EXCHANGE

Jun 26, 2012 19:17

posto anche gli altri capitoli di exchange che sono riuscita a scrivere u_u 
Titolo: EXCHANGE
Autore: Gracematsumoto
Fandom: Arashi
Genere: sentimetale, comico,  scolastico
Pairing: Sakumoto (per ora)
Rating: pg 17 inizia a salire xD
Disclaimer: le vite di quei 5 pazzi non sono mie. e maledico emm... la mia prof di arte perchè è così!!! vabbò ciao xD
Ringraziamenti: al panino che mi ha illuminato xD
Trama: Jun è uno studente di moda all'università di Milano, è irrequieto e irragionevole e l'unica persona che riesce a calmarlo è il suo migliore amico, Sho, che invece è riflessivo e calmo. Jun viene scelto come studente apprendista per la sfilata di un famoso stilista e Sho si offre come modello, ma naturalmente a questa sfilata parteciperanno tanti professionisti e uno di questi sarà proprio un ragazzo che sconvolgerà le vite dei nostri due protagonisti...



EXCHANGE

*Jun* parte 3 felicità improvvisa

Non ero riuscito a prendere sonno quella notte, me ne stavo sul letto con il mio gatto Momo, giocando con le sue zampette pelose mentre guardavo fisso il soffitto: quel modello non riuscivo proprio a mandarlo via dalla mia testa, e non mi spiegavo il perché. Sapevo solo che esercitava una certa attrazione su di me, ma non credevo potesse trattarsi di un qualche tipo di sentimento, non ero gay io, eppure il suo pensiero e il suo sorriso mi avevano occupato tutta la giornata. Mi irritava non riuscire a capire cosa mi attraesse in lui… forse perché era un giapponese e io amavo il Giappone? Mistero. Momo mi osservava con i suoi occhioni grigi e di tanto in tanto allungava una zampetta sulle mie guance e mi dava dei colpetti leggeri come per farmi risvegliare dal mio stato di trans. Quel gatto era la cosa più preziosa che avevo e in un qualche modo, nei momenti in cui ero giù o non riuscivo a capacitarmi di qualcosa, lui c’era sempre e mi riusciva a tirare su di morale. Lo avevamo trovato appena nato sotto la pioggia in mezzo ad una strada con Sho, avevo 10 anni al tempo e volevo portarlo a casa con me ma i miei non avrebbero mai voluto un gattaccio sporco e ammalato in casa, essendo la mia una famiglia ricca e fanatica. Lo prese con se Sho che lo curò e lo lavò, ma dopo una settimana, per il mio 11° compleanno me lo ritrovai infiocchettato e tirato a lucido dentro una cesta. Sho diceva che era meglio se lo avessi tenuto io e così lo presi in mia custodia e tutti in famiglia gli si affezionarono. Momo mi ricordava il mio amico, mi bastava guardarlo per calmarmi e per ridere di gusto.

-Hai ragione Momo, mi sto preoccupando troppo per una cavolata. Non può piacermi un altro ragazzo. Che stupido hehe… grazie micione-

-Meow!!! Frrr frrr …-  avevo accarezzato la testolina del mio cucciolo come per ringraziarlo e lui aveva ricambiato con delle dolcissime fusa. Lo adoravo!

Purtroppo per me quando riuscii a prendere sonno, la mia sveglia suonò e mi toccò alzarmi. Quella mattina non avevo lezioni ma dovevo sbrigare alcune faccende. Mi feci una doccia veloce, sistemai i miei capelli e tornai in camera per scegliere i vestiti, con Momo sempre dietro di me.

-Allora cosa mi metto oggi? Eh gattaccio?- dissi io chinando la testa verso di lui che si strusciava alle gambe del mio letto. Andò verso l’armadio che avevo aperto e si adagiò davanti un completo, allungò la zampa e iniziò a sfiorarlo.

-Maglia verde, Pantaloni e giacca bianchi e cappello verde eh? Mmm e va bene, non metto quel vestito da secoli-

E così mi vestii e andai dritto in cucina per prendere al volo un cornetto caldo che mamma aveva appena sfornato, il profumo aveva cosparso la casa.

-Giorno Jun, Momo. Ascoltami tesoro, potresti passare dal negozio e ritirare questi vestiti per me?- mia madre salutò me e il gatto che ancora mi stava seguendo.

-Ciao mà. Certo ci passo tra poco. A dopo allora-

-Jun! Ma quindi oggi viene a pranzo Luna? Non mi ha fatto sapere nulla, devo cucinare anche per lei?- ecco… mi ero completamente dimenticato di dirle che non stavamo più insieme… e adesso? Paralizzato davanti il portone di casa, stringendo i pugni e cercando di non perdere il controllo.

-Jun…? Tutto be…-

-NO! … non verrà- urlai. E ti pareva? Quando mai io riuscivo a stare calmo! L’avevo sicuramente traumatizzata mia madre. Ma non mi importava niente, uscii subito di casa sbattendo con tutta la forza il portone, una volta fuori sentii qualcosa cadere a terra, forse avevo esagerato con la forza… ma di che mi preoccupavo! Ero fatto così punto.

Passai tutta la mattinata immerso per le vie e le strade di Milano, nel caos estremo, pieno zeppo di buste e bustoni. Terminato il tutto tornai a casa per posare la spesa.

-Dove vai di bello fratellone?- mia sorella Sofia. La detestavo.

-Cavoli miei-

-Eeeh ma come sei freddo!! Dai dillo alla tua sorellina-

-Di alla mamma che mangio fuori oggi. Accontentati di sapere questo-

-Mangi fuori? Con Sho? Ti prego portami con te!!-

-Sho non l’ho sentito oggi! E sta calma tu, nemmeno l’ho nominato che già sbavi-

-Ma lo sai che ho una cotta madornale per lui da quando ero piccola!!!-

-E a me che importa? A lui lo devi dire!-

-Ma tu non mi fai uscire mai con lui!-

-Squilla il telefono stupida! Va a rispondere-

-Certo che vado io. Chi potrebbe mai cercare te!... pronto?-  mi distesi sul divanetto di fronte il telefono e aspettavo di essere chiamato da mia sorella perché volevano me.

-Sofia ciao! Come stai?-

-…S…Sho! Ma ciao!!! i..io sto benissimo si, tu?- mia sorella era viola in volto e si agitava tutta, io iniziai a ridere come uno stupido.

-Mi fa piacere, anche io sto molto bene. Ascolta c’è tuo fratello in casa?-

-No!!! Non c’è…-

-Va bene dai allora passo io, devo portargli alcune cose-

-Non ci prov…- Mi ero alzato di scatto avendo capito le intenzioni di mia sorella che aveva detto a Sho che non ero in casa, ma mi tappò la bocca prima che riuscissi a dire qualche parola.

-Si vieni pure, ti aspetto. A più tardi Sho- abbassò la cornetta. - Sono un genio!!! Ora tu te ne vai per favore e ci lasci soli!-

-Che cosa? Questa è casa mia, ci sto quanto voglio! E poi sei troppo piccola per lui!-

-Tu adesso te ne vai! All’istante! Troppo piccola? Mi passa solo 7 anni!-

-Appunto! Fai la seria!-

-Sei solo uno stronzo! Che c’è di male.. vado a sistemarmi. Tu vedi di andartene-

E si dileguò tutta irritata ed eccitata verso il bagno. Se credeva che me ne sarei andato sbagliava di grosso, andai in camera mia e stanco mi distesi sul letto, pensavo a Luna… sarebbe dovuta venire a casa mia e invece chissà dov’ era, con chi… mi mancava non sentirla… volevo baciarle le labbra, quelle sue labbra sottili e delicate, sempre piene di rossetto che puntualmente mi macchiavano la pelle… non mi ero reso conto che stavo piangendo silenzioso da un bel po’… e tra quei pensieri e quelle lacrime, chiusi gli occhi e mi addormentai.

Mi risvegliai che erano passate le tre del pomeriggio. Lentamente dischiusi gli occhi stiracchiandomi sul letto e sbadigliando animatamente. Quando richiusi le labbra, leggermente le leccai con la lingua. Limone. Le mie labbra sapevano di limone. Mi sentivo un po’ strano infatti, ma non capivo che cosa mi turbava… mi alzai e andai in salone, ero nervoso. Mia sorella era sul divano con Momo. Aveva un’espressione del tipo “allontanati da me lurido schifoso” e non capivo perché.

-Il tuo bello è passato? Sei riuscita a saltargli addosso?- scherzavo io

-Ti ha lasciato tutto sul tavolo della cucina-

-Come siamo calme e gelide… successo qualcosa sorellina?- era immobile accovacciata sul divano a fissare gli occhi di Momo tenendolo dalle zampe, parlava calma, con un tono di voce freddo.

-A me lo chiedi? Stupido di un fratello… andiamocene Momo, non ho voglia di parlare con un deficiente-

-Ma che diavolo t’è preso! Fanculo va, me ne vado!-

Uscii di casa nuovamente incazzato nero e mi avviai verso il centro. Avevo estremo bisogno di calmarmi. Non ero riuscito a dormire la notte prima, mia madre mi aveva fatto ricordare di Luna, mia sorella mi si era rivolta male come sempre, avevo pianto e adesso mi sentivo turbato per quel gusto di limone sulla mia bocca.

Camminavo quando iniziò a piovere…

-Macava solo la pioggia adesso…- Cercavo un qualche riparo, maledetto me che non prendevo mai la macchina, quando mi bloccai davanti ad una vetrina di un negozio di intimo.

-…Luna…- sussurrai. La mia ex era dentro a scegliere alcuni indumenti, era bellissima come al solito. Soffocai dentro di me le lacrime mentre la osservavo, indecisa su una canottiera rossa e una verde.

-Sceglierà la rossa. E ci abbinerà quei tanga neri alla sua destra…- sussurrai io. E infatti tutto quello che avevo detto si era realizzato. La conoscevo troppo bene… stava per uscire dal negozio, e io mi misi a correre veloce per non essere visto.

-Dio sono bagnato fradicio! Che schifo…-

-Jun! Sei tutto bagnato! Salta su dai, ti do un passaggio io- una limousine mi si era parata davanti e dal finestrino che piano si abbassava notai Masaki. Immediatamente salii sull’auto, sedendomi di fianco a lui. Mi sentivo in soggezione…

-Non avevi visto che pioveva? Non potevi ripararti? Haha che espressione innocente e tenera hahaha-

-Non prendermi in giro Masaki…quando sono uscito c’era il sole…-

-Dai metti questi, credo che ti andranno bene anche se sono i miei vestiti. Forse leggermente corti ma meglio di niente…-

-Ma non devi…-

-Insisto, anche perché non puoi restare bagnato!-

Ero finito nella macchina eclatante di Masaki, solo il fatto che ci fosse lui dentro mi metteva a disagio, e ora stavo mettendo i suoi vestiti, e mi stavo spogliando davanti a lui… che vergogna… eppure con Sho mi usciva spontaneo cambiarmi…

-Complimenti hai un bel fisico!-

-Grazie… non è nulla di speciale-

-Si che lo è!-

-Ma..Mas…-

-Quante ragazze hai messo KO con questa pelle morbida e chiara?- Masaki mi si era avvicinato. Vedendomelo a due centimetri dal naso deglutii e lasciai la maglia che stavo per infilarmi. Però era diverso. Masaki si era avvicinato a me si, ma sentivo che non aveva nessun doppio fine, glielo leggevo negli occhi. Anche se io… come dire… stavo sudando freddo. Quando invece era Sho ad avvicinarsi, nei suoi occhi vedevo qualcosa di diverso… ma non riuscivo a capire.

-Non sono uno sciupa femmine io, ho avuto qualche ragazza…-

-Hahaha qualche? Dai non fare il prezioso-

Magicamente iniziammo a parlare, scherzare, ridere. Mi raccontava delle sue cose a Tokyo, io delle mie. Gli avevo raccontato delle mie ragazze, di Luna, delle mie passioni. Senza neanche rendermene conto si erano fatte le sette della sera.

-Non mi era mai successo prima d’ora- disse Masaki ancora sorridendo per ciò che gli avevo appena detto.

-Cosa?-

-Di restare in auto un intero pomeriggio senza annoiarmi un momento-

-Già, ora che ci penso sono ore che siamo chiusi qui dentro a parlare-

-Mi sono divertito a parlare con te! Sei davvero una bella persona Jun- si voltò verso di me e sorrise. Mai visto in vita mia un sorriso più bello, dolce e contagioso. Come per incanto tutto il marcio di inizio giornata era scomparso. Parlare con lui mi faceva stare bene, mi rilassava e non poco, mi sentivo come se con lui avessi potuto fare e parlare di qualsiasi cosa.

-Grazie… anche io ho passato un bel pomeriggio…- abbassai lo sguardo. Non reggevo quello fisso di Masaki.

-Puoi lasciarmi qui, devo fare una commissione qua vicino- dissi io arrivati nella piazza che ospitava il bar dove ero solito andare.

-Va bene Jun. Allora ci si vede domani per le prove-

Sceso dalla macchina mi avviai verso il bar tutto allegro e spensierato. Mi sentivo benissimo.

-Dove vai così felice tu?- una voce sarcastica ma familiare parlò alle mie spalle. Era quel narcisista del mio carissimo imbecille Sho. Mi girai di scatto e mi adagiai sulla sedia di fronte la sua.

-Grazie per avermi portato quelle stoffe a casa- dissi io con un mega sorriso stampato in volto.

-Figurati figurati. Allora? Che hai?-

-Uhmm… niente di particolare Sho, mi sento felice e sereno tutto qui- continuai a sorridere io mentre rubavo dal suo piattino una pizzetta.

-Ladro ridammela!-

-Scordatela, lo sai che le amo-

Che emeriti idioti riuscivamo a diventare. Ma notai che anche lui era stranamente allegro.

-E tu? Non me la conti giusta. Hai adocchiato qualcuno?-

-No nessuno. Ma anche io, mi sento felice e sereno come l’idiota che mi siede davanti-  disse lui mordendo una patatina e ammiccando un sorriso ironico.

La giornata si stava concludendo nel migliore dei modi, per fortuna.

Rientrai a casa verso le due di notte e trovai mia madre sveglia in cucina a bere del the caldo.

-Mamma, sono tornato. Che ci fai ancora in piedi?- dissi a voce bassa io.

-Jun ciao, ho mal di stomaco, vuoi un po’ di the anche tu?- accettai immediatamente sedendomi accanto a lei.

-Scusami se sta mattina ti ho urlato in faccia… -

-Non preoccuparti Jun, mi dici che succede? Sono due giorni che non sembri tu-

-Mi ha lasciato… si era stancata…- dissi guardando il vuoto alla mia sinistra e sorseggiando quel the. Mamma rimase in silenzio per alcuni istanti poi si alzò prese una fetta di limone e lo inzuppò nel mio the, poco dopo mi abbracciò dolcemente, come solo una madre saprebbe fare e mi accarezzò i capelli.

-Non demoralizzarti piccolo mio… sfogati quanto vuoi… non tenerti tutto dentro…-

Restai tra le sue braccia per altri 10 minuti, poi i miei occhi si spostarono sul limone nel mio the. Pensai di nuovo a quella strana sensazione che avevo provato nel primo pomeriggio. Cos’era, perché le mie labbra avevano quel sapore… ma in quel momento non mi importava. Volevo solo stare tra le braccia di mamma…



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*sho* parte3 felicità improvvisa

-Sono tornato…ma che lo dico a fare…- ero rientrato a casa dopo la stancante sfida con quell’asiatico e l’unica cosa che mi serviva era solo una bella doccia fredda per rinfrescarmi la mente, ma l’accoglienza non si poteva di certo definire bella o calorosa… insistevo nel dire che ero tornato, che stavo uscendo, buongiorno, buonasera, grazie, prego e buon appetito, sperando che qualcuno mi avrebbe risposto come si deve, ma questo non succedeva ormai da anni. La mia famiglia era orrenda: mio padre cornificava mia madre praticamente ogni giorno con puttanelle disgustose e quello che guadagnava lo spendeva in cene, gioco e donne, non c’era quasi mai a casa. Mamma beveva anche peggio di Jun. Non si staccava mai dalle bottiglie di liquori e di recente aveva preso il vizio di portarsi qualcuno a casa, spassarsela e poi mandarlo via in malo modo poiché era ubriaca. Come sono potuto nascere io da quei due non me lo spiego ancora.

-Hei, passami quella birra-

-Non ci penso neanche. Se vuoi ucciderti con l’alcool fallo da sola. Non immischiare me-

-Sei un fottuto stronzo come tuo padre, te l’avevo mai detto?-

-Si grazie tante. Meglio essere stronzo a questo punto-

-Maledetto! Passami quella birra!!!- detto questo mi lanciò contro la bottiglia vuota che aveva in mano mentre io mi dileguavo in bagno, poco dopo mi imersi nella vasca restandoci per ore.

Che diavolo sta succedendo a quell’idiota di Jun… il ricordo di quello scambio di sguardi tra lui e Masaki mi rimbombava in testa. Non riuscivo a non pensarci. Mi dava fastidio… era la prima volta che mi sentivo così teso, agitato, nervoso, geloso. Si… ero geloso e non poco. Io, il magnifico Sho, geloso di un degustatore di the e riso! Che situazione… ma che prendeva a me piùtosto! Non ero mai stato geloso nei confronti di Jun, ma forse perché lui non aveva mai mostrato alcun minimo interesse per gli uomini. Vabbè… non è che Jun se ne fosse innamorato… però gli pendeva dalle labbra. Non dovevo disperarmi più di tanto. Però mi rendevo conto che dovevo azionarmi. Dovevo escogitare qualcosa di losco, altrimenti avrei potuto dire sayonara a tutto. Uscendo dal bagno andai dritto in camera mia e mi buttai sul letto a pancia in giù. Osservavo la mia stanza con occhi stanchi e notai una cosa che sporgeva sotto alcuni vestiti.

-Ma questo…- era proprio lui: l’album fotografico che mi avevano regalato Sofia e l’idiota del fratello, non lo trovavo da tempo. Mi buttai nuovamente sul letto e iniziai a sfogliarlo. Le foto ritraenti me, Jun e Sofia erano dappertutto. Eravamo inseparabili capirai…

-Quand è che ho iniziato ad amarti io?...- sussurrai sfiorando una foto di Jun che avevo fatto  premendo per sbaglio il pulsante. Già, da quando e da quanto ero ormai innamorato di lui… da quando sopprimevo tutto dentro il mio povero, lacerato cuore? Senza rendermene conto mi addormentai ancora bagnato, abbracciando quell’album.

Mi svegliai verso le dieci del mattino seguente mi vestii e andai subito a ritirare delle cose che mi aveva chiesto Jun. Ci impiegai tutta la mattinata. Arrivato a casa telefonai da Jun, ma mi rispose la sorella.

-Sofia ciao! Come stai?-

-…S…Sho! Ma ciao!!! i..io sto benissimo si, tu?-

-Mi fa piacere, anche io sto molto bene. Ascolta c’è tuo fratello in casa?-

-No!!! Non c’è…-

-Va bene dai allora passo io, devo portargli alcune cose-

-Si vieni pure, ti aspetto. A più tardi Sho-

Che palle… volevo vedere Jun… dopo un’oretta circa andai da Sofia, trovandola più esaltata che mai.

-Vado a preparare del the, puoi poggiare quelle buste dove capita-

-Va bene, vado in bagno nel frattempo- detto questo salii le scale dell’enorme e bellissima casa del mio amico dirigendomi verso il bagno… che più che un bagno era una suite. Sorpassai la porta di Jun per poi tornare indietro, bussai ma nessuno rispose così entrai e grazie a quel poco di luce che filtrava dalle tapparelle lo vidi. Era lì, disteso sul letto, indifeso, angelico, bellissimo… la sua espressione comunicava tristezza e tenerezza. Mi veniva voglia di svegliarlo e farlo sfogare, ma preferii lasciarlo dormire. Mi avvicinai piano al letto e mi inginocchiai a terra poggiando i gomiti sul materasso, fissandolo.

-Jun…- sussurrai - sei la creatura più bella che esista lo sai…- arrossivo ad ogni suo respiro. Arrossivo ad ogni suo battito. Ero davanti una creatura meravigliosa che stava dolcemente riposando ignaro del fatto che qualcuno lo stesse osservando, ignaro del fatto che qualcuno lo stesse amando. Delicato gli sfiorai i capelli, al tocco il mio cuore sussultò. Lo volevo… lo amavo troppo… il mio amore ormai era arrivato al culmine, non riuscivo più a contenerlo. Lo guardai…

-Jun… perdonami… ma io non lo riesco più a tenerlo tutto… prendine tu… almeno un po’…- mi chinai e suggellai il patto con le sue labbra colore del fuoco. Premevo la bocca contro la sua e la leccavo molto lentamente. Lo stavo baciando. Stavo baciando dopo anni e anni quel bellissimo idiota. Mi stavo lasciando trasportare dalle emozioni che si intrecciavano l’un l’altra nel mio organismo. Stava accadendo l’impossibile. L’impossibile era diventato realtà tangibile. Fremevo… mi strinsi in un pugno la parte della maglia che premeva sul petto. Il cuore mi stava esplodendo dentro.

-Sho, il the è pro…nto…-

-Ti amo Jun…- dissi staccandomi dalle sue labbra.

-Che… che… che significa…Sho…tu…- Sofia. Arrivava sempre nei momenti meno opportuni lei. Ma ormai aveva visto tutto. Mi voltai, le sorrisi e le feci il gesto di mantenere il silenzio portandomi l’indice sulla bocca. Uscii dalla stanza seguito da Sofia che pareva stesse per urlare.

-Che significa quello che ho visto?-

-Quello che hai visto-

-Non fare il coglione Sho…-

-Che vuoi che ti dica? Lo stavo baciando lo hai visto anche tu-

-Perché? Perché stavi baciando lui? È un ragazzo!-

-Sono bisex, dovresti saperlo no?-

-Si ma… perché mio fratello!-

-Preferivi che avessi baciato te?- le dissi fermandomi di colpo e voltandomi verso di lei bloccandole un braccio con una mano e tenendo il suo viso con l’altra.

-Che stai facendo ora?-

-Ti faccio capire perché non ho baciato te-

-EH??? Ferm…- e così mi fiondai su di lei buttandola sul sofà dietro di noi. Ero violento, privo di ogni sentimento. La baciai, le muovevo la lingua con tutta la forza che avevo, non respirava più. Lei però si lasciava trasportare, ma più che da un sentimento di amore e passione mi sembrava un sentimento di rabbia.

-Che cazzo fai!- mi disse lei riuscendo a liberarsi dalla mia presa.

-Ti ho fatto capire perché non ho baciato te-

-E cosa mi avresti fatto capire saltandomi addosso?-

-Cosa hai provato?-

-Limone… no cioè! Rabbia! Ma ti pare il modo?-

-Appunto. Rabbia, non passione. Non bacio gente senza provare sentimenti d’amore io-

-… Ami… sei innamorato di mio fratello?... del tuo migliore amico…?-

-Si- si accovacciò sul divano con un’aria cupa e desolata in volto. Non mi rispose, non mi rivolse più la parola. Me ne andai.

Passò tutto il pomeriggio a piovere, io ero al lavoro, intento a ripristinare parte di quel quadro affascinante.  Finalmente terminai di lavorare per quel giorno e mi avviai verso il solito bar. Poco dopo arrivò il mio amato stilista.

-Dove vai così felice tu?- dissi indiscreto mentre sorseggiavo il mio drink.

-Grazie per avermi portato quelle stoffe a casa-  disse Jun con un sorriso assurdamente grande.

-Figurati figurati. Allora? Che hai?-

-Uhmm… niente di particolare Sho, mi sento felice e sereno tutto qui- non diceva la verità… mi rubò una pizzetta quel bastardo!

-Ladro ridammela!-

-Scordatela, lo sai che le amo-

-E tu? Non me la conti giusta. Hai addocchiato qualcuno?- mi disse curioso.

-No nessuno. Ma anche io, mi sento felice e sereno come l’idiota che mi siede davanti-  dissi io mentre sorridevo ironicamente e mangiavo una patatina.



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*Sho* parte 4 amore vuoto

-Ok . si si va bene. Passo da te per le 21.00 si, si… ciao- Stavo parlando con quell’idiota mozzafiato sul da farsi per la serata, sarei passato a prenderlo con la mia auto per poi andare da qualche parte a bere. Mi restavano due ore per prepararmi, e sarei dovuto essere impeccabile, perché io ero il restauratore figo, il bellissimo Sho Sakurai e per Milano non potevo girare apparendo uno qualunque. Accesi lo stereo alzando il volume al massimo e iniziai a spogliarmi davanti il gigantesco specchio di inizio novecento che avevo ritrovato ad un mercatino.

-Sono così estremamente bono che mi salterei addosso all’istante! Non si può resistere al mio fascino animalesco!- dicevo compiaciuto osservando il mio corpo perfetto e nudo per poi allontanarmi dallo specchio e addentrarmi nella doccia che picchiava acqua bollente. Dopo circa una mezz’ora uscii dal bagno e iniziai a sistemarmi i capelli e dopo essermi asciugato mi vestii: pantaloni di pelle stretti dentro gli anfibi, una camicia bianca e la giacca di pelle. Jun sarebbe caduto ai miei piedi! O almeno… era questo quello che speravo io.

Alle 21.00 ero sotto casa sua  ma conoscendolo mi avrebbe fatto attendere come minimo un’ora e decisi di entrare. Mi aprì la porta la madre che salutai per poi dirigermi verso il secondo piano di quella casa fin troppo bella e ricca, ma mi bloccai proprio davanti alla rampa di scale in stile Cenerentola alla vista di Sofia che seriamente mi aveva paralizzato: era stupenda a dir poco, capirai, era sorella a mr. Senzacervello…

-Sofia! Anche tu esci questa sera?-

-Ciao Sho… si, una mia amica compie 18 anni e da una festa…- lei mi fissava con occhi arrabbiati per ciò che era successo giorni prima, ma allo stesso tempo, mi sembrava imbarazzata.

-Capisco… sei molto carina oggi-

-…Grazie…- era improvvisamente divanpata, anzi, le sucedeva ogni volta che mi vedeva…

-Mi raccomando, non fare cazzate alla festa…- e ora perché mi stavo preoccupando? Mi era uscita spontanea questa frase…

-Buona sera, Uomo di mondo- ci aveva interrotti. Fermo sulla cima delle scale con una mano leggermente poggiata al corrimano, mentre ammiccava un quasi invisibile sorriso. Divino. Pareva un principe. I capelli corti, tagliati probabilmente nella mattinata, un cappotto beije leggero e lungo fino alle ginocchia, un maglioncino sopra la camicia abinata al cappotto e un paio di pantaloni bianchi e strettissimi, le scarpe laccate beije e naturalmente la sua immancabile sciarpa. Dio solo sa quanto mi ha fatto battere il cuore e quanto mi abbia eccitato vederlo in quello stato. Dovevo però controllare le mie emozioni, dopotutto ero in casa altrui, di fronte ad una ragazza ed al mio migliore amico ed ero vestito in pelle. Pantaloni di pelle… stretti. Attillati. Sicuramente si sarebbero accorti di strani movimenti provenienti dal basso. E così presi un bel respiro mi distaccai dal mondo per un breve istante e ristabilizzai le mie funzioni corporee.

-Buona sera, Sotto specie di mollusco sott’olio tirato a lucido da una mucca. Come diavolo ti sei tagliato i capelli? Sembra davvero che una mucca ti abbia leccato il ciuffo…- ero tornato me stesso. E meno male che nessuno si era accorto di nulla.

-Hai sempre di che lamentarti tu! Ora che hanno che non va i miei strabilianti capelli? Sei per caso invidioso perché io qualsiasi taglio faccia mi starà sempre bene mentre tu rischi di apparire un uomo di mezz’età?- disse lo stronzo mentre scendeva la rampa di scale con classe ed estrema eleganza.

-Invidioso io? Di te poi? Non farmi ridere ti prego… non ho nulla di cui invidiarti. Ho soldi, due lavori in cui eccello, e di brutto anche, ho un’automobile, tutte le comodità che voglio, donne e uomini a flotte che cadono ai miei piedi… ti sembro messo così male da invidiare un lurido riccone?- dissi io allargando le braccia e pavoneggiandomi un po’ per dare più senso alla frase quando lui finite le scale mi passò accanto e con sguardo provocatorio ribbattè

-Non lo metto in dubbio ma… donne e uomini a flotte? Eppure… sono anni che non ti metti con qualcuno o che non crei una storia mezza decente…- sorrise e mi sorpassò lasciandomi nel disagio più totale.

-Andiamo dai, e accompagnamo anche Sofia sta volta-

-Sei un idiota Jun! Ma non credevo lo fossi a tal punto!- gridò improvvisamente Sofia.

-Si si.. andiamo dai- Jun era incurante di ogni cosa. Continuava a camminare imperterrito, poco dopo sia io che la sorella più piccola ci muovemmo e andammo nella macchina. Quelle parole mi avevano un po’ ferito. Non capiva che lo amavo. Non lo capiva minimamente. Da quando mi ero accorto di provare qualcosa per lui non ero mai riuscito a farmi delle storie per più di due o tre mesi. Mi facevo qualcuno quando mi capitava e se ne avevo la voglia e intanto  soffrivo. Soffrivo perché prendevo per i fondelli tutti. Li illudevo con parole dolci ricolme di un amore illusorio mentre speravo in tutti i modi possibili che Jun, l’unica persona a questo universo che amavo realmente, lasciasse la sua ragazza e si accorgesse di me. Potevo essere la più bella persona a livello fisico, ma dentro facevo schifo. Prendevo tutti in giro dicendo di amarli, per poi lasciarli non appena Jun faceva qualcosa che avrebbe potuto permettermi di stargli accanto, ancora più di quanto già non lo fossi, desideravo la sua infelicità, ero cosciente che se mai si sarebbe lasciato avrebbe sofferto come un cane bastonato, ma non mi importava. Mi sentivo uno schifo. E la frase che poco prima mi aveva pronunciato aveva rigirato il coltello nella piaga del mio cuore. Se non riuscivo a stare con qualcuno era solo perché nessuno era mai riuscito a farmelo dimenticare. Volevo lui. È un peccato essere così innamorati da pretendere solo la persona di cui si è innamorati? Be… anche se fosse a me non fregherebbe nulla.

Accompagnammo Sofia alla festa e andammo a bere riunendoci con altri nostri amici. La serata stava passando veloce, mi ero buttato nell’alcool per cercare di non pensare ai miei sentimenti peccato che senza rendermene conto mi ero ubriacato pesantemente. Alle 4.00 di mattina un nostro amico prese la mia macchina e portò me e l’altro idiota davanti casa di quest’ultimo lasciandoci davanti il portone. Io, tra i due, ero quello messo meglio. Mi reggevo in piedi e sfilate le chiavi dal taschino di Jun aprii la porta e lo accompagnai silenziosamente verso la sua stanza per poi ricordarmi che per quel fine settimana i suoi genitori erano andati a far visita ai nonni. Buttai Jun sul letto che non voleva saperne di star fermo e buono.

-Be, io me ne vado a casa mia- dissi girandomi verso la porta che vedevo duplicata. Naturalmente presi il muro e finii a terra. Mi rialzai poggiandomi al letto mentre Jun rideva non capendoci nulla.

-Ora vado davvero- dissi io trabballando come uno stupido ma Jun mi afferrò il braccio e mi tirò sul letto.

-No, non voglio che te ne vai- disse lui singhiozzando mentre mi stringeva dal collo credendo che fosse il mio petto.

-Lasciami andare- ridevo e cercavo di liberarmi dalla sua presa che non era per nulla forte, ma ridotto male com’ ero non mi sarei riuscito a liberare neanche dalla stretta di un criceto.

-Non voglio! Voglio torturarti!- mugolava lui che pareva sempre più un bimbo alle prese con un giocattolo.

-E dovrei lasciarmi torturare proprio da te- gridai io senza la minima forza in corpo e lasciandomi andare sul suo corpo.

-Proprio così- Jun non ci stava più capendo nulla, aveva resettato il cervello, per lui quella era solo una situazione di scherzo e di gioco. Un passatempo da trascorrere con il suo migliore amico. Ma purtroppo per lui, il suo mogliore amico non era in vena di scherzi. Stavo seriamente cedendo. Mi rigirai, ero sopra di lui, faccia a faccia. Dio. Mai visto così da vicino Jun. Mi mise le mani tra i capelli e scoppiò a ridere

-Che faccia strana che hai Sho!- chiuse gli occhi e rise a bocca aperta, di gusto. Quella risata era il suono più bello che avevo mai sentito.

-Anche la tua è strana- dissi io che avevo iniziato a ridere poco dopo di lui.

-Me la pagherai per questo!- rispose lui che comunque continuava a non capire un corno. E nemmeno io. Eravamo felicemente sbronzi.

-E come?- chiesi io continuando a ridere.

E così Jun, il mio idiota stupendo e deficiente amico mi baciò. Ma quel bacio non aveva per niente il sapore dell’amore. A parte il gusto di liquore, sentivo che quello era un bacio senza senso. Non ragionava, non capiva, erano ubriachi persino i suoi capelli tanto aveva bevuto. Era incosciente. Però lo baciai anche io. Ricambiai all’istante, sprigionando tutto il sentimento che mi portavo dentro. Mi stringeva i capelli, mi tirava con i suoi pugni privi di forza i capelli, e agitava le sue gambe sul mio corpo.

-Aaah… Sho che cazzo fai- si staccò e diede la colpa del fatto a me.

-Io?- risposi praticamente shokkato e paralizzato. Riprese a ridere con gusto lui e mi baciò nuovamente sta volta però mi staccai, da li a poco non avrei risposto delle mie azioni e non volevo “violentarlo”  mi alzai ma lui mi chiese di aiutarlo a mettere il pigiama. Gli tolsi la camicia e il maglioncino mentre lui si slacciva la cintura. Era seduto sul letto e io ero inginocchiato davanti a lui per agevolarmi meglio, quando lui si calò i pantaloni. Davanti ai miei occhi si ergeva un qualcosa che bocca umana non avrebbe mai potuto descrivere. Impallidii di colpo e iniziai a tremare come un cretino bloccandomi.

-Sho? Non mi aiuti più? Pezzo di merda traditore!- urlò lui più spatto di prima.

-…Jun… - io stavo per sentirmi male. Non resistevo. Non resistevo più. Mi chiedeva troppo. Lo scaraventai sul letto e mi fiondai su di lui toccandolo e baciandolo ovunque mi capitasse mentre lui si dimenava e mi urlava di smetterla. Ma la voglia che avevo era al limite e così approfittando del fatto che fossimo ubriachi e lui molto più di me avrei finalmente consumato i miei segreti.

-Jun, lo so che stai malissimo e domani non ricorderai più un cavolo ma voglio dirtelo!- presi il suo viso tra le mani.

-Che cosa? Sei strano amico-

-Voglio fare l’amore con te…- gli sussurrai queste parole poggiando le mie lebbra sulle sue mentre lui sembrava aver capito un qualcosa tipo “voglio acchiappare meduse lungo la spiaggia”  il tutto era molto deprimente ma non mi interessava.

-Ti amo Jun. Sono innamorato di te da anni ormai- detto questo lo baciai. Passò circa un’ora e lui si addormentò a pancia in giù, tutto nudo, coperto solo dal lenzuolo, lo guarda dormire dolce e beato per poi sentirgli pronunciare qualcosa che mi fece ribollire il sangue nelle vene: Masaki. Perché stava pronunciando quel nome? Aveva appena fatto sesso con me, anche se non ci aveva capito nulla. Ma era con me! Non vedeva e sentiva quella giraffa andata a male da giorni, perché proprio in quel momento doveva venirgli in  testa… dovevo escogitare qualcosa, e dovevo farlo in fretta.  Poco dopo andai a fare una doccia fredda. La sbronza mi era leggermente passata e quando tornai dal bagno sentii la porta di casa aprirsi: era tornata Sofia, notavo che traballava un po’ e che si accovacciò ai piedi del divano del salotto, scoppiando a piangere. Subito mi mobilitai per correre da lei ma mi fermai quando sentii pronunciare il mio nome. Mi nascosi dietro una colonna non molto distante dal divano e ascoltai il suo sfogo.

-Sho… maledizione! Maledizione a me e a quando mi sono messa in mezzo!- si riferiva a quando ci siamo conosciuti, io e Jun giocavamo a catturare le lucertole e lei, animalista convinta, un giorno si mise contro di noi e riuscì a liberare tutte quelle che avevamo preso, da quel giorno diventammo un trio inseparabile.

-Che me ne faccio di tutte queste lettere? Di tutti gli spasimanti che ho dietro? Del fan club scolastico in mio onore se io amo te? Cosa me ne faccio! Meledizione! Sei la mia rovina! Per colpa tua sto passando tutti i miei giorni a sperare in un qualcosa che non avrò mai! E non mi dire di dimenticarti! Perché è impossibile! Amo te! … amo Sho… lo amo…- e riprese a piangere piena di disperazione. Io ero palesemente incredulo. Sofia mi amava. Feci per tornare indietro ma scivolai poiché ero ancora bagnato e lei mi vide.

-Che ci fai qui! Da quanto tempo sei lì dietro! Che hai sentito! Sho che caz…-

-Ormai ho sentito tutto mi dispiace… non era mia intenzione. Ti ho vista piangere e mi ero preoccupato-

-Mi hai sentita?! Oh cazzo! Sono rovinata…-

-Ma perché ti disperi tanto? Non volevi dirmele da tempo ste cose?-

-…-

-Ecco vedi? Ora lo so- mi avvicinai a lei che non appena mi vide si sciolse.

-S-s-sho… hai un… un asciugamano… e stop… addosso…-

-Ti crea problemi?-

-N…essuno…-

Mi buttai sul divano incrociando le gambe e stendendo le braccia sullo schienale, mentre la fissavo negli occhi.

-Siediti qui accanto a me-

-No…-

-Hai paura?-

-Non ho paura stupido!-

-Allora siediti-

Si avvicinò lenta e titubante e alla fine si sedette al mio fianco.

-Più vicina-

-Va bene così-

-Più vicina…-

-O..ok…- e si avvicinò di poco a me, ma io con il braccio la spinsi e la poggiai direttamente alla mia pelle.

-Per dire che a me piace tuo fratello tu non devi dirmi che mi ami? E stare male tutto questo tempo?-

-Che potevo fare? Non ho speranze io… e mio fratello mi uccide se sto con te-

-E a te che ti importa?-

-Ma adesso perché mi dici questo? Tanto non sono ricambiata! Quindi lasciami! Voglio soffrire in solitudine- si alzò ma io la ributtai su di me tenendola in braccio.

-Ma che è sta depressione a 19 anni!! Sono sicurissimo che presto mi servirai…-

-Ti servirò a cosa?-

-Tranquilla, non andare di fretta tu. Ti farò sapere-

-E se accetto che mi dai in cambio?-

-Tutto. Quello. Che. Vuoi.- dissi io avvicinandomi al suo viso mentre il suo cuore batteva forte, tanto forte che riuscivo a sentirlo io.

-Qualsiasi cosa…?- chiese lei con un filo di voce fissandomi le labbra.

-Qualsiasi- risposi io

-Allora… sigilliamo il patto- disse lei avvicinandosi di più a me

-Certamente… e credo di sapere anche il metodo che vuoi usare- sussurrai attorcigliandomi al dito una ciocca dei suoi capelli neri.

-E allora usalo- detto questo la baciai. E lei si lasciò andare in un lungo e passionale bacio. Un bacio dal quale, per qualche arcano motivo, non riuscivo, ne volevo staccarmi. Sentivo tutto il suo sentimento pervadermi il corpo, lo stesso sentimento che io per anni ho provato per Jun. Volevo mettere in atto un piano che avrebbe fatto dimenticare quel giapponesino del cavolo al mio migliore amico, e mi sarei servito anche di Sofia, ma quel bacio… quel bacio che stavo scambiando con lei in quel momento, mi aveva fatto completamente eliminare ogni sorta di piano e strategia dalla mente. Dopo un po’ mi staccai dalle sue labbra stringendola sempre a me e guardandola negli occhi, il cuore mi batteva paurosamente. Lei era incredula, una morta vivente, ma quei suoi occhi lucidi mi piacevano troppo. Ci guardammo silenziosamente per altri minuti, imbarazzati e tremanti, poi andai a vestirmi per recarmi a lavoro… Jun continuava a dormire, bellissimo, ma abbandonai subito la sua stanza. La paura di risentire quel nome pronunciato da lui era troppa… e non volevo soffrire di nuovo…




EXCHANGE

*Jun* parte 4 amore vuoto

-Quindi andiamo con la tua macchina Sho? Uhmm… ah ok. A dopo mi raccomando, puntuale o ti ammazzo-  ero al telefono con Sho, quella sera saremmo dovuti uscire con altri nostri amici per bere. Non vedevo l’ora di scolarmi un bel po’ di bella birra in compagnia dei miei amici di sempre. E quella sera mi sentivo ispirato. Forse perché sapevo che Sho si sarebbe vestito da super divo e le ragazze avrebbero guardato solo lui, forse perché speravo di vedere Luna e farle un qualche effetto… o forse perché mi sarebbe piaciuto incontrare Masaki e fargli vedere che lo stilista che era in me, sapevo portarlo fuori, indossando accurate scelte di abiti. E così in quelle due ore che mi rimanevano mi agghindai come meglio potevo, sfoggiando il mio personalissimo look da super figo raffinato e provocante. Colore padrone il beige. Che creava una curiosa alternanza cromatica con i miei capelli neri, tagliati la stessa mattina. Si, mi piacevo tanto quel giorno!

-Fratellone? Non è che potresti accompagnarmi alla festa sta sera?- mia sorella, eccola prontissima sempre a rompere le scatole. Ma mi sentivo buono. Voltai solo la mia testa all’indietro mentre sistemavo la mia camicia e con uno scintillante sorriso le dissi che andava benissimo.

-Stai bene Jun?- mi chiese lei con uno sguardo shockato non poco..

-Si, sto a meravaglia sorellina-  continuai io sorridendo

-Brrr… orripilante- incrociò le sue braccia e fece come per rabbrividire. Mi prendeva in giro la signorina ma non mi importava, quel giorno ero estremamente allegro.

E così passarono le due ore e le 21.00 erano arrivate. Dalla cima delle scale di casa potevo vedere Sho e Sofia presi in una conversazione. Persino Sho sembrava impacciato, che finalmente si stesse innamorando di qualcuno? Be… proprio di mia sorella però, non era il massimo.

-Buona sera, Uomo di mondo- tuonai io disturbando la quiete di quei due. Notai Sho più strano del solito. Lo vedevo come paralizzato, come se volesse muoversi, fare qualcosa, ma senza risultati. Sembrava essere arrossito, aveva assunto un comportamento davvero molto stranbo, per nulla tipico della sua persona. Poi prese fiato e apri quella sua bocca lurida.

-Buona sera, Sotto specie di mollusco sott’olio tirato a lucido da una mucca. Come diavolo ti sei tagliato i capelli? Sembra davvero che una mucca ti abbia leccato il ciuffo…- si, ora lo riconoscevo.

-Hai sempre di che lamentarti tu! Ora che hanno che non va i miei strabilianti capelli? Sei per caso invidioso perché io qualsiasi taglio faccia mi starà sempre bene mentre tu rischi di apparire un uomo di mezz’età?-

-Invidioso io? Di te poi? Non farmi ridere ti prego… non ho nulla di cui invidiarti. Ho soldi, due lavori in cui eccello, e di brutto anche, ho un’automobile, tutte le comodità che voglio, donne e uomini a flotte che cadono ai miei piedi… ti sembro messo così male da invidiare un lurido riccone?-  iniziai a scendere le scale ammiccando leggeri sorrisi come per provocare la sua rabbia, fino a quando non gli passai accanto sfiorando il suo corpo ricoperto di abiti in pelle.

-Non lo metto in dubbio ma… donne e uomini a flotte? Eppure… sono anni che non ti metti con qualcuno o che non crei una storia mezza decente…- sussurrai al suo orecchio sinistro questa frase e poi passai oltre a lui, dirigendomi verso l’entrata.

-Andiamo dai, e accompagnamo anche Sofia sta volta-

-Sei un idiota Jun! Ma non credevo lo fossi a tal punto!-  urlò mia sorella. Ma non me ne fregava nulla.

-Si si.. andiamo dai-

Accompagnammo Sofia alla festa e per tutto il tragitto notai l’estremo silenzio di Sho che pareva assorto nei suoi più oscuri pensieri, celati a me da uno sguardo che non lasciava trapassare nulla. Ci trovammo poi al bar con gli amici e iniziammo a bere.

… erano le 9 di sera giusto? Come si erano fatte le 4 di mattina in così poco tempo? E chi si divertiva a spegnere e ad accendere le luci? E le luci, da quando avevano sostituito quelle normali con quelle al neon? Dio… ci vedevo uno schifo, ci sentivo uno schifo, non mi reggevo in piedi. Mi sentivo male, cioè no, stavo bene infondo, molto infondo. Ok, non ci stavo capendo più niente. Improvvisamente realizzai che ero a casa mia e che Sho mi aveva scaraventato sul letto e stava per andare via.

-Be, io me ne vado a casa mia- vidi solo che prese in pieno il muro e cadde ai piedi del letto. Era ridicolo, a differenza mia che, ero brillo, ma pur sempre chic.

-Ora vado davvero- ma lo afferrai dal braccio, era il braccio quello, vero?

-No, non voglio che te ne vai- e lo strinsi a me.

-Lasciami andare-  credo volesse liberarsi, ma non ci riusciva, avevo troppa forza! Non ce l’avrebbe fatta a svincolarsi.

-Non voglio! Voglio torturarti!-

-E dovrei lasciarmi torturare proprio da te-

-Proprio così- mi stavo davvero divertendo a torturarlo. Lui si agitava tantissimo, a me faceva ridere un casino.

-Che faccia strana che hai Sho!- già, aveva un’ espressione buffissima, mi faceva ridere tantissimo. Che poi sembrava avesse 4 occhi… bo, quella notte non so che fosse successo.

-Anche la tua è strana- disse lui. Bastardo infame! La mia faccia non era strana!

-Me la pagherai per questo!-

-E come?- mi chiese Sho.

Improvvisamente non ricordo nemmeno come, ci stavamo baciando! Credo… dio non capivo un corno maledizione! Sentivo però tantissimo calore provenire dal suo corpo.

-Aaah… Sho che cazzo fai- lo incolpai dell’atto appena compiuto.

-Io?- mi disse lui, come se fosse l’uomo più innocente del mondo! Ripresi a ridere. E gli chiesi se poteva aiutarmi a mettere il pigiama, non mi reggevo in piedi cavolo. E così lui si inginocchiò davanti a me mentre mi sbottonava la camicia, e io mi slacciavo i pantaloni. Quando li calai notai che Sho ara impallidito e si era bloccato.

-Sho? Non mi aiuti più? Pezzo di merda traditore!-

-…Jun… -  pronunciò il mio nome e mi si fiondò addosso…  baciandomi e leccandomi dappertutto. Che cazzo stava combinando quel deficiente?

-Jun, lo so che stai malissimo e domani non ricorderai più un cavolo ma voglio dirtelo!- mi prese il viso tra le mani…

-Che cosa? Sei strano amico-

-Voglio fare l’amore con te…- eh? Che aveva detto? Sussurrava… non capivo! Stavo maledettamente male quella notte per poter intendere parole pronunciate così soavemente.

-Ti amo Jun. Sono innamorato di te da anni ormai- shock. Paralizzato. Spiazzato. Questa frase invece l’avevo intercettata meglio. Sho? Il mio migliore amico? Avevo davvero lui davanti? O un suo sosia? … bo… ma che stavo dicendo, sicuramente avevo capito male.

Non ricordo un accidente di quello che successe dopo. Zero assoluto. Vuoto totale. Sentivo solo alcuni dolori, quel sapore di limone su tutto il corpo e il pensiero di Masaki Aiba in testa. Non so perché, ma il suo volto, la sua voce, il suo sorriso mi picchiavano nel cervello e non riuscivo a toglierli dalla testa. O forse, non volevo che il suo sorriso dolcissimo mi abbandonasse i pensieri… mi guardai intorno e Sho era scomparso. Senza nemmeno rendermene conto mi addormentai.

Quando mi svegliai non ricordavo NULLA. Come ero arrivato a casa, perché ero nudo sotto un lenzuolo, perché i miei abiti erano sparpagliati per la stanza, che avevo fatto la sera prima… sentivo solo il grande, immenso, caotico mal di testa che mi trafiggeva il cervello! Mi alzai in piedi, nudo e sudato e mi iniziai a guardare intorno. La mia stanza, come era stata ridotta? E quel dannato profumo di limone… mi ricordava qualcosa ma non mi veniva in mente cosa… poco importava… ora dovevo solo pensare alla sfilata. La pacchia era finita. E finalmente, il lunedi era arrivato e avrei rivisto Masaki. Ah già… se avrei rivisto lui, avrei rivisto anche Sho. E avrebbero SICURAMENTE litigato come due stupidi. Quei due si odiavano, e ancora non ero riuscito a capirne il motivo.

gnr: demenziale, gnr: sentimentale, aiba, gnr: shounen ai, gnr: friendship, gnr: comico, p: sakumoto, gnr: romantica, r:pg-17, arashi, gnr: scolastica

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