Roswell - Shall we dance?

Dec 20, 2009 19:35

Questa storia è stata scritta tanto tempo fa in risposta ad un contest con tema VM18 lol

Titolo: Shall we dance?
Autore: Nico
Fandom: Roswell
Pairing: Michael/Maria
Rating: VM18
Genere: AU
Sommario: Storia di una tentazione, e di come a volte, è inutile provare a resistere, perchè non tutto ciò che piace è dannoso!


Shell we dance?

-*-*-*-

San Tommaso D'Aquino diceva che “la lussuria consiste nell'uso disordinato dell'appetito sessuale e da essa nascono molti altri mali, perché la ragione e la volontà ne vengono turbate in modo gravissimo”.

Non so dove ho letto questa citazione, e nemmeno come faccio a ricordarla così bene dal momento che la religione non è mai stata propriamente il mio forte, ma ogni volta che lo vedo camminare per i corridoi e passare con quell'andatura leggermente dondolante, ma allo stesso tempo così maledettamente trasudante erotismo mi convinco sempre di più che abbia ragione.

Michael Guerin è l'archetipo della lussuria che cammina tra noi, il dio Apollo che ogni mattina invece che prendere il suo carro infuocato, sale in macchina e viene qui solo per mandare a quel paese la mia ragione e turbare in modo gravissimo la mia volontà, come diceva il buon vecchio Tommaso.

Pochi minuti fa è passato davanti alla mia scrivania e mi ha sorriso, facendomi un cenno con la mano. So io dove me le metterei, quelle mani!

Quando mi ha superata l'ho guardato di spalle, e ho notato che le ha larghe, e la camicia bianca di lino gli cade perfettamente, fermandosi appena sopra il sedere.

Anche questa volta so dove glie le metterei le mani!

“Maria, vorrei che mi controllassi queste mappe catastali, per favore”.

Eh? Cosa? Mappe catastali? Ma non stavo per toccare il culo a Michael Guerin?

“Maria, ci sei?”

Alzo gli occhi, abbandonando la visione onirica dei suoi jeans per trovarmi faccia a faccia con Warren, il capo dello staff geometri. “Hey, Warren, perdonami. Ero sovrappensiero”.

Mi ha sorriso, facendomi l'occhietto. “Problemi di cuore? Una bella ragazza come te li provoca agli altri!”

“No, tutto bene, non preoccuparti. Mi dicevi delle mappe catastali....te le farò avere già controllate fra una mezz'ora, ok?”

“Perfetto”.

E' una piccola impresa di costruzioni questa, ci lavoro da due anni e sono felice. O per meglio dire, qualche mese fa lo ero.

Warren e Connor erano gli unici geometri..... non bastavano?

D'accordo, lavorano sodo entrambi ma a volte non sanno se la dentiera l'hanno in bocca oppure è rimasta là, dimenticata nel bicchiere sopra il comodino....ma questo cosa significa? Che è necessario assumerne un altro?

Lo so come sono i geometri! Bassi, pallidi e con gli occhiali! Alcuni hanno anche i capelli un po' unti, se proprio lo devo dire, e un esiguo numero è passabile.

Ma mai, mai nella vita ne ho visto uno come Michael Guerin.

La settimana scorsa sono entrata nel suo ufficio per consegnargli delle carte ed era girato di spalle, chino sul tavolo inclinato che usano per disegnare, con tutto il suo glorioso didietro in bella mostra, e c'è mancato davvero un pelo che lo spingessi giù e glie lo sdraiassi letteralmente sopra.

Poi però che non si vengano a lamentare che il personale non rende, dico io!

E' passato di nuovo per tornare nella sua stanza e mi ha sorriso. Ancora.

E' illegale. Ha la camicia un po' sbottonata sul davanti e sono riuscita ad intravedere un po' della sua pelle scura.......

Mio Dio, sto impazzendo! Possono rinchiudere qualcuno solo per avere partorito pensieri osceni?

La mia sta diventando una malattia vera e propria, però, non riesco più nemmeno ad insaponarmi sotto la doccia senza immaginare che siano le sue mani a farlo, e che poi la sua lingua percorra il mio corpo bevendosi ogni più piccola goccia, come se fosse un'autostrada a quattro corsie!

Ormai è diventato quasi impossibile tenere lo stesso paio di slip per tutto il giorno, e questo, anche da un punto di vista economico non è affatto positivo considerato che il mio consumo di acqua ed elettricità è aumentato a causa del superlavoro per la lavatrice e che il mio parco mutande si sta rapidamente usurando.

Michael Guerin è un'ossessione. Un'ossessione antieconomica, per giunta!

Eccolo lì, davanti alla macchinetta del caffè...berrà sei cappuccini al giorno, e si passa la lingua sulle labbra per liberarle dalla schiuma.... ogni santa volta.

A tratti ho anche pensato che lo facesse apposta, mi è sembrato di scorgerlo mentre mi guardava, ma non ne sono certa perché se davvero lo fa, è stato sempre più rapido di me nel camuffare la cosa.

Cavolo, devo controllare queste dannate mappe e riconsegnarle a Warren perché un sto sbavando su Michael non credo che mi assolverebbe da ogni colpa, anche se basta guardarlo per capire che qui la volontà non c'entra.

Ecco la spiegazione, devono essere i feromoni o come cavolo si chiamano!

Lui deve averne una bomboletta spray piena, da qualche parte, e quando passa la spruzza senza che io lo veda.

Odora di Moschino, però....adoro quel profumo!

-*-*-*-

Sono riuscita a concentrarmi per una ventina di minuti e solo Dio sa come, ho finito di controllare queste benedette carte.

Le porto a Warren che mi ringrazia calorosamente. E' sempre un piacere avere a che fare con lui, da giovane doveva essere un vero e proprio tombeur de femme, con quel suo savoire faire.....sono preoccupante! Tra francesismi e citazioni colte rischio di passare per intelligente! Questo, ovviamente, prima di ricordare che sto parlando a me stessa e che nessuno può sentire quello che dice il piccolo omino dentro al mio cervello.

Sono praticamente sulla porta, e sto per tornare alla mia scrivania quando mi chiama di nuovo.

“Maria, fammi un grosso favore, ti prego. So che fra poco hai la pausa pranzo ma

il plotter nell'ufficio di Michael si è rotto, il tecnico doveva venire ad aggiustarlo in mattinata ma non si è fatto vedere”.

Mi sono irrigidita, lo so. Ma che ci posso fare? Forse ho un numero di muscoli involontari superiore a quello degli altri esseri umani!

“Warren, non so riparare un plotter”.

Lui ride.....che cosa cretina che ho detto! Non sono mica un tecnico, solo un'impiegata, è ovvio che no so ripararlo!

“Abbiamo bisogno di stampare delle piante, e oltre quello l'unico che c'è è nella stanza delle fotocopiatrici. Credo che Michael sia là, ma non lo vedo da almeno mezz'ora. Potresti andare a controllare, e ad aiutarlo se ha dei problemi?”

“E se fossi io ad avere un problema?”, mormoro, senza nemmeno accorgermene.

“Perché? Hai un problema con Michael?”, mi domanda lui stupito, aggrottando le sopracciglia.

Che? Sta parlando con me? E' ovvio che si, siamo solo noi due in questa stanza!

“No, nessun problema....ho detto forse di avere un problema?”, dico in fretta, con il sorriso tirato a trentadue denti migliore che mi viene in questo momento.

“Allora vado....ad aiutare Michael....col plotter....nella stanza delle fotocopiatrici”, borbotto più a me stessa che a lui, mentre esco e mi dirigo verso l'ultima porta in fondo al corridoio.

-*-*-*-

La porta è socchiusa, ma dall'interno proviene un rumore strano, come se qualcosa venisse scosso con forza. Apro un po' e lo vedo chinato ai piedi della macchina infernale, mentre tenta di estrarre il cassetto della carta che si dev'essere incastrato. Ha le spalle curve, e la camicia è tirata tanto da non fare nemmeno una piega.

“Ma porca.....Vuoi uscire, stronzo di un cassetto?!”

“Ehm....”.

Si volta di scatto, devo averlo spaventato, e i miei occhi incontrano i suoi.

Non saprò mai descrivere quanto mi piacciano gli occhi castani. E non l'avrei mai detto prima di incontrare lui! Chi vuole avere gli occhi marroni? Nessuno! Sono insulsi, comuni........

Balle! Perché esistono talmente tante sfumature, un numero così grande di tonalità che si potrebbe creare un intero arcobaleno solo con il marrone!

I suoi sono come la crema di whisky. Densa, corposa, profonda e calda ma con una nota speziata. Sembra che mi avvolgano nel loro abbraccio, e diavolo se vorrei che lo facesse davvero!

“Maria.....scusa, non sapevo fossi qui, perdonami per il linguaggio”, dice, imbarazzato.

“No, non preoccuparti. Hai delle difficoltà? Posso provare ad aiutarti se vuoi”.

Muovo qualche passo e inizio a sentire il profumo...... Si può sapere come si suppone che io possa avvicinarmi a quest'uomo senza saltargli addosso?

Mi gira la testa, e per un attimo mi passa per la mete che in quella stanzetta angusta, più simile ad uno sgabuzzino che a qualsiasi altra cosa, l'ossigeno probabilmente non è molto.

Mi sposto ancora un po' verso di lui che ora si è alzato in piedi, e continua a guardarmi con quegli occhi magnetici.....dischiude le labbra e intravedo la punta umida della sua lingua, e so che mi vuole dire qualcosa, ma probabilmente l'anossia ha già ucciso una buona quantità di neuroni nel mio cervello, le sinapsi tra l'uno e l'altro non sono più un gran che e di sicuro hanno influito anche sull'udito.

Forse tutta questa storia mi sarà utile quando mi dovrò difendere da un'accusa di violenza sessuale! Non lo so, ma nelle strategie difensive l'incapacità momentanea sembra quasi sempre funzionare come capro espiatorio.

E in fondo io non sto mentendo a nessuno! Lui mi rende incapace di pensare, incapace di controllare le mie azioni.

Ecco la verità, finalmente! Tutto quello che sta succedendo è colpa sua! Non posso essere io, no di certo! Mi sarebbe capitato altre volte altrimenti, no?

E mentre sono così contenta di aver trovato la spiegazione a tutto gli sono di fronte, e le mie mani scorrono sulle sue spalle muscolose, sopra quella camicia di lino sottile che è tutta la mattina che voglio fare smaterializzare.

“Maria....che fai?”

Perché non è chiaro? Non sarà mica vergine? No, impossibile, un pezzo di pregio come lui non può essere certo rimasto vergine fino alla sua età!

“Non si vede? Voglio sentire di cosa è fatta la tua camicia”, mormoro.

Lui mi guarda, apre la bocca per parlare ma si vede che non sa cosa dire. Bèh, poco male, ho qualcosa con cui tenerlo occupato.

Continuo a tenerlo per le braccia e mi alzo in punta di piedi perché è davvero alto. Lui si abbassa un po' e in pochi attimi le mie labbra sono sulle sue, e la mia lingua si è fatta strada nella sua bocca senza troppe cerimonie.

E' stupito ma risponde al bacio.....anzi, se possibile, abbassandosi ancora un po', lo approfondisce di più, e l'umido e il calore della sua bocca carnosa che divora la mia come se avesse sete, e fame, e nulla potesse placarle tranne la mia lingua che lo accarezza, mi fanno sentire come se lo stomaco mi fosse stato risucchiato e le gambe fossero diventate di gelatina.

Sento le sue mani forti sui miei fianchi e penso che adesso le stia davvero utilizzando nella maniera migliore, che non è certo quella di avere una matita in mano tutto il giorno!

Le mie dita tentano frenetiche di slacciargli i bottoni della camicia e pian piano inizio a vedere una porzione considerevole del suo petto. Ma non è abbastanza, voglio toccarlo, sentirlo fremere e gemere sotto le mie mani.

Dio, sono mesi che sto sognando questo momento, non riesco quasi a credere a quello che sta accadendo, a come sta accadendo, perché i nostri movimenti sono quasi come una danza.

Glie l'ho slacciata completamente e lui sta facendo lo stesso con me, finché non sento l'aria più più fredda sulla pancia. Vorrei spogliarlo, ma non ci riesco, la camicia gli scende solo un po' sotto le spalle perché adesso si è piegato, e mi sta sollevando il reggiseno senza nemmeno slacciarmelo.

E' un attimo, una frazione di secondo in cui la sua bocca si chiude sul mio seno, prima aperta, e con la lingua traccia dei cerchi attorno al mio capezzolo bagnandolo e rendendolo ancora più duro. I suoi denti mordono con delicatezza l'estremità, poi finalmente si decide a coprirlo completamente e a succhiare, continuando però a stuzzicarlo con la punta della lingua.

“Aahh, Michael......”.

E' un grido strozzato quello che mi esce dalla gola, e la sensazione che la sua bocca mi sta provocando mi si trasmette direttamente in mezzo alle gambe, dove ora sento pulsare.

Lo voglio, so che lui lo sa e che sta giocando con me, e questo rende tutto ancora più dannatamente eccitante.

Si stacca dal mio seno e non c'è più dolcezza nel suo sguardo. Quella nota calda e morbida che sembra accarezzarmi ogni volta che mi guarda ha lasciato il campo libero a qualcosa di selvaggio, qualcosa di lui che non conosco ma che voglio disperatamente provare sulla mia pelle.

Sento i polpastrelli delle sue dita percorrermi la lunghezza della coscia dal basso verso l'alto, e poi mentre mi sollevano la gonna sempre di più, finché non è praticamente arrotolata attorno ai miei fianchi. Mentre le sue mani mi accarezzano, e arrivano a toccarmi l'interno coscia, sussulto quando sento che un dito si sta insinuando all'interno degli slip, e sfiora appena le mie labbra , per poi avanzare fino a scorrervi completamente in mezzo bagnandole con i miei stessi umori.

“Maria, Dio quanto sei bagnata”, mormora a denti stretti, contro il mio collo.

“Si....per te”, rispondo io, e la mia mano lo accarezza sull'evidente erezione che però è ancora nascosta dai pantaloni.

Decide di fare un ottimo uso della mano libera, e la stringe attorno alla mia natica destra, tirandomi contro di lui fino ad annullare completamente lo spazio che ci separava, ed ora il suo pube è premuto conto il mio, e le sue dita cominciano piano ad insinuarsi dentro il mio corpo e a penetrarmi, creando quella frizione iniziale che per un attimo è come una scossa che risveglia i sensi dal torpore.

“Oddio, erano mesi che desideravo farlo”, esalo, e la voce che esce è come un sibilo, perché non posso fare a meno di gettare la testa all'indietro mentre la sua bocca succhia all'altezza della mia clavicola.

“Davvero? Dovevi solo dirmelo prima, non avremmo aspettato tanto”, dice lui, e la punta della sua lingua, ora, traccia il contorno delle mie labbra come se stesse leccando un gelato.

“Mmmmh, si.......dovevo assolutamente dirtelo prima”, sussurro.

Sto letteralmente facendo le fusa, tutto quello che fa è assolutamente sublime, ma credo che sognerò la sua lingua per i prossimi anni perché è l'organo più di talento che abbia mai....provato, perché in questo momento non riesco a vedere proprio nulla.

Tengo gli occhi chiusi perché ho sentito dire che privarsi di un senso, anche solo momentaneamente, acuisce gli altri, e ti permette di percepire sensazioni che altrimenti si perderebbero, che non sarebbe possibile recuperare.

Toglie le dita da dentro il mio corpo e mi trascina vicino una delle fotocopiatrici.

La perdita del contatto mi fa riacquistare per un momento un briciolo di lucidità, e lo utilizzo per la cosa più intelligente che mi viene in mente, slacciargli i pantaloni.

Volutamente premo il palmo della mano contro la sua erezione, e le mie dita scivolano dentro l'elastico dei boxer fino a toccare la punta umida e gonfia del suo pene. Mi ripaga con la spinta contraria, dandomi la soddisfazione, questa volta, di assaporare col tatto l'effetto che sto avendo su di lui.

Lo bacio di nuovo, ferocemente, ho una tale voglia di lui che quasi lo mordo. Ho ancora il suo labbro inferiore tra i denti quando gli dico quello che voglio. Dopotutto lui è sempre stato un gentiluomo, non vorrei rischiare che mi scambi per una gentildonna e alla fine si tiri indietro! Non permetterò che lo faccia. Tutto quello che desidero è solo una cosa.

“Ti voglio Michael, voglio sentirti dentro di me, ti prego”, mormoro.

Lo sento gemere nella mia bocca, e lo vedo chiudere gli occhi, come se stesse riflettendo. Ed è a quel punto che entrambe le sue mani mi afferrano il sedere e mi solleva, mettendomi seduta sulla fotocopiatrice aperta.

Per un attimo ho un flash comico. Mi viene in mente un film che ho visto, non riesco nemmeno a ricordare il titolo, dove uno dei personaggi si divertiva un mondo a fotocopiarsi le chiappe. Ma non ho il tempo di ridere, ne di pensare che sarebbe divertente provarci.

”Aaggh!!!, Si...!!” , grido, e lo sento dentro di me. Un'unica, poderosa spinta e il suo pene è seppellito nel mio corpo, e mi colma completamente, aderendo in ogni più piccolo angolo, liscio e lubrificato dalla mia stessa eccitazione.

Scivola rapido e profondo come fosse un cuneo, e il suo bacino spinge sempre più forte scontrandosi col mio, mentre le sue mani rimangono ferme a stringermi convulsamente le cosce, cercando di allargarmele di più per entrare completamente tra le mie gambe.

Sposto il sedere ancora più sul bordo per permettergli di sprofondare in me completamente, e riesco ad aprire gli occhi solo per rimanere incantata dall'espressione di assoluta estasi che vedo dipinta sul suo viso.

Non credevo di poterlo desiderare più di quanto lo volevo stamattina, o ieri, o un mese fa, ma adesso che i nostri corpi sono uniti, e lui sta entrando dentro di me con un desiderio che non avrei mai nemmeno sognato, adesso che mi sento bruciare come se ogni centimetro della mia pelle avesse bisogno di lui, voglio con tutta me stessa ricreare quel contatto così intimo che mi fa provare qualcosa qui, all'altezza del cuore. Quel qualcosa che non è solo sesso, e non è amore......è qualcosa. E basta.

E ho bisogno di baciarlo per sentirlo davvero, per capire se anche per lui esiste questo qualcosa, oppure se è una sensazione che dovrò dimenticare una volta che tutto questo sarà finito.

Sollevo la schiena quanto posso e lo afferrò alla base del collo, cercando di attirarlo verso la mia bocca, ma in questa posizione è difficile, lui si piega e mi asseconda ma non riesce a raggiungermi.

Emetto un gemito di frustrazione, ma lui, completamente affondato dentro di me, mi guarda , sorride e mi accarezza i capelli, e mi pare davvero che sia la cosa più dolce del mondo.

I suoi occhi, ora, sono di nuovo come quelli che conoscevo. Gentili, caldi come tazze di cioccolato fumante, e stavolta, con molta più dolcezza, mi solleva e io avvolgo le gambe attorno alla sua vita, cercando di non farlo uscire da me.

C'è una sedia accanto alla fotocopiatrice, e lui si siede, mentre io, automaticamente, sciolgo la presa delle mie gambe e rimango a cavalcioni delle sue, ma con i piedi appoggiati per terra.

E finalmente le mie labbra incontrano di nuovo le sue in un bacio pieno di passione e di desiderio ancora non espresso fino in fondo, ma allo stesso tempo meno affrettato.

Di nuovo con la lingua testo la consistenza burrosa della sua bocca, e glie la passo sui denti prima di affondarla completamente, come ogni profonda spinta fa affondare il suo pene in me ancora, e ancora, mentre le sua mani si sono spostate dal mio sedere al seno, e le dita mi stuzzicano con delicatezza e rapidità i capezzoli, che adesso sono così duri da fare quasi male.

Sento la sensazione pungente e sublime dell'orgasmo che sta nascendo, e la frizione della clitoride contro di lui e sempre più intensa, sempre più carica di un'energia che non riesco più ad accumulare e che ho un dannato bisogno di fare esplodere.

“Dio Maria, non ce la faccio più”, geme lui, e la sua mascella contratta è testimone dello sforzo che sta facendo per non godere in quello stesso istante.

Aumento la velocità del mio movimento, e ora non ondeggio più dall'alto verso il basso ma avanti e indietro, e lo sento sbattere duro contro le mie pareti, mi sembra quasi di sentirlo pulsare.

Non riesco più a pensare, aiuto i miei movimenti stringendomi con forza al suo collo mentre lui, con le mani di nuovo sul mio sedere, mi guida, finché finalmente, come una liberazione che non vedevo l'ora di sentire arrivare, i miei muscoli iniziano a contrarsi, e gli spasmi dell'orgasmo più intenso che abbia mai provato nella mia breve vita mi scuotono facendomi sussultare e tremare. “Oh, Michael, si.... oddio si!”

Sono le uniche parole che riesco a pronunciare prima di crollare sfinita su di lui, ma le sue mani si chiudono come due morse sui miei fianchi, e senza lasciarmi il tempo di riavermi dalla scarica di adrenalina che ancora mi attraversa il corpo mi solleva e con un movimento netto mi abbassa di nuovo, affondando in me con colpi potenti, mentre piccoli mugolii gli escono continuamente dalle labbra. I suoi lombi spingono verso l'alto per incontrare i miei a metà strada, e finalmente lo sento irrigidirsi, e quando ormai mi aspettavo di sentire il suo seme caldo mi solleva del tutto uscendo dal mio corpo all'improvviso, venendo sulla sua pancia ed emettendo solo un profondo, prolungato aaaaahh!!

Respira affannosamente, e ha ancora le mani appoggiate sui miei fianchi quando apre gli occhi e guarda verso l'alto per incontrare i miei.

“Io...perdonami, non avevamo il profilattico e non sapevo se....”

Sto sognando o sta cercando di scusarsi? “No, è tutto ok, hai fatto bene”.

Mi scosto un po' da lui e mi rimetto di nuovo dritta anche se le gambe mi tremano alquanto. Lo vedo tirare fuori un fazzoletto dalla tasca e pulirsi. Poi si alza in piedi e si tira su i pantaloni.

Adocchio i miei slip in un angolo e me li rinfilo rapidamente, poi mi abbasso la gonna e cerco di risistemarmi alla meglio mentre con la coda dell'occhio lo vedo allacciarsi la camicia.

Non parla, e io faccio lo stesso.

Ora che tutto è finito mi sembra di non sapere cos'altro dire o fare per toglierci da questa situazione di imbarazzo. Vorrei dirgli che è stato bellissimo, e che non mi sono pentita affatto per quello che è successo. Vorrei dirgli che spero che nemmeno lui si sia pentito perché anche se ci conosciamo poco e siamo appena qualcosa di più che sconosciuti è stata la sensazione più forte che abbia mai provato in vita mia.

Ma mi sembrano parole talmente stupide....no, la verità è che ho paura che lui si metta a ridere, oppure che non lo faccia solo per gentilezza ma che in realtà pensi che sia stato tutto un grosso sbaglio, o che io sia solo una facile.

E dalla reazione che sta avendo credo proprio che le cose andrebbero così.

Ma poi si gira verso di me, e mi sembra che mi voglia dire qualcosa, che apra la bocca e che un impercettibile suono esca appena, quando la porta si apre e Liz, la mia collega con la quale dovevo andare a pranzo, sbuca.

“Maria, sei qui dentro?”

“No!”......Sono stata io ad urlarlo? Ho il sospetto di si, perché Liz entra e sposta lo sguardo da Michael a me, e poi di nuovo Michael.

“Devo andare”, borbotta lui, e senza aggiungere altro esce dalla stanza.

“Maria...tutto bene? C'è qualcosa che non va?”

Mi volto verso la fotocopiatrice per non sbottare, e affibbio un calcio al cassetto della carta che è ancora aperto. “E' questo maledetto cassetto che no va, si è incastrato!”, esclamo, e proprio mentre sto pronunciando le fatidiche parole si richiude.

Sento Liz che si avvicina e mi posa una mano sulla spalla. “A volte è con le cattive maniere che si ottiene tutto!”

Ripenso a quello che solo pochi minuti fa io e Michael stavamo facendo su quella fotocopiatrice e un brivido mi percorre la schiena mentre credo che dovrò cambiare un altro paio di slip. “Non sai quanto hai ragione, Liz..... non sai quanto”.

-*-*-*-

Non ho gustato minimamente il pranzo, oggi....d'altronde che cavolo ci sarà mai da gustare in un'insalata scondita? Al bando tutte le diete, un bel piatto di spaghetti all'amatriciana mi dovevo fare!

E da quando sono tornata al lavoro è ancora peggio. E' già la sesta volta che mi passa davanti e mi guarda con la coda dell'occhio solo per darsi un secondo dopo ad una specie di corsetta, una mini maratona che ha il solo scopo di allontanarlo da me il più possibile.

Non certo quello di tenerlo in forma, comunque, in primo luogo perché il podismo in ufficio non lascia molto margine di movimento, e in secondo luogo perché viste le prestazioni non mi pare che ne abbia bisogno.

Sono talmente concentrata nel prendere seriamente in considerazione l'idea di licenziarmi e cercarmi un lavoro altrove che quasi mi spavento quando un'ombra copre completamente la luce che dalla finestra si riflette sulla mia scrivania.

Alzo lo sguardo e mi ritrovo di nuovo a nuotare in un mare di crema di whisky.

Cerco la bottiglietta dell'acqua con la mano, senza guardare, perché non riesco a distogliere gli occhi da quelle labbra che mi fanno pensare a tutte quelle cose altamente peccaminose che ora non mi limito solo ad immaginare, ma posso anche ricordare.

Ho bisogno di bere....ma dove caspiterina è questa cavolo di bottiglia! Poi il suo braccio si allunga a prendere qualcosa che rimane al di fuori del mio campo visivo e me la porge.

“Grazie...”, balbetto io.

“Prego”, dice lui, e sembra imbarazzato almeno quanto me. Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine della sua bocca sul mio seno, e il solo ripensarci mi fa venire voglia di spazzare via tutto quello che ho sul tavolo e farmi una cavalcata sui suoi attributi. Involontariamente i miei occhi si sono fissati all'altezza del suo inguine....ho già detto che è molto alto? Non è colpa mia se fanno le scrivanie così basse, ad ogni modo!

“Ehm.....”

“Si? Cosa?”. Finalmente li alzo e incontro quel suo sorrisetto sexy che non aiuta di certo la mia concentrazione.

Penso che forse potrei aspettare ancora un po' prima di licenziarmi!

“Io volevo chiederti se....”. Inizia. Ma poi si blocca, mi strappa quasi la bottiglia dalle mani e beve un grosso sorso d'acqua. “Volevo chiederti se stasera ti va di uscire”.

“Davvero?”, esclamo io, e mi rendo conto di avere praticamente urlato perché tutte le persone nel raggio di cinque metri si sono girate verso di noi.

Mi ritiro un po' nelle spalle e ripeto la domanda con un tono di qualche ottava più basso. “Davvero?”.

Ok, lo so, è una domanda stupida....dopotutto abbiamo appena festeggiato nel retrobottega, come si suol dire, e non dovrebbe sembrarmi tanto assurdo!

Però è quello che vogliono gli uomini di solito, no? E anche molte donne a dirla tutta. Sesso senza complicazioni. Avere un appuntamento è tutta un'altra cosa.

“Bèh, pensavo che se ti va potremmo andare a cena fuori e poi....un cinema?”

Ora sono io ad essere davvero spiazzata....ma è mai possibile? Come fa un Dio del peccato a trasformarsi così rapidamente in un orsacchiotto timidone? Vorrei alzarmi, andare in ginocchio sulla scrivania, mettergli le braccia al collo e schioccargli un bacio sulle labbra per quanto mi sembra dolce in questo momento, ma non posso, parecchia gente ci sta ancora guardando e non credo che questo aiuterebbe a distogliere la loro attenzione da noi.

“Ok, mi farebbe molto piacere”, gli rispondo, e mi sento quasi emozionata, palpitante.

Lui sorride, e mi sembra più rilassato, adesso. “Perfetto. Vorrei venirti a prendere ma non so dove abiti...forse se tu potessi indicarmelo.....”

“Ma certo!”. Inizio a spiegargli la strada più breve per arrivare a casa mia. Si è piegato per vedere meglio lo stradario che gli sto mostrando, sento il suo respiro caldo che mi accarezza il collo e vorrei di nuovo le sue labbra, il suo corpo e tutto il resto, pacchetto completo.

“Allora passo verso le sette e mezza”, dice, e prima di andarsene mi rivolge di nuovo un bellissimo sorriso.

Mi rendo conto che di solito le cose non funzionano così. C'è un ordine da seguire...delle tappe da rispettare...

Ma se c'è una cosa che ho sempre adorato fare è buttare all'aria le regole e dimostrare a tutti che può andare bene anche in un altro modo...anzi, che può andare anche molto, ma molto meglio!

Mi mordo il labbro mentre lo guardo camminare.....ha proprio un sedere glorioso, non c'è che dire, ho un'irresistibile voglia di morderlo.

Appena arriverò a casa preparerò qualcosa da mangiare, perché per puro caso potrebbe anche capitare che venga meno la voglia di uscire, e non posso certo lasciare che un bel bambino come lui muoia di fame, no?

Credo di avere un poco edificante sorriso ebete stampato sulla faccia, e credo anche che ruberò lo stipendio di oggi pomeriggio, ma quello che conta è che forse è la giornata buona in cui riuscirò a realizzare anche la ricorrente fantasia della doccia.

Fine

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