[The Hobbit] Deathless | I. Rediscovering a Lost Life

Apr 03, 2013 19:57


Titolo: Deathless
Titolo del Capitolo: I. Rediscovering a Lost Life
Fandom: The Hobbit
Personaggi: Kìli, Fìli (Nominati: Smaug, Bilbo Baggins)
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Incest, Slash, What if? (E se…), Alternative Universe (AU)
Conteggio Parole: 4255
Note: 1. Scritta ma non partecipante (non ho fatto in tempo X°D) per la #9 Notte Bianca di Maridichallenge. Prompt: Lo Hobbit, Fili/Kili, BeingHuman!AU in cui Kili è un vampiro e Fili è un umano.
2. Allora... visto che sono un’idiota che si complica la vita, non riuscivo a scrivere senza un “background” ho tentato di ricreare una sorta di storia dietro Vampire!Kìli, riprendendola da quella di Mitchell. Comunque... ci tengo ad avvisare che qui i Fìli e Kìli protagonisti NON sono fratelli, la storia è uscita in questo modo e il ‘nostro’ Fìli è il nipote di Kìli - che era un vampiro ancor prima che nascesse. Sì mi sono complicata la vita X°D
3. E visto che non mi andava di lasciare le cose così... beh... semplici... ho dato a tutti dei nomi “umani” X°D ovviamente poi i diminutivi sono i loro nomi originali, quindi vi troverete davanti Kilian (Kìli) e Fillian (Fìli) che sono due nomi di origine irlandese - ambientazione della storia. Poi verrà nominato Smaug - ma non gli ho dato nessun’altro nome, quello sta bene così com’è - e anche Bilbo - nome “intero” William. Ecco... spero di non aver fatto stronzate *O*
4. Clondalkin. Città irlandese nella quale è nato Aidan ù_ù
5. Non betata<3




Erano passati quasi sessant'anni da quando Kilian Durin era morto o almeno, aveva smesso di vivere come un essere umano.
Aveva appena diciotto anni quando fece il suo primo incontro con un vampiro.
Al periodo non credeva minimamente nell'esistenza di esseri simili, ma quando si specchiò nelle iridi opalescenti di quell'uomo - incrociato a pochi metri dalla sua abitazione -, si ritrovò a vedere la sua vita sotto un'altro punto di vista.
Non era interessato alla sua famiglia, era semplicemente... affamato. Tuttavia, qualcosa in lui lo aveva affascinato - Kilian ancora non sapeva cosa lo avesse spinto a fargli quella proposta -, e lo mise davanti ad una scelta.
Sopravvivere e veder morire ad uno ad uno i membri della sua famiglia, o sacrificarsi per loro.
Era terrorizzato, ma non aveva neanche bisogno di pensare ad una risposta.
Per sua madre, suo fratello e suo zio - gli unici parenti in vita che aveva, oltre qualche cugino che viveva tra i monti della Scozia - avrebbe fatto di tutto: anche offrire la sua stessa vita a quel vampiro.
Non ricordava di aver mai sofferto così tanto, e quando aveva perso i sensi aveva quasi pensato di essere morto.. In effetti lo era, ma si era ugualmente risvegliato... e non era più un umano.
Si trovava solo ed impaurito, in preda ad una strana 'fame', all'interno di un magazzino.
Il vampiro che lo aveva trasformato, Smaug, era scomparso abbandonandolo in quel luogo ma la prima cosa che Kilian fece - ancor prima di pensare alle conseguenze - fu andare a controllare la sua famiglia scoprendoli preoccupati per la sua strana assenza ma vivi.
Ed era quello che contava più di tutto...
Solo in quell'istante, dopo il sollievo, si rese per davvero conto di essere... morto. Di essere un vampiro.
Conosceva vagamente le varie leggende su quei 'mostri' - la luce del sole era fastidiosa ma non mortale come raccontavano nei libri -, e se non era una frottola lui in quel momento era un immortale. E Kilian si ritrovò costretto ad abbandonare Clondalkin e tutto ciò a cui teneva - le gare di tiro con l'arco, le sue amicizie e l'amata famiglia.
Non era una scelta volontaria - si era sacrificato per loro.
Erano semplicemente le conseguenze del suo sacrificio. Perché la morte gli aveva donato un'esistenza eterna - non poteva definirla 'vita' -, e la sua pelle non sarebbe più stata segnata dallo scorrere del tempo.
Mentre i suoi cari invecchiavano, lui sarebbe rimasto come quel giorno in cui aveva perso la vita. La sua presenza ed eterna giovinezza, avrebbe solamente destato troppi dubbi e messo in pericolo la sua famiglia - l'aveva salvata, evitando loro il suo stesso destino... non poteva lasciarli in pasto ad uno ben peggiore.
Decise quindi di scomparire lasciando che tutti credessero che fosse morto - lasciò pochi effetti personali in un magazzino, dandogli poi fuoco per inscenare la sua scomparsa.
Dopo quel momento, rimase nell'ombra ad osservarli da lontano. Soffrendo con loro per il dolore che la sua presunta morte aveva causato... e anche se la sua famiglia non poteva saperlo, la perdita del 'loro Kili' - lo chiamavano affettuosamente in quel modo - li aveva salvati. E con quella sicurezza li lasciò a piangere su una tomba senza un corpo, abbandonando la sua città natia.
Forte del dolore provato per quella separazione e della sua 'nuova vita', iniziò a vagare prima per l'Irlanda poi per l'Inghilterra, lasciando dietro di sé solo una scia di sangue e morte...
Era il castigo per aver infranto il confine tra vita e morte, che lo lasciava carico di sensi di colpa e con i visi - le voci! - di tutte le sue vittime ben stampati nella sua mente.
Per anni continuò a distruggere delle vite innocenti ed altrettante volte, atterrito da ciò che era diventato, aveva pensato al suicidio... ma non aveva mai avuto il coraggio di portare avanti quei suoi propositi.
Kilian non era poi così forte. Forse coraggioso e sicuramente stupido ed immaturo - era morto a soli diciotto anni, si stava appena affacciano alla vita -, ma non lo era abbastanza per mettere la parola fine alla sua seconda esistenza.
Fu proprio durante quei momenti di disperazione che Kilian incontrò William Baggins, un vampiro ‘anziano’ dall'aspetto giovane e buffo, con dei chiari ricci castani che gli incorniciavano il volto.
Tutto in quell'essere ispirava fiducia - perfino l'infantile soprannome, Bilbo, che si portava dietro dalla sua precedente vita - e quando gli propose un'alternativa alla scia di morte che stava lasciando alle sue spalle, Kilian non esitò ad accettare.
Qualsiasi nuova prospettiva sarebbe stata migliore della sua attuale situazione, perché non voleva più uccidere nessuno, ma ciò che Bilbo cercò di insegnargli non era... semplice da accettare.
La sua alternativa - che il vampiro seguiva diligente da oltre cent'anni - era il digiuno.
Gli spiegò che non era necessario per un vampiro nutrirsi, che era più che altro un'abitudine insita nella loro natura. Che durante i primi tempi sarebbe stato davvero complicato, perché solo con innumerevoli sacrifici e forza di volontà poteva essere in grado mettere la ‘necessità’ di bere il sangue, e in quei momenti, Kilian sarebbe arrivato a provare sentimenti di rabbia e odio, voglia di distruggere e addirittura di uccidere lo stesso Bilbo.
Sembrava impossibile davanti a quelle premesse, ma... accettò la proposta, ritrovandosi in men che non si dica a viaggiare e vivere con lui.
Il vampiro più anziano aiutò come meglio poté Kilian. Il compito, complice anche l'indole del più giovane, non si rivelò assolutamente facile - era testardo ed impulsivo, ed era pressoché un ‘neonato’ per i vampiri -, ma dopo sforzi e fallimenti, attimi di gioia e di dolore, i risultati iniziarono a maturare.
Kilian voleva davvero migliorare e smettere di uccidere e solo quel pensiero - quella ferrea convinzione! - lo aiutò ad andare avanti giorno dopo giorno. Tant’è che lentamente Bilbo gli permise anche di avventurarsi nei centri abitati, e stringendo i denti davanti alle tentazioni - scappando letteralmente via quando si sentiva troppo debole -, Kilian riuscì ad imparare a controllarsi quasi del tutto.
Anno dopo anno, arrivarono alle porte del nuovo millennio, ed il giovane vampiro si sentì finalmente pronto ad iniziare una vita con la consapevolezza dei suoi poteri e la resistenza che stava faticosamente acquistando, cercando di guardagnarsi dopo tutti quegli anni una parvenza di umanità... e la prima cosa che andò a ‘cercare’ fu la sua famiglia.
Erano stati un pensiero fisso - soprattutto durante i giorni più dolorosi di digiuno - e in tutto quel tempo aveva accuratamente evitato ogni ricerca - era troppo pericoloso, soprattutto quando era senza alcun controllo. Ma erano ormai passati anni - oltre mezzo secolo - e desiderava sapere che fine avessero fatto le persone che aveva amato più di ogni altra cosa.
Dopo mesi di ricerche - temeva di avvicinarsi troppo a Clondalkin - scoprì che sua madre e suo zio erano morti da ormai tempo, e tramite i necrologi più recenti venne a conosceva che anche il suo amato fratello, Fillian, aveva cessato di vivere.
Avevano sicuramente vissuto un'esistenza piena e soddisfacente, e lui... non ne aveva fatto parte.
Quello era solo l'ennesimo castigo della sua maledetta natura di vampiro - il sopravvivere alle persone a lui care -, e davanti alla consapevolezza di non avere più nessuno in quel mondo decise di tornare nella sua città per dare almeno l'ultimo saluto a suo fratello.
Clondalkin era cambiata in quegli anni, era cresciuta, vecchi negozi familiari erano stati chiusi ed avevano lasciato il posto a centri commerciali più all'avanguardia.
I suoi amici e compagni erano ormai morti, o erano così vecchi che forse neanche si ricordavano di lui - magari anni prima avevano anche loro pianto la sua 'morte' - e quella sicurezza lo incoraggiò quasi a tornare a vivere lì.
Non metteva più in pericolo nessuno, in fondo. Tuttavia, per pura prevenzione, celò il suo volto dietro i lunghi capelli scuri, lasciati sciolti, e degli occhiali da sole quando si presentò alla messa.
Attese ovviamente all’esterno della chiesa - non poteva entrarvi, era contro la sua natura - il termine della funzione funebre di Fillian, raggiungendo poi il breve corteo fino alla tomba di famiglia.
La sepoltura fu relativamente veloce e quando tutti abbandonarono il cimitero, Kilian si permise di avvicinarsi e di salutare a sua volta l’ultimo membro della sua famiglia.
Aveva ovviamente smesso di credere in Dio, ma era certo che ci fosse una vita dopo la morte... un qualcosa di non tanto differente dalla sua maledizione, ma indubbiamente positiva - poteva chiamarsi ‘paradiso’ o con tanti altri nomi, il senso era però quello.
Kilian non riuscì a trattenere un mezzo sorriso davanti alla sua lapide accompagnata da una foto quasi sbiadita che lo ritraeva. L’epitaffio, ancora ben leggibile, riportava un delle tristi e toccanti frasi come: " Kilian Durin. Amato figlio e fratello, venuto prematuramente a mancare all’affetto dei suoi cari..."
Tutte parole di rito che non servivano minimamente a consolare chi restava in vita.
Si rivolse poi alle tombe di sua madre e di suo zio, per soffermarsi poi su quella più nuova di suo fratello.
Quando era diventato un vampiro era stato guidato dalla necessità di proteggerli, ed era felice che il suo sacrificio avesse permesso alla sua famiglia di continuare a vivere per molti altri anni dopo la sua scomparsa.
L'unico rimpianto che gli era rimasto, era il non essere stato lì con loro a crescere e morire. E mai come in quel momento sentiva la loro mancanza...
Perso com’era nei suoi pensieri, si accorse solo grazie ad una folata di vento della presenza di qualcuno non molto lontano.
Forse qualche ritardatario, si disse, ma c’era un qualcosa in quel profumo di vagamente familiare - il suo olfatto era particolarmente sviluppato, riconosceva le varie flagranze da lontano.
Si strinse nella sua giacca in pelle, socchiudendo gli occhi come per assaporare quell’odore umano che venne poi accompagnato da una giovane voce.
“ Conoscevi mio nonno?”
Nessuna presentazione, solo una semplice e concisa domanda.
“ Si può dire di sì...”, rispose sincero Kilian senza voltarsi, continuando ad osservare la lapide e poi la foto che ritraeva suo fratello - era ormai anziano, ma in quel volto c’era sempre qualcosa di ‘riconoscibile’ ai suoi occhi.
“ Temo tu sia arrivato tardi. Ti ho visto qui e mi sembrava corretto avvertirti...”
“ Ti ringrazio, ma ho seguito la messa dall’esterno.”, lo rassicurò Kilian. “ Le chiese non mi piacciono particolarmente.”
“ A nessuno piacciono, soprattutto durante eventi simili...”
“ In effetti...”, assentì con un sorriso triste, voltandosi verso il ragazzino - che altri non era che un suo nipote visto che aveva nominato ‘suo nonno’ -, e mai lo avesse fatto.
Perché il Fillian dei suoi ricordi - all’epoca aveva vent’anni - aveva una folta chioma scura ed un viso cordiale e gentile. Era il suo adorato fratello maggiore, quello che seguiva ovunque e che considerava il suo ‘mondo’. E colui che aveva davanti era... la sua perfetta copia.
La somiglianza era incredibile. L'unica differenza che incontrò in quel giovane ad una prima occhiata erano i suoi lunghi capelli biondi, raccolti in una coda, ed una barba ben curata - era una cosa ‘di famiglia’, tutti i maschi erano sempre stati particolarmente irsuti.
“ Non credo di averti mai visto...”, mormorò il ragazzo qualche attimo dopo, non appena riuscì a vederlo in viso.
Lo osservo aggrottare la fronte e stringendo poi le labbra in un’espressione pensosa, per iniziare poi a scrutarlo con malcelata curiosità come se cercasse qualcosa nel suo volto.
“ Ma mi ricordi qualcuno...”, aggiunse sincero.
“ Credo sia solo una tua impressione.”, ribatté il vampiro, trattenendosi davanti all’impulso di abbracciare il giovane come avrebbe fatto nel trovarsi dinnanzi a suo fratello.
Perché ‘il suo Fillian’ era morto, e quello era... beh, era suo nipote.
“ Impressione o meno... hai detto di conoscere mio nonno.”, continuò con tono quasi più amichevole, ma ugualmente pacato e serio.
Kilian assentì distrattamente, continuando ad osservarne il viso, le espressioni ed i gesti. La somiglianza con ‘il suo Fillian’ non sembrava fermarsi solo all’aspetto fisico, ma anche nei suoi movimenti talvolta inconsci.
Forse era solo la sua necessità di rivedere in quel ragazzo suo fratello, ma certe cose non potevano essere ignorate.
“ Quindi... come lo conoscevi?”, incalzò prontamente il giovane.
“ I nostri genitori erano... intimi.”, rispose Kilian - e non era neanche una menzogna, stava solamente distorcendo la verità. “ Posso... chiederti come è morto?”, domandò poi.
“ Aveva già da tempo dei problemi al cuore e l’ultimo intervento ha portato solo ulteriori complicazioni.”, spiegò il giovane triste, indicando poi con un gesto del capo l’uscita del cimitero. “ Se ti va possiamo continuare a parlare a casa. I miei parenti e i conoscenti si stanno riunendo lì, sai cose da funerale...”
“ La... vecchia casa di famiglia?”, chiese esitante il vampiro, sentendo in lui crescere il desiderio di rimettere piede nella sua dimora, e quando il ragazzo assentì lui non poté far altro che accettare ed incamminarsi con lui verso l’uscita del cimitero.
“ Comunque...”, esordì qualche attimo dopo il giovane, tendendogli la mano. “ Non mi sono presentato. Fillian Durin, ma tutti ormai mi chiamano Fili per distinguermi dal nonno.”
Kilian non poté fare a meno di sussultare davanti a quella rivelazione - la somiglianza ed il nome, che scherzo del destino era?!
“ Kilian.”, mormorò stranito, stringendogli la mano senza neanche trovare la forza di inventarsi un altro nome.
Sapeva che di star commettendo un grave errore - era un membro della famiglia, poteva aver sentito parlare di lui -, ma non riusciva a mentirgli... proprio come accadeva con suo fratello.
L’istinto, ovviamente, gli diceva di andare via - di scappare! - ma qualcos’altro dentro di lui lo convinse a salire nella macchina di Fili.
La necessità di ritrovare una famiglia? Il volersi comportare di nuovo come un ‘essere umano’? O si trattava semplicemente della somiglianza con il fratello che aveva tanto amato?
Non riusciva a trovare una risposta a nessuna di quelle domande, ma forse neanche gli importava perché sentiva che il suo posto era lì in quel momento.

Non era chiaro a nessuno dei due come fossero finiti a condividere lo stesso tetto, ma Fillian si era rifiutato di lasciare che Kilian dormisse in un albergo e quest’ultimo non aveva avuto il coraggio di rifiutare quel gentile invito... ed alla fine ‘una notte’ era diventata ‘una settimana’... ed i giorni si erano susseguiti, aumentando senza poterli - o volerli - fermare.
Fili non sapeva esattamente cosa lo avesse spinto ad invitarlo, e c’erano così tanti motivi che risultava complicato capire quale fosse la verità.
Poteva dire che ogni volta che guardava in viso quel ragazzo aveva come la certezza di... di averlo già visto da qualche parte, e desiderava scoprire dove.
O che quando Kilian aveva ammesso di errore addirittura più piccolo di lui - aveva diciott'anni . mentre lui andava per i ventuno - e che non aveva più una famiglia, si era detto che sarebbe stato ‘crudele’ lasciarlo da solo. In più con quella convivenza sentiva a sua meno pesante la solitudine di quell’appartamento.
Inoltre era simpatico, aveva un ottimo senso dell’umorismo e si era anche dimostrato più volte maturo... cosa che non guastava mai.
Ciò che però lo lasciava perplesso più di ogni altra supposizione, era l’attrazione.
In tutta la sua vita Fillian non si era mai sentito attratto sessualmente da un ragazzo, ma quel Kilian possedeva qualcosa che lo affascinava, il problema era che... non sapeva esattamente ‘cosa’.
Il senso del proibito? Quell’aspetto misterioso e talvolta... animalesco?
Non era la definizione giusta, ma non poteva fare a meno di utilizzarla perché c’erano dei momenti in cui i suoi occhi sembravano quasi diventare più scuri e famelici, come quelli di un animale. Arrivava quasi a temerlo in quegli istanti - ma ne era anche attratto -, però Kilian riprendeva a ridere subito dopo e di quello sguardo non rimaneva niente... solo un ricordo che faceva tremare Fili al sol pensiero.
Era imbarazzante quella situazione, soprattutto perché credeva di aver ormai superato la fase della 'confusione ormonale' - era quasi un uomo! -, ma il suo ospite gli faceva quell'effetto e non ne era del tutto dispiaciuto.
Fillian ovviamente avrebbe tenuto per sé quei vergognosi pensieri, e lo stesso avrebbe fatto anche Kilian che aveva iniziato a nutrire nei suoi confronti dei sentimenti simili.
Sin da subito aveva sviluppato un affetto non tanto diverso da quello che rivolgeva a suo fratello - complice la somiglianza -, ma con il passare del tempo si era rivelato indubbiamente differente e più complicato.
Anche se per lui non era 'strano' accettare l'attrazione verso un qualcuno del suo stesso sesso - aveva visto tante rivoluzioni in quegli anni e aveva imparato ad accettare le varie diversità... soprattutto quelle che lo riguardavano direttamente -, i problemi erano ben più gravi.
Poteva essere in grado di ammettere di averlo più volte desiderato fisicamente - soprattutto quando lo vedeva mezzo nudo nel bagno che dividevano -, ma lui era un vampiro. Era... morto!
Non faceva altro che ripeterselo così tante volte da averlo fatto diventare un pensiero fisso... o quasi. Perché c'erano dei momenti in cui si dimenticava la sua natura e si rendeva conto delle 'piccole' cose che differenziavano il giovane da suo fratello.
Infatti, al contrario del 'suo Fillian' - che aveva una leggera pancetta -, Fili aveva un corpo tonico ed atletico con i muscoli al posto giusto. Era attraente e, suo malgrado, lo eccitava non poco... ma fortunatamente era sempre riuscito a trattenersi.
Sarebbe stato fuori luogo il saltargli letteralmente addosso. Prima di tutto perché non voleva rovinare il loro rapporto - si stava formando un legame speciale e carico di complicità - né perdere l'umanità che stava ritrovando, inoltre non sapeva neanche se... beh, se avrebbe resistito alla tentazione di morderlo in una situazione così intima - e li il pensiero della sua morte tornava con forza a rimbalzare nella sua testa.
Spesso gli capitava addirittura di sentire la necessità di nutrirsi - sudava freddo e tremava quasi violentemente - ma riusciva sempre ad evitare di fare sciocchezze. Doveva ringraziare Bilbo per quella sua tempra, ma sembrava quasi più semplice resistere da quando viveva con Fili perché lo faceva per lui, non più per se stesso, e l’ultima cosa che desiderava era infatti metterlo nei guai o peggio...
Ovviamente però, poteva trattenersi quanto voleva... ma non poteva impedire alla sua mente di lavorare un po’ troppo di fantasia quando andava ad osservare il suo ‘amico’ fare anche le cose più normali.
Era certo che Fili non ci mettesse malizia nei vari gesti quotidiani, anche perché non c’era niente di sensuale nel grattarsi, ad esempio, un’ascella. Ma a Kilian bastava vedere i muscoli tonici tendersi in quel semplice movimento per desiderarlo nudo e legato al letto... teso come la corda di un arco sotto le sue mani.
Si rimproverava quando si rendeva conto di essersi immancabilmente eccitato, e si dava del pazzo e del malato perché non poteva provare simili desideri nei confronti di un ragazzino così giovane - poteva anche avere l’aspetto di un diciottenne, ma Kilian aveva quasi ottant’anni! -, né doveva rivolgere simili attenzioni al suo pronipote. Ma era impossibile non desiderarlo... e suo malgrado, con il passare del tempo, non poté neanche non notare certi sguardi che gli rivolgeva Fillian.
All’apparenza poteva sembrare una cosa positiva l’essere ricambiato, ma non lo era. Perché Kilian aveva come l’impressione che fosse il ‘vampiro’ - il senso del pericolo ed il mistero - ad affascinare il giovane. Non era una cosa che poteva 'controllare' e non ne era certo, ma ‘sentiva’ che si trattava di una delle tante doti insite nella sua natura, un modo per facilitare la caccia o per renderla più eccitante.
Non voleva che Fili fosse attratto da lui per via del ‘vampiro’, ma per la sua personalità! Era quella la sua ferma convinzione davanti a quei pensieri, che poi ritrattava mentalmente dicendosi per l’ennesima volta che ‘non’ poteva permettersi una simile ‘relazione’.
Era giovane ed un suo parente, maledizione!
Tuttavia, più il tempo passava, più quelle sue convinzioni iniziavano a venire meno insieme ad un’insistente vocina dentro di sé gli diceva che, beh... non erano poi ‘così parenti’ perché Kilian Durin era morto, e lui era invece un vampiro. Non erano ‘del tutto’ la stessa persona.
E la 'convinzione' utilizzata per rifiutare i suoi sentimenti era diventata una 'scusa' per farli invece crescere.
Non era mai stato incoerente, a dirla tutta lui si era sempre rivelato abbastanza fermo nelle sue decisioni, ma Fillian faceva la differenza in ogni singola cosa... e non poteva fare a meno di cercare di dare una risposta a quella situazione.
Perché proprio lui?, si chiese. Perché doveva invaghirsi di un ragazzo così simile a suo fratello?
Perché... perché non ne era disgustato?
Certo, aveva notato tante differenze che rendevano Fili diverso da suo fratello, ma la somiglianza era pur sempre tanta. E quello lo portò a farsi una precisa domanda: possibile che l'affetto che in passato aveva provato per Fillian fosse... un qualcosa di più grande e 'perverso'?
Aveva amato suo fratello, era il suo idolo... ma forse aveva nascosto dietro quella sua ammirazione dei sentimenti che si era rifiutato di... razionalizzare.
Erano sbagliati - e lo erano tutt'ora -, ma aveva imparato a vedere il mondo sotto un altro punto di vista da quando era morto.
Alla fin fine quella era l'unica spiegazione logica, ma non serviva a niente. Non gli dava alcuna vera risposta per dare un nome a quell'attrazione e a ciò che provava per Fili.
Ne era innamorato? Lo era stato anche di Fillian?
O era solo attrazione o... qualcosa di ben più pericoloso, causato dal digiuno?
Erano troppe le domande senza risposta, e avrebbe ovviamente continuato a torturarsi alla ricerca di una soluzione... ma niente gli impedì di lasciarsi quasi andare nei confronti di Fili.
Entrambi iniziarono con timidi gesti - come affettuosi abbracci o le loro mani che si sfioravano -, seguiti poi dai loro occhi carichi di dubbi riguardanti quella situazione ma altrettanto pieni desideri che andavano sempre alla ricerca del corpo dell'altro.
Avevano inconsciamente iniziato una sorta di corteggiamento, che pian piano iniziò a sfociare nella frustrazione. Perché quel desiderio non veniva minimamente soddisfatto da quel lento corteggiamento. Volevano qualcosa di più, ma non avevano il coraggio di fare quel primo passo che avrebbe cambiato ogni cosa.
Tutti e due avevano avuto le loro 'esperienze', Fillian era stato più che sincero con Kilian quando una sera, comodamente seduti sul divano per godersi una birra fresca e un film, gli aveva rivelato di aver avuto delle ragazze ma nessuna storia seria - facendogli poi intendere che era 'aperto' a nuove esperienze . Ed anche il vampiro aveva a sua volta cercato di dirgli la verità: ogni suo rapporto finiva male. Ovviamente non aggiungeva che finiva sempre per uccidere i suoi amanti - cosa che lo spaventava per davvero visti i sentimenti che provava per Fili -, ma fece anche capire all'altro che... beh, aveva avuto esperienze con entrambi i sessi.
Si trattava di una sorta di invito a tentare qualcosa insieme, ma neanche quella volta i due riuscirono a concludere.
Dovettero aspettare quasi sei mesi, dall'arrivo di Kilian nell'appartamento di Fillian, per far smuovere un po' le acque. Il loro alleato era stata l'impulsività del vampiro e del latte caldo.
Niente di più normale. Kilian aveva già visto il giovane bere il latte - vivevano insieme da tanto ormai -, ma quella sera Fillian era raffreddato.
Naso rosso, occhi lucidi e gonfi e la voce resa roca da un fastidioso mal di gola. Era quasi comico mentre borbottava un nasale: " Sdo balissibo.", ma di sicuro non poteva essere definito sensuale. Tuttavia il vampiro era così... 'cotto', che ormai da tempo aveva capito che anche i movimenti più stupidi nella sua testa diventavano lussuriosi - era una cosa decisamente da malati!
Giunti a quel punto, porse poteva dare la colpa alla frustrazione accumulata, o all'aspetto tenero e indifeso del giovane sotto i vari strati di coperte... ma quando gli aveva portato il latte caldo a letto, ed aveva osservato le labbra sporcarsi di una leggera 'patina' bianca che venne prontamente portata via dalla lingua... non riuscì più a resistere.
Un attimo prima gli stava togliendo la tazza dalle male e quello successivo lo stava baciando senza avergli dato alcun preavviso.
Ci mise qualche istante per razionalizzare quello che stava accadendo, la sua mente era occupata dalle labbra di Fili - anche se erano screpolate, erano migliori di come se le era immaginate in quegli ultimi mesi - e dal suo profumo quasi intossicante.
Solo un mezzo gemito - forse causato dalla sua lingua che cercò di insinuarsi nella bocca del giovane - riuscì a farlo tornare alla realtà, costringendolo ad allontanarsi dal corpo di Fillian come se scottasse.
Lo fissò mortificato, insultandosi mentalmente per aver perso la testa in quel modo.
" Io non...", esordì cercando una scusa che potesse spiegare il motivo del suo atteggiamento, senza però troppo successo. " No... lo volevo.", ammise poi sincero - non era in grado di mentirgli.
Fillian si leccò di nuovo le labbra screpolate, come se stesse ancora cercando il sapore dell'altro su di sé.
" Anch'io...", rispose piano dopo qualche momento. " Ma... non credevo di... dovermi prendere uno stupido raffreddore per... baciarti...", aggiunse con un mezzo sorriso nello sforzo di parlare decentemente nonostante il naso chiuso - aggiunse da qualche parte delle 'b' e delle 'd', cosa che ebbe il potere di sorridere e calmare Kilian.
Temeva di averlo spaventato, di aver frainteso i 'segnali' di quei mesi e di aver fatto qualcosa di irreparabile che avrebbe rovinato per sempre il loro legame, ma invece non era successo niente di sbagliato.
Si erano baciati ed era stato assolutamente fantastico.
" Neanch'io lo credevo...", ribatté tranquillo, sporgendosi di nuovo verso di lui per sfiorargli ancora le labbra con le sue. " E spero di non dover aspettare il prossimo raffreddore per poterti baciare un’altra volta."
" Questo basta e avanza.", ribatté Fillian, approfittando di quella vicinanza per poterlo abbracciare e baciare con più trasporto e decisione.
Forse, si disse, non stava poi così male.

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Outside a Saint, Inside a Devil



Heirs of Durin



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