Rieccomi, sono un disastro ultimamente e non ho ancora finito il capitolo che mi ero ripromessa di completare, ma oggi mi ci metto e in qualche modo lo finisco, cmq ho deiso di postare uguale, sia mai che mi viene ispirazione XD
Titolo: You love my...blood?
Fandom: Arashi
Genere: AU, angst con brio (gentilmente suggerito da Jinny XD)
Raiting: Pg-13
Pairing: Aimoto (ebbene si ancora niente sakumoto)
Desclaimer: non sono miei ma si prestano "volentieri" a lavorare per me XD
Capitoli precedenti:
Cap.1 Capitolo 2
-Bene, per oggi abbiamo finito- disse il fotografo.
Masaki fu subito al seguito di Matsumoto e lo seguì in camerino.
-Allora… domani mattina ho un intervista in tarda mattinata e le riprese nel pomeriggio, quindi puoi passarmi a prendere per le 11- lo informò.
-Per venirla a prendere… intende in macchina?- chiese.
-Con cosa sennò?- domandò perplesso.
-E’ che non ho una macchina- rispose.
-Eh?! Dove abiti almeno?- chiese Matsumoto incredulo.
-Veramente… al momento sto cercando un posto, sono appena arrivato in città- rispose.
-Uhm…-
“Ecco mi sono giocato il lavoro in una sola giornata” pensò mentre lo guardava riflettere.
-Ok, puoi stare da me per un po’, sarà più comodo per ora; visto che non hai la macchina useremo la mia-
Non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere, ormai era certo che lo avrebbe cacciato, invece aveva anche trovato un posto dove dormire; doveva proprio essere il suo giorno fortunato.
La casa di Matsumoto era grande, ma non troppo, era un appartamento di due stanze, salotto, cucina e 2 bagni.
-Puoi usare la stanza degl’ospiti- disse mostrandogli la camera.
Masaki si sentiva davvero come se avesse vinto alla lotteria, erano… beh non ricordava neanche quanto che non dormiva in un posto così bello e soprattutto pulito.
-Mentre preparo la cena puoi farti un bagno se vuoi- disse, poi senza aspettare risposta uscì dalla stanza.
Masaki approfittò subito della cosa, si fece un bagno caldo finendo anche per addormentarsi, si risvegliò per il brontolio del suo stomaco e questo gli ricordò che aveva una fame diversa da soddisfare e che appena possibile sarebbe dovuto uscire senza farsi accorgere.
-Non c’era molto in cucina, quindi ho improvvisato qualcosa con quello che avevo- disse Matsumoto quando vide Masaki entrare in cucina; ma lui era sbalordito da quello che c’era in tavola, era davvero tanto che non vedeva tanta roba diversa da mangiare.
-Deve essere davvero il mio giorno fortunato- disse tra se.
-Cosa?- chiese Jun.
-Niente… sembra tutto buonissimo- rispose.
-Serviti pure allora- disse facendogli segno di sedersi.
Con un sorriso che rappresentava davvero quanto quel gesto lo aveva reso felice si sedette a tavola, aspettando che anche lui facesse lo stesso.
-Itadakimasu- dissero entrambi prendendo in mano le bacchette.
-Umai!- esclamò felice dopo il primo boccone, Matsumoto gli sorrise in risposta, tornando poi a mangiare silenzioso.
-Posso farle una domanda?- chiese d’un tratto Masaki.
-Certo, ma dammi del tu, se dobbiamo convivere per un po’ chiamami pure per nome- gli disse.
-Ok… Jun, tu puoi chiamarmi Masa se vuoi-
-Lo farò allora- rispose con un sorriso; Masaki ora capiva perché era così popolare, se mostrava quel sorriso così bello come gli si poteva resistere.
-Cosa mi volevi chiedere?- chiese poi Jun riportandolo sulla sua precedente domanda.
-Mi chiedevo… tu non mi conosci affatto, eppure mi hai dato un lavoro e mi stai ospitando da te… perché?- dato effettivamente quello che lui gli aveva offerto, forse non avrebbe dovuto fare una domanda del genere, ma come suo solito non sapeva tenere la bocca chiusa e l’istinto di domandare era stato più forte di lui.
-Effettivamente non me lo sono chiesto… non hai l’aria del malintenzionato… sei per caso un ladro? Hai ucciso qualcuno? Sei un raggiratore o qualsiasi altra cosa?- gli chiese.
-No, no assolutamente- rispose vedendo gli occhi indagatori di Jun studiarlo.
-Ok, allora tutto apposto-
-Come mai cercavi un assistente?- chiese ancora.
-Certo che ne fai di domande strane- rispose alzando un sopraciglio.
-Scusa- disse subito abbassando la testa e riprendendo a mangiare in silenzio.
-No, non fa niente, dopotutto vista la conversazione di questa mattina è ovvio che tu voglia sapere perché gli altri sono sempre durati poco-
Diciamo che sono un tipo molto esigente e che la maggior parte della gente non è disposta a fare quello che hai fatto tu oggi, quasi tutti i giorni- spiegò; -quindi se pensi anche tu al loro stesso modo fai sempre in tempo a cambiare idea-
Rimase per un po’ in silenzio, a lui in realtà non aveva dato fastidio fare per lui quelle cose, non era neanche un lavoro pesante, aveva fatto dei lavori davvero, ma davvero peggiori nella sua vita, poi era ben pagato e gli stava offrendo anche un posto dove stare.
-No, no a me va bene- rispose poi tornando a mangiare.
Dopo cena Jun gli disse che poteva fare come a casa sua, quindi Masaki non sapendo bene che fare si mise a guardare la tv, mentre sentiva l’attore parlare con qualcuno al telefono dalla camera da letto; poi quando ne uscì gli consegnò un agenda.
-Consultala ogni giorno, ci scrivo tutti gli appuntamenti di lavoro; quando qualcuno chiama mentre lavoro per cambiare un orario o un giorno consultala sempre per essere sicuro che si possa fare, se non si può, fa in modo che siano loro ad assecondare i nostri bisogni e mai il contrario- spiegò.
Masaki prese l’agenda ed annuì in risposta.
-Ora vado a letto, buona notte- disse Jun, poi si diresse nella sua stanza; quando lo sentì chiudere la porta Masaki tirò un sospiro di sollievo; quando si era avvicinato per dargli l’agenda e gli era giunto il suo odore aveva veramente rischiato di non riuscirsi a controllare ed anche ora l’odore si era solo affievolito e lui stava morendo di fame.
Aspettò più che potè, ma era arrivato davvero al limite non ce la faceva più si era già trasformato e la sua mente non era più del tutto lucida; doveva assicurarsi che Jun stesse dormendo e uscire il più velocemente che poteva.
Si avvicinò alla porta della stanza di Jun, non sembrava arrivare nessun rumore, lo chiamò piano ma non rispose; doveva però essere certo che stesse dormendo, non doveva accorgersi della sua assenza, così facendo affidamento sul suo autocontrollo aprì senza fare rumore, ma nell’istante in cui quell’odore lo raggiunse sentì il suo corpo tremare e la sua mente annebbiarsi, l’unica cosa che sentiva era l’odore del sangue, quello e nient’altro; non poteva più fermarsi, si avvicinò lentamente a Jun, lo sentiva respirare con ritmo lento e regolare, si piegò verso di lui scoprendo i denti, quando d’un tratto Jun si mosse nel letto e Masaki d’istinto fece un passo indietro; quando tornò immobile si avvicinò di nuovo, Jun aveva il volto girato verso sinistra e gli mostrava il collo nudo, e con i suoi occhi che al buio vedevano come se fosse pieno giorno in quel momento, poteva vedere due bellissimi nei quasi del tutto paralleli che potevano somigliare quasi al morso di un vampiro; il suo viso si piegò in un sorriso divertito, poi posando le mani ai lati del corpo del ragazzo, abbassò la testa e affondò i denti in quel collo.
In quel momento il corpo di Jun ebbe uno spasmo, ma non si svegliò, Masaki sentiva il sangue scorregli in gola e pian piano la sua sete placarsi, quel sangue era così inebrante, gli faceva l’effetto dell’alcool, gli annebbiava la mente e lo rilassava, così pian piano sentiva quella sua parte calmarsi e lasciare la sua mente, facendogli riprendere coscenza di se e quando cominciò a capire cosa aveva fatto si staccò immediatamente da Jun spaventato.
Non poteva credere di non essere riuscito a controllarsi, Jun era pallido, non si era svegliato, o semplicemente era svenuto, non sapeva dire se si fosse accorto o meno di qualcosa, non gli aveva tolto molto sangue, però ugualmente gli controllò il polso per sentirne il battito... era un pò rallentato ma regolare, controllò la ferita inflitta dai suoi denti, ma si vedeva appena, erano solo due punti.
Aveva fatto la cosa più stupida al mondo, ora di certo non poteva rimanere lì, doveva andarsene, uscì dalla stanza barcollando, si sentiva davvero bene ora, l’unica cosa era il giramento di testa molto più forte del solito, camminò tenendosi alle pareti per non cadere, sentiva il suo corpo ancora fremere per l’eccitazione; doveva però trovare la forza per prendere lo zaino con le sue poche cose e uscire da quella casa , era la cosa più importante da fare per la sicurezza di entrambi; ma la testa gli girava davvero tanto e quando si abbassò per prendere lo zaino l’improvviso movimento la fece girare ancora di più e la vista gli si appannò finchè non sentì le forze abbandonarlo e crollò svenuto a terra.