[The Hobbit] Out of sight, Out of mind | I. I must to protect you

Mar 14, 2013 19:38


Titolo: Out of sight, Out of mind
Titolo del Capitolo: I. I must to protect you
Fandom: The Hobbit
Personaggi: Dwalin, Balin
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Rosso
Avvertimenti: Slash, What if? (E se…), Incest, Lime
Conteggio Parole: 1355
Note: 1. Scritta per questo prompt: “Dwalin si ricorda il vero motivo per il quale lui e Balin non si vedono spesso - che non è il lavoro ma i sentimenti che non dovrebbero provare l'uno nei confronti dell'altro. Possibilmente con un flashback smut.” ed io ne ho tirato su, beh... una cosa un po’ più lunga del previsto che ho deciso di dividere in tre (o quattro) parti. In questo capitolo si trovano a casa di Bilbo ù_ù<3
2. Partecipa a 500 Themes Italia con il prompt: 101. Sofferenza volontaria
3. Ovviamente per il mio dolce uomo che mi ha riempito di prompt ù_ù
4. Non betata °A°




Il fuoco scoppiettava debolmente, cullando con il suo rassicurante tepore i Nani addormentati in degli improvvisati giacigli sul pavimento.
Dormivano tutti, godendosi quella meritata pace che tuttavia annunciava la tempesta.
Tutti meno che Dwalin.
Degli strani pensieri affollavano la mente del guerriero, e sfortunatamente non riguardavano il viaggio - forse suicida - al quale avrebbero preso parte.
Ciò che gli impediva di dormire era... suo fratello e il fatto che non si fossero visti per anni a causa di quell'esilio forzato che si era imposto.
Perché era pericoloso per lui stare accanto a Balin, ed anche in quell'istante stava facendo uno sforzo immenso per non distendersi accanto al maggiore e abbracciarlo come quando era bambino... ma soprattutto, per non destarlo con maliziosi baci che lo avrebbero poi portato a pretendere il suo corpo.
Lo avrebbe fatto in passato, ed era proprio per non cadere in quella tentazione che si era costretto a fare viaggi su viaggi pur di non restare accanto a Balin.
Non poteva più concedersi l’errore di amare suo fratello più di quanto gli fosse permesso.

Affondò il viso nei capelli castani, striati di bianco, di Balin.
Profumavano di libri e di inchiostro, forse anche un poco di terriccio, ma c’era anche qualcosa che Dwalin non riusciva a riconoscere ma che aveva un 'sapore' tanto piacevole quanto triste...
Lo strinse a sé con fare possessivo, cercando inutilmente di ignorare quei sentimenti dolorosamente malinconici, e con una spinta più decisa entrò più a fondo nel corpo del suo amante. Balin gemette, inarcandosi e graffiando quasi il muro con le dita, senza però sottrarsi a quel trattamento.
Non lo aveva mai fatto, nonostante avesse tutte le ragioni per allontanarsi da lui.
Perché Balin era una persona gentile e ben voluta da tutti, per quel semplice motivo Dwalin lo avrebbe anche capito se avesse scelto di cacciarlo.
Lui stesso si sarebbe allontanato per proteggere suo fratello dalle malelingue della loro società. Anche se le relazioni tra Nani dello stesso sesso non erano un tabù, non venivano viste di buon occhio quelle tra consanguinei, e per quanto fossero frequenti - i due figli di Fundin non erano i primi e non sarebbero stati gli ultimi -, tutti preferivano additare il prossimo e poi, di nascosto, scopare con le proprie sorelle ed i fratelli.
Perché nella ricerca dei Nani del proprio ‘thadulurel’, spesso il cuore sceglieva la via più complicata... e Dwalin si era ritrovato legato a suo fratello.
“ N-Nadad...”
Il gemito di Balin lo spinse a muoversi con più decisione, stringendo le dita attorno ai suoi fianchi per costringerlo ad assecondare ogni singolo affondo. Grugnì a sua volta per il piacere, cercando di affogare in quelle sensazioni e di non pensare a quanto tutto quello fosse sbagliato a... a quanto suo fratello potesse soffrire nel venire additato dalle persone che aveva sempre aiutato.
Balin era più importante di tutto e di tutti e non poteva neanche sopportare l’idea di vederlo star male. Doveva per forza mettere la parola fine a quella follia...

Accese la sua pipa, sbuffando una nuvoletta di fumo verso il caminetto.
In quegli anni si erano incontrati raramente e, ogni volta, cadevano nello stesso identico circolo vizioso.
Si ‘amavano’ - a modo loro, ovviamente - con una tale intensità da farsi quasi male, poi Dwalin se ne andava con la coda tra le gambe ed i sensi di colpa - sia per non aver resistito alla tentazione, sia per aver abbandonato per l’ennesima volta suo fratello senza neanche salutarlo.
Proprio per quel motivo era certo che quel viaggio sarebbe stato ancor più complicato del previsto... e non solo per i pericoli ai quali stavano andando incontro.
Fumò ancora in silenzio, lanciando di tanto in tanto delle occhiate ai suoi compagni, soffermandosi dapprima su Fìli e Kìli che, ne aveva quasi la certezza, vivevano una situazione non dissimile dalla sua.
Era impossibile non notare gli sguardi che si scambiavano ed i loro piccoli gesti d’affetto. Vivevano l’uno per l’altro, godendosi quei sentimenti così puri e forti senza curarsi del resto.
Erano giovani ed ingenui, era quella la verità, e Dwalin non poté non provare un vago senso d’invidia, tant’è che i suoi occhi andarono a posarsi inevitabilmente su Balin, stupendosi non poco quando incrociò quelli del fratello che sembravano brillare davanti alla luce emessa dal caminetto.
Si fissarono per qualche istante, poi fu proprio il maggiore a rompere il silenzio.
“ Dovresti dormire.”
Dwalin scosse il capo, continuando a fumare.
“ Non fare il bambino.”, lo riprese bonariamente Balin, sollevandosi dal suo giaciglio per portare con sé la propria coperta. Il minore osservò i suoi momenti, permettendogli di sedersi accanto a lui e di coprire le loro spalle con la pesante e calda coperta.
“ Sono felice che tu sia qui, Dwalin.”, ammise Balin senza alcuna vergogna, appoggiandosi al braccio del fratello con la spalla.
“ Non potevo lasciare Thorin da solo...”, era vero, ma non del tutto.
Sapeva che suo fratello avrebbe seguito ovunque il loro principe... e lui doveva essere accanto al suo compagno.
Balin non rispose, ma le sue labbra erano piegare in un mezzo sorriso quasi intenerito, tant’è che Dwalin ebbe quasi l’impressione che l’altro avesse letto i suoi pensieri.
“ Almeno...”, borbottò il guerriero qualche attimo dopo, come se si sentisse in dovere di precisare. “ Siamo insieme... come a Moria.”
“ Avevi più capelli, in quel periodo.”, scherzò Balin.
“ Tu eri più alto e magro.”, ribatté Dwalin con un sorriso - gli bastava la sua presenza per sentirsi meglio, era quello l’effetto del legame che li avrebbe uniti fino alla fine dei loro giorni -, porgendogli poi la propria pipa per farlo fumare con lui.
Balin inspirò lentamente, godendosi quel breve momento di silenzio.
“ Smetterai mai di fuggire?”, domandò poi con voce incredibilmente più bassa, sbuffando una nuvoletta di fumo.
Non era semplice rivolgergli una simile domanda e non era neanche facile ottenere una vera e propria riposta.
“ Non posso.”
“ Perché?”
“ Lo sai benissimo.”, ringhiò Dwalin.
“ Scappavi sempre prima di darmi una spiegazione.”, rispose calmo Balin. Non era arrabbiato, era più che altro deluso dall’atteggiamento che suo fratello aveva assunto in quell’ultimo secolo.
Poteva comprendere il motivo - non era uno stupido, anzi -, ma ormai Balin era ormai vecchio, e aveva avuto tanto e tanto tempo per fare i conti con quei sentimenti che agli occhi della società dei Nani apparivano ‘malati’.
Non sapeva come avrebbe reagito se si fosse trovato ‘dall’altra parte’, ma quando aveva compreso che il suo ‘thadulurel’ era e sarebbe sempre stato suo fratello, si era convinto che non ci fosse niente di sbagliato - era l’ipocrisia di chi si nascondeva dietro un dito puntato contro il prossimo ad esserlo.
Ai suoi occhi, un legame così forte - così ferreo da farlo stare male quando Dwalin si allontanava da lui - non poteva essere maligno.
“ Dovevo proteggerti.”, ammise l’altro. “ Perché tu... tu sei troppo buono.”
Detto in quel modo, il carattere gentile di Balin sembrava quasi un difetto, e forse lo era per davvero in un certo senso.
“ Non credi che io sia in grado difendermi da solo?”, chiese il maggiore.
“ Sei un abile guerriero.”, precisò Dwalin. “ Ma non sei capace di difenderti dalle persone che conosci, da quelle che frequenti tutti i giorni e che potrebbero... metterti in cattiva luce a causa mia.”
E Balin comprendeva per davvero suo fratello perché, a dirla tutta, Dwalin non era neanche nel torto... tuttavia aveva ugualmente rinunciato ad una vita insieme - aveva rinunciato a ‘loro’ - per quella protezione che solo la sua costante presenza gli avrebbe potuto dare.
Con Dwalin al suo fianco, poteva fare tutto... anche sconfiggere le malelingue ed i loro crudeli pettegolezzi.
“ Quindi, intendi ignorarmi durante questo viaggio?”, domandò, scegliendo di non rinfacciargli la sua scelta - era certo che suo fratello avesse già abbastanza sensi di colpa e che avesse sofferto tanto quanto lui, soprattutto nel prendere la via della fuga.
Il minore sospirò e scosse il capo quasi sconsolato, conscio che non sarebbe stato possibile ignorarlo.
“ Pensi che ne sia capace?”, ribatté, allungando la mano sulla nuca dell’altro per far scontrare le loro fronti con delicatezza. Chiuse gli occhi, godendosi quel contatto più intimo del frettoloso saluto che si erano scambiati qualche ora prima, ed inspirando a fondo sentì ancora il familiare l’inchiostro e i libri, il terriccio e... niente, solo quel profumo che gli ricordava Balin e nessun’altro.

Nota:
Nadad: Fratello.
Thadulurel: L’Unico tra tutti. Nella mia headcanon i Nani si possono innamorare una sola volta nella vita e visto che in italiano non rendeva bene “l’uno” ho deciso di ‘inventare’ la parola per definire quel legame. La parola è realmente in Khuzdul, ma l’idea di utilizzarla per lo scopo di definire il legame è mia.

character: dwalin, work: out of sight out of mind, warning: incest, rating: rosso, !fanfiction, fandom: the hobbit, warning: lemon, pairing: fundincest, character: balin, warning: slash, warning: longfic, warning: lime, warning: what if?

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