[fanfic] Sei Ottavi

Apr 20, 2009 23:30

Buonasera, oh gentaglia che leggete qui.
Oggi stranamente non ho voglia di dilungarmi su nulla ç_ç perchè un abbastanza feroce e pressante mal di testa mi perseguita da una settimana e oggi mi ha particolarmente uccisa, il Caino.
Quindi ragion per cui, non scartavetrerò le balle a nessuno XD
E posto direttamente ciò che sto producendo, e che ho prodotto, da poco prima di Pasqua: otto drabble collegate tra loro che, credetemi, sono state un autentico e purissimo suicidio *O*; Ma io mi amo immensamente lo stesso....

Titolo: Sei Ottavi
Genere: fluff, romantico, drabble......stupidotte?XD
Pairing: Shuji to Akira
Rating: PG-R
Summary: Akira ci aveva messo esattamente sei giorni a scoprirsi innamorato di Shuuji e a conquistarlo.
Disclaimer: Oh sì....ceeeeeeeerto, ce li ho tutti e due legati al letto, sìeccomeno.
Note: La prossima volta che dico "ho pensato una nuova fic!", FUCILATEMI. La prossima volta che dico "Scriverò dal POV di Akira!", FUCILATEMI.
Grazie touchan
enys_luisa per avermi supportata in sto delirio e avermi minacciata di morte quando non scrivevo ç_ç

Prologo.

Dall'inizio dell'anno Akira aveva iniziato a pensare che il numero tre fosse uno dei numeri più belli del mondo. Tre, perfetto. Come Akira, Shuuji e Nobuta. Tre inseparabili amici che stavano condividendo la loro gioventù.
Poi qualcosa era cambiato. Il numero sei era diventato il suo numero preferito. Il doppio di tre. Era più forte.
In fondo sei erano i giorni che gli erano serviti per conquistare Shuuji. In realtà anche per accorgersi di quanto fosse più forte di quel che pensava il sentimento che li univa.
Sei giorni su otto. Otto che erano i giorni che mancavano alla fine della produzione di Nobuta.
In fondo non ci aveva messo poi così tanto per conquistare Shuuji, sei giorni su otto. E ben due gli erano rimasti in più per finire la produzione dell'amica in completa armonia con il suo Shuuji.

Primo giorno.

Il primo giorno era stato probabilmente il più strano di tutti. Aveva passato tutta la giornata perplesso, a chiedersi perchè, come era potuto accadere.
Soprattutto come aveva potuto non accorgersene prima.
In realtà non era vero. Tutto questo turbamento era durato sì e no mezz'ora in tutto il primo giorno. Poi si era guardato allo specchio a casa, si era messo a ridere e aveva realizzato che era una cosa di cui si sarebbe dovuto accorgere prima. Ma pensandoci bene, lui l'aveva già detto all'altro che gli piaceva. Certo, in modo un pò diverso. All'epoca intendeva come amico, ora non più. Ma non c'era problema, gli piaceva già prima, ora non era cambiato assolutamente nulla.
Shuujikun gli era sempre piaciuto.
Chiaro, semplice e pulito.
O forse no. In fondo non era sicuro di piacere a Shuujikun. Era certo che a modo suo, l'altro ragazzo provasse qualcosa per lui, altrimenti non avrebbe passato così tanto tempo in sua compagnia no? Che poi Shuuji lo trattasse male era un'altra storia. Shuuji era un ragazzo scontroso, trattava così tutti.
Tranne quella ragazza...già, lei no. Non era giusto! Doveva farlo notare all'altro ragazzo. Non era per niente giusto, ad Akira piaceva Shuuji ed era certo che anche a Shuuji piacesse Akira, allora non doveva trattarlo male. Allora doveva assolutamente fare qualcosa.
E la prima cosa che gli era venuta in mente di fare era di dire a Shuuji che non doveva trattarlo più male. Così senza rendersene quasi conto si era ritrovato sotto casa dell'amico, sul marciapiede a guardare verso la sua finestra.
"Shuuji!"
Come al solito l'altro si era affacciato alla finestra, sbraitandogli contro di non urlare così per strada, con quel dannato megafonino, che disturbava tutti i vicini. Poi era sceso perchè Akira era scoppiato a ridere, facendo ancora più casino, l'aveva preso per un braccio e l'aveva trascinato fino a casa sua.
Lui si era lsaciato trascinare docilmente, in fondo Shuujikun lo trattava sempre così, e poi lui ancora non gli aveva detto che voleva essere trattato meglio. Shuuji ancora non lo sapeva, quindi non era colpa sua.
Quando entrarono in casa, il ragazzo lo lasciò andare solamente quando furono in camera sua, liberò il suo polso dalla sua presa e si sedette sul letto sospirando.
"Cosa c'è Kusano?"
"Akira pensava a una cosa..."
Shuuji lo guardò scettico sollevando un sopracciglio, aspettando che l'altro continuasse.
"Shuuji non deve più trattare male Akira!"
"Io non ti tratto male."
"Sì invece. E non devi più farlo Shuujikun."
"Kusano..."
"Ad Akira piace Shuuji! Quindi non è bello che Shuuji tratti male Akira."
"Cosa?"
"No, no. Non va bene così. Ad Akira non piace quando Shuujikun lo tratta male. Shuuji non tratta male l'altra."
"Ma cosa c'entra! Lei..."
"Anche Akira è amico di Shuuji, e ad Akira Shuuji piace di più di quanto non piaccia all'altra..."
Shuuji non riusciva più a seguire i ragionamenti di Akira, che gli stavano facendo solo venire il mal di testa. Non gli passò per la testa nemmeno per un momento che l'altro intendesse qualcosa di diverso dal senso di amicizia che li aveva legati fino a quel momento. Per cui si limitò ad annuire all'ennesima richiesta di Akira di smettere di trattarlo male.
Avuta la sua promessa, Kusano sorrise e uscì da casa di Shuuji senza dire nient'altro, lasciando l'amico parecchio confuso sul letto, mentre lui tornava trotterellando felice a casa.
Shuuji aveva promesso, non l'avrebbe più trattato male e in più era anche riuscito a dirgli che gli piaceva. Era tutto perfetto.

Secondo giorno.

Il secondo giorno era trascorso normalmente. Si erano visti a scuola, Shuuji non gli aveva rivolto la parola davanti a tutti gli altri, ma Akira era contento comunque perchè in fondo non lo stava trattando male. Se non gli parlava, non poteva trattarlo male no? E poi comunque nell'intervallo gli aveva fatto segno di seguirlo ed erano andati sul terrazzo della scuola, come sempre.
E dopo un po' erano stati raggiunti da Nobuta, che era rimasta a guardarli in silenzio mentre Shuuji decideva la loro prossima mossa per rendere popolare la ragazza, e Akira annuiva entusiasta ad ogni proposta dell'altro ragazzo.
Il secondo giorno in sostanza era passato come tutti gli altri loro giorni da quando avevano deciso di produrre Nobuta.
Il primo vero problema era sorto la notte del secondo giorno. Quando si erano salutati da parecchie ore, dopo aver passato anche il pomeriggio assieme, e Akira era da solo in camera nel suo letto, qualcosa aveva cominciato a farsi sentire dentro di lui.
Aveva preso l'abitudine a letto di ripensare a tutta la giornata passata, ad analizzare i comportamenti di Shuuji nei suoi confronti. E così stava facendo, quando si era accorto che pensare ai sorrisi di Shuuji, i rari veri sorrisi dell'amico, gli faceva sentire una scarica elettrica nel corpo. E non era una cosa spiacevole in fondo.
La scossa terminava in una parte del suo corpo di cui aveva sempre riso molto, ma stavolta quando si rese conto della cosa e provò a ridere, rimase stupito che ciò che uscì dalle sue labbra, non assomigliava per niente a una risata.
Cominciò a chiedersi perchè faceva così caldo in quella stanza, perchè non riusciva a togliersi il viso di Shuuji dalla mente. Ma quello che lo sorprese più di tutto, fu il non accorgersi che iniziando a pensare a quando aveva dormito nello stesso letto con l'altro ragazzo, la sua mano era scesa avvicinandosi al suo inguine.
Chiuse gli occhi mentre la notte avanzava attorno a lui, e l'immagine del compagno di classe divenne più vivida nella sua mente. Gli sembrò che il vento fuori nella città chiamasse il suo nome con la voce di Shuuji, e poi di colpo un brivido.
Un brivido forte, improvviso, piacevole e l'immagine di Shuuji nella sua mente, Shuuji che si avvicinava a lui, Shuuji che allungava una mano verso una certa parte del suo corpo. E lui non lo fermava, sentiva qualcosa di appiccicoso sulla sua mano, ma sorrideva comunque a Shuuji di fronte a lui che gli sorrideva.
Allora sorrise a sua volta ancora all'amico, prima che dei forti brividi iniziassero a propagarsi in tutto il suo corpo dai lombi, e poi si risvegliò di colpo guardando verso la finestra, ansimando. Solo la luna fuori, con qualche stella, niente Shuuji che chiamava il suo nome e lo toccava. Niente. Ma la sua mano era sporca.
Si alzò lentamente dal letto e andò in bagno. Si guardò allo specchio mentre si sciacquava le mani e poi notava che doveva anche cambiarsi i boxer.
Pensò ancora a Shuuji mentre si infilava nuovamente sotto le coperte, chissà cosa faceva l'amico in quel momento. Probabilmente doveva raccontargli quello che era appena successo, lui non aveva capito molto bene, però era stata una bella cosa, per cui Shuuji ne sarebbe stato contento con lui, di sicuro.
Forse prima avrebbe fatto meglio a chiedere all'amico se a lui era mai capitato qualcosa di simile.
Mentre le palpebre si facevano pesanti e gli occhi si chiudevano sotto il peso di una strana stanchezza e torpore, diverso dalle altre notti, pensò che il giorno dopo ne avrebbe assolutamente parlato con Shuuji.

Terzo giorno.

Il terzo giorno era cominciato come tutti gli altri. La scuola, Shuuji che fingeva non esistesse salvo poi cercarlo nelle pause, i piani per produrre Nobuta che proseguivano anche fuori dall'orario scolastico.
E poi finalmente verso sera erano rimasti soli e Akira aveva pensato che non ci sarebbe stato momento migliore di quello per confidare all'amico cosa gli era successo la sera prima. Pensava di non poterne parlare davanti a Nobuta, aveva intuito che si trattasse di una faccenda da maschi e magari l'amica ne sarebbe rimasta parecchio turbata.
Per cui quando si erano ritrovati seduti al tavolino in camera di Akira, questi aveva raccolto a sè il suo coraggio prima di rivolgersi all'amico.
"Shuujikun?"
"Mh?"
"Mi è successa una cosa..."
"Che ne dici di cercare di far uscire Nobuta con un altro ragazzo?"
"Eh?"
"Per farla diventare famosa dico...potremmo cercare di farla diventare un po' più popolare tra i raagazzi..."
"Non..."
"Probabilmente però non è una buona idea, rischiamo solo di far incazzare le altre ragazze..."
"Di sicuro ha ragione Shuujikun..."
"Mh...ci penserò...volevi dirmi qualcosa Kusano?"
"Mi è successa una cosa ieri sera..."
"Cosa?"
"Una cosa che non avevo mai provato prima..."
"Ovvero..."
"Una cosa bella!"
"Sono contento per te! Ora è dannatamente tardi e devo andare via assolutamente. Ci vediamo domani Kusano."
"Uh...sì...a domani Shuujikun!"
Quando Akira rimase completamente solo nella sua camera, si lasciò andare sdraiandosi per terra, un enorme sorriso gli si aprì sulle labbra. Shuuji era contento per lui, era contento che gli fosse successo qualcosa di bello, anche se non era riuscito a dirgli interamente cosa fosse realmente successo.
Quella sera Akira si addormentò con un enorme sorriso sulle labbra.

Quarto giorno.

Il quarto giorno era domenica, quindi niente scuola e niente piani per rendere popolare Nobuta. Probabilmente non avrebbe nemmeno visto l'amico. Non gli piaceva questa cosa, si sarebbe annoiato senza Shuujikun, magari poteva andare a trovarlo.
E così si era ritrovato di nuovo sotto casa dell'altro senza nemmeno pensarci. Aveva urlato il suo nome come al solito e aveva riso quando Shuuji si era affacciato con il codino, urlandogli di smetterla immediatamente di fare casino e di sparire. Ovviamente sapeva che Shuuji non era serio e stava solo aspettando il momento in cui l'altro avrebbe deciso di scendere a prenderlo come faceva sempre.
Non dovette aspettare molto per vedere spuntare l'amico dal portone, che con il solito sguardo omicida, lo acchiappava per un polso e lo trascinava poco delicatamente dentro casa. Come al solito lo lasciò libero solo quando giunsero in camera sua, non gli diede nemmeno il tempo di rispondere ai saluti del padre e del fratello in salotto.
Non appena libero, Akira si sedette sul letto e fece segno a Shuuji di sedersi al suo fianco.
Sorrise quando l'altro lo ignorò, preferendo il pavimento. Shuuji era sempre così restio a manifestare apertamente ciò che provava.
"Cosa vuoi anche di domenica?"
"Akira si annoiava a casa"
"Non potevi guardare un pò di televisione?"
"No...sarebbe stata una perdita di tempo, avrei perso ore preziose per vivere la mia gioventù."
"E quindi hai pensato che rompere a me non fosse una perdita di tempo?"
"No! Akira ha pensato che anche Shuuji deve vivere la sua gioventù e non può perdere tempo a casa!"
"E cosa vorresti fare?"
"Andiamo a comprare un gelato!"
"Kusano..."
"Dai vestiti Shuuji!"
Akira cominciò a rovistare nei suoi cassetti, lanciandogli addosso diversi abiti di diversi colori, così Shuuji avrebbe avuto più scelta.
Quando l'amico fu finalmente pronto anche se non meno restio ad uscire, Akira battè le mani felice prima di cominciare a spingere Shuuji verso la porta e fare un veloce verso di saluto ai suoi.
Per strada cominciò a parlare a ruota libera della scuola, di Nobuta, di loro. E notò felicemente che l'amico per una volta lo stava ad ascoltare senze dire nulla, mentre di solito parlava parecchio anche lui. Finalmente aveva smesso di trattare male Akira.
Arrivarono a comprare il gelato e Akira pagò per tutti e due, in fondo se Shuuji aveva dimenticato il portafoglio a casa era colpa sua, lui gli aveva messo fretta per uscire. Sorridendo pagò dunque per entrambi e poi andò trotterellando con il suo gelato in mano, verso una panchina dove si lasciò cadere con un tonfo e aspettò che l'altro lo raggiungesse e si sedesse al suo fianco.
Mangiarono in silenzio e Akira fu il primo a finire il suo gelato e si voltò verso Shuuji che stava mandando giù l'ultimo pezzetto di biscotto.
"No! Shuuji ha già finito"
"Anche tu hai finito..."
"Ma Akira voleva assaggiare quello di Shuuji..."
"La prossima volta me lo chiedi prima.."
Akira si sporse verso Shuuji e lo baciò sulle labbra. Aveva dovuto fare in fretta, o altrimenti se Shuuji avesse continuato a parlare il gusto del suo gelato sarebbe sparito dalla sua bocca. Il ragazzo rimase immobile e questo permise ad Akira di prendersi tutto il tempo per leccare le labbra dell'altro e continuare a sentire il sapore del gelato.
Poi sentì il gusto di quel gelato un pò più forte e realizzò che la lingua di Shuuji era andata incontro alla sua. Così poteva sentire meglio quel gusto.
Rimase ad assaporare il gelato di Shuuji attraverso le sue labbra e ci mise diverso tempo a realizzare che lentamente il gusto era sparito, e evidentemente nemmeno Shuuji se ne doveva essere accorto, perchè continuava a lasciare che le loro lingue si toccassero.
Poi accadde di nuovo. Improvvisi dei brividi gli corsero lungo la schiena, proprio come qualche notte prima, e lui inconsciamente portò le braccia sulle spalle di Shuuji.
Qualcosa dovette però turbare l'altro ragazzo, perchè improvvisamente si allontanò da Akira e lui non sentì più nessun sapore, nè quello del gelato, nè quello di Shuujikun.
"Shuujikun..."
"Io..."
"Il gelato di Shuujikun era proprio buono ne?"
"Cosa?"
"Il gelato! Akira ha sentito il gusto del gelato di Shuuji!"
"Oh...sì...il gelato...capisco..."
Lentamente e senza dire più niente, Shuuji si alzò dalla panchina e cominciò a camminare in direzione di casa sua. Akira rimase interdetto a fissarlo. Non riusciva a comprendere cosa fosse successo all'amico, in fondo lui aveva solo voluto assaggiare il suo gelato.
Non era la prima volta che dividevano del cibo, certo, era la prima volta in quel modo, ma Akira non ci vedeva nulla di male. Non riusciva proprio a spiegarsi perchè Shuuji se ne fosse andato, lasciandolo solo su quella panchina a fissare la sua schiena che si allontanava.
Shuujikun pensava in modo davvero strano a volte.

Quinto giorno.

Il quinto giorno era cominciato come tutti gli altri. Esattamente identico ai giorni che l'avevano preceduto. Era lunedì, erano tornati a scuola. Shuuji l'aveva ignorato come sempre, ma con un'unica piccola differenza. Durante la pausa pranzo non era andato con Akira e Nobuta sul terrazzo, era andato via con lei. Non li aveva degnati di uno sguardo, non un "vi raggiungo dopo", niente.
E Akira non era così stupido, che qualcosa non andava con l'amico, aveva iniziato a intuirlo. Non si aspettava certo la piega che avrebbe preso la conversazione con Nobuta.
"Kusano..."
"Mmh?"
"Cos'ha Shuuji?"
"Pranzava con lei..."
"Non in quel senso."
"Akira non capisce allora."
"Shuuji è seccato per qualcosa..."
"Davvero? Shuujikun l'ha detto a Nobuta?"
"No. Si vede. E' successo qualcosa ieri?"
"No."
"Che ne sai tu?"
"Siamo usciti e non è successo niente."
"Ovvero?"
"Abbiamo preso un gelato. E poi Akira voleva assaggiare il gelato di Shuujikun, ma lui l'aveva già finito daccha. Allora Akira l'ha assaggiato direttamente da Shuujikun."
"Direttamente?"
"Si. Dalle labbra di Shuujikun."
"...L'hai baciato?"
"Sì. Ma volevo assaggiare il gelato."
"E cosa gli hai detto dopo?"
"Questo. Che Akira voleva assaggiare il gelato di Shuujikun. E basta."
"Kusano...non è una cosa carina da dire."
"Davvero?"
"Davvero."
"Allora Shuuji è offeso con Akira?"
"Forse sì."
"Perchè?"
"Perchè Shuuji forse non voleva che Akira assaggiasse solo il gelato."
"...Shuujikun voleva che Akira lo baciasse?"
"Tu che ne dici?"
"Che Akira è uno scemo."

Sesto giorno.

La mattina del sesto giorno Akira non vide Shuuji a scuola e si preoccupò un pò. Non era una cosa da Shuuji saltare una giornata di scuola. Decise che sarebbe andato a trovarlo nel pomeriggio, dopotutto se Shuujikun stava male, come amico doveva prendersi cura di lui, informarlo sulle lezioni perse in quella giornata.
Come si trovò fuori dalla scuola, fece un veloce gesto di saluto a Nobuta e cominciò a correre verso casa dell'amico, fermandosi a prendere fiato solo quando si trovò di fronte al portone di casa di Kiritani.
Non si mise a urlare come suo solito, non ne aveva nemmeno il fiato a conti fatti, ma suonò e salì di corsa le scale non appena il fratellino di Shuujikun gli aprì la porta.
Quando entrò in casa, il padre lo salutò dicendogli immediatamente che Shuuji era barricato in camera sua dalla sera prima, e chiedendogli di fare qualcosa per farlo uscire. Con un sorriso rassicurante rivolto all'uomo, Akira si avvicinò alla porta della camera dell'amico e bussò.
Non arrivo nessuna risposta dall'interno, per cui Akira bussò di nuovo annunciandosi.
"Shuujikun! Apri la porta!"
Nessuna risposta ancora.
"Shuuji! Dobbiamo parlare."
"Vattene."
"Allora Shuuji c'è!"
"Va' via Akira!"
"No."
Shuuji decise di chiudersi di nuovo nel mutismo, mentre Akira sorrideva lentamente accorgendosi che Shuuji aveva usato per la prima volta il suo nome.
"Shuujikun deve aprire la porta. Akira deve parlargli di ieri."
"Non voglio, vattene!"
"Allora Akira parla da qui."
In quel momento la porta si aprì, come un fulmine Shuuji lo afferrò per un braccio e lo tirò dentro la camera, chiudendosi poi di nuovo alle spalle. Akira scoppiò a ridere e si sedette sul letto.
"Akira lo sapeva che Shuuji avrebbe aperto."
"...L'hai fatto apposta?"
Akira annuì sorridendo.
"Idiota. Che vuoi comunque?"
"Akira è venuto a dire di essere scemo."
"Bella scoperta."
Shuuji ghignò e Akira mise il broncio.
"Akira è serio. E' stupido, non si era accorto che Shuuji voleva solo essere baciato da Akira."
"Ehy! Frena, frena. Cosa stai blaterando?"
"Shuuji non si è offeso con Akira perchè l'ha baciato solo per assaggiare il gelato?"
"Da dove ti è uscita questa?"
"Akira ha parlato con Nobuta, e ha pensato..."
"Hai parlato con Nobuta? E cosa le hai detto?"
"Tutto."
"Tutto cosa?"
"La passeggiata, il gelato, il bacio. Tutto daccha."
"E lei? Cosa ti ha detto lei?"
"Che forse Shuujikun era offeso con Akira perchè Akira ha detto che voleva solo assaggiare il gelato."
"Dannata Nobuta..."
"...ma a Akira è piaciuto baciare Shuujikun."
"...cosa?"
Akira si alzò dal letto e si avvicinò a Shuuji senza più rispondergli. Lentamente le sue mani si posarono sui fianchi di Shuuji e lo tirò verso di sè. Ma non lo baciò, rimase a guardarlo negli occhi.
"Shuujikun è arrabbiato con Akira perchè ha detto cose stupide?"
"No."
"E allora cos'ha Shuuji?"
"E' Nobuta..."
"A Shuuji piace Nobuta?"
"No. Nobuta..."
"Cosa?"
"...si accorge di tutto troppo in fretta"
E stavolta è Shuuji a posare le labbra su quelle di Akira, prima che questi possa ribattere ancora qualcosa. La cosa non gli dispiace affatto comunque, e sorriderebbe facendo kon, se solo le sue mani non fossero troppo impegnate a stringere l'esile corpo di Shuuji al suo, e la sua bocca ad assaporare ancora una volta quella dell'amico. Non sa di gelato questa volta, ma Akira pensa di non aver mai assaggiato niente di più buono.

Settimo giorno.

Il settimo giorno era stato uno dei più belli. La mattina Akira era arrivato a casa di Shuuji e quando l'aveva chiamato urlando, l'amico non l'aveva sgridato come suo solito, si era limitato ad un lieve sbuffo prima di scendere, pronto per andare a scuola. Quando Shuuji gli si era avvicinato, Akira con un enorme sorriso, gli aveva lasciato un bacio umidiccio sulle labbra e poi era scoppiato a ridere mentre Shuuji arrossiva e borbottava qualcosa sull'essere visti dai vicini. Era sempre così timido.
A scuola la giornata era trascorsa come sempre. Solo Akira era più felice. Shuuji poteva anche continuare a trattarlo come sempre, ovvero ignorarlo, e sorridere all'altra, ma Akira sapeva che in realtà Shuuji era ormai solo più per lui.
Nel pomeriggio non aveva fatto storie mentre Akira lo seguiva fino a casa chiaccherando come sempre, non aveva detto niente quando era salito senza essere stato invitato. E ancora Shuuji non si era lamentato quando Akira si era autoinvitato a cena, e nemmeno quando ridendo e battendo le mani aveva deciso che voleva dormire da Shuujikun. In tutta la giornata Shuuji non aveva parlato quasi per niente.
"Shuujikun?"
"Mh?"
"C'è qualcosa che non va?"
"No."
"Shuuji non vuole che Akira dorma qui?"
"No...cioè sì, puoi dormire da me."
"No."
"No, cosa?"
"No, Akira non dorme da Shuuji. Akira dorme con Shuuji."
"Non dire idiozie."
"Ma abbiamo già dormito insieme!"
"Ma era diverso!"
Akira si avvicinò a Shuuji e lo strinse a sè. Cosa era diverso? Stavolta sarebbe stato addirittura più giusto che dormissero insieme. Shuuji rimase immobile mentre lentamente le mani di Akira stringevano i suoi fianchi e l'amico cominciava a lasciargli piccoli e veloci baci sulle labbra.
"Shuuji -bacio- ha paura -bacio- di dormire -bacio- con Akira?"
Smise di baciarlo e lo guardò fisso negli occhi. Ancora una volta Shuuji arrossì e non disse niente. Akira sorrise e gli posò un bacio sulla fronte.
"Shuujikun non deve avere paura, Akira non farà niente che Shuuji non voglia."
"...Stupido."
Akira aveva riso leggermente. Poi non c'era stato più nè il tempo nè la voglia di usare parole. Non mentre Shuuji lentamente lo spingeva verso il letto e poi si sedeva a cavalcioni su di lui, non quando spogliava tutti e due dei loro vestiti. E non aveva più nulla da dire mentre Shuuji ricominciava a baciarlo sulle labbra prima, e sul collo, scendendo sul petto poi.
Era una sensazione strana trovarsi nel letto di Shuuji con la consapevolezza di quello che stava per accadere, pur non sapendo bene cosa fare.
Ma furono l'istinto e i gemiti che lentamente affioravano dalle labbra schiuse di Shuuji a dire ad Akira che tutto quello che stava facendo era giusto, che le sue mani toccavano i punti più sensibili dell'amico.
E poi non ci fu più nemmeno il tempo per pensare quando si trovò stretto a muoversi dentro di lui. Quando entrambi vennero sopraffatti dal piacere e lentamente si abbandonarono al sonno in quella camera calda dai loro gemiti e piena del loro odore.

Ottavo giorno.

La mattina dell'ottavo giorno cominciò prima del solito. In effetti Akira non si era mai svegliato così presto in tutta la sua vita, ma quella mattina semplicemente non era riuscito a dormire di più.
Fu immediatamente conscio del calore di un altro corpo contro il suo. Sorrise realizzando di stare abbracciando Shuuji, finalmente completamente suo, da dietro. L'altro ragazzo ancora dormiva, ma Akira non poteva fare casino alla mattina come suo solito. Non poteva svegliare Shuuji. Perchè...perchè Shuuji stava dormendo.
Guardò la sua nuca e ridacchiò piano. Era certo che l'altra non l'avesse mai visto così, placidamente addormentato di schiena. E in effetti era abbastanza ovvio, lei non era mai andata a letto con Shuuji e non c'erano motivi per cui lo vedesse nudo di schiena, soprattutto.
Si mosse appena per sollevarsi un pò, cercando di non svegliare Shuuji e continuò a guardarlo. Era così bello il suo Shuujikun.
Shuuji sospirò nel sonno e aprì gli occhi mentre si voltava per guardare Akira.
"Ohayou..."
"Ohayou"
Akira gli posò un sonoro bacio sulle labbra e poi gli accarezzò i capelli. Shuuji sorrise e si stiracchiò ancora mezzo addormentato.
"Akira, che ore sono?"
"Le otto..."
"Mh..."
"Dobbiamo andare a scuola Shuujikun..."
Shuuji non gli rispose, ma fece un sorrisetto e Akira lo guò perplesso mentre Shuuji gli si avvicinava e gli dava un bacio sulle labbre, mentre gli allacciava le braccia dietro il collo.
"Sai Akira...mi sono appena ricordato di una cosa."
"Cosa?"
"Mio fratello è già uscito per andare a scuola e mio padre non tornerà fino a stasera..."
"Akira non capisce..."
Una mano di Shuuji scivolò sotto le coperte e Akira emise un gemito di sorpresa.
"Shu-shuuji...faremo tardi..."
"Non ho voglia di andare a scuola oggi."
E l'ottavo giorno cominciò esattamente come era finito il settimo, tra baci caldi e dolci carezze.
Akira pensò che non sarebbe stato per niente male vivere la sua gioventù come tanti ottavi giorni.

Ok...Forse alcune sono un pò troppo lunghe per essere drabble, ma credetemi XD non riuscivo assolutamente a farle più corte...sono in periodo drabble ultimamente °-° penso che tornerò a scrivere qualcosa di noiosamente lungo ecco.

drama, shuji to akira *-*, yamapi, fanfic, kamenashi kazuya

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