Titolo: Paperman
Fandom: Cast The Hobbit
Personaggi: Richard Armitage, Martin Freeman
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: Verde
Avvertimenti: Oneshot, Leggero Slash, Alternative Universe (AU), What if? (E se…)
Conteggio Parole: 1705
Note: 1. Se non avete visto
Paperman correte a farlo perché è bellissimo! La fic infatti è una AU!Paperman, smielata e fin troppo dolce .w.
2. Anche se siamo all’ottava edizione... questa per me sarà la prima
Notte Bianca**
3. Dedicata alla persona che più amo al mondo. Spero ti piaccia amore mio<3
4. L’immagine del banner è di
Pionochan5. Non betata<3
L’autobus era in tremendo ritardo e Richard detestava arrivare tardi a lavoro - non tanto per ‘passione lavorativa’, ma per non dover subire gli sguardi di rimprovero dei suoi colleghi e del Capo Ufficio.
Si mosse irrequieto sul marciapiede, cambiando il peso da un piede all’altro e lanciando delle occhiate nervose al suo orologio da polso.
Sentiva già su di sé gli occhi dei suoi colleghi e del suo Capo e, ovviamente, già si vedeva ad abbassare il capo mortificato e completamente rosso in volto. Gli sarebbe piaciuto ‘tirare fuori le palle’ e farsi valere, ma la sua timidezza era la più grande delle sue debolezze.
Sbuffò, iniziando poi a mordicchiarsi l’interno della guancia con fare nervoso, stringendo poi a sé i fogli della sua cartella quando venne investito da un’improvvisa folata di vento.
Socchiuse gli occhi infastidito da quella forte aria e solo in quell’istante sentì un qualcosa colpirgli la caviglia - contatto che lo costrinse ad abbassare lo sguardo.
Un foglio giallo, volato da chissà dove, si era ‘scontrato’ proprio su di lui.
Richard si concesse l’ennesimo sospiro e fece per allungare la mano e liberarsi da quel foglio, quando delle altre dita lo anticiparono.
“ Scusa.”, Richard alzò lievemente lo sguardo, incrociando le chiare iridi di un giovane uomo che, recuperato il suo foglio, lo mise in una cartelletta non tanto diversa dalla sua.
“ C-cos-... no niente.”, si riprese arrossendo lievemente ma riuscendo in ogni caso a piegare le labbra in un timido sorriso subito ricambiato dall’altro.
Richard non era mai stato tipo da osservare con insistenza qualcuno - era troppo riservato per fare una cosa simile - ma non riuscì a non seguire con lo sguardo il giovane uomo che si sistemò accanto a sé.
Era più basso di lui, con corti capelli biondi e dei bellissimi occhi chiari, inoltre aveva un viso che ispirava dolcezza... era raro che Richard si interessasse a tal punto a qualcuno, soprattutto una persona appena incontrata, ma c’era qualcosa in quel giovane uomo che lo affascinava ed attraeva.
Non sapeva cosa avesse di tanto speciale, ma quando l’altro si voltò verso di lui - forse si era sentito osservato -, Richard sussultò e finse di guardare l’orologio, insultandosi mentalmente per aver ‘osato tanto’.
Che gli era saltato in mente?
Non poteva mettersi a fissare le persone in quel modo!
L’ennesima folata di vento lo prese alla sprovvista - era troppo occupato a darsi dello stupido - e alcuni fogli della sua cartella caddero per terra insieme a quelli dell’altro uomo - distinguibili ad occhio nudo grazie ad un tenue color giallo.
“ Oggi sono proprio un disastro.”, si lamentò con una piccola risata, chinandosi per raccogliere i suoi fogli con Richard che, distrattamente, mormorò un: “ G-già...”, che lo fece subito avvampare.
“ N-non intendevo dire che sei un disastro! P-parlavo per me!”, si scusò prontamente e con non poca agitazione, raccogliendo velocemente i suoi fogli e maledicendo per l’ennesima volta la sua timidezza e l’autobus in ritardo.
L’altro però ridacchiò ancora, per nulla offeso dalle sue parole... e per Richard quel suono apparve come il più bello che avesse mai sentito in vita sua.
Non poté non riprendere a fissarlo poi, quando sentì il viso bruciare, abbassò di nuovo lo sguardo... cosa che gli permise di scorgere poco lontano uno dei fogli del biondo.
Socchiuse la bocca per farlo notare all’altro ma l’arrivo di un autobus - non il suo, ovviamente - lo spinse a muoversi istintivamente spostandosi per andare a raccoglierlo prima che volasse via.
“ E-ehi! Stavi per...”, le parole gli morirono in bocca quando non vide più l’altro uomo e lo scorse ormai seduto sugli scomodi sedili dell’autobus ormai in partenza. “ Perderlo...”, concluse con un sussurro più per se stesso.
Così come era arrivato, con una folata ti vento, se ne era andato... e Richard si sentì improvvisamente vuoto.
Sospirò, abbassando lo sguardo sul foglio per cercare qualche segno di quell’uomo che, ovviamente, non trovò.
Non un nome, non un indirizzo. Niente di niente, solo il logo di una società che non aveva mai visto - era come un foglio di presentazione tipico di alcuni pubblicitari.
Si morse le labbra e, infilando il foglio tra i suoi - non sarebbe mai riuscito a buttarlo -, salì finalmente sul suo autobus appena giunto.
Giunse a lavoro con un quarto d'ora di ritardo, e per la prima volta in vita sua, Richard non sentì su di sé gli sguardi di rimprovero dei suoi colleghi e del capo ufficio... perché voleva semplicemente riavere su di sé gli occhi di quel giovane uomo.
Per tutta la mattina compilò moduli su moduli, concedendosi di tanto in tanto qualche sguardo su quel logo forse creato dal ‘Biondino’ - lo aveva chiamato così nella sua mente.
Non riusciva a toglierselo dalla testa né a dimenticare la sua risatina.
Come era possibile che una persona, incrociata solo a causa del ritardo del suo autobus, fosse stata in grado di mettere delle radici così forti nel suo cuore?
Sospirò ancora e, rilassandosi sulla sua sedia girevole - nascosto dalle pareti in plastica del suo piccolo ufficio -, si volse verso la finestra.
Il vento di quella mattinata aveva spazzato via le nubi, lasciando che il cielo si mostrasse in tutta la sua maestosità e facendogli ricordare immancabilmente gli occhi dell’oggetto dei suoi pensieri.
L’avrebbe mai rivisto?
Era improbabile... così tanto che quando abbassò lo sguardo sul palazzo davanti al suo quasi non riuscì a credere di vedere proprio l’uomo di quella mattina.
Aggrottò la fronte e chiuse più volte gli occhi come se temesse di vederlo sparire, ma era sempre lì.
Non riuscì a trattenersi dall’alzarsi e dall’aprire la finestra, come per voler essere il più vicino possibile all’altro che, ovviamente, non lo vide.
Stava forse facendo un colloquio, lo vedeva mostrare altri di quei fogli gialli e parlare... senza calcolare Richard che lo osservava con gli occhi sgranati, certo solo di una cosa: doveva attirare su di sé la sua attenzione.
Si guardò attorno e forse fece la cosa più stupida di tutta la sua vita: afferrò i fogli della stampante e creò rapidamente un aeroplanino, lanciandolo verso l’altro palazzo nella speranza di vederlo raggiungere la finestra dove stava il Biondino.
Il primo lancio fu un totale fallimento, ma non si arrese e continuò a tentare due, tre, quattro... venti volte!
Si avvicinava, sfiorava la finestra ma non lo raggiungeva.
Tentò e ritentò, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo... quando scoprì suo malgrado di aver finito i fogli.
Spaventato si chiese se sarebbe riuscito ad andare fino al magazzino in fondo al corridoio e a tornare davanti alla finestra per riprendere a creare aeroplanini, ma il Biondino sembrava aver finito la sua esposizione - pareva quasi agitato invece mentre cercava tra i fogli qualcosa, forse quello che aveva perso e che era tra le mani di Richard.
Non avrebbe mai fatto in tempo e, osservando un ultima volta il logo, lo piegò con attenzione pregando affinché arrivasse almeno quello fino alla finestra.
Prese un bel respiro e... lanciò.
Sembrava essere perfetto, ma quella non doveva essere la sua giornata fortunata e così come li aveva fatti incontrare, il vento rovinò tutto.
Il piccolo aereo di carta prese un’altra direzione, incastrandosi su un balcone e con esso tutte le speranze di Richard che non poté far altro che osservare il giovane uomo stringere la mano ad un signore ed abbandonare il suo colloquio.
Si mise le mani tra i capelli, quasi disperato.
Che doveva fare?, si chiese.
“ Signor Armitage!”, la voce del suo Capo Ufficio lo fece sussultare e voltare velocemente. “ Che sta facendo? Chiuda quella finestra!”
Richard avvampò per l’imbarazzo, lanciando un’ultima occhiata verso il palazzo e poi verso la strada.
Forse, si disse, faceva ancora in tempo a raggiungerlo e a mettere la parola fine a quella follia.
“ Io...”, esordì. “ Mi scusi!”, e senza più attendere iniziò a correre verso l’uscita dell’ufficio e poi giù nelle scale, saltandole e schivando per pura fortuna le povere persone che vi transitavano sopra.
Una volta sulla strada si guardò attorno cercando di scorgere i capelli biondi dell’altro uomo tra la folla ma sembrava averlo perso: era arrivato troppo tardi.
Si morse ancora le labbra, trattenendosi in quel modo dall’emettere un lamento carico di delusione.
Aveva fatto tutte quelle... stronzate per niente?
Alzò lo sguardo al cielo, sperando stupidamente di ottenere una risposta da parte di quell’azzurro così simile a quello degli occhi del Biondino... e anche se non era un vero e proprio aiuto, vide l’aereoplanino fatto con il foglio giallo venire liberato dal balcone dall’ennesima folata di vento e riprendere il volo.
Quello era l’unico ricordo del giovane uomo che aveva incontrato: non poteva perderlo.
Inseguì lo sconclusionato volo del pezzo di carta fino alla fine della strada quando finalmente lo vide precipitare dentro un’edicola.
Sorrise quasi sollevato da quell’improvviso atterraggio e, affrettando il passo, raggiunse il piccolo chioschetto di giornali.
“ Mi scusi...”, borbottò in direzione dell’edicolante allungando la mano verso l’aereoplanino per andare a scontrarsi con le fredde dita di un’altra persona.
Tremò per quel semplice contatto, e ancor prima di capire che cosa stava per accadergli, il suo cuore iniziò a battere con forza. Deglutì, e abbassando lo sguardo incrociò gli occhi color del cielo del Biondino, stupito come lui per quel nuovo incontro e per la vista del suo logo perduto trasformato in un aeroplanino.
“ C-ciao...”, biascicò Richard, lasciando che fosse l’altro a prendere il foglio.
“ Ehi.”, gli sorrise. “ E questo?”, domandò indicando l’aeroplanino, e ancor prima che lui potesse rispondere, l’ennesima - e quella volta provvidenziale - folata di vento fece rotolare verso di loro tutti gli aerei di carta che aveva lanciato da quando lo aveva visto nella finestra davanti alla sua.
“ Ecco... eri... nel palazzo di fronte al mio...”, mormorò Richard imbarazzato, sentendosi un idiota per quella sua spiegazione totalmente senza senso.
“ E... hai fatto tutti questi aeroplanini per me?”, chiese incredulo l’altro e lui non poté far altro che annuire. “ Wow...”
Solo... ‘wow’?!
Richard lo guardò stupito, ricevendo in cambio una risata divertita.
“ Un po’ da pazzi!”, concesse, aggiungendo poi un: “ Ma è... davvero dolce, lo devo ammettere.”
“ G-grazie...”, non sapeva proprio che dirgli. Aveva passato tutto quel tempo a fare degli aeroplanini e davanti a quel giovane uomo non sapeva che fare.
Che poteva fare per... ‘iniziare’?
“ Comunque, io sono Martin. Piacere!”, si presentò l’altro tendendo la mano che Richard prese dopo un brevissimo istante di esitazione.
“ Richard, il piacere è mio...”, rispose.
Beh... forse quello era un buon modo per iniziare.