Titolo: Instinct
Fandom: ヘタリア Axis Powers (Axis Power Hetalia)
Personaggi: Prussia, England (Gilbert Weillschmidt, Arthur Kirkland)
Genere: Erotico (LMAO)
Beta: non betata
Rating: PG-17
Conteggio Parole: 4.563 (word)
Note: 1. Di background si svolge durante l'ipotetico incontro tra i due stati per far sposare
Sophia Dorothea of Hanover e
Frederick William I of Prussia da cui poi nascerà il "nostro" amato
Old Fritz2. Non prometto l'esattezza delle frasi in tedesco, l'ho studiato parecchia anni fa ;; (vedasi note a fine testo)
"Mi piacerebbe scivolare dentro di te, sembri essere stretto."
"Ne ho sentite tante ma questa, per cercare di far colpo, é la prima volta che la sento."
Sorrise sotto i baffi bevendo la fine del suo the. Rimaneva neanche un sorso di quel liquido ambrato ma si stava freddando, quindi decise di posarlo sul tavolo di fronte a sé, senza curarsi dell'altro, che al suo fianco lo guardava con insistenza.
La stanza in cui si ritrovavano entrambi, era immersa da una luce fioca, sprigionata dalle candele poste su i quattro lati della camera. Tutto ciò rendevano l'atmosfera rilassante, anche se evidentemente, non funzionava con l'illustre ospite. Pareva trovare tutto ciò particolarmente eccitante; si leccava le labbra nel gustarsi la visione di ciò che ora desiderava possedere: Arthur Kirkland.
"Lo so che mi vuoi, come io voglio te."
"By jove, a volte dovresti cercare di non prenderti troppo sul serio."
Dalle finestre filtrava timidamente la luce della sera, i raggi di una mezza luna flebili e chiari, e l'artificiale luce propagata dalle illuminazioni fuori dalla residenza.
Sembrava una scena idilliaca per un qualsiasi sceneggiato romantico, condito con un po’ di dramma e del sesso ma non era il momento, non lo era mai; soprattutto con lui. Roteò gli occhi verso l'alto e tentò di convincersi che, qualsiasi risposta gli avrebbe detto per lui era aria fritta. Sentiva solo la sua voce.
"Sapevo che eri ritroso ma così mi imbarazzi."
Un tono divertito usci dalle sue labbra. Gli piaceva prendersi gioco di chiunque, fatta accezione di alcune persone. Fortunatamente, lui non si trovava tra quelle.
Stavolta erano lì non per trattare di politica o guerre, semplicemente per un matrimonio: Friedrich Wilhelm I avrebbe convolato a nozze con la cara e unica figlia di Giorgio I, Sofia Dorotea di Hannover.
Un’unione condivisa da entrambi, non c'erano neanche stati tentennamenti nella decisione e per questa volta, parevano fermamente convinti che da un matrimonio simile sarebbe nato qualcosa di grande.
"I festeggiamenti sono stati già fatt-"
"Con il the." Mormorò il tedesco guardandolo il tralice. Niente festoni o bagordi da locanda stavolta per lui.
Si era presentato in anticipo, senza neanche recapitare una lettera che comunicava il suo arrivo, aveva posato il suo sopraffino culo tedesco sulle sue sedie e aveva rifiutato il the. Ora pretendeva altro? Se non fosse stato per la sua fottuta cortesia l'avrebbe già buttato fuori.
"Il the non é adatto per cose simili, voi inglesi con cosa festeggiate?"
"Beer." Accavallò la gamba e guardo il suo interlocutore, senza accennare al fastidio che provava da quando si era introdotto in casa sua. Infondo quando voleva riusciva a non essere un libro aperto.
"Beer? Was?" Aggrottò le sopracciglia borbottando qualcosa nella sua lingua.
"Come si dice...ah si, bier." Una vera fortuna ricordare qualche parola del tedesco.
Subito dopo si alzò per andare a chiamare il maggiordomo, l'avrebbe accontentato per farlo tacere una buona volta ma una solida stretta guantata gli blocco il braccio, facendolo ricadere sulla sedia come un sacco di patate.
Si tolse da quella mano, levando con prepotenza il braccio dalla stretta, guardando in cagnesco il colpevole.
"What the f-"
"Non voglio la tua birra." Rispose con lentezza come per misurare le parole.
Spiegare in attimi, il susseguirsi dei pensieri, e la trasformazione di questi in frasi era sempre stato un suo cruccio, finiva per apparire freddo e metodico quando parlava, come se ogni minima sillaba veniva misurata con un microscopico contagocce. Rimase sorpreso nel vedere quell'uomo di fronte a lui, sempre così pronto alla rissa e al deridere gli altri, intento in un qualcosa di così famigliare.
Fece scomparire l'espressione contrariata e si accomodò sulla sedia appoggiando la schiena contro lo schienale, sentendo la morbida imbottitura rilassagli i muscoli tesi.
"E che vuoi allora?" Brusco e diretto, non c'era nulla da fare, era così che le risposte più sincere gli uscivano di bocca.
"Sesso." Non sembrava essere una risposta sofferta.
Pareva di stare sul filo di un equilibrista. Solo un errore e si cadeva nel vuoto.
Eppure i suoi passi fino ad ora erano stati misurati, né troppo lunghi né troppo corti, aveva dosato il peso di ogni suo movimento non aveva neanche trovato particolarmente difficile guardare in basso, le vertigini non l'avevano assalito per un momento. Ora, nella frazione di pochi attimi, stava goffamente scivolando senza riuscire a risalire.
"Prego?"
"Io e te non siamo così fottutamente diversi. Vogliamo le stesse cose ma parliamo due lingue completamente diverse per entrambi." Rise sonoramente cercando di fingere un qualche contegno, che trovò solo per continuare nel suo soliloquio. "Siamo fatti della medesima pasta, solo che il crescere in due mondi diversi ha trasformato le nostre uguaglianze in diversità. Lo leggo sulla tua faccia che mi odi, come io odio te...e qualcuno, non ricordo chi cazzo era mi disse "spesso si odia ciò che si é" o qualcosa di simile." Si slacciò i primi due bottoni del panciotto, facendo scorrere le dita bianche e sottili tra le asole. "Quindi perché negare, anche se ti trovo davvero insopportabile, voglio scoparti."
Aveva ascoltato in silenzio mugugnando un "uhmm" ad ogni frase, non distolse gli occhi dalle sue labbra concentrato in chissà quali strane idee. Senza riflettere troppo su quel che avrebbe detto (cosa molto strana) alzò lo sguardo dalla sua bocca per guardarlo negli occhi privo di incertezze.
"Prima di fare qualsiasi cosa, vorrei solo porti una domanda."
"Spara, non vedo l'ora." La sua lingua serpentina si diede una veloce leccata alle labbra, pronta per assaporare chi sa quale piatto luculliano.
"Ti senti solo?"
Era ormai caduto, le sue dita non avevano retto al suo peso, alla sottigliezza della corda, scivolando in quel buio senza poter far nulla.
Era difficile dire quanto avrebbe preferito porgli mille altre domande ma gli ingranaggi del suo cervello si erano mossi lentamente, mentre l'altro era tutto intento nel parlare e silenziosamente avevano formato nel suo inconscio la risposta a tutte le affermazioni del tedesco. Era bastato quel vacillare, che le parole gli erano fluite in bocca senza nessuna cognizione.
"No." Rispose a quella domanda così strana e mentì.
"Neanche io." Rimbeccò per non essere da meno, e anche lui mentì.
Chissà se leggendosi negli occhi entrambi avrebbero compreso l'inganno delle loro affermazioni, scoprendo la debolezza che accumunava entrambi.
Ma non ci fu neanche il tempo di poter andare oltre che le sedie, attutite dal tappeto, si riversarono con un rumore sordo a terra e i due corpi si scontrano, presi da chissà quale scintilla.
"Non c'era nulla di sbagliato, nulla." continuava a ripetersi nella testa l'inglese, con le mani impegnate ad armeggiare con i vestiti, sfilando i pesanti indumenti e respirando l'odore pungente del tedesco.
Qualsiasi cosa stesse guidando le sue mani, lo stava facendo così bene, che no ebbe neanche bisogno di dover pensare a cosa fare e come farlo, lasciando che l'altro strappasse dei violenti baci, premendo la bocca contro la sua mozzandogli il fiato.
Quando si ritrovò steso sul massiccio tavolo d'ebano era ancora vestito e sudava copiosamente.
L'aria non era viziata né le candele emanavano così tanto calore. Erano stati i suoi baci e il volere a tutti costi spogliarlo che l'aveva bagnato, lo era ovunque, anche dove non avrebbe mai pensato.
Mentre chiudeva gli occhi respirava lentamente, assaporando ogni manciata d'aria che gli entrava nei polmoni. Il corpo semini-nudo del tedesco era letteralmente sopra di lui, e lo stava spogliando celermente come se da un momento all'altro sarebbe fuggito via.
Guardandolo negli occhi, mentre veniva denudato, leggeva la sua soddisfazione e questa non era limitata alle pupille; la sua erezione, ancora stretta nei pantaloni, si stava sfregando contro di lui.
Avvertiva un leggero piacere e non lo nascondeva.
Respirava sempre più pesantemente deglutendo a fatica come se avesse qualcosa bloccato in gola.
"Ho fatto bene ad insistere, non mi sarei perso questo spettacolo per nulla al mondo!" Le sue risate gli entravano nella testa come una martellata, ma non erano così forti anzi il suo tono era sommesso, quasi sussurrato ma per l'inglese la voce dell'amante si propagava nella testa come un eco lontano che pian piano lo raggiungeva, fino a farlo tremare.
Non rispose talmente era preso dal piacere che non si accorse neanche di essere a petto nudo, lo realizzò solo quando sentì il tavolo, freddo e liscio, scontrarsi contro la sua pelle che si era riscaldata grazie e al contato con il corpo estraneo.
Gilbert se ne accorse, sentì la pelle d'oca dell'amante e con naturalezza lo mise a sedere, stringendo con le braccia sua schiena e mordendogli il collo con ferocia. Fu un’azione così veloce che l'inglese si limitò solo a gemere per il morso. Quello sprazzo di gentilezza che gli aveva concesso fu oscurato da quel che venne dopo: graffi, morsi e lascive leccate erano state per una mezzora abbondante l'unica cosa in cui si dedicò il tedesco.
Il corpo della vittima era diventato uno dei peggiori campi di battaglia. Tutto fu inflitto senza remore e dall'altra parte quei segni subiti erano stati estremamente piacevoli, non aveva mai smesso di mugolare e respirare affannosamente.
"Allora mi sbagliavo." Sentenziò spavaldo Gilbert, che con le unghie incideva delicatamente la schiena di Arthur.
I suoi occhi scarlatti erano presi a contemplare il corpo sotto di sé, come Pigmalione che ammirava la sua Galatea si ritrovò a percorrere ogni centimetro della sua pelle, ogni segno, ferita e muscolo con il desiderio di vedere ciò che aveva tra le mani animarsi per possederlo
"A che ti riferisci?" Gli rispose solo quando riuscì a mettere insieme le idee. Tutto quello che era successo fino ad ora l'aveva scombussolato, sia esteriormente che internamente. Quando era stata l'ultima volta che si era lasciato andare così? Non lo ricordava.
"Ficken. Sie sind manchmal zu langsam." Borbottò a denti stretti roteando gli occhi verso l'alto.
"C-Che diamine h-?" Venne interrotto da un bacio che gli strappò via qualsiasi obbiezione. Prepotente, passionale e umido.
L'inglese riuscì solo a poter replicare con la lingua che si introdusse nella bocca dell'intruso, sentendo lo stesso calore che aveva provato la sua pelle a contatto con essa.
Impegnati entrambi in quella lotta silenziosa, le mani si strinsero in una stretta decisa ignorando i corpi che uno contro l'altro si stavano riscaldando a vicenda. Con un’innaturale gentilezza i torsi nudi si sfioravano come due timidi amanti.
"Me lo hai fatto diventare ancora più duro." Sussurrò ad Arthur guardandolo con malizia. Lui non aveva sentito la fatica di quel bacio invece l'altro, appena le labbra si staccarono, fece dei profondi respiri come se fosse andato fin in apnea, ritrovandosi troppa acqua in gola. Stavolta l'inglese fece a meno di rispondere, lo guardò torvamente increspando gli angoli della bocca.
Furono i baci lungo il collo a togliergli quell'espressione tipica del suo essere. Avrebbe respinto in qualsiasi modo senza alcun indugio cose simili ma in quel momento il suo corpo non rispose ai comandi, l'aveva ammutinato.
"Give it to me." Neanche la sua bocca fu da meno.
"Natürlich." Notò una vaga sorpresa nello sguardo frugando nei suoi occhi. La voce rimase immutata, superba e piena di malizia.
Mentre lo guardava slacciarsi i pantaloni in silenzio, seduto sul tavolo e con i piedi ciondolanti non fece a meno di pensare a innumerevoli cose che frammentate in quel breve attimo divennero tele incomplete, abbandonate da un pittore troppo pigro per continuarle. Non riusciva a dar fuoco alle sue idee che pian piano si scolorirono diventando trasparenti.
Fu in quel momento, appena si era liberato dei suoi pensieri, che lo sguardo fu preso da altro.
Un’imponente e lunga erezione si ergeva libera da costrizioni, stretta nella mano del tedesco era più grande di quello che si immaginava e arrossendo arricciò le labbra continuando a fissarlo.
Dalla punta del glande fino ai ciuffi candidi dei suoi peli tutto sembra armonioso. Avvicinò l'indice della mancia al suo sesso, toccandolo e in tutta risposta a quel timido approccio Gilbert ride sommessamente, mollando la presa dalla propria erezione afferrando il polso della mano dell'inglese, guidando questa verso di essa facendogliela stringere con forza.
"Allora che dici?" Sorrise compiaciuto e allontanando la mano dal polso, la passò sul suo petto tirandogli un capezzolo per stimolarlo, anche se non vi era un gran bisogno.
Arthur toccò con l'indice la punta del sesso, costatando oltre ad essere umida gli provocava a Gilbert un lieve piacere che era salito alle labbra facendole dischiudere debolmente.
"Mi prenderesti in giro..." Borbottò continuando a toccare il glande a intervalli regolari sentendo il tedesco fremere ogni volta.
"Ti pare che potrei ridere ...in-in un momento simile?" Mentiva, l'avrebbe comunque fatto anche se in quel momento gli stessero facendo il più grande pompino della storia.
"Mi piace." Gli occhi sorrisero per lui, perché la bocca era serrata come se le imponesse di non fare a modo suo. Non sopportava più gli ammutinaggi.
In queste situazioni solitamente la diplomazia era in secondo piano, se non totalmente dimenticata ma ora Gilbert si ritrovò a scrutare l'uomo di fronte a sé con una particolare curiosità. Arthur lo notò e inclinando la testa di lato fu stranito nel vedere il tedesco alle prese con la sua coscienza, perché era con quella che stava lottando.
Ridere o non ridere, era quello il dilemma.
"Allora se ti piace così tanto potresti anche fargli un saluto."
L'inglese abbassò lo sguardo e scendendo dal tavolo si mise senza troppe difficoltà ai piedi dell'altro, in ginocchio e con un’erezione che gli toccava una guancia.
Ammirare quella scena invece di farlo ridere non fece altro che eccitare Gilbert, che cercò di trattenersi dal non afferrare la sua testa e far soffocare il suo sesso nella sua bocca.
Mentre il tedesco era troppo impegnato a controllarsi, Arthur era già alle prese con i suoi testicoli, leccandoli senza fretta come se avesse letto l'eccitazione dell'altro e volesse prendersi gioco di lui anche se piacevolmente. Ogni volta che la sua lingua toccava quella zona lo stesso inglese, anche se impegnato, avvertiva il piacere dell'altro, la pelle diventare d'oca e sentiva i muscoli delle sue gambe contrarsi.
Non ci fu un solo mugolio che le orecchie dell'inglese non avessero sentito né Gilbert si perdeva le mosse dell'amante che si facevano più audaci. La bocca saliva verso l'alto, scorrendo lungo tutta la lunghezza, stringendo tra le labbra il sesso ormai nel pieno della sua eccitazione, lentamente e con molta cura lasciando che la lingua potesse percorrere ogni centimetro della sua pelle.
Consapevolmente era stato tirato verso la sua trappola, e gradualmente ogni bacio, morso e carezza lo faceva avvicinare a lui.
Provava un irresistibile godimento.
"Nnggh--v-vedo che ti piace." Gilbert appoggio la mano sul tavolo affianco preso dagli spasmi. Se avesse sfiorato il corpo sotto il suo, quello che ora gli stava facendo provare piacere, avrebbe smesso di controllarsi. Non ne era capace soprattutto in questi frangenti, come in guerra, l'autocontrollo si assopiva facendo spazio a altri istinti.
In silenzio tra un pensiero e l'altro l'inglese arrivò a circondare con le labbra la punta dell'erezione, gli occhi socchiusi e il corpo premuto contro gambe del tedesco era uno scenario più unico che raro.
Quando comincio a scendere di nuovo con la bocca ad usare la lingua con più forza e stringere con una mano i suoi testicoli, Gilbert si abbandonò a quel piacere piegando il capo all'indietro e gemendo sommessamente tra un respiro e l'altro mentre le mani ora si stringevano nei capelli dell'inglese afferrando i ciuffi biondi senza badare alla forza.
Più continuava ad assaporare il sesso del tedesco più Arthur avrebbe voluto passare oltre. Stringere e stringerlo ma aveva l'impressione che se l'avesse lasciato fare lui gli avrebbe scavato dentro, con le unghie e con i denti, colmando parte del suo vuoto.
"Il sesso non riempie, ti svuota le palle. Solo quelle." pensava tra sé e sé prima di alzare il viso e incrociare il suo sguardo. Si ritrovò a terra, buttato sul tappeto e con le mani di Gilbert che cercavano di togliergli i pantaloni. Fu un semplice sguardo, una lieve scintilla fece scattare qualcosa che colpì il tedesco. Negli occhi si leggeva nulla tranne il desiderio.
"No-non mi hai lasciato finire.." Bofonchiò Arthur appoggiando i gomiti sul tappeto e tirando su il busto per poter vedere l'altro armeggiare con i suoi pantaloni.
"Finirai in un altro momento, ora..." Lanciò via la cintola e tiro via i pantaloni velocemente afferrandoli dal basso. "...ora ho altro in mente." Gli strinse bruscamente il sesso appena finì di parlare e lo guardò come un dottore guardava il proprio paziente, e in attesa della prognosi Arthur non fece altro che osservare in silenzio.
Le sue dita percorrevano frettolosamente la distanza tra i testicoli e il glande, arruffando i peli biondi e seguendo le vene lasciando dietro di sé una scia umida, provocata dalla saliva sui polpastrelli. Gli occhi osservarono i movimenti catturando gli istanti con il suo sguardo scarlatto.
Tirò un profondo sospiro quando sentita la sua bocca intorno al suo sesso, tutto il resto: le dita, baci e i morsi non erano nulla. Inarcò la schiena e si sdraiò completamente a terra mordendosi un labbro.
Ora guardarlo era totalmente inutile, gli bastava sentire la sua lingua avida leccare impaziente e le labbra esperte baciare e succhiare senza timore. Strinse le dita attorno ai ciuffi candidi dei suoi capelli arrivando a strappagli una manciata senza accorgersene, tirando fuori dalla bocca impegnata dell'altro dei gemiti contrariati ma non si arrabbiò, anzi aveva gradito quel gesto infatti spinse la sua bocca a ingoiare il sesso come se si volesse strozzare.
"C-Cos..così mi far-" Bisbigliò tra un gemito e l'altro alzando a fatica la testa dal pavimento, sento i muscoli del collo tiragli.
" Oh sì, " allontanò la bocca dall'erezione fradicia della saliva del tedesco e rispose con voce roca, sembrava che si divertisse come i bambini alle fiere di paese. " non vorrei bruciarmi così il resto. "
Sentì un brivido freddo lungo la schiena.
Con quel "resto" sapeva cosa intendeva, e ne aveva avuto la conferma quando sentì le dita di Gilbert accarezzagli l'ano, sfiorandolo con insolita gentilezza.
Sussultò a quelle carezze e appoggiando nuovamente i gomiti sul pavimenti e tirando il busto in avanti poté guardarlo ancora.
Non gli chiese se gli piaceva, se faceva male o se ne voleva di più continuava a toccarlo, infilando le dita dentro come se fosse incuriosito di quel che aveva tra le mani, provocando di conseguenza all'inglese un gemito strozzato, accompagnato dalla risata sommessa del tedesco.
Da come si muoveva e dai suoi sospiri intuiva l'intenzione di Gilbert di volere andare avanti, ti perlustrare quel dolce anfratto meglio, infilando le dita più affondo fino alle nocche ma in silenzio com'era entrato si fermò lasciando che le mani si prendessero cura di altro.
Ruvide ma stranamente gentili scivolavano lungo le gambe ispide fino ad arrivare alla schiena.
Fu un attimo, non se ne accorse sentì solo qualcosa di morbido ed umido penetrarlo, entrare dentro di lui allo stesso modo in cui erano entrate le dita. La lingua in silenzio iniziò un veloce e impeccabile lavoro.
" G-Gil..Gilbert-! " Ansimò l'inglese divaricando le gambe grazie alle mani dell'altro che ora gli afferravano le cosce aprendogliele. " Sm..mettila.. "
"Smetterla." Poté parlare solo dopo aver staccato la bocca dal suo nuovo divertimento e alzo il sopracciglio interdetto.
Gli sguardi di entrambi si incrociarono, le labbra si mossero mute liberando solo l'aria che avevano nei polmoni; aria calda che sapeva di vino e fumo.
Lentamente le mani del biondo, insicure e sudate si appigliarono alle spalle dell'amante stringendole per mettersi a sedere, quando arrivato nella posizione desiderata fece salire le mani verso i suoi capelli, stringendo le ciocche con leggerezza. Sorrise, come forse Gilbert aveva visto per la prima volta, allargando le labbra in una piega sottile e dolce. Arthur stringendo la presa sui suoi capelli spinse il suo capo verso il basso facendolo scontrare contro il suo sesso eretto.
Il viso del povero malcapitato sprofondò nel suo bacino, ingoiando forzatamente, facendoselo arrivare fino in gola.
"Ora continua." Sussurrò l'inglese premendo la sua testa senza lasciagli via d'uscita.
Una situazione assurda, Gilbert non si sarebbe mai voluto provare a fare pompini in questo modo, a ricevere ordini e a farsi tirare per i capelli eppure non negava che l'aveva gradito l'irruenza dell'inglese.
Strinse le labbra con forza, provocando un gemito strozzato e cominciò a muoversi lentamente aumentando la velocità man mano che sentiva il piacere dell'altro aumentare.
Si sentiva così incapace di opporsi a lui.
Che cosa strana, il suo corpo non riusciva a fermarsi.
"In questi luoghi dietro ogni sorriso si nasconde un pugnale." La sua voce, sottile e serafica giungeva alle orecchie del tedesco di sorpresa, alzando la testa e ricambiando quelle parole con un’espressione sorpresa.
Le sue labbra erano umide e macchiate del seme dell'inglese ancora caldo.
"Si può sapere che va blaterando?" Gilbert strinse tra le dita il sesso privo di forze mentre Arthur rispose con una risata sommessa.
"Macbeth."
Si sdraiò sul tappeto, mettendo le braccia dietro la nuca e rimase in silenzio. Il respiro regolare, occhi socchiusi e la testa svuotata, come le sue palle. Sentì il tedesco muoversi e buttarsi anche lui a terra, sistemandosi su un fianco e leccandogli il collo, mordendo con leggerezza la giugulare.
Non disse nulla, lo assecondò senza opporre resistenza.
Intrecciò le gambe con le sue, e sentendosi toccare un’anca si avvicinò di più mettendosi su un fianco premendosi contro di lui, nel mentre sua bocca era scesa avvertì i suoi denti scontrarsi contro le clavicole.
"William Shakespeare vero?" Sussurrò Gilbert dopo aver lasciato un lieve morso sul petto, allontanò le mani dai fianchi, scendendo verso le natiche e afferrandole con forza.
"Non sapevo lo conoscessi, non ti credevo il tipo."
"Infatti non lo sono," Diede un leggero morso alla spalla, tirando la pelle per lasciare il segno dei denti "preferisco altro. Ma quel tuo bardo é così famoso che ha raggiunto anche il mio paese."
Arthur sorrise acconsentì che dita dell'amante lo penetrassero nuovamente, provando il medesimo piacere di prima, se non maggiore. Neanche dieci minuti prima aveva avuto un orgasmo ma il suo corpo reagiva prontamente agli stimoli che il tedesco gli stava dando, inarcando la schiena e mugolando a quella forte intrusione.
I loro corpi si stavano amando in modo disinteressato, donando piacere uno con l'altro senza troppe domande. Si erano lasciati trasportare dall'odore d'entrambi mischiato a quello degli umori e del sudore, scambiando baci pregni di forza e desiderio.
Stavolta fu Arthur ad essere preso alla sprovvista, venne messo forzatamente a carponi con il viso premuto contro il pavimento, con una mossa rapida e calcolata del tedesco.
"Ti piacerà, non ne dubito." Gli leccò la schiena lasciando la scia della saliva sulla sua pelle, fino a raggiungere le sue natiche, mordendone una.
La forza che Gilbert possedeva era travolgente non aveva dubbi, sarebbe stato trascinato nelle sue spire, come un serpente avvolge la piccola preda per inghiottirla.
Fu tutto lento, quasi sofferto, come se il tedesco non volesse arrivare all'epilogo: infatti, le sue mani indugiavano dentro l'amante, facendogli si provare piacere ma non volle spingersi oltre, lo faceva gemere sommessamente come se provasse un irresistibile godimento in quelle parole strozzate. Dal canto suo l'inglese era totalmente tra le sue mani e non badava a queste particolari premure, era solo sesso, un piacere che sarebbe passato dopo che entrambi avessero concluso il tutto, senza complicazioni e sentimenti.
Si morse il labbro inferiore mentre il sesso di Gilbert si sfregava tra le sue natiche dopo aver giocato un po’ con il suo orifizio.
"Da dietro sei molto più affascinante." Ghignò il tedesco appoggiando il bacino contro il sedere dell'amante e guardandolo la sua nuca, con la sua solita faccia da schiaffi. Arthur rispose con un grugnito e con la voglia di scaraventarlo a terra facendolo smettere di giocare con il suo culo.
Malediva il momento in cui aveva implicitamente accettato il suo corpo addosso, i suoi baci e tutto il resto ma ormai era troppo tardi; appena cercò di rispondergli a tono, sentì l'altro penetrarlo con abbastanza forza da fargli lanciare un grido di dolore.
Versò qualche lacrima mentre Gilbert si lasciava andare in un gemito soddisfatto, come se non aspettasse altro.
"Q-Qu..Quando comincerà a piacermi?" Mugolò l'inglese che interrogò l'amante con voce roca.
Ci fu un attimo di pausa in cui il tedesco prese fiato, respirando lentamente come se si stesse concentrando su cosa dire e come dirlo; si inumidì le labbra con la lingua rispondendo con un’inquietante naturalezza.
"Quando ti rilasserai un po’, mi ha fatto un cazzo di male entrarti dentro. Dummkopf." Diede una leggera pacca su un fianco chinandosi in avanti, andando con entrambe le mani a stringere il petto dell'altro e spingere ancora più in profondità la propria erezione, come se fosse in cerca di altrettanto spazio. Nel mentre respirava più pesantemente lasciandosi sfuggire dei gemiti leggermente strozzati.
Arthur sentiva tutto. Il suo corpo, i suoi respiri fluivano in lui come se in quel momento fossero qualcosa di indivisibile.
Chiuse gli occhi e inspirò portandosi un po’ di ossigeno nei polmoni rilassando i glutei e il resto del corpo, sentendosi già meglio, anche se la propria erezione, umida ed eccitata, aveva la necessità di essere stimolata.
Quando sentì le spinte di Gilbert, non capì più nulla, aveva bisogno di quel corpo come l'aria.
Aprì le labbra in un gemito soffocato quando sentì il seme dell'amante riversarsi, caldo e denso, dentro di sé riempiendolo, facendogli provare una sensazione aliena, inspiegabilmente piacevole, così tanto che dentro di sé - o forse lui gridandolo e ansimando, ne voleva ancora.
Il tedesco dopo il suo orgasmo affondò il viso nell'incavo del collo dell'inglese, azzannandolo come una belva il suo nel bisogno di smorzare il piacere e zittire le grida dell'altro.
"A-Arthur."
"Uhm..."
"...."
"So cosa stai pensando: no non lo rifaremo un’altra volta, scordatelo."
"Questo lo credi tu." Sghignazzo al suo fianco Gilbert, mettendosi a sedere comodamente sul pavimento. L'inglese rimase a terra, con le braccia appoggiate dietro la nuca e una sigaretta tra le labbra.
"E pensare che prima gridavi così tanto di volerne di più." In risposta si sentì urlare contro qualche bestemmia e il mozzicone di sigaretta volagli sopra la testa.
Avrebbero dovuto entrambi lasciare quella stanza ma finirono per fumare e unirsi ancora una volta senza dire altro, implicitamente avvertivano il bisogno di dover avere quei contatti.
"Ehi, ci rivedremo."
"Forse." Mormorò Arthur che stava in piedi vicino alla porta era vestito di tutto punto, come se non fosse successo nulla. I capelli erano leggermente spettinati e un foulard copriva i svariati morsi sul collo.
"Sì, ti odio anche io mein schatz." Sorrise come al solito, anche lui un po’ spettinato ma con i vestiti in ordine; probabilmente era stato lo stesso inglese a sistemarlo tra sbuffi e rimbrotti.
Non si toccarono più. Entrambi riacquistarono le loro espressioni, le occhiate di disgusto e le labbra tese.
Arthur sorrise leggermente appena Gilbert gli voltò le spalle per prendere la sua carrozza. Non ricordava le sue spalle così grandi.
"UNA BIRRA?!" Urlò l'altro che era a neanche quattro metri di distanza, con un piede sullo scalino che portava dentro la vettura.
In risposta annui leggermente guardandolo severamente, come se gli avesse fatto un dispetto e stavolta fu lui a voltare le spalle, richiuse la porta dietro di sé sentendo lo scalpitio dei cavalli della carrozza.
"Quando vuoi." Sussurrò lentamente appoggiando la schiena contro il portone. "Quando vuoi..."
Natürlich: naturalmente.
Ficken. Sie sind manchmal zu langsam: fanculo, certe volte sei troppo lento.
Schatz: tesoro.