Titolo: Postwar
Fandom: ヘタリア Axis Powers (Axis Power Hetalia)
Personaggi: United State of America, North Italy e lieve accenno South Italy e Germany (Alfred F. Jones, Feliciano Vargas)
Pairing: N.Italy/USA
Beta: non betata
Rating: PG
Conteggio Parole: 718 (word)
Note: Background post seconda guerra mondiale.
"Forse dovrei ringraziarti in un mod--"
Alzò lo sguardo verso di lui, mentre finendo di bere la sua birra, lo interruppe mettendogli una mano sul petto.
Messo com'era anche tendere un braccio in quel modo poteva essere un enorme fastidio ma smorzò il dolore con un altro sorso, per poi parlare con quel suo solito sorriso, che suo padre chiama "da fesso" mentre lui definiva "eroico".
"Non devi preoccuparti di nulla ah! Io sto più che bene, vedi!" Agitando il braccio con la bottiglia, e versando un po’ di birra sul pavimento, non fece a meno di trattenere le imprecazioni. Le ferite erano ancora aperte e doloranti.
Lui aveva qualche costola inclinata, molte escoriazioni sul corpo e una leggera fasciatura sul capo, mentre il ragazzo italiano meno pimpante di come se lo ricordava, sarebbe stato più a suo agio in un sarcofago che in un ospedale.
Molto era stato distrutto, e molto era andato perso lo si vedeva dai suoi occhi e dalle tangibili ferite del suo corpo. Ma in confronto a lui pareva sopportare con abbastanza tranquillità tutto ciò; al suo posto sarebbe impazzito dal dolore, invece con le guancie un po’ arrossate e le fasciature che gli coprivano parte del corpo se ne stava lì, pronto a ringraziarlo in qualche modo a differenza di suo fratello che aveva abbozzato un borbottio ed era uscito.
"Dovrei davvero ringraziarti in un modo migliore, " sorrise e si passò una mano fasciata tra i capelli castani, portandoseli inutilmente all'indietro perché subito dopo ricaddero in avanti "qualcosa di più importante che fasciature e cure mediche no?" continuò a sorridere, senza badare alle sue guancie rosse e alla sua voce un po’ roca.
L'americano sorrise e appoggiando la bottiglia vuota, afferrò senza dire nulla la sua mano e stringendola vide negli occhi mori del ragazzo, la sua espressione repentinamente mutare da timido imbarazzo a pura vergogna.
"A-Alfred signore..." Rise a quelle parole. Perché si ricordava tutt'altra persona? Sentiva la sua mano tremare lievemente.
Altre ferite, altro dolore: prima il suo paese, poi la Germania ed infine sé stesso.
Sorrise appena quando posate le sue labbra sulla mano ebbe l'impressione di aver innescato la miccia dell'autodistruzione di Feliciano.
Non alzò lo sguardo per osservare il suo viso, continuo a tenere le labbra premute contro le bende che ricoprivano la mano finché per un desiderio sconosciuto volle andare oltre; salire lungo il braccio fino alla spalla a interromperlo fu tutt'altro che delle lacrime o grida di sdegno: le labbra dell'italiano che posatesi sulla fronte baciandolo delicatamente.
"Sa, signore lei mi piace."
Gli piacevano molte cose, e alcune si protraevano fin dall'infanzia (eccetto suo padre, che aveva depennato dalla lista) e per lui era facile trovare sempre qualcosa di nuovo che gli piacesse, che lo facesse eccitare e gridare giubilante.
Ora, in quell'attimo alzando la testa e incrociando di nuovo i suoi occhi si chiese cosa volesse dire per quel ragazzo "piacere", non che temesse certe relazioni né aveva timore eppure dopo tutti questi anni passati accanto a qualcuno con la convinzione che ti starà sempre accanto, forse il bisogno di sostituire questa persona era una necessità più che un desiderio genuino.
Deglutì, sentendo il pomo d'adamo scendere e salire lentamente e guardandolo attraverso i suoi occhiali sorrise come sempre.
"Ne sono lusingato." Strinse con più forza la mano dell'italiano facendolo gemere per il dolore.
Forse per gli italiani dire "mi piaci" era un semplice e normale complimento, ricordava che fossero espansivi che gesticolassero molto e stringessero mani a destra e a manca ma ora sembrava tutt'altro che un complimento disinteressato.
"P-Posso ripagarla in un modo migliore, forse..."
Sapeva dove voleva andare, perché sentiva già il suo respiro sulle labbra, la sua lingua tracciare una lieve scia sul suo collo e le mani fasciate stringere il sesso ancora addormentato, infilandosi nel suo letto.
"...ho bevuto troppo." Sussurrò Alfred allontanando la presa dalla sua mano, e sospirando.
Tutto sarebbe accaduto come si aspettava, probabilmente provare tenerezza per quel ragazzo era già qualcosa, perché avrebbe faticato a impedirgli di andare oltre le semplici strette di mano.
Sorrise e fece capire all'italiano che voleva stare solo. Lui uscì, sorridendo appena, chiudendo la porta alle proprie spalle senza farla sbattere salutando con un "arrivederci", perché era sicuro che si sarebbero ancora incontrati. Ne era certo anche lui.