Apr 05, 2004 18:07
Oggi ricorre il decimo anniversario della morte di Kurt Cobain.
Probabilmente lo avrete appreso da MTV e dal solito special commemorativo, o letto su qualche journal di "cobainofili" o "anticobainofili". Non importa.
Questa entry non sarà l'apologia di un cantante scomparso, nè la critica ad un artista forse sopravvalutato.
Parlerò invece di me, o meglio, di cosa sono stati per me Cobain, Grohl e Novoselic.
Cos'è stata per me la musica dei Nirvana.
I need an easy friend, I do, with an ear to lend...
Quel giorno lo ricordo bene: avevo 13 anni, non abbastanza da aver sviluppato un gusto musicale ben delineato (amavo molto Battiato, pur non capendo esattamente di cosa parlassero le sue canzoni). Il "cosiddetto-rock", quello che mio cugino amava tanto, era una realtà troppo lontana dalla mia. Iron Maiden, Metallica, Pantera, Nirvana...troppo rumore, pensavo, e poi l'inglese chi lo capisce...
Nirvana...
Quel giorno lo ricordo bene: avevo 13 anni, abbastanza per capire che mio cugino stava male. Tanto. Piangeva, e pur non sapendo chi fosse questo cantante e il perchè del suo gesto, stavo male per mio cugino. Non sono il tipo di persona che gioisce della gioia altrui, ma è fuori dubbio che sono il tipo che soffre alla sofferenza di chi ama.
Amo mio cugino, e senza saperlo, quella fu la prima volta che soffrii la scomparsa di Kurt Cobain.
Light my candles in a daze 'cause I've found god...
Da lì a poco sarei entrato nel più bel periodo della mia vita, l'adolescenza (...mi pare superfluo far presente il sarcasmo, ma a qualcuno può essere sfuggito per cui lo faccio presente: sono sarcastico).
Ai tempi (probabilmente anche ora) ero quello che si definirebbe uno sfigato, un nerd, insomma un "perdente".
Strana cosa, il cervello umano, che quando avverte un pericolo cerca di difendersi come può: e nel mio caso la difesa consisteva nell'esasperare tutti quei difetti -o presunti tali- che mi venivano rinfacciati. Esasperai il look, strappando i jeans ed andando in giro con occhiali da saldatore (!) e la borsa di mamma piena di spille da balia; esasperai la mia "attitudine sessuale", e cioè mostrandomi più gay di quanto fossi (o di quanto la gente pensasse io fossi); esasperando la mia (tsk) ribellione?, scrivendo "Loser" un pò su tutti i muri della mia zona (se Beck avesse saputo...); esaperando l'odio che provavo per me.
In questo contesto sarebbe facile inserire la musica dei Nirvana quale degna colonna sonora di tanto turbolento periodo.
E invece non fu così...
Mi passarono In Utero, ma dopo i primi minuti di Serve the Servants spensi il walk-man: il primo incontro ravvicinato con Cobain fu un fiasco. Certe cose si avvertono a pelle, e nell'ascoltare quella cassetta non provai piacere ma disagio. Nè provavo simpatia per un uomo che come soluzione ai propri problemi scelse una via apparentemente tanto, troppo facile.
Throw down your umbilical noose so I can climb right back...
Poi venne la depressione, quella vera. Non lo scazzo generazionale, ma il vero male di vivere. Quello che ti fa piangere quando non ne hai motivo e ti lascia impassibile ad eventi in cui una persona normale urlerebbe. Era il periodo pre-separazione dei miei genitori, il periodo in cui a scuola le cose non andavano e l'amore...lasciamo perdere.
Fu il periodo in cui mi allontanai da tutto e tutti: non andavo a scuola, non sentivo gli amici...uscivo la mattina e me ne stavo in qualche parco vicino casa ad ascoltare la musica.
Non ricordo come, ma fu un giorno di questi che mi ricapitò tra le mani In Utero. Lo ascoltai, nuovamente ma con uno stato d'animo diverso dal precedente. Lo ascoltai tutto, e lo ri-ascoltai.
E mi veniva da piangere per la rabbia che solo allora avvertii: rabbia, ma anche angoscia, solitudine, malinconia. Non erano i testi, nè le musiche: era il tutto, l'anima di un ragazzo che ora si apriva a me. Lo sentii vicino a me. Sul serio...lo sentii vicino a me, come me, con me...
Jesus doesn't want me for a sunbeam...
I giorni, i mesi, gli anni...le cose cambiarono, io cambiai...
Pian piano rimediai l'intera discografia. Un buon gruppo, nulla di eccelso nè schifido.
E' vero, probabilmente se non fosse stato per il suicidio di Cobain avrebbero avuto un terzo della fama che la tragica fine ha "regalato" loro. Ma non m'importa.
Molti ragazzi ascoltano i Nirvana perchè fa figo, alternativo, e non m'importa.
Altri s'atteggiano a novelli Kurt, pseudo poeti maledetti della nuova generazione, e non m'importa.
Non m'importa se in vita sia stato uno stronzo, un tossico, un depresso e francamente non m'importa nemmeno di giudicare la sua scelta finale.
Non m'importa sapere cosa l'umanità intera possa pensare di Kurt Cobain.
In un particolare momento della mia vita c'è stata solo la voce laconica e stridula di un ragazzo morto qualche anno prima a tenermi compagnia. Niente di più nè di meno. E nel riascoltarla, qualunque sia la circostanza -si tratti dell'anniversario della sua morte o di un giorno qualsiasi- non posso non commuovermi. Non posso non ritornare indietro con la mente a rievocare quella piccola luce nel buio più totale. Una cassetta da 90 minuti.
Tutto questo per dirgli "ti voglio bene", come lo direi al migliore degli amici.