Vi chiedete che ci faccio ancora qui? (ma anche no?)
Sono il coniglietto Pasquale (nel senso... che fa Pasquale di nome) che vi porta le uova di cioccolato *__*
In realtà sto solo facendo un po' di ordine nel mio archivio xD
Vorrei seguire l'esempio di mia moglie Vampiretta e fare un masterpost sul mio journal con tutte le ff che ho scritto fino ad adesso, ma per farlo devo pubblicare le inedite o quelle che sono andate perdute xD
Titolo: Hair Fetish
Gruppo: Kanjani8
Pairing: Subassan (Shibutani + Yasuda)
Rating: PG-13
Genere: fluffosissimo, che più fluffoso non ce n'è!
Disclamers: non sono miei T__T Però spero in futuro di riuscire a scendere a patti con Yassan e di condividere a settimane alterne Subaruccio-puccio.
Note: scritta due giorni fa, ancora vittima dei portumi da pranzone di Pasqua... questo spiega tutto.
Spense l’ipod e sistemò la borsa, mentre si avvicinava al camerino.
Nel salutare alcuni ragazzi dello staff chiese chi era già arrivato: gli risposero che c’erano solo Shibutani e Yokoyama. Percorse i corridoi fischiettando il loro ultimo singolo e si avvicinò alla porta su cui c’era scritto “Kanjani8-sama”. Captò un pezzo di discussione e rimase ad ascoltare, curioso ed un po’ preoccupato, fuori dalla porta:
-Credo che un taglio deciso sia l’ideale- diceva Subaru, in conclusione di un precedente discorso.
Yoko sembrava d’accordo: -Lo proporrei anch’io al parrucchiere… magari lasciando solo una frangia molto accentuata-.
Si sporse a vedere dallo spiraglio aperto: Subaru annuiva e si guardava allo specchio, sistemando i suoi lunghi, morbidi, bellissimi capelli.
Yassu trattenne una lacrima e si fiondò nel camerino, lanciando la borsa e atterrando fra le braccia del leader vocalist, pregandolo di non farlo.
Subaru e Yoko lo guardavano sconvolti.
-Non farlo, Shibuyaaaan! Non farloooooo! Ti preeegoooo!- continuava a ripetere, scuotendo la testa contro la spalla dell’altro, che chiese: -Non fare cosa?-.
Vennero interrotti dalle grida disperate di Nishikido che entrò urlando che non sopportava più Ohkura: a quanto pare erano arrivati in macchina assieme.
-Siete arrivati in macchina insieme… ancora???- chiese Murakami, entrando subito dopo.
-Io non ce la faccio più! Ha fermato l’autista tre volte per comprare da mangiare! E nonostante questo continua a lamentarsi che ha fame o che deve fare migliaia di cose e non ha mai tempo! Ingrasserai come un maiale e tuo padre di farà arrosto, Tadayoshi!- continuò a lamentarsi, Yellow Ranger, per poi puntare il dito contro Green, intento a finire una merendina.
-E voi due…- fece Shingo, dopo un sospiro: -Già affettuosi di prima mattina?- chiese, guardando i Subassan ancora abbracciati in mezzo al camerino.
In quel momento entrò Maruyama e tutti si dimenticarono le precedenti discussioni.
Tutti tranne Shota.
Perché lui sapeva che doveva intervenire, e le riprese quel giorno gli sembrarono infinite: aveva bisogno di tempo per schiodare Shibuyan dal microfono e parlarci in privato.
Così, mentre si preparavano ad andare a casa, fermò il cantante per la zampa e gli chiese se avrebbe voluto cenare a casa sua, quella sera.
-Cosa avete intenzione di fare voi due, stanotte?- chiese ridacchiando Yoko.
-Non lo so, Shochan… stasera la mamma prepara lo shabushabu…- disse perplesso Subaru.
-E’ che io… vorrei parlarti…- sospirò lui. Non voleva affrontare quel discorso in presenza di tutti gli altri, nonostante sapeva che sicuramente Ryochan sarebbe stato dalla sua parte.
Subaru notò la preoccupazione negli occhi di Blue Ranger e sospirò, mettendogli una mano sulla testa: -Ok, vengo. L’importante è che tua sorella non entri in camera tua per fare domande strane alle due di notte-. Shota promise che non sarebbe successo nulla del genere, mentre Tacchon rideva.
Gli altri avevano deciso di uscire a cena assieme, quindi li salutarono e si raccomandarono di usare le adeguate precauzioni e di non strafare, che il giorno dopo avevano altre riprese da fare.
Tornarono a casa, la mamma li accolse sulla porta e fece un sacco di feste a Subaru, visto che non lo vedeva da molto. Si chiusero in camera appena ne ebbero la possibilità e Subaru prese a salutare tutta la collezione di chitarre. Si sedettero sul letto e rimasero in silenzio.
Subaru in attesa del tanto agognato discorso, Shota che non sapeva da dove iniziare.
Era nervoso da quella mattina, non sapeva bene cosa dire, e la situazione ora lo metteva tanto a disagio che si stava chiedendo se fosse davvero necessario parlarne in modo così solenne e non, magari, dirlo a Ryo che avrebbe ideato un piano per inibire il parrucchiere o altro…
Subaru rise e lo avvicinò a sé dicendo: -Sei strano…-.
Yassu lo guardò negli occhi e decise di essere diretto: -Non ti tagliare i capelli, Shibuyan! Non lo fare!- esclamò. Subaru si bloccò, fissandolo sorpreso.
Il chitarrista era un flusso continuo di pensieri e parole mal coordinate: -Mi piacciono i tuoi capelli lunghi, sono morbidi! Mi piace guardarli! Mi piace toccarli quando ci baciamo, perché sono soffici… e hanno quel buon profumo… e quando piove si arrotondano le punte, e quando nevica… e mi piace come si muovono quando balli o canti e… quando li raccogli o li scuoti… e quando sono ancora umidi per la doccia e hai la testa sul cuscino… e quando ti infili le magliette e li tiri fuori dal colletto… e quando mi abbracci e mi sfiorano la guancia… Shibuyan…- lo strinse in lacrime, chiudendo forte gli occhi e accarezzando i lunghi capelli neri dell’altro: -Ti prego, non tagliarli di netto, e poi con la frangia stai male!-.
-Yassan…- sospirò Subaru: -Sei uno sciocchino-.
Shota lo guardò, asciugandosi gli occhi nella manica, mentre Red Ranger diceva, semplicemente: -Non parlavamo dei miei capelli… ma di quelli di Ryochan-.
-…Ryochan???- esclamò sorpreso Yassu.
-Sì… l’altra sera siamo usciti insieme e ha chiesto a me e Yoko che taglio potrebbe farsi, ora che ha finito il film e ha tempo di tagliarli. Per questo stamattina ne stavamo ancora parlando…-.
Yasuda si nascose il viso tra le mani: -Sono uno stupido! Ti ho fatto un discorso così… frivolo… e…-.
-A me ha fatto piacere- sorrise Subaru, tornando ad abbracciarlo -Sapere come mi preferisce il mio ragazzo… e tutte quelle belle cose che hai detto sui miei capelli-.
Shota arrossì e sorrise a sua volta: -Sì, beh…-.
La voce di sua mamma li chiamò dal salotto, informandoli che la cena era pronta.
-Yay! Carne!- esclamò Subaru; ma prima di alzarsi consegnò a Shota un laccio rosso. -A voi l’onore di legarmi i capelli prima di cena-.
Yassu rise e gli fece una lunga treccia, baciandogli la nuca e sospirando di sollievo.
-Ryochan, come stai bene!- esclamò Yassan, appena entrato in camerino, dopo aver scorto il nuovo taglio di Nishikido.
-Grazie- rispose quello, continuando a leggere la propria copia della biografia e discografia completa di Saito Kazuyoshi.
-Sembri un muffin… o un marshmallow- commentò Tadayoshi dal suo angolo.
Ryo gli lanciò il libro e si voltò subito verso Hina, indicando il batterista e cominciando a lamentarsi.
Subaru e Yoko iniziarono a ridere e Shota si unì a loro, felice perché il suo ragazzo si era abituato alla treccia e usava ancora il laccio rosso dell’altra sera.
-Non abbiamo altri tagli in programma vero?- chiese Hina, dopo essere riuscito a calmare Ryo e Tacchon, che ancora si soffiavano a vicenda.
-Assolutamente no!- risposero prontamente Yassu e Subaru.
-Ben detto, Shibuyan!- esclamò Maru.
-Perché… Yassan dice che sono sexy con i capelli lunghi- ridacchiò il leader vocalist.
Tutti risero e Yasuda nascose il viso rosso nella borsetta degli smalti.
Titolo: Fattore S
Gruppo: Arashi e non-JE
Pairing: Jun + Shun (Oguri)
Rating: NC-17 (>__> *fa finta di niente*)
Disclamers: non sono miei, nessuno dei due T__T
Note: scritta dopo aver visto Tokyo Dogs e amato Shunnino spelacchiato e in divisa xD Scritta per la mia mogliettina Ila e dedicata anche a Jinny ^^
Le sfortune non vengono mai da sole.
Era una frase che Matsumoto Jun ben conosceva, e che si addiceva alla sua situazione in quel preciso istante: una pioggia improvvisa mentre era quasi fuori città per una servizio fotografico, la macchina ancora dal meccanico per le riparazioni dopo il brutto incidente sulla neve (per la verità solo qualche ammaccatura, ma era stata sua sorella a regalargli l’auto ed ora voleva accertarsi che tutto fosse perfettamente in ordine), il treno in ritardo, le chiavi di casa rimaste nella borsa nera che oggi aveva deciso di non usare e la caldaia improvvisamente rotta quando era finalmente riuscito ad entrare in casa.
Così fradicio e rabbioso fu costretto a suonare al campanello del proprio vicino, sperando che fosse a casa e non da qualche parte con Toma, o a Kyoto o in qualunque altro posto.
Quando Shun aprì e vide Lo Sguardo, non si sforzò nemmeno di chiedere; fece entrare l’amico, lo accompagnò fino alla porta del bagno, prese degli asciugamani puliti e li sistemò davanti alla porta, sentendo già l’acqua bollente scorrere. Poi tornò in cucina dove stava tentando di cucinare la cena e aggiunse una dose di spaghetti. La televisione accesa copriva il rumore dell’acqua scrosciante proveniente dal bagno.
Ristorato dalla doccia e da un lungo e potente bagno caldo e molto aiutato dai sali da bagno di Shun (aveva fatto bene a regalarglieli!), Matsumoto ritrovò la pace interiore e si preparò per uscire dal bagno, per poi constatare che i suoi vestiti erano ridotti ad un mucchietto di tessuto fradicio sul pavimento.
Jun uscì dopo essersi frizionato i capelli con un asciugamano e, con ancora solo un asciugamano attorno ai fianchi, si sporse in cucina.
--Shun, non hai per caso dei vestiti da prestarmi?- chiese.
L’amico, intento a scolare i somen, non si girò a guardarlo ma rispose con gentilezza: -Nel cassetto più in basso le camice, in quello sopra le magliette, poi l’intimo e i pantaloni sono appesi. Serviti pure-.
Jun sorrise e ringraziò, tornando verso la camera da letto del suo ospite.
Aprì tutti i cassetti e tirò fuori articoli di abbigliamento a caso, per poi scoprire che Shun possedeva un ridicolo paio di boxer verdi con sopra dei funghetti rossi a pois simili a quelli di Mario. Prese tuttavia in prestito dei semplici boxer neri e si infilò una camicia bianca, ma mentre la stava abbottonando si rese conto, guardandosi allo specchio, che la camicia gli stava effettivamente enorme; non troppo larga di spalle, ma lunga di maniche ed eccezionalmente lunga sul torso, tanto che gli arrivava a metà coscia. Un’idea malefica gli balenò in mente.
Non fece in tempo a riderci sopra che Shun lo chiamò a cena.
Si controllò ancora una volta i capelli (umidi e mossi), prese solo due gocce del profumo che YamaPi aveva regalato a Shun e dimenticò intenzionalmente sul comò i jeans che fino a poco tempo prima era propenso a prendere in prestito.
Quando si presentò così in cucina, Shun rimase fisso a guardarlo senza proferire parola mentre versava (troppa) salsa nelle ciotole.
Jun corse a fermarlo prima che inondasse la tavola.
-Dove sono finiti i pantaloni?- chiese subito Shun, mentre l’amico prendeva la bottiglia di salsa avanzata e la riponeva nel frigo, piegandosi provocatoriamente (o almeno, questo è quello che credeva lui) verso il basso e mostrando un altro po’ di cosce ed un centimetro di intimo.
-Uhm? Non ho fatto in tempo a metterli. E poi i tuoi vestiti mi stanno grandi, posso semplicemente andare in giro così e sembra che io abbia addosso un vestito!- spiegò Jun, mostrando la camicia con un sorriso.
-Andare in giro?- chiese Shun sconvolto.
Un idol ancora mezzo bagnato che andava in giro per Tokyo con addosso una camicia che, per quanto lunga, gli copriva appena le mutande? Jun rise alla faccia sconvolta di Oguri e si sedette a tavola per cenare, facendo cenno all’altro di fare altrettanto.
-E per altro… casa tua è qui di fianco, potevi benissimo andare a prendere qualche tuo vestito…- fece notare Shun, prendendo dei somen dalla ciotola e intingendoli nella salsa.
-Uhm, volevo vedere il tuo guardaroba. Comunque se vuoi vado a vestirmi…- disse Jun, alzandosi senza aver ancora mangiato neanche un boccone e dirigendosi verso la porta d’ingresso.
Shun collegò in brevissimo tempo il gesto all’immagine mentale di un paparazzo appostato sulle scale del condominio al loro piano che vedeva Jun uscire in camicetta e, lasciati cadere i somen nella propria ciotola, corse a fermare Matsumoto prima che girasse le chiavi nella serratura.
-Pazzo!- esclamò.
Jun rise e tornò indietro, trattenuto dalla stretta sul braccio di Shun: -Non c’è nessuno in giro a quest’ora!-.
-Non si sa mai!- scosse la testa Oguri, riportando Jun in cucina e facendolo risedere sulla sua sedia.
Cenarono in silenzio con il rumore indistinto della televisione in sottofondo e Jun si offrì di lavare i piatti.
Come si alzò in piedi per raggiungere il lavabo, a Shun tornò perfettamente presente l’abbigliamento dell’altro e ben presto smise di fissare la televisione per mettere piuttosto ben a fuoco il fondoschiena dell’idol alla sua sinistra, intento a piegarsi o sollevarsi sulla punta dei piedi per mettere a posto le stoviglie pulite ed asciutte.
Si avvicinò quatto quatto e lo abbracciò alle spalle, chiudendo le mani sui fianchi di Jun e sopirò: -Sei un bastardo…-. Jun rise e sollevò le mani (che profumavano di detersivo) per raggiungergli il viso, farlo piegare verso di lui e, girando la testa, per baciarlo teneramente sulle labbra.
-Ho avuto una giornata orrenda… volevo solo divertirmi un po’ a discapito di altri…- si scusò, con un sorriso innocente. Shun ridacchiò e gli sollevò i capelli sulla nuca, per ricoprirla di piccoli baci umidi.
-A mio discapito, vorrai dire…- mormorò all’orecchio di Jun, che sentì rabbrividire.
-Lo ammetto, sei la mia vittima preferita…- rispose Jun, per poi girarsi nell’abbraccio e infilare le mani nei capelli di Shun, facendolo piegare verso di sé per raggiungergli le labbra in un bacio appassionato.
-Come sto vestito così, Shun?- chiese sorridendo, guardandolo negli occhi.
Shun arrossì: -Sei… sexy- rispose.
Ottimo! Proprio il risultato che voleva avere!
Ripresero a baciarsi e raggiunsero con qualche piccolo miracolo la camera da letto di Oguri, cadendo sulle lenzuola: Jun a piegato su Shun che gli teneva i fianchi per farlo rimanere fermo.
-Cosa vuoi che ti faccia?- chiese Jun, sussurrando ad un orecchio dell’altro.
Shun non rispose, ma mosse la mano destra fino a farla infilare sotto i boxer di Jun, che si ritrasse con un gemito. Jun si vendicò immediatamente sollevando la maglietta di Shun e andando a leccare e mordere un capezzolo, mentre con le mani trafficava per slacciargli la cintura e i pantaloni. Si fece aiutare da Shun per sfilargli i jeans e i boxer assieme e iniziò ad accarezzargli l’erezione con le punte delle dita, mentre Shun si lamentava nei loro baci famelici.
Shun tentava in tutti i modi di avvicinare Jun a sé per riuscire a togliergli i vestiti di dosso, ma l’altro gli sfuggiva in continuazione, senza tuttavia mollare la presa sulle parti intime dell’altro. Crescendo l’eccitazione, fermò la mano destra di Jun ed esclamò: -E fatti spogliare!-.
Jun rise e sollevò la schiena, sfilandosi dalla testa la camicia e mostrando il bianco petto nudo.
-E’ che io ho addosso meno vestiti di te!- sbottò poi in sua difesa. Shun lo guardò e scosse la testa, per poi approfittare della distrazione dell’altro per ribaltare le posizioni e farlo ricadere supino sul letto, abbassando velocemente le mani per sfilargli i boxer neri. Jun lo guardò fisso negli occhi mentre lui si toglieva definitivamente la maglietta e prendeva il lubrificante dal cassetto del comodino.
Si abbassò sul corpo di Jun per sfiorargli il membro eccitato e portarselo in bocca, mentre Jun inarcava la schiena sul letto e gemeva di piacere. Lo torturò per un po’, mentre con le dita bagnate lo penetrava e lo faceva abituare all’intrusione, poi si posizionò sollevandogli le gambe e lo penetrò con un forte gemito, baciandogli i capelli. Attesero entrambi qualche istante per abituarsi, poi iniziò le spinte, mentre Jun lo stringeva a sé e si accarezzava il suo stesso membro, riempiendo il silenzio della stanza di sospiri e deboli miagolii, piccoli particolari che Shun adorava. Vennero l’uno dopo l’altro e ricaddero sul letto, sfiniti.
Jun gli colpì piano una spalla, mormorando: -Puoi uscire? Fa un pochino male…-.
Shun lo abbracciò stretto e sussurrò: -Ancora un po’… mi piace stare così…- con le guance che si tingevano di rosso. Esattamente come quelle di Jun, quando lo guardò negli occhi e gli baciò dolcemente le labbra.
-Basta che non ti addormenti così, che dà fastidio!- sbottò poi, acido.
Silenzio.
-Shun! Shun non fare i cretino, svegliati!-.
L’altro rise e si tolse di dosso, sdraiandosi supino sul letto per poi trascinare Jun con sé e abbracciandolo stretto, accarezzandogli i capelli.
-Non credo riuscirò più ad indossare quella camicia… e dire che mi serve per un programma, domani…-.
A Jun venne l’ennesima ideona della serata.
IL GIORNO DOPO…
-Moshimosh’?- domandò rispondendo ad un insolita chiamata da numero sconosciuto nel bel mezzo di una pausa pubblicitaria fra una parte di programma e l’altra.
Non aveva difficoltà ad ammettere che si stava davvero annoiando, ma non fu del tutto certo di essere felice e sollevato quando sentì, all’altro capo, una voce ben conosciuta ansimare.
-Shun? Ah… ti sto guardando! Hai… addosso… la camicia di ieri, ah! Vero?- chiese Jun, fra un sospiro ed un altro. Shun aggiunse mentalmente un “mi tocco guardandoti in tv” che faceva molto telefonata ad una linea telefonica per adulti e chiuse la porta del camerino.
-Ok, hai dieci minuti- sospirò, slacciandosi la cintura.
-Oh, quella camicia si meriterebbe molto di più…- sospirò Jun.
-Il secondo round quando torno a casa, dolcezza- mormorò dolcemente Shun, facendo ridere l’idol.
Fra un po' posto qualcos'altro, appena inizio a fare l'inventario xD