haloooooooooooooo eccomi con il new capitol di T.A.B.O.O XD lo ammetto, è stata una faticaccia scrivere sto capitolo -.- ma alla fine, HO VINTO!!!!!!!! *esulta* ok stop. leggete u_u che è tanto che vi fatto aspettare <3 i lovve lovve you
Titolo: T.A.B.O.O.
Autore: Grace
Fandom: Arashi
Genere: sentimetale, comico,
Pairing: aimoto, sakuraiba
Rating: NC-17
Disclaimer: gli arashi non mi appartengono. poi se volete regalarmeli accetto volentieri
Ringraziamenti: a sylviakun che se l'è già sorbita xD
T.A.B.O.O
Parte 9 Matsumoto Jun
Abbandonai dopo una settimana quel dannato letto d’ospedale, potevo tornare a casa, era ora. Arrivato a casa mi resi conto di quanto mi era mancata, di quanto l’odore dell’ospedale mi facesse schifo e di quanta voglia di tornare alla mia vita normale avevo.
Mi ero ripreso del tutto io, Jun aveva ancora la fronte e la caviglia destra fasciate ma stava abbastanza bene anche lui. Mamma e papà erano naturali, tranquilli e spensierati come al solito, oggi non avrebbero aperto neanche il ristorante ma sarebbero rimasti con me a casa tutto il tempo. Io e mio fratello eravamo in confronto a loro, due statuine. Non parlavamo, non ci sbilanciavamo, eravamo entrambi molto seri. La mia espressione era quella di uno sconfortato e preoccupato ragazzo; Jun aveva un’aspetto cupo, scuro… era visibilmente ansioso e curioso, ma tentava qualsiasi cosa per non dare nell’occhio. Che situazione imbarazzante. Come mi sarei dovuto comportare? Era tutto successo per colpa mia. Più o meno… ma forse era meglio così, che la verità fosse saltata fuori. Ora però i nostri vecchi avrebbero solo dovuto spiegarci la situazione. Quanto volevano farci aspettare…
-Grazie per il pasto- disse Jun alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso la nostra stanza. Io lo guardavo e continuavo a risucchiare il mio ramen. Gli occhi dei miei genitori erano sul punto di piangere.
-Che succede qua? Perché siete tutti e tre così freddi?- azzardai io
-Sono giorni che Jun non ci rivolge la parola se non per queste formalità…- disse mia madre
-L’unica cosa da fare è dirgli tutto… non possiamo tenerglielo nascosto a vita- continuò papà
-Sarebbe anche ora. Quanto volevate farlo aspettare? Che diventasse vecchio? È già passato troppo tempo-
-Avremmo voluto dirglielo… ma con quale faccia… non è semplice rivelare una cosa del genere…-
-Mamma, la tua faccia va benissimo. Pomeriggio prenderai coraggio e gli dirai tutto, fallo per lui-
Abbassò lo sguardo e annuì. Mi alzai e andai a bagno.
-Ma che ho fatto… seriamente… sono pronto a sapere questa storia?...- mi ero reso conto e pentito del discorso fatto pochi secondi prima in cucina. Ma ormai avevo parlato, non potevo tirarmi indietro. Passarono veloci due ore e andai in giardino dove Jun era seduto pensieroso.
-Mantieni la calma… ci sono io-
-Come se fosse facile…- poco dopo sbucò dalla sala nostra madre, con un album di foto in mano. Stava per farlo. Papà era dietro di lei.
-Mettiti seduto anche tu Masaki… Jun… ti va di ascoltarmi?-
-Tanto non ho altra scelta… allora? Si può sapere chi sono io?- eccolo il Jun che conoscevo io: freddo e sicuro di se. Bene, mi rassicurava il fatto che le avesse risposto con la sua normalità.
-Il tuo vero nome come puoi aver capito non è Aiba Jun. In realtà ti chiami Matsumoto Jun. Decidemmo di mettere il nostro cognome per farti sentire meno a disagio-
-Matsumoto… dove l’ho già sentito?- dissi io guardando Jun più serio che mai.
-Incontrammo i tuoi veri genitori al liceo e diventammo molto amici. Tuo padre era un uomo molto sicuro di se ed autoritario, amava lo sport e voleva diventare un avvocato. Quando riuscì a diventarlo era al settimo cielo… tua madre invece era una ragazza spigliata, non aveva paura di dire quello che pensava in faccia alla gente, amava stare in compagnia e la sua passione era cantare. Tua madre aveva una voce meravigliosa, trovò infatti lavoro subito, appena finita la scuola…-
-Aspetta… mamma ci stai dicendo che la madre di Jun è… quella Matsumoto?- dissi io interrompendo il discorso.
-Si Masaki, stiamo parlando proprio di lei, della cantante lirica- disse mio padre.
-Non morì in un incidente? La ricordano ogni anno in tv…- improvvisamente parlò anche Jun. Si vedeva che era sconvolto e non poco.
-Si… era molto famosa… Masaki tu non puoi ricordarli, eri piccolissimo e per la maggiorparte del tempo eri dai nonni. Sia io che lei eravamo incinta ma lei non volle farlo sapere alla stampa. Partorì un bellissimo bambino e mi fece promettere che se mai sarebbe accaduta qualsiasi cosa mi sarei occupata di quel bambino, che però voleva nascondere dai riflettori per paura che la sua vita privata venisse intralciata. Purtroppo io persi il bambino, ma non volevo dirtelo visto il tuo entusiasmo nel sapere che avresti avuto un fratello, Masaki… era passato un mese da quando Jun era nato, pochi giorni invece da quando io persi il mio bimbo. Tua madre sarebbero dovuta andare a New York per un concerto accompagnata da tuo padre. Ci chiesero di badare a te fino a quando non fossero tornati, e salirono sull’aereo sorridenti e spensierati come li conoscevamo. Purtroppo quell’aereo non arrivò mai a destinazione. Per un guasto perse quota finendo in mezzo all’oceano. Tutte le persone presenti su quell’ammasso di ferro morirono… non volevo crederci… guardavo la notizia in televisione quando la nonna riportò a casa Masaki. Tu vedendo il piccolo tra le mie braccia pensasti subito che quello era tuo fratello e ti esaltasti tanto… eri felice, eravate dolcissimi insieme. Come potevo rovinare tutto e dirti no, non è tuo fratello… soffocai tutto dentro di me e dissi che si chiamava Jun, e che era il nostro piccolo ometto. Ogni volta che litigavate saltava fuori il carattere di Jun, che somigliava sempre più ai suoi genitori. Masaki ti sei sempre chiesto da chi avesse preso molte parti del suo carattere, ecco, questa è la risposta… mi dispiace avervi mentito per tutti questi anni… Jun, questi sono i tuoi genitori…-
La straziante storia era finita. Mamma passò l’album delle foto a Jun che era come paralizzato. Quasi non respirava più. Io ero shokkato… avevo dimenticato che mamma era rimasta incinta una seconda volta… guardai Jun che a stento trovava la forza di sfogliare quelle foto. Si bloccò a guardarne una. Era l’unica foto che ritraeva tutta la sua famiglia al completo. Lui stretto dalle braccia di entrambi i genitori, persi in un sorriso coinvolgente e sincero. Jun aveva gli stessi occhi e lo stesso sorriso della madre, i capelli e il fisico del padre… per non parlare dei caratteri e delle passioni che aveva citato la mamma… ora mi spiegavo tutto. Certo non mi aspettavo di avere il figlio di un mito della musica come fratello…
-Jun… - dissi io poggiandogli una mano sulla spalla. Strinse a se quella foto e scoppiò in lacrime. Mi faceva male al cuore vederlo così…
-Jun… vogliamo dirti un’ultima cosa… non cambierà niente ora che sai tutto, non cambierà il bene che ti vogliamo. Per noi sarai sempre il nostro Jun. Vi lasciamo un po’ soli… - papà era stato geniale. L’unica paura di Jun era proprio questa. Uscirono di casa e io e mio fratello andammo in camera nostra. Lui si sdraiò sul letto guardando quella foto.
-Ti somigliano di brutto…-
-Mmm… già. Fa strano-
-Molto… anche chiamarti Matsumoto…Jun, fa strano-
Jun posò la fotografia sul suo comodino.
-Masaki-
-Che?-
-Facciamolo-
Lo guardai shockato. Dopo aver saputo una cosa del genere aveva voglia di fare sesso… che gli passava per la testa.
-Non credo sia il momento…-
-Facciamolo. Non esiste un momento adatto o meno-
-Ma Jun…-
-Ti prego…-
Mi avvicinai a lui sedendomi sul letto, volevo parlare ma prima che aprissi bocca mi ritrovai scaraventato su di lui, tra le sue braccia. Mi stava baciando. Ma quel bacio, con quel sapore, era la prima volta che lo assaggiavo. Ora capivo perché voleva farlo così fortemente. Quell’incontro di lingue e fiati mi comunicava tutto il bisogno di affetto che Jun non aveva. Era come se mi dicesse “stringimi forte, non lasciarmi solo anche tu, amami come non si è amato mai, non abbandonarmi, sono solo al mondo”
Non mi staccò le labbra dalle sue per un solo istante. Veloce mi spogliò di ogni mio vestito, io feci lo stesso con lui. Alzò le gambe e mi strinse fortemente le braccia sulla schiena.
-Sei pronto…?-
-Fallo! All’istante! Ti prego!-
E così spinsi in avanti. Gridò per il dolore mio fratello che mi strinse ancora più forte la schiena.
Ansiamava, gridava, non si risparmiava. Intrecciò le sue gambe su di me, inarcava la schiena dal piacere, era assurdo. Non ragionavo più e continuavo a spingere più forte che potevo. Il tutto senza che lui abbandonasse le mie labbra. Stava per venire, lo sentivo, portò una delle sue mani tra i miei capelli tirandomeli e stringeli ogni qualvolta che sprofondavo dentro di lui.
-TI AMO… ti amo… ti amo… ti amo… ma… saki…- era venuto. Mi aveva spiazzato. Quella frase pronunciata a stento tra gemiti e piacere mi aveva seriamente messo KO. Andai in bagno per ripulirmi, quando tornai in camera lo trovai poggiato a pancia in giù, sembrava baciare il cuscino, guardando il vuoto davanti i suoi occhi.
-Jun… che succede…-
-Masaki… guai a te se mi lasci… guai a te se mi tradisci… guai a te… se mi richiami Matsumoto Jun…-