Fandom: Gotham
Personaggi/Pairing(s): teen!Bruce Wayne/Selina Kyle
Challenge/Prompt: scritta per il p0rnfest #8 con il prompt "Bruce Wayne/Selina Kyle, frottage".
Warnings: lime, dry humping, corny fluff adolescenziale, future!fic?, underage (ma, ehi, i BatCat qui sono “on the clock e quindi legit” - Fae dixit)
Note: Non scrivo da secoli, sono arrugginita da morire e la fic è abbastanza insignificante, pochissimo p0rn e a rating ridicolo. Chiedo scusa in anticipo.
Credits: il titolo è preso da una canzone di Matt White, anche se in origine volevo intitolarla "Jizz in my pants" o, come mi è stato più elegantemente suggerito, "Ejaculate in my bottoms" lol
"Ehi, B. Come te la passi?”
“Cat... sei tu?”
Sorpreso e meravigliato, Bruce Wayne abbandona i ritagli di giornale e gli appunti sulla scrivania in disordine, scattando in piedi.
Sono passati alcuni mesi dall'ultima volta che Selina Kyle si è intrufolata dalla finestra del suo balcone, ma sembrano invece trascorsi anni.
È cambiata, o forse è lui a guardarla con occhi diversi.
È strano, non sa bene come dovrebbe salutarla.
Fa qualche passo in avanti, insicuro, e si interrompe a metà strada tra il gesto di sfiorarle una spalla e quello di abbracciarla.
Finisce per darle un colpetto privo di senso su un gomito.
“E questo cos'era?” chiede Selina, inarcando le sopracciglia.
“Una specie di saluto, credo.” borbotta lui, grattandosi la nuca.
Improvvisamente le proprie mani gli sembrano qualcosa di ingombrante e superfluo, così le affonda nelle tasche per essere sicuro che non diventino motivo di ulteriore disagio.
“Una specie di saluto, credo.” gli fa il verso Selina, modulando il tono per abbassarlo di un paio di ottave.
“Ti è cambiata la voce. E sei più alto.” nota divertita, arruffandogli i capelli con un buffetto dispettoso.
“Grazie..?” dice Bruce, sentendosi irrimediabilmente stupido.
Si sente in dovere di ricambiare con un complimento che non sa bene come mettere in parole - non sa nemmeno se sia appropriato farlo -, mentre nella testa gli riecheggia una voce burbera dal marcato accento inglese (“Siate un gentiluomo, signorino Bruce.”)
“È tanto che non ci vediamo, e tu, sai...”
Selina non fa granché caso alle sue parole: gli gira attorno un altro po', incuriosita e impertinente; Bruce esita, studiandola a sua volta di sottecchi.
Nonostante abbia i capelli più selvaggi che mai e il solito abbigliamento da maschiaccio, Cat ha un aspetto molto più sano e curato del solito.
Nei suoi passi silenziosi c'è un'eleganza che prima non aveva o che più semplicemente deve avere acquisito insieme con le nuove curve che si notano da sotto il giubbotto di pelle e i leggins attillati.
Il suo corpo si sta liberando dalle spigolosità dell'adolescenza, lasciando il posto a una figura più adulta, bella in un modo per cui Bruce non può fare a meno di sentirsi istintivamente inferiore, affascinato e intimidito a un tempo.
All'improvviso ricorda i primi allenamenti, i giochi e le sfide di due ragazzini senza genitori che Gotham aveva obbligato a crescere in fretta.
Ricorda i pericoli scampati insieme a Selina, correndo tra i vicoli e sui tetti della città, con i polmoni che minacciavano di uscirgli dalla gola.
Ricorda il primo bacio che Cat gli ha rubato una volta, prima di scomparire.
Ricorda che ce ne sono stati un secondo e un terzo, altrettanto rapidi, giocosi ed improvvisi, così tanto che Bruce pensa di averli immaginati.
Ricorda soprattutto un paio di sogni recenti, che lo hanno fatto svegliare in piena notte, agitato, confuso e stranamente deluso.
Arrossisce.
“Ti sono mancata?” suggerisce Selina. Non suona affatto come una domanda. Il brillio nel suo sguardo furbo fa intuire chiaramente che ha indovinato i pensieri di Bruce - forse perfino quelli che avrebbe preferito tenere ben nascosti.
“Io... Tu... bè, sì.”
Senza preavviso, Cat si sporge in quello che sembra un abbraccio di slancio, e che in un battito di ciglia si trasforma in una presa schiacciaossa.
Bruce non ha tempo di contrattaccare che una seconda tecnica di arti marziali, brusca e precisa, gli fa perdere l'equilibrio, ribaltandolo schiena a terra, incatenato nella presa di Selina.
“Ti sei proprio rammollito, ragazzino.” sentenzia lei in un sussurro.
“Hai bisogno di più allenamento, se ancora riesco ad atterrarti così facilmente.”
Dolorante e stordito, Bruce fa un paio di inutili tentativi di liberarsi: la posizione e il peso di Cat - indubbiamente più abile di lui, nella lotta corpo a corpo -, fanno pressione sui punti giusti, ma c'è dell'altro.
Forza fisica e lucidità - per quanto possa affinarle - si riducono di parecchio quando c'è lei di mezzo.
Averla su di sé, con pochi centimetri che separano i loro respiri, gli sta infondendo una debolezza ormai famigliare, languida, densa come miele e altrettanto dolce.
“Questo è giocare sporco.” protesta con scarsa convinzione.
“Lo sai che a Gotham non esistono regole, no? Dovresti averlo imparato ormai.” ribatte Cat, tagliente.
Lo sta osservando con uno sguardo che somiglia a fuoco gelido, tanto che per un attimo Bruce ha l'assurdo timore che lei voglia... colpirlo?
No, è qualcosa di diverso, più sottile e controllato - non per questo meno minaccioso.
Deglutisce a vuoto, la gola arida e palpitante, i muscoli tesi in anticipazione di non sa nemmeno bene lui cosa.
“Non devi mai, mai abbassare la guardia, ragazzino. Neanche con me.”
D'istinto Bruce inarca la schiena e si dà la spinta verso l'alto, tentando di ribaltare le posizioni, e non appena il suo bacino entra in contatto con quello di Cat, un fiotto caldo e pulsante si fa strada sul basso ventre del ragazzo.
Frammenti di ricordi e immagini di sogni si stagliano a raffica oltre il suo sguardo, e allora Bruce capisce.
Capisce di aver perso - su qualunque fronte - ancor prima di cominciare.
Non ha la possibilità di elaborare quella rivelazione annebbiata che Selina si china facendo oscillare le anche, strofinandosi su di lui in maniera all'apparenza casuale e a quel punto Bruce le si arrende completamente, emettendo un sospiro sconfitto e molto poco dignitoso.
Vorrebbe chiederle cosa stanno facendo anche se sarebbe una domanda parecchio idiota, dato che la risposta ormai è ovvia: sebbene non abbia alcuna esperienza pratica, non è un ingenuo al riguardo - Alfred poi gli ha già fatto il famoso discorsetto, grazie tante - è solo che teme di fare un passo falso, una mossa sbagliata, e comunque ancora non ha idea di dove, come e perché si sia smarrita l'innocenza di quello che era cominciato come l'ennesima schermaglia.
L'amicizia con Cat, per quanto atipica e complicata, si basa sull'empatia e sul rispetto reciproco, Bruce lo sa anche se non ne hanno mai parlato, non a voce per lo meno.
Per questo non vuole correre il rischio di fraintendere, di rovinare ciò che hanno, o peggio ancora fare qualcosa che lei non voglia.
“Ca-... Selina.”
Selina non lo corregge, come invece fa di solito quando la chiamano per nome. Le pupille dilatate e scure, le guance in fiamme, abbozza un ghigno che non promette nulla di buono, ma che tradisce anche una specie di segreta tenerezza - surreale, considerata la situazione.
Ripete il movimento di prima con più decisione e consapevolezza, rendendo complicato a Bruce articolare parole di senso compiuto.
“Posso... posso baciarti?”
La risposta di Selina è uno sbuffo spazientito e divertito insieme - un suono che si spegne immediatamente quando le labbra di Bruce accarezzano le sue, dapprima timorose, poi piano piano più audaci, con lingua e denti che si sfiorano.
È già successo, ma mai così. Mai con Bruce a prendere l'iniziativa, e mai con Selina ad approfondire il contatto, a cercare la sua bocca ancora e ancora.
Bruce non riesce a capire, ma gli sembra che ci sarebbe bisogno di più tempo, di più tutto per trattenere il sapore e il profumo di Selina - quasi che lei sia sempre la stessa eppure diversa ad ogni bacio, da imparare a conoscere da capo ogni volta. E quando sono costretti ad allontanarsi per riprendere fiato, il cuore manca un battito, come per la paura folle che la ragazza lo abbandoni lì con una risata delle sue, sparendo di nuovo nella notte come è abituata a fare.
Distratto da quei pensieri, realizza con qualche istante di ritardo che Selina ha allentato la presa, lasciandolo libero di accarezzarle i fianchi e la schiena da sotto la felpa.
Le loro gambe si intrecciano e si strofinano a cercare una posizione più comoda che permetta maggior frizione, che dia sollievo dove ne hanno bisogno.
Selina artiglia e strattona il maglione di Bruce per sollevarlo, scoprendogli il torace, e lui, spronato da quella foga, trova il coraggio per toccarle i piccoli seni, compiaciuto nel sentirla emettere un gemito simile ad un miagolio.
All'inizio sono entrambi impacciati, incerti, frenati dall'inesperienza, ma dopo qualche attimo cominciano ad entrare in sintonia, a funzionare davvero, concedendosi carezze più decise ed esplicite - le dita che esplorano ogni lembo di pelle nuda che riescono a raggiungere oltre la barriera dei vestiti, i baci che si spostano sul mento, sul collo, tra i capelli e dietro le orecchie, facendosi di secondo in secondo più impazienti, umidi e affamati.
Cat fa scorrere le mani basso, ad armeggiare con la zip dei pantaloni di Bruce, poi, con una lentezza calcolata e deliberatamente insopportabile, comincia a massaggiare la sua erezione da sopra la stoffa, indugiando appena quando lo sente mugolare di piacere.
Si ferma. Riprende aumentando il ritmo. Sorride e si morde il labbro. Rallenta ancora.
È già troppo per la poca resistenza del ragazzo: il suo addome si contrae in uno spasmo, un'ondata di eccitazione lo travolge e tutto si consuma e sbiadisce in un paio di secondi - provocando un casino appiccicoso e infinitamente imbarazzante che bagna il cotone degli slip e il denim dei jeans.
Bruce boccheggia incredulo, indeciso se infuriarsi con se stesso o morire di vergogna.
Serra le palpebre, si copre la faccia con entrambi i palmi, desidera scomparire risucchiato nel pavimento, ma per lui non c'è scampo: il commento di Selina arriva puntuale e spietato, inframmezzato da una risata roca e senza controllo.
“Hai davvero bisogno di più allenamento.”
Qualche secondo dopo, il desiderio di scomparire inghiottito dalla terra non si è ancora avverato, così Bruce si alza - abbattuto, imbronciato e sconfitto senza onore. Ora Selina se ne andrà con un ricordo patetico di lui, e chissà quando ritornerà. Se mai lo farà.
“Senti Bruce, so di non essere una bella persona, che forse non mi crederai e via dicendo.” comincia Selina, con un'alzata di spalle.
“Però prima è stato... carino. E a parte questo,” inspira, alzando gli occhi al cielo come se la cosa la irritasse nel profondo.
“Mi sei mancato anche tu.” ammette alla fine, sincera.
Gli si avvicina con un sorriso e lo avvolge in un abbraccio vero - uno dei più belli e caldi che gli abbia mai regalato. Deve alzarsi appena sulla punta dei piedi per farlo come si deve, e per qualche motivo la cosa costringe Bruce a sorridere, nonostante tutto.
È il miglior premio di consolazione in cui potesse sperare.