YAKUZA-CHAN

Sep 05, 2012 16:04

Orbene, iniziamo a postarne un'altra! Devo fare spazio sul computer era ora, no?
Dopo l'andazzo decisamente demenziale degli ultimi post (poverini a distanza di secoli l'uno dall'altro ... sorryyyy ç__ç) direi di passare a cose un po' più serie U_U 
Cercherò di postare spesso, quindi continuate a postare tanto,c he non voglio fare doppi post XDDDDDD (e soprattutto perchè voglio sapere come vanno avanti le storieeeeeeeeeeee! Scrivete in frettaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa *capricci*)

TITOLO: Yakuza-chan (Tatsu mi ha fatto notare che Mamoritai non centrava assolutamente nulla quindi non mi ha lasciato uare il titolo, nemmeno offrendogli della lasagna ç_ç)
AUTRICE: Jinny
GENERE: polizesco (??), vagamente angst qui e li, pare mentali
FANDOM: Arashi & Kanjani (& apparizioni fugaci)
PAIRINGS: Yoko/Jun, Ohmiya
RATING: pg-17 (fosse un film e fossimo in america avrebbe il bollino rosso +18, povera me °-°)
NOTE: il titolo fa cagarissimo °-°
RINGRAZIAMENTI: a Vampiretta e Harin che se la sono sciroppata in anteprima
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, ma sono stufa di questa situazione, inizio a sentire la necessità di avere almeno un Aiba, ecco



Satoshi si strofinò ancora gli occhi, guardando il giovane steso sul lettino nel suo ambulatorio. Era stato svegliato in piena notte da qualcuno che bussava molto forte alla porta. Qualcuno che bussava forte senza dire nulla …

<< Dobbiamo portarlo in ospedale, non posso curarlo qui …>> disse, con una nota d’angoscia nella voce. L’uomo davanti a lui scosse la testa, con lo sguardo terrorizzato, e si indicò il collo, coperto da una sciarpa nonostante il caldo estivo

<< Ma quella era solo una pallottola … qui …>> mormorò Satoshi, guardando ancora. Vide ustioni, probabilmente le gambe erano spezzate, a giudicare da come le teneva. Non era nemmeno sicuro di voler sapere che cosa fosse successo a quel poveretto, ma li sarebbe morto … un suono indistinto, una specie di sibilo rauco, gli fece alzare lo sguardo.

“Non posso portarlo in ospedale. Lo troverebbero!” aveva scritto l’altro. Satoshi si passò le mani sul volto.

<< Bene … adesso è piena notte, ma vediamo cosa possiamo fare. Approfittiamone finché è svenuto, perché quando si risveglierà non sarà contento, per nulla …>> disse. Poi guardò il viso del giovane steso. Un viso decisamente bello, che non era stato toccato

<< Doveva essere il solito avvertimento, vero?>> chiese. L’altro fece una smorfia, abbassando il viso, accarezzando poi la fronte dell’uomo svenuto

<< Masaki, cercherò di salvarlo, va bene?>> mormorò Satoshi << Ma non posso prometterti che lo farò. Non ho le attrezzature adatte e … ascoltami, per favore! Dovrai aiutarmi, non posso farlo da solo!>>

Masaki alzò lo sguardo un istante, e Satoshi vide le lacrime. Scuotendo la testa gli posò una mano sulla spalla

<< Fatti coraggio. E’ vivo. E adesso proviamo a … ad aggiustarlo … almeno tu non urlavi … >>

Masaki soffiò fuori l’aria dal naso, alzando un sopracciglio

<< Si, scusa, battuta cretina … mi serve una quantità di anestetici, anti dolorifici e … decisamente antibiotici … Dei, ma che gli hanno fatto?! Ti mando all’ospedale. Solo tu. Vai a prendermi quello che mi serve … puoi farcela, no?>>

Masaki annuì. Satoshi scrisse una lista di medicinali e varie attrezzature che gli servivano, diede a Masaki un borsone

<< Vai. Fai in fretta!>> ordinò. Masaki si affrettò ad obbedire. Aveva imparato a muoversi silenziosamente, pensò Satoshi, con un mezzo sorriso. Poi si chinò sul paziente. Non sanguinava, era già qualcosa. Ma iniziava a risvegliarsi. E svegliarsi era una pessima idea

<< Finché non ti sedo, non ti tocco, signor Yakuza …>> mormorò Satoshi, cercando di tenere a freno il panico. Si lanciò sull’armadietto. Aveva un antibiotico molto blando, ma per il momento poteva andare. Se le ustioni erano estese come temeva, non sarebbe servito a granché in realtà, ma avrebbe almeno tentato di fermare le infezioni … e poi … si, c’era quella cosa che dava ai bambini per calmarli quando andavano nel panico se vedevano il sangue … iniettò tutto al paziente, sperando in un nuovo svenimento, e fu fortunato. Poté così cercare di capire quanto fosse ridotto male. Gli avevano davvero spezzato le gambe. Ma non c’erano altre fratture. Non aveva nulla per fare le lastre,  ma non gli serviva. Sapeva esattamente come un osso tutto intero doveva essere visto dall’esterno. E a parte le gambe, le altre ossa erano esattamente dove dovevano essere. La cosa lo consolava un pochino …

<< Non hanno fatto in tempo a picchiarti, eh?>> mormorò, mentre tastava cercando lesioni, o emorragie interne. Non ce n’erano. Satoshi sospirò, prendendo l’occorrente per medicare. Almeno quello l’aveva … Chiuse per un attimo gli occhi. Poi scoprì la zona che lo preoccupava.

<< Ti hanno levato i tatuaggi in maniera ben poco carina, eh …>> mormorò, guardando la schiena dell’altro e sentendosi male. Iniziò a pulire e medicare, cercando di essere delicato. Per fortuna il giovane era svenuto, pensò, mentre finiva di medicare e fasciava quel disastro. Masaki rientrò in quel momento. Esattamente mentre il paziente iniziava a riprendere i sensi

<< Meno male …>> quasi singhiozzò Satoshi, sentendo il primo gemito di dolore

<< Scusami …>> disse poi al giovane, infilandogli un ago nel braccio, mentre quello iniziava a respirare velocemente, spalancando gli occhi

<< Adesso passa. Adesso passa …>> iniziò a dire Satoshi, tenendo fermo il giovane, che aveva iniziato a contorcersi sul lettino

<< Adesso passa.>> ripeté Satoshi, mentre l’altro, con un gemito, cadeva nel sonno dato dagli antidolorifici. Alzò lo sguardo su Masaki

<< Dobbiamo sistemargli le gambe. Non sono abbastanza forte io, devi darmi una mano. Ma prima … passami gli antibiotici. Adesso ha tossine che girano libere e felici ovunque. Ma se lo prendiamo in tempo, non morirà … vorrei poterlo monitorare in qualche modo …>> mormorò, mentre Masaki gli passava la fiala che gli aveva indicato

<< Spero davvero che faccia effetto …>> mormorò. Sentì Masaki sospirare, e lo trovò di nuovo con l’espressione terrorizzata

<< Gli hanno tolto i tatuaggi, vero?>> chiese Satoshi. Masaki annuì

<< Ma … hanno trovato otto cadaveri, ridotti come lui … l’hai salvato tu?>> chiese ancora. Masaki annuì di nuovo, sospirando

<< Capisco …>> mormorò. << Ho l’impressione di essermi appena cacciato in un mare di guai …>> sbuffò poi.

<< Il giovane Matsumoto è scomparso. Lo stavamo monitorando, è stato preso, o almeno così pensavamo …>>

Kimitaka Yokoyama alzò lo sguardo sul giovane agente che gli stava dando la notizia

<< Che vuol dire che è scomparso?!>> chiese << E’ diventato il nono cadavere sotto il nostro naso?!>> quasi urlò. Il giovane scosse la testa, poi scattò verso il bagno.

<< Novellini.>> borbottò Kazunari Ninomiya, il suo partner nel caso che stavano seguendo

<< Scena del crimine difficile?>> si informò Kimitaka. Kazunari gli si sedette di fronte

<< Non credo ci saranno altri cadaveri, per un po’ … ne abbiamo trovati quindici … sangue ovunque … hanno usato un mitra … di Matsumoto abbiamo trovato … il tatuaggio sulla schiena … quei bastardi gli hanno fatto il solito servizio … non abbiamo trovato il corpo, però … ma … non credo sia fuggito …>>

Kimitaka si passò le mani sul viso. Conosceva Jun Matsumoto, figlio di un potente clan di Tokyo, da più o meno sempre. E Jun si era offerto di aiutarli. Era un infiltrato non infiltrato. L’informatore più prezioso che avessero. Ed un amico … ed ora …

<< Pensi a qualcuno in particolare, Nino?>> si trovò a chiedere, con un filo di voce

<< Aiba.>> disse Kazunari, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Kimitaka alzò le sopracciglia

<< Ma non ci aveva lasciato le penne tre anni fa?>> chiese. Kazunari si strinse nelle spalle

<< Qualcuno che lo emula, allora … in ogni caso non ho idea di dove andare a cercare. Non so da dove iniziare. E … spero che i superiori non scoprano che stiamo cercando Jun, o ci toglieranno il caso …>>

<< Non possono togliercelo!>>

<< Yuu …>>

Kimitaka si morse le labbra. Quando Nino usava il suo soprannome, stava per dire qualcosa di …

<< Siamo coinvolti. Tutti due.>> disse. Kimitaka sospirò e si passò le mani sul viso. Poi sbuffò

<< Io provo a sentire Sakurai … conosce tutti ovunque … >> borbottò Kazunari

<< Lascia fuori la stampa!>> sibilò Kimitaka

<< Bah! Sho-chan non è stampa. >> rise Kazunari. Kimitaka dovette convenire che in effetti quell’impiastro non sarebbe riuscito a trovare una notizia nemmeno se l’avesse avuta sotto il naso. In compenso era perfetto per ricordarsi anche i particolari più stupidi ed insignificanti di qualsiasi cosa. Annuì. Sakurai era quello che serviva …

g: kanjani8, gnr: angst, gnr: pare mentali, g: arashi, r: nc-17, gnr: polizesco, gnr: au

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