E' giunto il momento per la Demenza, ebbene si! *risata satanica*
TITOLO: Araoz
AUTRICE: Jinny, con aiuti esterni (tipo l'autore del mago di oz? Tipo)
GENERE: La Demenza, La Demenza 2 La Vendetta, La Demenza 3 Il Ritorno e pure La Demenza 4, mai uscito per questioni di budget
PAIRING: Non mi risulta, in caso lo metto
RATING: bah, pg per sicurezza
DISCLAIMERS: Non possiedo nessuno,in realtà nemmeno le idee in questo caso. Possiedo solo il mio cervello bacato.
NOTE: si, devo iniziare a dire in giro di far uso di anfetamine, almeno potrei evitare il manicomio, forse? mah ...
NOTE PART 2: Apparizione di
codesta musichetta e citazioni da
codesto spot Matsudorothy viveva nel Kansas, dove tutto era grigio o in bianco e nero a seconda dei punti di vista. Portava sempre lo stesso vestito a scacchetti bianchi ed azzurri, con la stessa camicetta bianca, i codini con i nastrini azzurri, ma si vedeva comunque tutto grigio, perchè era tutto in bianco e nero.
Viveva con Zio Takki e Zia Tsubi in una casa in aperta campagna, nel Kansas, appunto, uno dei posti al mondo più a rischio di tornado. Infatti vivevano in uno spazio completamente grigio e completamente deserto, così da essere sicuri che se ci fosse stato un tornado nel raggio di dodici miglia, avrebbe ciccato proprio la loro casa.
Viveva anche insieme al suo adorato cagnolino, Totomiya, un affarino piccolo, nero ed abbaioso, abbastanza dispettoso (si divertiva a fare scherzi sadici, ma nessuno lo diceva).
E nella fattoria degli zii lavoravano tre fighissimi manovali, anche se Matsudorothy non sapeva decidere quale di essi fosse il suo preferito. E così passava le sue giornate cantando “Over the rainbow” davanti allo specchio, sognando non tanto di volare oltre l’arcobaleno, quanto di essere Judy Garland.
La vita di Matsudorothy procedeva tranquilla. Guardava dalla sua finestrella i tre fighissimi manovali che facevano il loro lavoro, anche se ignorasse quale fosse, rompeva le scatole a zia Tsubi per raccontarle quello che faceva Totomiya, rompeva le scatole a zio Takki perchè le desse i soldi per il rossetto nuovo, ed osservava ancora i tre fighissimi manovali, mettendosi apposta, spinta da Totomiya ed i suoi piani diabolici per accasarla, in situazioni più o meno pericolose per farli accorrere tutti tre a salvarla. Le situazioni migliori erano: camminare vicino alla mietitrebbia, cosa che faceva imbestialire il Shomanovale, che la recuperava velocissimo e le diceva
<< Ma sei pazza?!>>, girellare bendata nel capanno degli attrezzi, cosa che faceva arrivare il Toshimanovale nel giro di mezzo secondo che, con mossa agile, la trascinava fuori di peso, per poi sbendarla e guardarla con gli occhi sbarrati per il terrore. Anche se la situazione preferita era saltare nel recinto dei maiali, facendoli arrabbiare tantissimo, cosa che faceva accorrere tutti e tre i fighissimi manovali, con salto olio cuore da parte del Masamanovale, che poi scacciava i maiali, a prendeva di peso e la metteva in salvo, per poi accasciarsi subito fuori dal recinto tremando come una foglia
<< Un giorno ci farai prendere un infarto!>> disse il Shomanovale. Matsudorothy sorrise e se ne andò, cantando Over The Rainbow, seguita dal fedele Totomiya, che nel frattempo aveva legato tra loro i lacci degli scarponi da lavoro dei tre fighissimi manovali che, quando fecero un passo, caddero lunghi distesi a terra
<< Io quel cane lo metto sotto col trattore.>> borbottò il Masamanovale
<< Non ne avresti il coraggio.>>
<< No, hai ragione… è troppo kawaii…>>
<< Io tirerei sotto la marmocchia, invece.>> disse il Shomanovale, preso da cattiveria. Nessuno mise in dubbio che fosse serio.
Mentre, un giorno, Matsudorothy se ne stava beata a guardarsi allo specchio cantando sempre Over the Rainbow, sentì un’inconfondibile musichetta (Taa taa ta nana taa taa ta nana taaaaaaaa… vedere link nelle note U_U)
Guardò fuori dalla finestra e vide la Kitavicina, la più fastidiosa delle sue vicine zitelle ed acide, arrivare sulla sua bicicletta sgangherata con aria più arcigna che mai. Ma forse l’espressione arcigna era dovuta alle diciotto miglia in bicicletta su strade sterrate. Fattostà che la Kitavicina entrò in casa di umore pessimo, a malapena salutò Zio Takki ed andò subito sa Zia Tsubi
<< Il vostro cane mi ha morsa!>> disse
<< Avrà avuto le sue ragioni…>> disse zia Tsubi, imperturbabile
<< Adesso ti verrà qualche brutta malattia, a mordere quella…>> borbottò Matsudorothy, scoccando un’occhiata a Totomiya, che sgranocchiava una pantofola tranquillo. Poi guardò la Kitavicina
<< Beh, come biasimarti, la morderei anch’io…>>
<< Quel cane è pazzo, bisogna sopprimerlo.>> disse la Kitavicina
<< Ma neanche per sogno!>> disse zia Tsubi
<< Lei mi sembra matta!>> disse zio Takki, facendo una buffa faccetta. Ma la vecchia vicina prese di forza il piccolo indifeso cane e lo cacciò in un cestino, pensando bene di lasciarlo aperto e di metterlo sul portapacchi posteriore della bici.
Matsudorothy si disperò per più o meno mezzo minuto, poi Totomiya le corse incontro, libero e felice
<< Oh, Totomiya, dobbiamo fuggire! Se ci trovano, ti sopprimeranno!>> disse Matsudorothy. Prese le sue poche cose, solo quelle due o tre tonnellate di trucchi, creme e smalti, caricò tutto sulla schiena di Totomiya e si apprestò alla fuga. Corse per una ventina di metri, poi optò per un passo lento e rilassato, finchè non arrivò al carro di un indovino. Totomiya guardò Matsudorothy, sapendo che lei si sarebbe fermata. Rassegnato si fermò a sua volta. Se non altro c’era del cibo.
<< Ooooh, ragazzina, cosa ci fai in giro tutta sola?>> chiese l’indovino
<< Ehm, ecco… io…>>
<< Fammi indovinare… una fuga d’amore!>>
<< Ecco, veramente…>>
<< No no no, lascia… una commissione!>>
<< No, ecco, no… se mi lasciasse…>>
<< Shopping! Ecco, si, shopping, sono sicuro!>>
<< Sto scappando di casa, citrullo!! Ma che ci mettono nei succhi Del Monte?!>>
L’indovino borbottò qualcosa che suonava come un insul… ehm, un rimprovero per i modi della fanciulla, poi tirò fuori la sua sfera di cristallo
<< Chiudi gli occhi… tu… vieni da una fattoria.>>
<< Cielo! Come avete fatto ad indovinare?!>>
L’indovino si guardò intorno: nulla, nulla, nulla, fattoria, nulla fattoria, nulla, nulla…
<< Ho dei poteri enormi.>> disse. Matsudorothy si sedette a gambe conserte, drappeggiando la gonna in maniera elegante e chiuse gli occhi. L’indovino si mise a frugare nell’enorme beauty case. Totomiya, che era satollo di salsicce e voleva tornare a casa, si tuffò nel beauty e ne estrasse una foto. L’indovino lo ringraziò con un cenno del capo, prese un sorso dal suo succo Del Monte, salutò la bambina con i capelli rossi vestita da coniglietto rosa che vedeva solo lui, ed iniziò
<< Oooooh… vedo una donna… beh, più o meno…>>
Matsudorothy ebbe un sussulto
<< Capelli neri, ha l’aria del figaccione… vestito, beh, vedo in bianco e nero, visto che siamo nel Kansas…>>
<< E’ Zia Tsubi! Zia Tsubi!!>> disse Matsudorothy, sempre tenendo gli occhi chiusi, stringendo a se Totomiya, che cercò di divincolarsi senza successo. Ma perchè Matsudorothy aveva messo su quei bicipiti?
<< E che fa? Che fa la zia?>> chiese Matsudorothy
<< Ti cerca, e piange. Oooooh, quanto piange…>> disse l’indovino
<< Oh, no, la zia piange!>> disse Matsudorothy. Poi schizzò in piedi
<< Oh, no, c’è vento! Devo correre a casa a fare una maschera protettiva ai capelli, sennò è la fine! La fine!>> detto questo, la fanciulla prese il beauty, Totomiya, e corse via.
<< Che strana fanciulla, vero?>> chiese l’indovino. La bambina con i capelli rossi vestita da coniglietto rosa lo guardò
<< Mi vedi solo tu, ne sei consapevole?>> chiese
<< Eh?>> chiese lui, ma la bambina era scomparsa.