Titolo: Make a wish
Fandom: Hey! Say! JUMP
Rating: pg-12
Genere: fluff, supernatural, AU
Pairing(s): Inoobu
Wordcount: 2202
fiumidiparolePrompt: Amare con tutto il cuore; Fantasma
Disclaimer: I fatti narrati non si basano su avvenimenti reali e sono senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono ed io non intendo in alcun modo offenderli o dare una rappresentazione vera del loro carattere.
Note: scritta per la tabella 10love di
contestmania e per la tabella Halloween di
think_fluff Introduzione: Essere coscienti del fatto che nel mondo esistano persone più sfortunate di noi, in qualche modo, ci fa vivere un po’ più positivamente, ma ogni volta che qualcuno ha un pensiero del genere, non fa altro che basare la propria felicità sulla sofferenza altrui. Di conseguenza, la felicità non esiste..
Essere coscienti del fatto che nel mondo esistano persone più sfortunate di noi, in qualche modo, ci fa vivere un po’ più positivamente, ma ogni volta che qualcuno ha un pensiero del genere, non fa altro che basare la propria felicità sulla sofferenza altrui. Se si ragiona in questo modo, la felicità non esiste.
“Inoo!” La voce dell’insegnante riecheggiò nella classe silenziosa. “E’ assente?” Chiese, senza ricevere risposta, continuando poi l’appello.
“Inoo è stato di nuovo preso?” Sussurrò uno studente infondo all’aula, cercando di non farsi sentire dal professore.
Il ragazzo al suo fianco annuì lentamente, con un’espressione triste.
Ma infondo, nessuno era davvero triste o preoccupato, semplicemente speravano di non essere coinvolti. E Kei non avrebbe coinvolto nessuno. Si sarebbe lasciato maltrattare, ogni giorno, in quel bagno, il terzo dall’entrata all’ultimo piano. Inoo Kei era uno di quelle persone così sfortunate da rendere gli altri dei della fortuna.
All’età di sette anni perse i genitori, un incidente avvenuto proprio davanti ai suoi occhi ancora troppo innocenti per osservare le disgrazie del mondo.
Dopo quel brutto momento, seguirono giorni ancora peggiori. Vari anni passati venendo maltrattato dallo zio, fino all’entrata nel liceo. Era scappato di casa, secondo lo stato a sedici anni un adolescente poteva badare a se stesso ed era proprio quella la sua intenzione. Ma fuggito alle grinfie dello zio, si ritrovò nelle mani dei ‘possessori’ della scuola, coloro che in quelle mura potevano permettersi di fare di tutto senza che una qualsiasi persona potesse replicare. Kei era stato preso di mira fin dal primo giorno. Voti alti, faccino angelico e innocente e passato disperato. Tutto ciò che serviva per farsi odiare dalla banda di bulli.
“Sai Inoo-san, giocare con te mi annoia” Constatò il capo dei bulli, osservando il corpo livido del ragazzo pallido davanti a lui.
“Non reagisci minimamente…”
“Allora lasciami in pace, Kyle” Sussurrò Kei, guardandolo con occhi stanchi.
“Ci provo, sai…. Ma quando ti vedo mi viene voglia di picchiarti…”Concluse con voce calma, spingendo il corpo del giovane contro la parete del bagno, lasciandolo poi solo.
In realtà, questa storia non narra le vicende del povero sfortunato Inoo Kei, colui che improvvisamente diventò l’affascinante principe dalla pelle bianca… Kei non era un principe, non lo è mai stato e non lo diverrà durante la storia, non subirà nessun cambiamento… beh, forse uno, incontrerà me, e l’incontro avvenne proprio quel giorno, quel momento sopra citato, quell’attimo in cui Kyle si era chiuso la porta alle spalle.
Si alzò da terra, dirigendosi al lavello per pulirsi le varie cicatrici.
“Sei messo piuttosto male…” Dissi, osservandolo dallo specchio. Lo osservavo sempre. Aveva un bel viso, sembrava gentile, nonostante le situazioni in cui lo trovavo sempre. Infatti, ogni volta che Kei veniva maltrattato, io ero presente, in quel bagno, in silenzio.
Quella fu la prima volta che provai a pronunciare qualche parola, nonostante sapessi perfettamente che non avrebbe potuto udire la mia voce… o almeno pensavo.
“Se hai qualcosa da commentare, quella è la porta.” Disse, bruscamente.
Rimasi sorpreso. Mi avvicinai a quel ragazzo più basso di me, osservando come i suoi occhi si muovessero seguendo i miei movimenti. Stava parlando davvero con me…
“Tu puoi vedermi?” Chiesi, facendogli assumere un’espressione perplessa e infastidita.
“E anche sentirmi?”
Sbuffò pesantemente, lasciando il bagno.
Le lezioni terminarono lentamente, come sempre, beh, io non le seguivo. Non ne avevo motivo, ma quel giorno dovevo sapere di più su quell’Inoo Kei.
Lo seguii, lo feci inconsciamente, ritrovandomi in un parco.
“Cosa vuoi?” Gridò, voltandosi verso la mia direzione. Mi girai per vedere se c’era qualcun altro con cui stesse parlando.
“Sto dicendo a te!” Continuò, notando il mio atteggiamento.
“Ehm… è che è strano il fatto che tu possa vedermi…” sussurrai, senza far sentire troppo le mie parole.
“Lasciami in pace…” Dichiarò, lanciandomi un’occhiata micidiale, allungando poi il passo per lasciare il parco.
Non lo ascoltai e mi trovai a seguirlo di nuovo, fino ad un negozietto in una via dove si fermò a parlare con la commessa, una donna sui quaranta, una sua amica, forse…
Mi decisi ad entrare dentro, dovevo parlare con quel ragazzo ad ogni costo.
“Ecco, è lui!” Urlò appena entrai all’interno della stanza.
“Lui chi?” Chiese dopo qualche secondo la donna, scrutando nell’ombra una qualche presenza, senza, tuttavia, trovarvi nulla.
“Lì, all’entrata, quel ragazzo!”
La signora sospirò, accarezzando il volto del più giovane. “Devi essere stanco Kei, vai a casa e riposati!” Gli disse dolcemente, accompagnandolo all’uscita.
Restò immobile ad osservarmi per qualche minuto, finché un bambino, correndo, mi colpì, passandomi attraverso.
Kei mutò la sua espressione, era spaventato, furioso e chissà cos’altro. Cominciò a correre.
“Inoo-san!” Urlai da fuori la porta del suo appartamento cercando di parlare con lui.
“Inoo!” Dissi nuovamente, ricevendo ancora il silenzio come risposta.
“Mi dispiace, ma devo parlarti…” sussurrai, passando poi dall’altra parte del muro, trovandolo vicino alla porta, più pallido del solito, come se avesse visto un
“FANTASMA!” Urlò, in preda al panico.
“Sì, a quanto pare…”
“Vai…. Vai via!” Sussurrò, sempre più spaventato.
“Fammi almeno spiegare!”
“Tu non esisti, sei frutto della mia fantasia!” Sussurrò più a se stesso che a me.
“Beh, più o meno è vero, diciamo che esistevo…”
Mi fissò, ancora con quell’espressione preoccupata sul volto, pensavo avesse urlato di nuovo, invece allungò una mano verso di me, trapassando il mio petto, ritraendo poi la mano e ripetere nuovamente il tutto.
“Che cosa strana… eppure ti vedo… ti sento parlare…”
“E’ proprio per questo che devo parlare con te!” Gli dissi, distraendolo dai propri pensieri.
“Che cosa vuoi?”
“Aiuto…”
Mi fissò ancora, questa volta più con aria curiosa che spaventata.
“Aiuto per cosa?” Continuò, girandomi intorno con aria vigile.
“Il fatto è che, probabilmente, io sono morto…”
Si fermò, dubbioso.
“Probabilmente? Non ne sei certo? Sei un fantasma…”
“Il fatto è che non me lo ricordo…”
“Eh?”
“So per certo che sono caduto da una finestra, ma non ricordo né come né perché, né se ero con qualcuno e neanche chi sono… l’unico ricordo è la caduta ed il bagno della tua scuola dove mi sono svegliato…”
“Perché nel bagno?”
“Non lo so, ma sei la prima persona che vi ho visto dentro… forse è per questo che puoi vedermi, il che significa che devi aiutarmi…” Spiegai soddisfatto.
“A fare cosa?”
“Per andare nell’aldilà devo aiutare la persona che mi ha evocato ad esaudire il desiderio che ha espresso chiamandomi…”
“Forte… e chi è?”
Un minuto di silenzio calò nella casa. “Non ne ho idea!” Dissi, sorridendo “Ho bisogno di aiuto per cercare questa persona!”
“Cosa? E perché dovrei farlo?” Chiese infastidito, togliendosi le scarpe per dirigersi in cucina.
“Perché sei l’unico a vedermi!”
“Tranquillo, domani non ti vedrò più, devo solo dormire…” Concluse, avviandosi verso la camera da letto.
Il sole riempì la stanza di Kei completamente, avvolgendolo con il suo calore.
Aprì lentamente gli occhi, era da tanto che non faceva un sonno così tranquillo. Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere, trovando davanti a lui una presenza. Restò immobile per un attimo, stropicciandosi gli occhi nuovamente.
“AAAAH! SEI ANCORA QUA?!” Gridò, sorpreso.
“Ho bisogno del tuo aiuto!” Lo dissi dieci volte quel giorno, in qualche modo stavo per rinunciare, finché non arrivò la mia occasione.
Eravamo sul tetto quando Kei venne chiamato da Kyle, in qualche modo rimasi sorpreso da come il testardo Inoo si lasciasse sottomettere così facilmente da quel bulletto da quattro soldi. Li seguii fino al bagno, ma quella volta non sarei stato a guardare. Quando Kyle stava per alzare un braccio per colpire l’altro, feci cadere le varie cose presenti, cominciai a sbattere le porte, spaventando la banda di teppisti, riuscendo in qualche modo a salvare Kei.
“Tutto bene?”
“non ti ho chiesto di farlo!”
“E’ vero, ma dato che ormai l’ho fatto, adesso mi devi un favore!” Ed il favore che gli feci, in qualche modo, fece il giro della scuola. Inoo diventò ‘colui che viene protetto dai fantasmi’ ed in qualche modo ciò impedì a qualsiasi persona di avvicinarglisi, ma questa è un’altra storia.
L’idea di Kei era quella di scavare nel mio passato, alla ricerca di una qualche persona che, conoscendomi, avrebbe potuto evocarmi, ma la cosa si rivelò più difficile del previsto dato che l’unico materiale per le ricerche che avevamo era una finestra ed il bagno della scuola.
“Proviamo a cercare ‘ragazzo caduto dalla finestra’ quanti anni hai? La mia età più o meno, no?”
“Veramente potrei avere anche mille anni, quando muori ti fermi all’età che hai….” Spiegai, ricevendo un’occhiata glaciale.
“La cosa non aiuta, sai?”
“Mi dispiace…”
Parve pensarci su un momento.
“Ti piace la pizza?” Chiese.
“Sì! Tantissimo!”
“E la Coca cola?”
“Anche!”
Sorrise, riprendendo a digitare sul portatile.
“Direi che abbiamo ristretto il campo tempo”
La ricerca continuò altre ore, fino a sera.
“Dovrei cercarmi un nome….” Constatai, odiavo il modo in cui Kei si rivolgeva a me, che solitamente corrispondeva ad un ‘hey, hey tu, fantasma…’
“Ma tu ce l’hai già un nome!” Rispose, mangiando un po’ del suo ramen istantaneo.
“E sarebbe?”
“Fantasma” Disse seriamente, riprendendo a mangiare.
“Stai scherzando, vero?”
“Perché? Ti si addice!” Continuò sorridendo.
“Spiritoso…”
Mi guardò per qualche secondo, distogliendo poi la sua attenzione verso il computer.
“kou-chan.” Disse di punto in bianco
“Eh?”
“Ti chiamerai Kou-chan, è il nome della prima persona caduta da una finestra di questo elenco e dato che non ha foto, potresti anche essere tu…”
Guardai lo schermo, sospirando subito dopo.
“Dice ‘in coma’, io sono morto!”
Guardò la scritta, sospirando.
Passammo quasi un mese alla ricerca di chi fossi ed un altro a casa dei vari familiari di alcune vittime alle quali mancava la foto.
Ed in qualche modo era arrivato Natale e noi eravamo ad un punto morto con la ricerca.
Lanciai uno sguardo alla ruota panoramica che si poteva vedere dalla stradina che portava al supermercato.
“Ho sempre sognato salirci con la persona che amo…”
Sussurrai, senza accorgermi di averlo effettivamente detto ad alta voce.
“Kou-chan, quella volta, a scuola, quando mi hai salvato, hai fatto cadere vari oggetti, come hai fatto? Cioè, tu non potresti toccarli, no?”
“Posso toccare e afferrare quello che voglio…” Spiegai, facendolo sorridere.
“Prendimi la mano” Ordinò con voce leggera.
Mi trascinò per le strade della città, arrivando all’entrata della ruota panoramica, salendo poi su una cabina.
“Non sono la persona che ami, ma almeno ho potuto esaudire una parte del tuo desiderio… Buon Natale, Kou-chan…”
Disse sorridendo. Lanciai uno sguardo al paesaggio sottostante, ma invece di rimanere meravigliato dalla neve che scendeva lenta e si poggiava sul suolo, nel mio cuore era nato un sentimento malinconico legato alle parole di Kei.
‘non sono la persona che ami’, era vero, non amavo Kei, un fantasma non può provare sentimenti, ma allora, perché provo questi strani sentimenti di tristezza, perché quello che dovrebbe essere il mio corpo si muove da solo, facendomi avvicinare alle labbra del ragazzo di fronte a me?
In qualche modo, quel bacio era giusto, era voluto, da entrambi, così come le carezze e le coccole delle ore precedenti, finché Kei non si addormentò fra le mie braccia.
Quella sera trovai la persona che mi aveva evocato e capii anche il suo desiderio. Kei si era addormentato fra le mie braccia, ma il giorno dopo, il suo risveglio sarebbe stato solitario.
Due anni dopo.
“C’è un nuovo studente trasferito, prego” Annunciò l’insegnante alla classe.
“Salve a tutti, sono Yabu Kota”
Quel nome risuonò come un’eco nella sala, arrivando alle orecchie di una persona in particolare. Sorrise pensando a quanto potesse essere strano il destino.
Alzò lo sguardo, alzandosi poi in piedi dalla sorpresa.
“Cosa?” Gridò Kei, come se avesse visto un fantasma.
“Inoo-san, un po’ di contegno!” Lo rimproverò il suo professore, facendolo rimettere seduto.
La somiglianza era incredibile, lo stesso sorriso, gli stessi occhi, eppure era reale.
Si sdraiò sul tetto durante la pausa pranzo, pensando a quella persona che credeva di aver rimosso dal suo cuore.
“Dalla tua reazione in classe deduco che ricordi…”
Sentì dire da una voce alle sue spalle. Si alzò voltandosi. “Sei tu?”
“La persona che mi aveva evocato eri tu, con il desiderio di toglierti di torno Kyle, che minacciava di far conoscere a tutta la scuola il passato con tuo zio…”
“Come-“
“Questo me lo sono fatto dire con i miei metodi…” Sorrisi.
“Ma tornando al nostro incontro, ciò che volevi era amare, ma più che altro essere amato con tutto il cuore, sbaglio?”
“E’ così sbagliato?”
“No, ma quello che non capisco è perché non me lo hai detto subito che eri tu?”
“Perché non ne ero sicuro! Tu hai detto che a chiamarti doveva essere stato qualcuno che ti conosceva, io invece non ti avevo mai visto…”
“Non ancora!” lo corressi
“Che vuoi dire?”
Mi avvicinai lentamente, abbassandomi per piantare un innocente bacio sulle sue labbra.
“Che io e te siamo destinati ad avere un lungo futuro insieme…” Conclusi, continuando poi a baciarlo, venendo fermato quasi subito.
“Come…. Come fai ad essere vivo?”
“Ero il ragazzo in coma, a quanto pare… appena mi sono risvegliato credevo fosse stato tutto un sogno, ma era così reale che ho fatto delle ricerche e ti ho trovato, così, dopo un anno di riabilitazione, eccomi qui, pronto a darti tutto l’amore che meriti”
Ed in fondo, non avevo torto, io e Kei stiamo passando un magnifico futuro insieme e la cosa rende felici entrambi, una felicità non basata sulle sofferenze altrui, ma su quei sentimenti che sono nati improvvisamente un giorno di Natale e sono cresciuti negli anni e, ne sono sicuro, continueranno a crescere ogni secondo di più, perché dopo tutto questo era il desiderio di Kei, il mio era quello di salire su una ruota panoramica insieme alla persona che amo, una ruota guidata da noi stessi, che ci spinge in alto e non importa quante volte continuerà a scendere, insieme saremo in grado di rifare il giro milioni e milioni di volte senza stancarci mai.