui vicino all’ingresso - lontani però da occhi indiscreti.
“ Va tutto bene?”, domandò Balin senza nascondere una certa preoccupazione nel vedere suo fratello così vicino - nonostante l’oscurità qualcuno poteva ugualmente vederli... ma entrambi scoprirono di non temere quella possibilità.
“ Ero preoccupato per te, nadad...”, ammise piano il guerriero, ricevendo subito in cambio un fermo da dolce abbraccio da parte del maggiore, incapace di resistere davanti alla necessità di un minimo contatto fisico.
“ Non ho fatto altro che stare in pena per te, Dwalin. Eri... distrutto...”
Erano ormai dei Nani adulti, ma c’erano quei momenti in cui il più il più giovane non resisteva al peso che portava sulle spalle e andava alla ricerca della mano dell’altro, e quest'ultimo poteva solo stringerlo a sé facendogli sentire la sua vicinanza.
“ Potrei dire lo stesso...”, ribatté Dwalin appoggiando la fronte contro quella di Balin, immediatamente rincuorato da quell’abbraccio.
“ Resistiamo ancora un po’, nadad. Presto saremo fuori da questa foresta...”
Dwalin assentì, e dopo essersi azzardando a rubargli un bacio - una veloce carezza che però donò ad entrambi un brivido lungo la schiena - raggiunse con le spalle curve per la preoccupazione quello che sarebbe stato il suo barile. Bilbo lo aiutò volenteroso con della paglia, ma come era ovvio quel mezzo di trasporto era tutto tranne che comodo.
Presto il coperchio venne calato sulla sua testa e il guerriero non poté fare a meno di sperare per l’ennesima volta di poter uscire presto da quella ‘prigione di legno’ possibilmente intero e di poter ovviamente riabbracciare Balin... altrettanto in salute.
Come previsto, quando vennero scaricati nel fiume il viaggio si rivelò sin da subito tutt’altro che piacevole. Scossoni e botte improvvise, acqua e gelo, accompagnarono quell’infinita traversata nell'oscurità. E quando giunsero finalmente a destinazione, Dwalin fu quasi certo che non sarebbe riuscito a mettersi in piedi da quanto era dolorante.
Balin - così come altri Nani - non era messo meglio di lui e si concessero una piccola pausa sulla riva mentre gli altri venivano liberati dai volenterosi Fìli e Kìli, da Bilbo e da Thorin.
“ Hai... un aspetto orribile, fratello.”, commentò Balin qualche attimo dopo, strappando una risata roca al minore.
“ Mi dispiace dirlo, ma non hai un aspetto migliore del mio.”, ribatté.
“ Ma almeno siamo qui... insieme...”, aggiunse l'altro, facendogli l'occhiolino.
“ Già... più o meno vivi, ma ci siamo...”, assentì Dwalin, lasciandosi poi andare all’indietro sul terreno ciottoloso ed umico, concedendosi un sospiro stanco e dolorante.
Era ben lontano dal dire che ‘il peggio era passato’, ma almeno non erano più imprigionati - sia dagli Elfi che in quei maledetti barili.

Nota:
Thadulurel: L’Unico tra tutti. Nella mia headcanon i Nani si possono innamorare una sola volta nella vita e visto che in italiano non rendeva bene “l’uno” ho deciso di ‘inventare’ la parola per definire quel legame. La parola è realmente in Khuzdul, ma l’idea di utilizzarla per lo scopo di definire il legame è mia.
Nadad: Fratello

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Outside a Saint, Inside a Devil



Heirs of Durin



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