TITOLO: Tempo tiranno
FANDOM: Merlin
COPPIA: Merlin\Arthur
RATING: NC17
BETA: nike158
AVVERTIMENTI: è una storia a tematiche omosessuali, se non piace non leggere.
DISCLAIMER: né Merlin né Arthur mi appartengono. Bensì sono della CBC e di chi altri ne possegga i diritti. Niente di quanto segue è scritto a scopo di lucro.
NOTE: è scritta per il terzo porn!fest di fanfic_italia (così, perchè il cut mi sta facendo impazzire >.<). Il prompt è “Tuo padre arriverà da un momento all’altro.”
“Tuo padre arriverà da un momento all’altro.” borbotta Merlin, percependo la consistenza solida del muro contro cui le sue spalle vanno ad urtare per la spinta decisa delle mani del Principe ereditario di Camelot. Principe ereditario che non si degna minimamente di prendere in considerazione l’affermazione del suo servitore, bensì si limita a slacciare la sua bandana e a passare le dita sulla zona di collo che, cadendo a terra, lascia scoperta. La sala del trono è vuota e un po’ fredda, in attesa del Re e del suo seguito che saranno lì entro pochissimi minuti per un’assemblea convocata da Uther stesso. Per questo Arthur non dovrebbe schiacciarsi contro il corpo di Merlin ne fargli scivolare addosso carezze sensuali ed esigenti, scatenando in lui reazioni poco consone all’ambiente e alla situazione.
“Arthur, ho detto che tuo padre sta per arrivare…” insiste Merlin, ma è già meno convinto e risoluto di poco prima.
“Mio padre dovrebbe imparare ad arrivare all’orario stabilito, dato che è lui a stabilirlo e pretende che gli altri non ritardino di un minuto.” lo interrompe Arthur “E, comunque, vuoi davvero parlare di mio padre adesso?”
Merlin sbuffa e alza gli occhi al cielo, domandandosi come faccia Arthur ad essere così irritante anche in una circostanza simile. Però, viene riscosso dai suoi pensieri molto presto. Il giovane Pendragon sembra quasi intenzionato a farlo diventare un tutt’uno con la parete di pietra per come si sta premendo su di lui. Merlin porta le mani sotto la sua onnipresente giacca rossa e si gode il contatto con i muscoli dell’addome, modellati da ore di allenamenti e combattimenti.
Arthur muove le dita alla ricerca della striscia di pelle calda appena al di sotto dell’orlo della maglietta dell’altro, veloce e diretto, fino a che non giunge al bordo dei pantaloni e lo scavalca. Il suo modo di fare potrebbe sembrare sbrigativo, quasi brusco, ma Merlin legge chiaramente cosa si nasconde dietro i suoi gesti. E’ bravo in questo, perché Arthur è pur sempre un asino testardo e si farebbe scuoiare vivo prima di esprimere apertamente una sua emozione. Perciò, Merlin vede il bisogno e la voglia trattenuta per troppo tempo; il desiderio accumulatosi nelle ultime due settimane, che Arthur ha passato lontano per dare la caccia a non sa quale banditi o per combattere non sa quale piccolo vassallo che ha deciso di muovere contro il Regno (seriamente, Camelot sembra attrarre malintenzionati e sciagure di vario genere con un’assiduità che ha del ridicolo), e sente una stretta improvvisa intorno alla sua erezione che lo fa sussultare. Si morde un labbro e trattiene il respiro mentre Arthur comincia a far scorrere la mano su e giù, nel poco spazio tra i loro corpi, percorrendo tutta la lunghezza e strusciando il proprio bacino contro il suo. Quando Merlin è sicuro di poter tornare a respirare senza che gli esplodano i polmoni, lascia andare il labbro e decide che è proprio il caso di ricambiare quanto sta ricevendo (d’altronde, Merlin sa essere davvero un buon servitore quando vuole).
Incontra subito il rigonfiamento che spicca dalla stoffa dei pantaloni di Arthur e gli basta sfiorarlo perché il Principe gema e si tenda verso il suo tocco, facendogli capire che va bene così, che non serve altro, che deve solamente continuare a farsi sentire in quel modo perché, anche con i vestiti di mezzo, le sue carezze sono sufficienti a mandarlo fuori di testa.
Arthur aumenta il ritmo con cui sta massaggiando l’erezione di Merlin, rendendolo sempre più concitato -e il cambiamento si riflette immediatamente sull’altro perché sono, seriamente, due facce della stessa medaglia (soprattutto in quei momenti) - fino a che tutto quello non diventa troppo per entrambi. Merlin viene con un tremito che lo scuote dalla testa ai piedi, nascondendo il volto contro l’incavo della spalla del Principe e serrando forte le palpebre sino a quando non è certo che la luce dorata che gli illumina le iridi non sia scomparsa. Arthur lo imita di li a poco mentre si lascia sfuggire una specie di grugnito profondo e soddisfatto. Accarezza fugacemente la spalla di Merlin e si stacca da lui, aiutandolo a rimettersi per bene in piedi. Merlin resta appoggiato al muro, ancora ansante, e osserva Arthur inarcare un sopracciglio e lanciargli un’occhiata in tralice.
“Dovresti darti una sistemata, Merlin.” gli dice “Mio padre arriverà da un momento all’altro.”, conclude col viso arrossato e la sua solita faccia da schiaffi.
Merlin spalanca gli occhi e boccheggia un paio di volte. Non riesce a credere alle sue orecchie. Sta per ribattere qualcosa, quando Arthur si china, raccoglie la sua bandana dal pavimento e la utilizza per ripulirsi le mani.
Merlin socchiude le palpebre e pensa che Arthur deve ringraziare con ogni fibra del suo essere la storia del destino, delle due faccia della stessa medaglia e il resto perché, a costo di lasciare Camelot senza erede al trono e dover rinunciare ad altri “bentornati” come quello, Merlin potrebbe incenerirlo sul posto. In quel preciso istante.