Titolo: Un bacio più dolce di una caramella
Fandom: Hey! Say! JUMP
Rating: PG
Genere: Fluff
Pairing(s): Yamada/Nakajima
Wordcount: 1791
fiumidiparolePrompt: Caramelle, Dolciumi,
questa immagineDisclaimer: I fatti narrati non si basano su avvenimenti reali e sono senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono ed io non intendo in alcun modo offenderli o dare una rappresentazione vera del loro carattere.
Note: Storia scritta per la tabella personale di
cameraoscura, la tabella Snack Dolci di
diecielode e la tabella Halloween di
think_fluffIntroduzione: //
Note: ...mi sono persa a metà storia D:
Ritrovarsi a diciannove anni con un ragazzino di quindici anni davanti la porta di casa alle sei di mattina è piuttosto strano.
"Ciao! Io sono Yamada Ryosuke!" Si presentò.
Lo osservai per quasi cinque minuti cercando di ricordare chi fosse e che ci faceva a quell'ora davanti la mia porta.
"Sono il figlio di Ueto Ayumi" Disse, notando la mia difficoltà nel riconoscerlo.
"Il figlio di Ueto-sensei!" Gridai felice di ricordare il discorso avuto con la mia insegnante qualche settimana fa dove mi pregava di controllare suo figlio per qualche giorno mentre lei era in viaggio d'affari. La sua famiglia viveva troppo lontano dalla scuola del figlio, quindi non aveva nessuno a cui chiedere se non il suo studente preferito.
"Posso entrare?" Mi chiese, effettivamente lo avevo fatto rimanere per quasi quindici minuti sulla porta.
"Prego!" Dissi, prendendo la sua borsa.
"Hai una casa piuttosto ordinata per essere un ragazzo..." Notò guardandosi intorno.
"Hai una ragazza?" Mi chiese, avvicinandosi alle foto sulla scrivania.
"No..." Risposi poggiando la borsa sul divano.
"Quindi sei uno sfigato!" Sorrise malignamente guardandomi negli occhi, riprendendo poi l'osservazione del mini appartamento dove vivevo.
"Dov'è la mia stanza?"
Mi ripresi dallo stupore subito dalla sua affermazione precedente "Non hai una stanza, dormirai sul divano!" Dissi, andando in cucina.
"Vuoi qualcosa da mangiare?"
"Sai cucinare?"
Mi voltai verso di lui, ce lo avevo davanti da circa venti minuti ma già cominciava a darmi sui nervi.
"Se vuoi mangiare ti cucino qualcosa, altrimenti puoi anche stare a stomaco vuoto!"
"Ti vengo a prendere da scuola alle quattro, se dovessi tardare aspettami" Dissi lasciandolo davanti all'edificio.
Si fermò per qualche secondo davanti al cancello, guardando i suoi compagni che entravano con un'espressione malinconica. Non so perché, ma in quel momento ero convinto ci fosse qualcosa che non andava.
Sospirai rumorosamente cominciando a frugare dentro la borsa.
"Per te" Dissi, porgendogli delle caramelle alla frutta. "Non essere triste, cercherò di non tardare..." Rimase per qualche secondo ad osservare la mia mano che conteneva quei dolciumi per poi alzare la testa per guardarmi negli occhi.
"Non sono triste!" Gridò infastidito "Puoi fare con calma, non ho fretta di vedere la tua faccia!!" Continuò arrogantemente "E poi per chi mi hai preso? Non sono un bambino!" disse indicando con lo sguardo le caramelle.
Guardai la mia mano per poi mettere via quei dolci, ma mentre stavo per aprire la borsa, quel ragazzino fermò la mia mano.
"il fatto che non sia un bambino non significhi che non le voglio!" Disse, afferrando le caramelle e correndo a scuola, lasciandomi perplesso davanti al cancello dell'edificio.
"Mi dispiace, ma non è rimasto nessuno, sono andati tutti via..." Mi disse un'insegnante quando andai a riprendere quel ragazzino.
"Ne è sicura? Gli avevo detto di aspettarmi..." Avevo fatto un po' di ritardo, non avrei mai pensato che se ne sarebbe andato.
Cominciai a cercare per la città, chiedendo ad ogni passante se lo avessero visto. Chiamare la mia professoressa era fuori questione, mi sarei giocato l'anno.
Stavo per perdere la speranza e dirigermi alla polizia quando notai una figura minuta piangere al buio sull'altalena del parco sotto casa mia.
"Piangi per una caramella rotta?" Chiesi, facendogli notare la mia presenza.
Si affrettò ad asciugarsi le lacrime, rimettendo quel ghigno antipatico che era costantemente stampato sul suo volto.
"Non sto piangendo, lasciami in pace!" Disse, dondolandosi verso di me per farmi togliere da davanti il suo sguardo.
Mi sedetti sull'altalena a fianco, dondolandomi lentamente mentre frugavo nella cartella universitaria.
"Tieni" Dissi, attirando la sua attenzione, facendolo fermare.
"L'altra si è rotta" Continuai, porgendogli una caramella all'arancia.
La guardò per un secondo e poi allungò una mano per afferrarla.
"Sei pieno di caramelle?" Chiese borbottando mentre apriva il dolcetto.
"Sì, caramelle, biscotti, cioccolatini e dolciumi vari!" Annunciai sorridendo, alzando il pollice della mano destra.
"Perché?"
"Perché quando ero triste mia madre mi dava sempre qualcosa di zuccheroso ed immediatamente ricominciavo a sorridere. Erano la mia carica e lo sono tutt'ora, per me e le persone tristi che mi stanno intorno." Spiegai, ricordando l'abitudine di mia madre di andare in giro con caramelle e cioccolatini di tutti i tipi.
"Sei piuttosto infantile..." disse mentre mangiava la caramella. Sorrisi riprendendo a dondolare guardando la luna.
"Quindi?" Gli chiesi dopo qualche minuto "Mi dici perché piangevi?"
Si immobilizzò ad osservarsi le mani mentre pensava a cosa dire.
"Sono le mie preferite..." Sussurrò, arrossendo.
"Cosa?"
"le caramelle alla frutta..." Continuò, ormai completamente rosso.
Cercai di trattenere una risata, riuscendoci.
"Quindi piangevi davvero per una caramella rotta!" Notai, guardandolo mordersi un labbro dall'imbarazzo.
"Potevi comprartene altre, che motivo avevi per piangere?"
"Era speciale!" Disse, facendosi scendere una lacrima imbarazzata.
"Speciale?" Chiesi, voltandomi verso di lui.
"Quella caramella, era speciale..."
"Perché?"
"Perché me l'ha regalata Yuto-nii..."
Mi svegliai con una sensazione di vuoto. Era passata una settimana da quella frase che Yamada aveva detto e per un'intera settimana non ne avevamo parlato. In realtà, per quanto abbia cercato di chiedere spiegazioni, Yamada mi allontanava, fino ad arrivare ad evitarmi, andava e tornava da solo da scuola e per quanto abbia provato a starci insieme, lui mi passava accanto, ignorandomi.
Uscii dalla mia stanza, sperando di trovare Yamada in casa, ma, come al solito, non c'era. Andai in cucina dove mi aspettava la solita colazione che mi preparava da una settimana. Nonostante avesse solo quindici anni, era un bravo cuoco.
Quel giorno non avevo lezione, quindi decisi di fare una breve passeggiata. Comprai il necessario per il pranzo e verso mezzo giorno mi diressi verso casa, o meglio, avevo intenzione di dirigermici, ma il suono di singhiozzi attirò la mia attenzione. Lanciai uno sguardo verso l'altalene, notando una figura minuta che piangeva, inizialmente pensavo fosse Yamada, ma quella figura era tropp minuta per essere quel ragazzino.
Mi avvicinai al bambino che singhiozzava a dirotto.
"Cosa c'è che non va?" Chiesi, spaventandolo appena.
Mi fissò per qualche secondo, valutando se fossi una brava o cattiva persona. Si passò la manica sugli occhi tirando su con il naso
"Ho perso la mamma..." Disse, continuando a piangere.
Quella scena era così nostalgica, come se fosse già accaduta in un lontano passato.
Mi avvicinai a quel bambino frugrando nella borsa.
"non piangere!" Gli dissi "Yuto-nii ti dà una caramella se gli fai un sorriso..." Continuai, sorprendendomi delle mie parole, quelle stesse parole che dieci anni prima dissi ad un altro bambino, quel bambino che aveva il sorriso più bello che avessi mai visto.
"Grazie Yuto-nii!" Disse il bimbo sorridendomi e subito dopo venne chiamato da una donna, probabilmente la madre.
Mi sedetti sull'altalena, ricordando di quel bambino che era il mio unico amico d'infanzia, nonostante avevamo quattro anni di differenza.
"Yuto-nii, noi staremo sempre insieme?" Chiese un bambino di appena quattro anni
"Sempre!" Risposi, sorridendo
"Quindi dobbiamo sposarci!" Affermò.
"Cosa?"
"La mamma dice che quando due persone voglioo stare insieme per sempre si devono sposare!" Annunciò soddisfatto.
"Allora ci sposeremo quando saremo grandi!" Dissi "E per sigillare la promessa ti regalo questa caramella!"
Il bambino più piccolo guardò con occhi meravigliati il dolciume che gli era stato appena offerto.
"Sembra che non hai mai visto una caramella!" Sorrisi.
"Ma questa è speciale!" Disse
"Perché?"
"perché me l'ha regalata Yuto-nii..."
Mi passai una mano sulla faccia.
"Me ne ero completamente dimenticato!" Mi dissi, dandomi uno schiaffo sulla fronte.
Guardai l'orologio che segnava un quatro all'una.
Mi precipitai in casa per posare le buste della spesa e corsi subito fuori, raggiungendo quella scuola media che in quell'occasione sembrava troppo lontana.
Oltrepassai il cancello e mi diressi verso l'edificio alla ricerca della classe di Yamada, ma prima di oltrepassare la porta delle grida attirarono la mia attenzione. Dietro un albero, un gruppo di bulli se la stava prendendo con lo sfortunato di turno.
Avevano gettato a terra tutti i libri del povero sfortunato ed in quel momento stavano buttando tutte le caramalle alla frutta che il povero studente aveva in una busta. Quel ragazzo, che seduto a terra mi dava le spalle, non reagiva, tremava, probabilmente piangeva. Aveva la camicia strappata e sporca, le braccia livide, ma invece di scappare cercava di raccogliere tutte le caramelle che gli avevano gettato a terra. Scena patetica.
"Sei un ragazzino?!" Disse uno dei ragazzi che lo stavano maltrattando.
"Il bimbo vuole le caramelle!" Continuò un altro dandogli un calcio sul viso.
"Attento a non rovinare quel bel faccino!" Disse un'altro.
Non c'era dubbio su chi fosse quel ragazzo. Fastidioso anche mentre veniva bullato, così indifeso e immobile.
Non ricordo cosa successe dopo, so solo che quando mi ripresi mi trovavo in mezzo a quei ragazzi distesi a terra sanguinanti, con la mano dolorante e Yamada che mi guardava spaventato e sollevato al tempo stesso.
Gli afferrai una mano e lo trascinai via.
"Devo andare a lezione..." Sussurrò quando mi fermai.
"Saltarle ogni tanto non ti fa male..."
Mi sedetti sull'altalena, senza volerlo mi ero precipitato al parco sotto casa.
Mi dondolai lentamente guardando il terreno mentre Yamada era fermo davanti a me, guardando a terra anche lui.
Dopo qualche minuto mi si avvicinò, prendendomi delicatamente la mano livida, fasciandola con un fazzoletto.
"Non sai neanche combattere senza farti male?" Sussurrò borbottando.
"Ah!" Esclamai quando strinse la benda sulla ferita. Sorrise. Quel sorriso che mi aveva fatto innamorare per la prima volta di qualcuno.
"Perché non mi hai detto chi eri?" Chiesi, alzando gli occhi verso i suoi che fissavano la fasciatura.
"Sei tu che non ti sei ricordato..." Mi rispose, ancora con lo sguardo basso.
"Quando mia madre ha detto che mi avrebbe lasciato a casa di un suo studente ero triste, non volevo che andava via, ma poi, quando mi disse chi fossi, ero così felice..." Spiegò, giocherellando con le mie dita.
"Appena entrato in casa pensavo avessi una ragazza perché era tutto ordinato, mentre da piccolo eri piuttosto disordinato. Quando hai detto di non averla ero così sollevato e felice..." Spiegò, facendosi scendere una lacrima "Ma tu mi avevi dimenticato..."
"Mi dispiace..." Dissi solo, abbassando lo sguardo. Allungò una mano verso di me, porgendomi delle caramelle sporche di terra, quelle che era riuscito a salvare.
"Grazie..." Mi disse sollevato, sorridendo con quel volto pieno di ferite.
Guardai la sua mano e poi alzai lo sguardo verso i suoi occhi
"Non penso che in questo caso la dolcezza di queste caramelle possa servire..." Dissi sorridendo appena.
"Servirebbe qualcosa di più dolce..."
"più dolce delle caramelle? Cos'è?" Chiese.
Afferrai la manica della giacca sgualcita e lo avvicinai lentamente a me, finché le nostre bocche non si incontrarono. Restammo uniti in quel bacio che diventò non troppo innocente per qualche minuto, finché non ci staccammo per prendere aria.
"Tu..." Dissi tra i respiri, baciandolo nuovamente.
"Quindi mi sposerai?" Chiese ridendo.
"Un giorno, se sarà possibile, volentieri..." Risposi, facendogli mettere il broncio.
Sorrisi a quella visione estremamente carina.
"Ryo, non c'è bisogno di un matrimonio..." Dissi abbracciandolo "Perché sarò comunque vicino a te... per sempre... l'ho promesso sulla caramella, giusto?"
Sorrise come risposta, allontanandosi dalla mia stretta.
"Sempre se il tuo cervello non mi rimuova un'altra volta!" Disse, dirigendosi verso casa.
"Dobbiamo fare qualcosa per il tuo carattere, è decisamente insopportabile!" Affermai, correndogli dietro.
Non so se riuscirò a mantenere la mia promessa, per sempre è un tempo così lontano, ma di una cosa sono certo, tutti quei dolciumi non danno poi così tanta felicità rispetto ai baci di Ryosuke.