iTunes meme - Shigeaki Kato x Yuya Tegoshi

Apr 13, 2010 14:53

I'm sorry for spamming you f-list today ♥ I'll write a personal post later and try to check what happened in your lives lately. I hope you're all okay ♥

E comuuunque :D visto che non mi faccio viva da tempi immemorabili, vi posto una meme di dieci drabbles che ho scritto un bel po' di tempo fa, però ancora non avevo avuto tempo di metterla qui.
So che la coppia non è delle più comuni, ciò non toglie che sia una delle mie OTP u_u e che giuro che ha tutto il senso del mondo.
Non dico altro e posto!

Titolo: iTunes meme
Fandom: NEWS
Rating: da PG a R (better safe than sorry)
Genere: dal fluff all’angst all’introspettivo al... al tutto ecco.
Pairing: Shigeaki Kato x Yuya Tegoshi
Warnings: Nessuna? Boy x Boy, ma questo lo sappiamo tutti ormai.
Disclaimer: Don’t own.
Note:
1. Pick a character, pairing, or fandom you like.
2. Put iTunes or equivalent media player on random.
3. For each song that plays, write something related to the theme you picked inspired by the song. You have only the time frame of the song: no planning beforehand: you start when it starts, and no lingering afterward; once the song is over, you stop writing. (No fair skipping songs either; you have to take what comes by chance!)
4. Do 10 of these, then post.



1. Romantic - Kra
“Non pensavo che potessi essere così romantico. Davvero.”
Shige si mosse lentamente sul suo posto, arricciando il naso, guardando altrove.
Palesemente a disagio, oltretutto.
Il ragazzo di fronte a lui non sembrò notarlo, o, se lo notò, non sembrò avere alcuna voglia di smettere di metterlo in imbarazzo - adorava metterlo in imbarazzo, e questa era una cosa che anche Shige sapeva bene, sin troppo bene.
“Non è niente. Mettila via. Dai...”
Una piccola risata, lieve e sin troppo divertita per ciò che stava succedendo, e anche Yuya scosse il capo, alzandosi dal tavolino basso su cui era seduto per mettersi accanto a lui, sul divano, porgendogli la rivista che stava leggendo.
“Insomma, Shige, dai. Dedicarmi un haiku d’amore su una rivista che legge tutto il Giappone... non è troppo?”
Il ragazzo più grande - anche se solamente di qualche mese, va bene, ma era più grande - scosse di nuovo il capo, sorridendo appena.
“Non è troppo, Yuya. Per te non è mai troppo.”
E qui, il ragazzo più piccolo - anche se solamente di qualche mese, va bene, ma era comunque più piccolo - si lasciò andare con la fronte contro la sua spalla, in silenzio.

2. Kousai - alice nine.
A volte, l’atmosfera tra loro riusciva ad essere così intensa da essere quasi palpabile.
Come nei momenti di silenzio in cui si guardavano negli occhi, le dita intrecciate e le labbra vicine, umide, calde dopo un bacio scambiatosi dopo troppo tempo.
O come nei momenti di sospiri intensi in cui facevano l’amore - e quelli in cui parlavano, e parlavano di tutto, e poi di colpo tornavano in silenzio, abbandonandosi l’uno tra le braccia dell’altro, tacendo quei pensieri che affollavano sempre le loro menti, quando erano insieme, come se potessero davvero raddrizzare ciò che del mondo non gli piaceva.
E Yuya lo sapeva, che non sarebbe mai riuscito a fare a meno di quei momenti - di quelli silenziosi, di quelli di parole e di quelli di sospiri intensi, perché, ormai, facevano parte di lui, in tutto, per tutto.
“Rimarrai con me per sempre, Shige?”
E anche quando voleva fingere di essere più di quel che era in verità, e quando voleva far credere al mondo che la sua intelligenza riusciva a plasmare alla perfezione anche il proprio carattere impossibile - ed anche in quei momenti, tra le sue braccia diventava di nuovo quel bambino capriccioso, che poteva ottenere qualunque cosa con un piccolo broncio e gli occhi dolci.
“Ci credi, al fatto che esistano cose che durano per sempre?”
“Quando sono con te, ci credo.”
E poi i ruoli si invertivano, e smetteva di essere lui quello insicuro.
“Non ti dimenticherai mai di me, vero, Yuya?”
Perché non esisteva nient’altro al mondo di cui potesse essere più sicuro.
E poi tornavano quei momenti, quelli silenziosi - o quelli di parole ininterrotte, o di sospiri intensi, di quando facevano l’amore.

3. Map of your head - Muse
“A volte non ti capisco. È inutile che te lo dica, vero? Non ti capisco, Tego.”
“Da quando mi chiami così? Mi hai sempre chiamato per nome... Kato.”
E Shige mosse appena un sopracciglio, lievemente infastidito.
Erano quelle le cose che non sopportava di lui, le cose che proprio non riusciva a capire - perché doveva essere sempre così impertinente?
Il talento di quel ragazzino, la sua bellezza, la sua dolcezza, e come se non bastasse anche la sua intelligenza, finivano sempre per dargli sui nervi, dopo un po’.
“Non cominciamo di nuovo a discutere... ti stavo semplicemente chiedendo perché secondo te dovremmo fare per forza a modo tuo.”
E andava sempre così, l’altro ragazzino a quelle parole finiva per imbronciarsi, come sempre, quando non riusciva ad ottenere immediatamente ciò che aveva espressamente richiesto.
“Perché sono sicuro di avere ragione. Mi sembra ovvio.”
E Shige sospirava, scuotendo la testa, e finiva col dargli ragione.
Perché non si può veramente evitare di dare ragione a chi batte il piede per terra in quel modo, e fa quello sguardo, e poi si imbroncia così.
Lo sanno tutti.
“E va bene. Piccolo impertinente. Andremo al ristorante indiano e non a quello cinese...”

4. Onde quadre - Subsonica
La musica gli entrava nelle orecchie, lo stordiva, il ritmo veloce di note che si susseguivano le une alle altre, sempre simili, eppure diverse, lo faceva sentire come se avesse assunto una droga di qualche tipo, che l’aveva mandato completamente in confusione.
Ma non era possibile, non era mai stato il tipo da assumere droghe, lui.
Lui era sempre stato un tipo a posto.
“Puoi toccarmi, lo sai? Nessuno ci vedrà...”
Eppure quel ragazzo che ballava accanto a lui, davanti a lui, vicino a lui, sembrava ovunque nello stesso momento.
E ballava, si muoveva contro di sé, sollevava quei grandi occhi castani puntandoli nei propri - e lui si ritrovava le proprie stesse mani sui suoi fianchi sottili, senza quasi rendersi conto di come ci fossero arrivate, come se fossero dotate di vita propria.
“Yuya, non...”
“Dai, Shige. Balla con me.”
E poi si stringeva ancora a lui, voltandosi e dandogli le spalle, guidando le sue mani sul proprio ventre piatto, muovendosi in quel modo ipnotico contro di sé, che sembrava quasi voler simulare un rapporto che, davvero, davvero, lui non osava nemmeno sognarsi.
Eppure lo sognava, lo sapeva che da quel momento in poi l’avrebbe sognato sempre più spesso - e si era arreso, abbassando il volto per sentire il profumo della sua pelle, del collo bianco e sottile come quello di una bambola, accarezzato dai capelli castano chiaro che gli facevano il solletico al naso.

5. Man on the moon - R.E.M.
Non sapeva da dove arrivasse, lui, il ragazzo nuovo.
Non sapeva niente di lui, era in quell’agenzia da quanto, quindici giorni?
Seriamente.
E quel visino innocente, e sperduto, e quei dentini storti e gli occhi di chi in fondo sapeva benissimo quale fosse il suo posto - ed evidentemente, doveva avere delle convinzioni del tutto diverse da tutto il resto del gruppo in cui erano finiti, non lo sa nemmeno lui come, a fare parte.
E lui, Shige, lui era in quell’agenzia da molto più tempo.
Era stato uno dei ragazzini su cui avevano deciso di investire di più, per forza, no?
Avevano preso tutti e tre, quelli del suo gruppo, e li avevano messi in quel nuovo gruppo, ed era stato felice, pensando che fosse veramente arrivato il momento di diventare famoso sul serio - ma poi era arrivato quell’altro ragazzino, che sul serio, non credeva nemmeno che tutti sapessero il suo nome.
Lui non lo sapeva, se non altro.
E poi cosa?
Gli avevano dato da cantare molti più versi di quanti non ne cantasse lui.
E gli avevano addirittura detto che avrebbe fatto strada, non l’avevano detto a lui, l’avevano detto a quell’altro, il ragazzino con i dentini storti e gli occhi sensuali di chi sapeva benissimo quale sarebbe stato il proprio posto nel mondo.
E, non appena cominciò a cantare, quel ragazzino, il suo posto nel mondo divenne improvvisamente chiaro anche a tutti gli altri, e anche a lui, anche a Shige.
Non poteva essere di questo mondo, quel ragazzino, decisamente no.

6. Protect me from what I want - Placebo
“Ho sempre desiderato un uomo che fosse in grado di proteggermi da qualunque cosa, lo sai, Shige?
Ed ora che sono con te, mi rendo conto che quelli fossero solamente i desideri di un ragazzino che non sapeva davvero cosa fosse l’amore.
Ora che siamo soli, ora che guardo i tuoi occhi chiusi, mi rendo conto che un rapporto vero è qualcosa di molto più complesso di questo - ora mi rendo conto che devo essere io stesso, a proteggere me stesso, a proteggere te.
Non posso sempre fare affidamento sugli altri, questo ho imparato, stando insieme a te.
Non che io non possa fare affidamento su di te, so di poterlo fare, non mi hai mai deluso, e mai mi deluderai, lo sai questo, vero?
Vorrei solo farti capire che adesso sono più forte.
Vorrei solo farti capire che sono capace di rispondere agli attacchi che mi vengono fatti, che sono capace di badare a me stesso.
Vorrei poterti dire che non ti voglio con me perché ho bisogno che tu ti occupi di me, ti voglio perché sì, perché ho bisogno di essere tuo, ho bisogno che tu sia mio.
Vorrei poter vedere di nuovo i tuoi occhi aperti, vorrei che ti svegliassi ora, vorrei che tu non mi avessi mai protetto contro il tempo.
Vorrei che tu non stessi morendo per avermi salvato.”

7. Ex-Boyfriend - Crystal Kay
“Ehi…”
“…ehi.”
Il silenzio non è mai stato così pesante, tra di noi.
È difficile, adesso, rendermi conto dell’effetto che mi facevi, di quanto difficile fosse per me riuscire a pensare qualunque cosa di coerente, quando ero insieme a te.
In questo momento, i miei occhi non fanno altro che soffermarsi sugli alquanto improbabili difetti del tuo viso.
“Come... stai? È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.”
Ci siamo visti ieri.
Lavoriamo insieme, fianco a fianco, tutti i giorni.
Ed il fatto che l’amore che c’era tra noi sia finito, non ha cambiato questa cosa - probabilmente avremmo dovuto pensarci prima di gettarci anima e cuore in quel rapporto così intenso.
“Bene, grazie. E tu? Come vanno... gli studi?”
Fai un piccolo sorriso, di quelli che mi facevano impazzire, con un angolo delle tue belle labbra appena piegato, gli occhi castani così grandi che si voltano a cercare qualcosa che possa anche solo fingere di distrarti, la trovo fastidiosa, adesso, questa innaturale perfezione dei tuoi lineamenti.
“Bene... bene, dai. Psicologia non è la materia più semplice del mondo, però...”
Ti viene naturale, immagino.
Ti è sempre venuto piuttosto naturale riuscire a manipolare le emozioni che leggevi con estrema facilità nei cuori delle altre persone.
E tutto ciò che mi rende triste, in questo momento, è il fatto che, guardandoti, non riesco veramente a capire da dove venisse fuori tutto l’amore che c’era tra noi.

8. Rootless tree - Damien Rice
Non gli era mai piaciuto litigare.
In quei casi, era sempre bene o male obbligato a tenere su un personaggio che non gli aggradava proprio del tutto, non gli piaceva passare sempre per quella Lolita fredda che può ottenere qualunque cosa con un’espressione appena più dolce o un broncio sulle labbra appena più scocciato.
La verità era solo che non gli piaceva litigare.
E se ne rendeva conto sempre di più, mentre ascoltava le parole dure del suo fidanzato, in piedi al centro della stanza, davanti a lui, seduto in un angolo del divano.
Desiderava diventare ancora più piccolo, mentre socchiudeva gli occhi e si lasciava sfuggire l’ennesimo sospiro, aveva sempre odiato litigare.
“Yuya... vorrei che mi guardassi in faccia mentre parliamo di queste cose.”
E aveva chiuso gli occhi di nuovo, scuotendo il capo, prima di riaprirli su di lui, le labbra strette, che tremavano lievemente.
“Non mi piace litigare, Shige. Non mi piace quando sei arrabbiato con me, non mi piace... lo sai che non mi piace.”
E probabilmente sapeva anche che quelle sue parole sarebbero passate come l’ennesima prova della maschera che tutti dicevano si portasse addosso - ma era vero, e non lo diceva solamente per far smettere l’altro ragazzo di urlare.
Lo diceva perché voleva essere sincero, in tutto e per tutto, almeno in una cosa, in tutta la sua vita.
“Tutte le coppie litigano, Yuya. Ci troviamo in disaccordo e finiamo a... succede a tutti.”
“Ma non voglio che succeda a noi.”

9. Fake flowers - OLIVIA
“Mi ha regalato dei fiori.”
“E poi?”
“...e poi è andato via, senza dire una parola.”
“Ma vi siete... cioè...”
“No, non mi ha baciato.”
“E l’appuntamento com’è finito?”
“Così. Mi ha comprato dei fiori da una bancarella all’angolo della strada, poi mi ha accompagnato a casa, mi ha salutato e se n’è andato. Non credo di piacergli...”

Gli aveva comprato dei fiori.
Degli stupidi fiori da una vecchia signora che sorrideva sdentata da una stupida bancarella all’angolo di una stupida strada.
E poi l’aveva guardato sorridere, aveva guardato i suoi grandi occhi castani da cerbiatto, ed era entrato completamente in confusione.
Grande.
Non aveva mai sbagliato completamente un appuntamento.
Doveva aver fatto la figura del completo idiota, sul serio.

“Secondo me non è così. Insomma... i fiori sono una cosa romantica, no? Magari si aspettava una tua mossa di... apprezzamento di qualche tipo, per baciarti.”
“Non è da te fare questi discorsi così complessi, Massu.”
“Ma lui ti piace o no?”
“Da morire...”
“E allora andrà meglio la prossima volta.”

10. Misunderstood - Robbie Williams
La fine di una storia lascia sempre una sensazione di malinconia.
La fine di una storia per un motivo così stupido, poi, lascia una sensazione ancora più forte, di rimpianto quasi, come se fosse davvero ancora possibile tornare indietro per aggiustare quell’ennesimo malinteso.
Ma non era possibile, giusto?
Non poteva essere possibile.

“Ti ho detto che ti sbagli. Non è come credi tu... e lo so che è la solita frase che dicono tutti in queste situazioni, ma davvero, non è come credi. Non potrei mai tradirti...”
“...in un modo o nell’altro, ti credo. In fondo.”
“E allora perché sei ancora arrabbiato?”
“Perché non riesco comunque ad avere la stessa fiducia in te.”

È quasi assurdo come un malinteso chiarito possa comunque portare ad una rottura di un rapporto.
Tu non avevi fatto niente di male, questa volta, non è vero?

“Non ti sto dando la colpa di tutto, Yuya. Semplicemente è anche colpa mia, tu non sei stato chiaro ed io sono andato subito a pensare al peggio. C’è qualcosa che non funziona più, tra di noi, semplicemente questo.”
“Però... non è giusto.”

Ma non ce l’aveva fatta nemmeno a tentare di fingere di capirti.

E spero che vi siano piaciute anche queste! ♥
(E spero che qualcuno oltre a reallystorygirl e enys_luisa apprezzi questa coppia! :D)

genre: fluff, music, type: drabble, genre: angst, fanfiction: italian, shigetego

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