You're just the boy all the girls want to dance with

Aug 08, 2009 16:23

Titolo: You're just the boy all the girls want to dance with
Autore: harleen313
Beta:
Personaggi/pairings: Brendon/Ryan
Rating: PG
Avvertimenti:
Conteggio parole: +2200
Disclaimer:
Note:
Summary: Fin dai loro primi concerti, Ryan si è sempre dimostrato poco socievole o incline all’amore per i fan. Orde di ragazzini urlanti ai suoi piedi non gli fanno lo stesso effetto che fanno a Brendon.
Il cantante ne è galvanizzato e li ama oltre ogni misura.
Lui nutre nei loro confronti un sacrosanto terrore.

Fin dai loro primi concerti, Ryan si è sempre dimostrato poco socievole o incline all’amore per i fan. Orde di ragazzini urlanti ai suoi piedi non gli fanno lo stesso effetto che fanno a Brendon.
Il cantante ne è galvanizzato e li ama oltre ogni misura.
Lui nutre nei loro confronti un sacrosanto terrore, memore di qualche folle che - sportosi sul palco - provò a rubargli un distorsore e venne bloccato solo perché per sbaglio gli acciaccò la mano con tutto il peso di cui era capace. Solo perché non l’aveva visto, ovviamente.
Era molto più occupato a gestirsi un Brendon sudaticcio e in calore che, per la gioia delle fan, attentava alla sua verginità anale in ogni modo possibile e immaginabile.
Ovviamente ha una scala gerarchica, tra tutti i suoi nemici.
Prime su tutti, ci sono le fangirl. Le fangirl sono Il Male Supremo. E non c’è Jon Walker o Spencer che tenga, il ricordo della mentecatta che gli si palesò sotto casa pregandolo di prenderla là, sul pianerottolo, di fronte al mondo intero, è ancora troppo vivido nella sua povera mente.
Poi ci sono le fan, che sono un po’ meno pericolose, perché non cercano di stuprarti - con la mente. A distanza. Ryan giura e spergiura di aver distintamente sentito due dita che gli pizzicavano il sedere anche se sul palco accanto a lui in quel momento non c’era nessuno -, ma in compenso ti vedrebbero taaanto bene assieme al cantante della tua stessa band. E non l’ “insieme” che prevede tenere passeggiate incontro al tramonto. L’ “insieme” a cui si riferiscono le piccole pervertite prevede uno stanzino buio, Brendon, Ryan e niente vestiti. E a volte, se sono proprio distratte, nemmeno un dannato lubrificante.
Infine, ultimi per pericolosità e purtroppo anche per percentuale, ci sono i fan. Maschi. Esaltati, un po’ emo, che se si avvicinano a loro quattro è unicamente per avere foto o autografo. Qualcuno una volta ha provato a convincerlo a regalargli il suo fantastico gilet in broccato rosso bordeaux con le rose di stoffa appuntate sul petto, ma con scarsi risultati. Ryan ha difatti giurato che si farà seppellire con quel prezioso cimelio addosso.
.
« Ry, sono stupende! »
Osserva dubbioso Brendon che digita qualcosa al computer e preme invio con una tale enfasi che c’è da stupirsi che la tastiera non si sia spaccata sul colpo.
« Chi? »
Si guardano. E Ryan crede, si illude, che Brendon sia entrato nei soliti quattro siti porno memorizzati nei preferiti del computer di casa sotto il professionalissimo nome “Pretty. Odd.”. Si illude a tal punto che quasi sarebbe più confortato di vedere immagini tratte da un sito che propone perversioni raccapriccianti e al limite dell’umano spacciandole per “Il culmine del piacere! Dove i tuoi desideri più segreti diventano realtà!” (e che quel bastardo di Brendon continua a propinargli a tradimento. Durante l’ora di pranzo. Lui ed il suo cazzo di sidekick con una connessione adsl).
E poi, invece, vede che l’amico è sul suo account di YouTube, a vedere i commenti lasciati dagli avventori.
« Le fan! Ti hanno fatto gli auguri di compleanno! Non sono adorabili? Dovresti ringraziarle. »
Ryan alza un sopracciglio, stupito effettivamente da tanta gentilezza. E si arrischia a sporgersi sullo schermo per leggere qualche commento.
E quello è decisamente l’inizio della fine.
« ODDIO! »
Si porta una mano alla bocca, seriamente orripilato dalla decima proposta da parte di sconosciute di fargli cose indicibili su parti del corpo innominabili.
« Ryan, sei un rubacuori. »
Brendon ridacchia senza alcun rispetto per la sua povera salute mentale, gli dà di gomito e lo trascina a sedere sulla sua stessa poltroncina, per averlo vicino qualora decida di collassare per terra e poterlo quindi raccogliere al volo.
« Brendon, sono terrificanti. »
« Nah, sono devote. »
« Deviate, vorrai dire. »
« No no, proprio devote. » Lo pungola un po’ sulle guanciotte con l’indice della sinistra. « Devote e fedeli. Ti amano! »
« Loro vogliono fare cose molto brutte col mio corpo. »
Il cantante annuisce con un sorrisone molto ebete sul volto.
« Non è fantastico? »
« No. Ed ora, se permetti, devo andare. »
Fa perno sul tavolo dove è poggiata la tastiera e inevitabilmente avvicina maggiormente il volto allo schermo con quella semplice azione e legge, in alto a destra, che il nick col quale l’amico è loggato non è il solito Brendonurie.
« …Bren, ma hai qualche altro nick, qua sul Tubo? »
« Uh, sì. Giusto uno o due sparsi per la rete. Mi piace girare per il sito senza avere miliardi di richieste di amicizia che rallentano il pc. »
« E non puoi fare semplicemente log-out? »
« Nah, dopo non potrei vedere i video vietati ai minori. »
Annuisce mestamente, facendo maggiormente caso al nick e sbiancando immediatamente dopo.
« …RyanRossTrueLove?! »
« Mh-hm. »
« Perché? »
Chiede con tono piagnucoloso, sconfitto dall’idiozia della situazione per poter muovere anche solo mezza lamentela.
Brendon congiunge le mani sul petto in corrispondenza del cuore, osserva l’altro con gli occhioni che brillano e sbatte le palpebre a velocità e ritmo inumani.
« …Guarda in fondo al tuo cuoricino e lo saprai, Wendy. »
Il chitarrista si limita a poggiare il palmo aperto sul volto dell’altro e spingere.
« A volte vorrei non farti tutte le domande che ti faccio. E smettila di chiamarmi Wendy. »
« Ma PeterPanda ti ci chiama! E tu non te ne lamenti! »
« Non dire vaccate, l’ultima volta gli ho quasi sfondato la testa contro un tavolo del suo dannato locale. -
Pete e la sua dannata fissazione con la storia di Peter Pan. Pete e la sua cazzo di bocca che corre a vuoto tanto da uscirsene con un “Sono stato veramente come Peter Pan, per voi. Sono venuto a raccogliervi nella grigia Londra-Las Vegas e vi ho portato nella magica Nerveland! Che sarebbero le luci della ribalta! Tu sei Wendy! Brenny è il piccolo Michael! Oh, siete una felice famigliola! Ed io vi ho salvati tutti dal grigiore delle vostre vite!” battendo forsennatamente le mani per dare enfasi al proprio discorso.
E Brendon, che è un fenomeno per dimenticare qualsiasi cosa eccetto dettagli scemi e soprannomi imbarazzanti.
« Beh, dettagli. »
Sbuffa al mondo il suo disappunto, prima di chiudere ad icona la schermata di YouTube e mostrarne un’altra, quasi totalmente compilata, in procinto di essere inviata come commento.
« Cosa stai scriven… »
« Niente! »
Lo schermo viene spento in meno di tre secondi netti, per il sommo disappunto di Ryan.
« Brendon. Cosa diavolo stavi scrivendo? »
« Te l’ho detto, niente. Shush, non volevi andartene? Vai, vai. »
« Sento puzza di bruciato. »
« Sarà che ti sei scordato il sugo sul fuoco? Sei così distratto… Su, va’ a controllare! »
« Non dalla cucina, idiota. Sento puzza qui. »
« Sì, lo confesso. » China il capo con aria sconfitta. Il chitarrista non crede ai suoi occhi. « Ne ho appena sganciata una. Vattene, prima di morire asfissiato. »
E Ryan si decide finalmente a dare una sistemata alle cose.
Afferra l’altro per un orecchio, costringendolo ad alzarsi e lasciargli quindi il posto davanti al computer. Accende lo schermo tra le sonore proteste di Brendon e legge.
E resta decisamente spiazzato.
« Tu… Lo hai scritto tu? »
Il ragazzo annuisce osservandolo di sbieco, in attesa che il chitarrista gli scagli addosso mouse o tastiera. O tutto il computer in blocco, che fa decisamente più male.
Ryan, in tutta risposta, sorride. Solo un po’. Solo a mezza bocca. Osserva nuovamente il messaggio e si concede un sorrisino più convinto.
« Non so precisamente perché tu abbia deciso di fare una cosa del genere, ma è carino. »
« Carino…? »
« Mh-hm. »
Brendon lo guarda e semplicemente si riaccende, tornando euforico come e più di prima.
« Lo vedi? Lo vedi? Ti piace venire coccolato dai fan! Ti piacciono i fan e tu piaci a loro! Questa cosa è destinata a durare! »
Ryan non sa dire esattamente come l’altro sia riuscito a teletrasportarsi in meno di quattro decimi di secondo dal pavimento al suo braccio. Ma lo ha fatto. E, sì, ci è abbrancato come un koala.
Il chitarrista ci deve riflettere un attimo, sulla sua prossima mossa - perché le sue mani devono restare lontane da una qualsiasi parte del corpo del cantante. Lentamente socchiude gli occhi e respira con la stessa calma forzata.
« Brendon, tu sei pazzo. »
Brendon annuisce sorridente. E soddisfatto. Di se’. Della propria posizione in quel momento.
« Lo so. »
« Ma non pazzo simpatico, intendo pazzo pericoloso-inquietante. »
« So anche questo. Vero che i fan sono carini? Veeeerooooo? »
Cerca di convincerlo pungolandogli con rinnovato entusiasmo le guanciotte tonde che non ha mai capito come facciano ad essere così guanciose nonostante Ryan sia un maledetto spiedino capace di conficcarti nel corpo una delle sue tante ossa sporgenti semplicemente abbracciandolo.
« Sono inquietanti, Bren. Anche tu sei inquietante, fingendoti una di loro. »
« Ma io non mi fingo una di loro! » Se non fosse che non ne ha mai avute in dotazione, Ryan potrebbe giurare di aver appena visto il ragazzo appeso al suo braccio arruffare le penne. E grugnire. Ma questo può anche averlo fatto visto che la percentuale di grugniti che Brendon elargisce al mondo di giorno in giorno è nettamente superiore a cose superate come - tipo - le parole. « Io sono - tipo - il tuo più grande fan. »
E se non fosse che Ryan ha giurato a se’ stesso in più occasioni che non avrebbe mai e poi mai inventato ad hoc parole, ma piuttosto cercato in lingue apparentemente morte o sconosciute le definizioni che più calzavano alla situazione, non esiterebbe a definire Brendon spupazzoso. Seriamente.
Con un cipiglio serio che poche volte gli ha visto e che comunque gli dona, che lo osserva dal basso dritto negli occhi sbattendo raramente le palpebre, quasi volesse imprimersi nella memoria la sua espressione vagamente interdetta e ammutolita e il viso rosso di tinte che l’uomo deve ancora scoprire e classificare, tanto sono accese e fosforescenti. Per un istante di totale black-out mentale, Ryan si trova a pensare che quello potrebbe tranquillamente passare alla storia col nome di “Rosso Ryan” se si considera la tavolozza, o “Rosso Brendon”, se si considera il creatore effettivo. Lui preferirebbe passare alla storia per altre cose, però, per cui è dispostissimo a cedere il nome.
« Il mio più grande fan… »
« Mh-hm. Te l’ho detto. Sono un tuo fan! Non ti ho mai chiesto l’autografo perché effettivamente ho casa tappezzata di tuoi post-it in cui mi insulti o cartoline o altre vaccate simili, ma l’intenzione c’era. »
« Uhm. Wow. »
Seriamente, non sa cos’altro dire. Si sente il cervello avvolto nella carta igienica e incapace di mettersi in moto e quindi inevitabilmente in panne.
Oh, magari è così che si sente Patrick quando Pete fa una stronzata delle sue.

Ma Brendon non ha fatto stronzate, non ne sta facendo. E’ solo Brendon. E di tutte le stronzate che avrebbe potuto combinare, lui non ne ha combinata nemmeno una.
« “Wow”? E’ male? »
« No. E’… Wow. Cioè, è stupido. Molto stupido. Ma è anche buffo e penso - sì - carino. Non so perché volevi scriverlo qua per andare ad amalgamarti con la massa delle altre fan, ma credo non sia il caso di investigare, ma in definitiva non è così male. »
Scrolla vagamente le spalle e fissa lo schermo. Rilegge il messaggio di auguri più stupido della storia del pianeta, e pensa che decisamente è molto meglio di “non così male”.
« Quindi non sei offeso? »
« No. »
« E stai rivalutando i tuoi fan? »
« Sto… Rivalutando alcuni dei miei fan. »
Non lo sta volutamente guardando negli occhi, ma è certo che se lo facesse potrebbe vedere Brendon sorridere a trentadue denti. A lui riesce sorprendentemente bene.
« Quindi posso inviarlo? »
« Uh, certo. Account tuo, affari tuoi. »
« Sicuro? »
« Ti ho detto di sì. »
Preme invio al suo posto a cuor leggero, senza nemmeno pensare all’impatto che potrebbe avere un simile nick nel marasma di gente che potrebbe capitare a leggere.
Se ne rende conto quando, dopo a malapena due minuti, compaiono pagine e pagine di flamer che a suon di “lui è mio, puttana!”, “no, ama solo me!” e “taci, stronza, è roba mia!” si litigano chi il fondoschiena, chi il davanti di Ryan Ross.
« Mi fanno tanta paura, Bren. »
« Ti difendo io! »
Lo osserva con un sopracciglio alzato.
« Tu sei pericoloso quanto loro. »
« Illazioni. »
« Potresti diventare la protagonista di Misery non deve morire da un minuto all’altro, me lo sento. »
« Questo è vero, ma non ti mozzerei mai un pollice. Ne’ un piede. »
« E allora cosa faresti? »
« Potrei tenerti segregato in camera mia per sempre. Tenerti lontano da tutto e tutti, sai, recluso. Insieme a me. »
Ryan sente di avere qualcosa che non va nel cervello - residui di carta igienica, magari? - perché per un istante, un solo istante di debolezza, non gli è sembrata una proposta tanto raccapricciante.

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