" We're just a fighter " - ヘタリア Axis Powers, Prussia/England

Jun 29, 2009 22:47

Titolo: We're just a fighter
Fandom: ヘタリア Axis Powers (Axis Power Hetalia)
Personaggi: Prussia, England (Gilbert Weillschmidt, Arthur Kirkland)
Genere: Generica
Beta: non betata
Rating: PG-14
Conteggio Parole: 1.464 (word)
Note: 1. Auguri yuumeichan questo é parte del tuo regalo (il resto arriverà presto), spero ti piacerà. Buon compleanno :*
2. Le vicende che si svolgono qui di seguito sono temporalmente collocate qualche anno dopo la caduta del muro di berlino.

“Non mi piaci.“
“Non mi piaci neanche tu, se per questo.“
Si guardarono negli occhi per un breve attimo, aggrottando le sopracciglia e abbassando lo sguardo come due bambini reduci da una furibonda litigata.
L’inglese si strinse le spalle e sospirò tenendo come l’ospite gli occhi rivolti verso il tavolo.
Su di esso una bottiglia e due bicchieri che chiedevano di essere riempiti, mostravano in modo sottile quanto il disaggio fosse palpabile; non avevano toccato neanche un goccio di birra.
In silenzio il tedesco sistemava con una mano la sottile frangia mentre teneva il gomito dell’altro sul tavolo.
Chiunque sarebbe entrato in quella stanza avrebbe supposto che più che un silenzio ostile era un dolce e composto mutismo d’amore.
“Non hai sete?“ Bisbigliò Arthur toccandosi un orecchio. In risposta ci fu un tono tutt’altro che contento.
“Me l’hai fatta passare…“
La Toccata e Fuga di Mozart si sprigionava dalla filodiffusione e adattandosi al contesto suonava stranamente ovattata, come se provenisse da un altro mondo.
“Almeno hai buon gusto in fatto di musica.“
“L’ho sempre avuto.“ Rispose sarcasticamente.“ Mentre tu eri via ti sei perso molte cose: I Beatles, i Queen, I Genesis e via discorrendo...“
Gilbert alzò lo sguardo basito per le sue parole.
“ Tu mi parli della ‘tua musica’ che mi sono perso… “ Si protese verso di lui alzandosi dalla sedia. Fortunatamente il tavolo era abbastanza largo e lungo per poterli separare senza troppa fatica. “…mentre ero dall’altra parte del muro, dove tu e gli altri stronzi mi avete mandato. “
Un leggero brivido percorse il collo dell’inglese.
“Non avevo alternative.“ Mormorò. Non sembrava dispiaciuto e non era neanche intenzionato ad esserlo.
Per lui tutta questa faccenda era sempre stata come l’acqua ristagnante, statica e in attesa di essere scossa da qualsiasi cosa, anche da un sasso. Ma nulla aveva risvegliato i suoi sensi di colpa in tutti questi anni. Anche la voce adirata e lo sguardo pungente del tedesco erano inutili. “Era stato tutto deciso dai nostri Boss. Io ho avuto solo l’onore di apporre una firma e prelevarti per compiere quel che era stato deciso. Però se ti senti più sollevato a darmi totalmente la colpa della tua prigionia, prego accomodati pure, non sarò io a impedirtelo, anche se l’impormi su gli altri e una cosa che mi riesce piuttosto bene.“ Si schiarì la voce per riprendere a parlare in modo disinteressato, guardando la parete di fronte a lui, a qualche centimetro sopra la testa del suo interlocutore. “Conoscendoti sono più che certo che sarebbe inutile farti accettare come reali le mie parole. “
Fu il primo a bere.
Prese con naturalezza la bottiglia e inclinando il boccale versò un po’ di birra, non aspettò che la schiuma si assottigliasse, portò alle labbra il boccale e bevve con gusto, come se non lo facesse da molto.
Schioccò le labbra inclinandole successivamente in un leggero sorriso di scherno.
“Sei un fottuto rottonculo, inglese.“ Inveì Gilbert mentre strappava dalla sua mano la bottiglia versandosi il resto del contenuto, facendo tracimare la birra dal boccale.
Compì ciò con estrema velocità, ricambiando quel sorriso con un’occhiata carica di rabbia.

Odiava dover parlare con lui. Finché rimaneva in silenzio, con lo sguardo perso nelle sue nelle sue fantasie avrebbe potuto scoparselo, e riconosceva che non era male per quel che ricordava.
Invece quando parlava e lo guardava con quella faccia da stronzo, gli faceva perdere qualsiasi voglia e pazienza.
Bevve un lungo sorso senza prendere fiato.
“C’è una sottile ironia in tutto ciò,“ Guardò le bollicine salire mentre si rivolgeva laconicamente al suo interlocutore intento a finire il suo boccale prima del tempo “a guardarti riaffiorano una miriade di ricordi.“
“Spero siano brutti.“
“Anche, ma non trovo dispiacere nel farli riaffiorare, anzi.“ Rise incrociando i suoi occhi. Non vi leggeva altro che il disprezzo affiorare sopra ogni altra cosa.
Gilbert bevve un altro sorso, stavolta senza foga centellinando ogni goccia che finiva nella sua bocca. Non staccava gli occhi da lui, più inconsciamente che per sfida.
“ Quando eravamo giovani della forza che solo in quel periodo avevamo, entrambi bramavamo potere. “ Si toccò con un dito la tempia “ Non eravamo così diversi. “
“ Non lo siamo mai stati. “ Borbottò stringendo tra le mani il boccale premendo le dita sottili contro il vetro.
Il trio dell’arciduca interruppe la toccata e fuga, che stava lentamente sfumando. Quel cambio di musica sconquassò l’atmosfera ovattata che si era creata, sprigionando nell’aria un umore diverso, coinvolgente e nuovo per entrambi.
Arthur si alzò scostando la sedia e andando a prendere da sopra una delle mensole una bottiglia scura e due bicchieri. Quando tornò a sedersi ed aver appoggiato il tutto sul tavolo, sentì le dita del tedesco tamburellare la melodia in modo distratto, sovrappensiero.
“Beethoven. “
“ Ja, Trio in si bemolle maggiore op. 97. E’ da tanto che non lo sentivo soprattutto questo pezzo. “
“ Immaginavo. “ L’inglese bevve l’ultimo sorso di birra senza aggiungere altro.
“ Tutto questo sembra fatto apposta per me. “ Si passò le dita bianche sulle labbra. “ Non è che vuoi scoparmi? Non sarebbe la prima volta… “ La sua bocca si incurvò in un sorriso sornione da cui scaturì una risata argentina.
“ So’ come funzionano queste cose con te. Non avrei di certo perso tempo con tutti questi preliminari.“ Alzò lo spesso sopracciglio mentre stappava la bottiglia.
Dall’odore era rum.
“Mi sarebbe bastato sbatterti su questo tavolo, metterti quella bottiglia in bocca e scoparti finché non saremo stati stanchi. “
“ Non lo sono mai! “ Rispose seccato, come se avesse detto qualcosa di particolarmente offensivo.
“ Ma sono dispiaciuto, questo non sarà il caso. “ Versò il liquore in entrambi i bicchieri.
Arthur strinse tra le mani il bicchiere osservando quel liquido come se vi ci leggesse qualcosa nella sua staticità.
Quando alzò lo sguardo vide un po’ sorpreso la mano del tedesco, gli stava tendendo una sigaretta.
“ Passi per questa volta. “ Bofonchiò impugnando un fiammifero acceso. L’inglese la prese e se la infilò in bocca, appoggiando il bicchiere sul tavolo e si avvicinò a lui per farsela accendere.
Quando tirò la prima boccata anche Gilbert aveva acceso la sua: in una mano teneva il bicchiere di rum e nell’altra elegantemente tra le dita stringeva la sigaretta.

“ Gilbert. “
“ Ja? “
“ Cosa ti è rimasto? “ Il bicchiere era ancora pieno, e la sigaretta era quasi finita la cenere era caduta a terra, sporcando anche i suoi stivali.
“ Le ferite, mio fratello e i ricordi. “ Bevve un sorso, lo sentì bruciare nella gola, era un dolore piacevole.
La sua sigaretta era terminata qualche attimo prima, l’aveva spenta contro il tavolo. Arthur non aveva detto nulla.
“ Certo, ora penserai che-“
“ No, non penso che sia una mammoletta. “ Non rise stavolta, tacque dopo essersi messo tra le labbra la sigaretta ed aver fatto l’ultimo tiro. Buttò il suo mozzicone a terra, schiacciando quel che rimase con il tacco dello stivale.
“ Non solo tu te la sei passato male. Il dopoguerra non è stato facile per nessuno. Non immagini come sia stato difficile dover ricostruire tutto quello che è stato buttato giù dai ‘vostri’ aerei. “
“ Io detesto quelle cose volanti, mio fratello ha dovuto obbedire ai comandi dall’alto. “ Accavallò una gamba e si versò un altro po’ di rum nel bicchiere semi vuoto.
Come successe prima, la musica lentamente scemò stavolta senza seguirne con un'altra suonata. La stanza rimane in silenzio come loro due. Stavolta si guardarono, uno bevendo e l’altro increspando i lati della bocca in un momento di lenta riflessione.
“ Non ti rimane nulla, vero? “
“ Aye. “

Quando si alzarono entrambi dalle sedie ormai tutto quel che dovevano bere l’avevano finito, lasciando solo svariati mozziconi di sigaretta e i bicchieri vuoti.
Gilbert si avvicinò all’inglese e gli diede una lieve spallata sorridendo come al suo solito.
“ Che muso lungo che hai! AHAH SU! Ci vedremo altre volte non preoccuparti, l’ho già capito ti manco di già eh?! “
“ Not really. “ Si sistemò la cravatta al collo e gli rifilò il suo solito sguardo di disapprovazione.
Il tedesco gli diede un'altra spallata ridacchiando soddisfatto, come se non avesse raccolto le parole e lo sguardo dell’altro e si diresse verso la porta.
“ Non è rimasto molto per entrambi, “ Tirò fuori un'altra sigaretta, infilandosela dietro l’orecchio e sorridendo “ quindi che dici, magari potremo fare ‘qualcosa’ assiem- ”
“ Mi mancava bere con te Gilbert. “
Sorrisero entrambi, senza proferire altro. Uno uscì dalla porta fischiettando dopo essersi messo le mani in tasca, e l’altro si sedette al posto di prima, prese tra le mani il suo bicchiere vuoto.
La musica ritornò: Beethoven, La Sinfonia 3°. L’Eroica.

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