Posto prima, contente? XDD *si uccide*
Mi sono resa conto che questa fic è davvero lunga o_o e, non volendo trascinarla fino a Natale, sarà meglio darmi una mossa X°D.
Titolo: What You Don't Know
Genere: AU, Sci-Fi
Fandom: Kis-My-Ft2 SHINee, MBLAQ
Raiting: PG-15
Pairing: Kitayama Hiromitsu x Fujigaya Taisuke Kim Jonghyun x Kim Kibum, Choi Minho x Lee Taemin , Joon x Mir XDD
Desclaimer: Tutti si appartengono e blablablabla
Note: L'idea nasce da
"Dollhouse" (no, non è una serie porno XD) e il titolo l'ho preso dalla colonna sonora, avrei potuto chiamarla "SDFSDFDSF" ma non sarebbe stato il caso **''. E per farvi un'idea di chi è chi:
- Yue= Taisuke
- Dumbo= Joon/Changsun (tutta colpa di Ninja Assassin XDD)
- Key= Kibum
- BlingBling= Jonghyun
E poi non mi pare ce ne siano altri o_o''
Per darvi un'idea delle facce che hanno:
Jonghyun,
Key,
Minho,
Taemin,
Jinki,
Joon/Dumbo.
Ch1. Ch.2,
Ch.3,
Ch.4,
Ch.5 ,
Ch.6,
Ch.7 ,
Ch.8,
Ch.9 ,
Ch.10 “Mamma, mamma, guarda cos’ho trovato!”
“Non adesso Jinki, la mamma è occupata”
Il padre glielo diceva spesso in quei giorni, ogni volta che il piccolo Jinki si avvicinava alla donna, l’uomo gliela portava via dicendo la stessa identica frase.
Il bambino non riusciva a capire perché non potesse passare del tempo con la madre né perché il padre tentasse in tutti i modi di tenerlo lontano da lei; come poteva un bambino di appena otto anni comprendere cosa c’era dietro lo sguardo perso della donna che lo aveva messo al mondo?
“T-ti volevo ringraziare, sai, per quello che hai fatto per me”
Kibum si era avvicinato a lui quella mattina, Jonghyun e Hiromitsu erano andati a fare spese, qualcosa che riguardava dei vestiti nuovi mentre Minho e gli altri erano spariti senza dire dove fossero diretti, così in quella stanza erano rimasti solo loro due.
Jinki non aveva parlato molto da quando aveva aiutato Kitayama a sbarazzarsi di quel morto, forse era ancora sottoshock e non sapeva come metabolizzare quello che aveva fatto e quello che si era ritrovato a vivere grazie alla trovata della Lance e Smith.
Era stato davvero convinto che la Dollhouse aiutasse le persone, che la sua adorata sedia portasse a una vita migliore, anche solo per quei cinque anni di contratto, ma le sue buone intenzioni non bastavano, vero? Non era il bene della gente che interessava i fondatori di quel progetto, era il potere che ricevevano nell’usare persone come oggetti.
“Papà, dov’è la mamma?”
“L’ho dovuta portare da un amico, si è ammalata e lui la farà stare bene”
Jinki non credeva neanche a una parola, per anni aveva visto il padre trascinare la madre fuori di casa durante le ore più assurde della notte, aveva provato pure a seguirli ma i suoi tentativi di capire dove andassero erano falliti miseramente, ogni volta arrivato alla stessa strada non li vedeva più, erano come spariti tra gli enormi grattacieli.
“Che succede alla mamma?”
“Non sta bene in questo momento.”
“Dove la porti di notte?”
“Non sono affari tuoi Jinki.”
“Avevo promesso che mi sarei preso cura di te, ti avevo detto che ti avrei protetto, ma…”
“Sono ancora vivo, no? Non hai gettato la mia personalità…ti sei preso cura di me.”
Il moro lo stava guardando seriamente, sembrava volergli far capire quanto gli fosse debitore e Onew non potè fare a meno di sorridergli leggermente.
“Non avrei mai permesso a Smith di ucciderti”
“Smith?”
“Era il tuo addestratore quando eri Key”
Kibum annuì prendendo a fissarsi le mani, sembrava nervoso.
“Vuoi chiedermi qualcosa?”
La sorpresa nell’espressione dell’altro gli fece capire che aveva colto nel segno: Qualcosa stava frullando nella testa di Kim Kibum, doveva soltanto aspettare che si decidesse a sputare il rospo.
“Ho…ho mai u-ucciso qualcuno prima di…?”
“No, i tuoi incarichi sono sempre stati romantici o di compagnia”
“E Jonghyun?”
Il programmatore distolse lo sguardo un attimo pensando a quanto valesse la pena rivelare la verità. Kibum poteva sviluppare una sorta di paura verso Jonghyun e Jinki non voleva dividerli così presto, era anche vero, però, che pure il moro aveva ucciso un uomo seppur non in stato di Doll.
Riportando lo sguardo sul ragazzo di fianco a sé, lo vide mordersi il labbro inferiore e Onew portò una mano alla sua bocca facendogli segno di smetterla.
“Ti farai male”
“S-scusa”
“Lo ha fatto, in stato di Doll.
Durante un incarico il suo impianto è saltato e per difendersi è stato costretto a uccidere”
“L-lo sa?”
Quando lo scienziato stava per rispondere, un rumore nel corridoio lo distrasse; sperava non fosse Jonghyun.
Vedendo la testa bionda di Kitayama si alzò immediatamente dal divano, voleva controllare quante persone erano tornate in albergo.
“Dov’è Jonghyun?”
“E’ scappato dopo che hai confessato al suo amichetto quello che ha fatto a Seoul”
Lo aveva sentito sul serio, Jinki aveva disperatamente cercato di mantenere il segreto e in un attimo aveva reso vani tutti i propositi che si era prefissato. Jonghyun non era forte come sembrava, nonostante avesse consolato e tranquillizzato Kibum su quello che aveva commesso, scoprire di averlo fatto in prima persona, in uno stato in cui non doveva assolutamente provare niente come la voglia di uccidere, poteva avere un impatto tremendo sul suo cervello.
“Dov’è Jjong?”
“Kibum…”
Hiromitsu stava sistemando il contenuto delle borse sul tavolo, non degnando Kibum di una risposta.
Jinki osservava il comportamento del più grande da giorni, da quando BlingBling era tornato Jonghyun in pratica, e quello che vedeva non gli piaceva per niente; l’addestratore stava diventando sempre più simile a Smith. Onew credeva ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che potesse fargli comprendere un cambiamento così drastico, ma Kitayama non era un tipo che parlava dei propri problemi spesso e lui un indovino non lo era ancora diventato.
“Credo sia sceso”
“Vado a cercarlo.”
Il moro era preoccupato, si capiva dal suo sguardo e da come si muoveva nervosamente, probabilmente voleva solo stare vicino a Jonghyun come il biondo aveva fatto con lui, in fondo l’amore funzionava a quel modo, no? Aiutarsi e consolarsi a vicenda, a volte fingendo che tutto sarebbe andato bene.
Lo scienziato annuì semplicemente, non poteva di certo impedire a una persona di uscire, tanto più a qualcuno testardo come Kibum. Peccato che nessuno dei due avesse tenuto conto di Hiromitsu.
“Dove credi di andare?”
L’addestratore aveva afferrato il polso di Key bloccando così la sua camminata. Il biondo sembrava piuttosto scocciato e arrabbiato, Onew non sapeva perché non volesse lasciar andare via l’ex-Doll, non erano affari suoi in fin dei conti, nessuno avrebbe impedito a Hiro di andare a recuperare Yue.
“A cercare Jjong, ha bisogno di me”
“La Lance ti starà dando la caccia, non puoi andartene libero in giro, potresti portarla dritta a noi.”
“Non m’importa, vattene se hai tanta paura di stare con me, non mi piaci neanche, ma io vado a cercare Jonghyun che ti stia bene o meno.”
“Non dovresti essere qui.”
“Cosa sono questi, cervelli?”
“Jinki, esci da qui”
“No fin quando non mi dirai cosa stai combinando”
l padre sospirò chiudendo la porta dietro Jinki.
La stanza era piena di barattoli con qualcosa dentro, il ragazzo non aveva il coraggio di guardare quello che c’era, così si limitò a fissare gli occhi su quello che sembrava essere un ologramma di un cervello.
In un monitor c’era la foto di sua madre, che diavolo ci faceva là? E perché cerano dei tracciati vicino?
“Dov’è la mamma? Sono settimane che non la vedo”
L’uomo gli aveva detto che si era ammalata nuovamente e che l’aveva dovuta rinchiudere in una clinica specializzata lontana da casa e, data la distanza, non potevano andarla a trovare.
Jinki all’inizio ci aveva creduto, ma poi piccole cose lo avevano reso sospettoso fino a arrivare a controllare quello che il padre chiamava ufficio.
“Credo sul serio che dovresti andare”
“Voglio sapere cosa succede.”
Di sicuro l’uomo pensava che non potesse capire cosa stava succedendo, cosa stava combinando con tutti quei computer e barattoli, ma lui non era stupido.
“E’ complicato da spiegare e sinceramente ho altro su cui lavorare”
“Dovresti diminuire l’aggressività, la parte irrazionale del suo cervello è troppo avanzata e rischi di dare vita a un Serial Killer”
“Sei troppo tenero con Key.”
“E’ Kibum, non Key”
Hiromitsu scrollò le spalle ignorando la sua correzione; più lo osservava più ci vedeva Smith.
Doveva per forza tenere nascosto qualcosa e quel qualcosa aveva a che fare con Yue.
Al programmatore era sembrato strano il fatto che la Doll fosse rimasta tale, tutti gli altri erano stati più che contenti di riavere la propria personalità, tranne Jonghyun all’inizio ovviamente, ma Yue sembrava essere felice a quel modo e lui non ne capiva il motivo. Nessuno gli aveva spiegato il motivo, ma lo sguardo che Hiro e l’Active si erano scambiati gli faceva credere che qualcosa di grosso era successo tra quei due.
“Ci metterà tutti nei guai, la Lance sa del suo rapporto con Jonghyun, cercando lui troverà Kibum”
“Dovevi rimanere alla House allora, perché ti sei preso la briga di raggiungerci?”
Mai avrebbe pensato che il suo rapporto con il biondo potesse diventare così freddo, a Jinki piaceva alla fine, ci parlava bene anche quando litigavano, però in quel momento aveva solo una gran voglia di sbattere la sua testa contro un muro pur di fargli entrare un po’ di sale in zucca.
“Volevo aiutare Yue, tutto qua”
“Ascolta, non m’interessa quale sia il tuo rapporto con Yue, ma non puoi continuare a prendertela con Kibum se hai qualche problema, ne ha già passate abbastanza per conto suo”
“Non ho nessun problema, è il tuo Kibum che ce li procurerà”
“Non capisci proprio, eh?”
Lo scienziato se ne ritornò sul divano decidendo di non voler perdere più tempo con Kitayama, tanto non avrebbe capito comunque.
Kibum si meritava un po’ di felicità dopo tutto quello che aveva passato e adesso gli rimaneva soltanto Jonghyun, dato che i genitori del moro lo credevano morto. Poteva capire la preoccupazione di Hiromitsu, l’idea di essere preso dagli uomini della Lance spaventava anche lui, ma non potevano lasciare che Jonghyun continuasse a vivere da solo, aveva bisogno di Kibum.
“Cosa c’è adesso, hai battuto la testa troppo forte?!”
Perché quell’uomo ce l’aveva con lui?
Dov’era il tipo bassino che lo accompagnava sempre a fare le sedute? Ne aveva proprio bisogno, una seduta avrebbe fatto sparire quel dolore che provava alla testa.
“Ahh, non essere così spaventato, non ti farò del male”
“V-voglio fare la seduta…”
“Oh la farai, dopo che mi sarò divertito un po’ con te”
“Jonghyun!”
La voce di Kibum gli fece alzare lo sguardo da terra, ma non riusciva a vedere la sua figura a causa delle lacrime che continuavano a scendere.
Non riusciva a credere di aver fatto una cosa del genere, non si credeva capace di uccidere un uomo.
“Lo ha fatto, in stato di Doll.
Durante un incarico il suo impianto è saltato e per difendersi è stato costretto a uccidere”
Il flashback che aveva avuto poco fa poteva essere collegato a quell’accaduto, non sapeva come e né con cosa avesse ucciso, aveva paura a scavare nella propria mente per ricordare, conoscere i dettagli lo avrebbe spaventato ancora di più.
“Ehi…”
Kibum aveva appoggiato una mano sulla sua spalla e Jonghyun riabbassò lo sguardo; non riusciva a guardarlo negli occhi, aveva paura di quello che avrebbe potuto trovarci. Sapere che Kibum potesse odiarlo o semplicemente ritenerlo un assassino, lo stava uccidendo e non aiutava di sicuro il suo stato attuale.
“Non possiamo tenerlo, ha ucciso un cliente!”
“Lo so, ma è solo un ragazzino e in più non avrebbe fatto niente se il signor Lee non avesse voluto provare il giocattolino nuovo di Taemin”
“Evidentemente non gli importa granchè di questa Doll, da quando è arrivato è stato buono soltanto per gli esperimenti”
“Non sono rotto, non lo sono…”
“Jonghyun, guardami”
Il biondo alzò lo sguardo di nuovo, Kibum stava spingendogli il mento in alto e non poteva evitare di entrare in contatto con i suoi occhi. Quello che vide non fu un volto arrabbiato, tutt’altro, il moro gli stava sorridendo dolcemente seppur debolmente e pensò di poter fissare quello stesso viso per ore senza mai annoiarsi.
Sembrava non essere turbato da quello che sapeva, sicuramente stava pensando al proprio omicidio.
“Non volevo impicciarmi, sul serio”
“N-non ce l’ho con te Kibum”
In fondo non c’entrava niente con quella storia, a dire il vero neanche Jonghyun c’entrava poi più di tanto, BlingBling aveva fatto tutto ma quanto davvero poteva giustificare il proprio atto con quella debole scusa?
Senza sapere quando, era troppo preso dai pensieri nella sua testa per accorgersi di qualcosa, le braccia di Kibum lo avvolsero portando i loro corpi vicini. Nella posizione corrente, il moro in piedi e lui seduto, il biondo aveva il volto completamente nascosto nel petto del più piccolo.
Sentiva le lacrime scendere ancora più violentemente, credeva di non meritarsi quell’abbraccio, non meritava tutte quelle attenzioni e credeva di non meritarsi neanche Kibum; la vita non era stata tanto generosa con lui in quell’ultimo periodo. Aveva dato via il proprio corpo e, una volta risvegliato, aveva trovato qualcuno da amare e che lo amava a sua volta, dov’era la fregatura?
“Non è stata colpa tua Jjong, dovevi difenderti”
Il biondo sorrise a quella frase, l’aveva detta lui stesso meno di ventiquattro ore prima.
Kibum continuava a stringerlo a sé, cercava disperatamente di rassicurarlo, di farlo stare meglio almeno un pochino, ma a Jonghyun bastava sapere che fosse lì, che non lo avrebbe abbandonato nonostante quello che aveva fatto. Non avrebbe resistito a stare senza Kim Kibum.
“K-Kibum, io ti amo.”
Il corpo che lo teneva stretto s’irrigidì e Jonghyun si accorse che il cuore del moro aveva cominciato a battere più forte. Sperava fosse per la gioia e non per la voglia di prendere a pugni qualcuno.
“Non so come sia possibile, è una cosa nuova per me ma…ma senza di te non riesco a stare. Sento questo bisogno di averti attorno per stare bene e…e non riesco più a tenermi tutto dentro perché è diventato così difficile che non riesco più a respirare senza volerti dire che ti amo”
L’altro si era allontanato da lui e aveva paura di aver combinato un casino per l’ennesima volta, quando poi vide il viso di Kibum, bello come al solito, si tranquillizzò.
“E’ la cosa più dolce che mi abbiano mai detto~.
Andare in quella clinica non è stato male, alla fine della sofferenza ho trovato te.”
Jonghyun sorrise portando le mani al volto di Kibum, non gli importava di non aver ricevuto un “ti amo anche io” indietro, sapeva che con quella frase il più piccolo cercava di dargli la stessa risposta.
Le loro labbra si sfiorarono leggermente, il moro stava accarezzandogli il labbro inferiore in modo delicato e un ghigno quasi sadico era stampato sul suo volto e Jonghyun sentiva il bisogno di assaggiare quella bocca aumentare a dismisura.
“Ti amo anche io, Jjong”
Sorridendo come un ebete, chiuse le loro labbra assieme assaporando di nuovo quello che era Kibum; sapeva di essere diventato dipendente da quei baci e da quello che averli gli provocava.