[Fanfiction] Lontano, come piombo sul fondo del mare.

Oct 28, 2012 22:08


Autore: nakashima
Fandom: supernatural
Pairing: Destiel

Rating: pg-13
Parte: 1/1Personaggi: Dean Winchester, Castiel, Sam Winchester (citato), Bobby (citato)
Contesto: sesta stagione
Genere: angst, malinconico, introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: slash
Parole: 2013
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, quanto descritto è frutto della mia fantasia e non ci guadagno assolutamente niente.
Sequel di Piombo che cola a picco.


Lontano, come piombo sul fondo del mare.

Provi in qualche modo a liberare la mente, ma non ci riesci. Non ce la fai, perché tutto sta andando a puttane e questo non è proprio il momento di chiuderti in te stesso e lasciare che il tempo faccia il suo corso. Ti senti più che distrutto, ti senti solo come quando l'ultima volta sei caduto su quel fondo marino e non sei più riuscito a rialzarti. E ti sembra di sprofondare ancora di più, come se quei fondali si fossero aperti sotto di te facendoti precipitare in un oblio ancor più profondo, verso un oscuro labirinto di nulla in cui non riesci più a vedere niente, in cui la speranza e la fede sembrano ricordi così lontani da te, da apparire come figure mitologiche. Non senti niente, tutto ti manca, tutto ti ha lasciato, ti hanno abbandonato come un cane su di un'autostrada inagibile, dove nessuna anima viva passa a prenderti, magari impietosita dalla tua tristezza. Nessuno la percepisce, nessuno sta ascoltando le tue urla, Dean. Sei solo, e la cosa che fa più male è la consapevolezza di esserlo. Allora non fai altro che andare avanti come un automa, cercando di rintanarti nei ricordi quando tutto si fa duro, quando tutto il creato sembra cospirare contro di te. Ripensi alla tua prima ed ultima notte con l'unico essere dal quale tu abbia mai percepito davvero amore, e a cui tu abbia dato tutti i sentimenti che vivevano dentro si te. Ma poi se ne è andato, senza pensare a ciò che gli avevi donato con fatica, perché tu non dispensi amore o fiducia con facilità, ma a lui hai dato tutto te stesso, anima e corpo, ossa e carne, essenza e ragione; a lui hai regalato tutta la vita che suo Padre ti aveva donato, e lui non ha saputo che farsene, ha continuato comunque a fare di testa sua nonostante le tue suppliche. E ti sei persino sentito ridicolo, come una femminuccia innamorata quando lo hai guardato come se fosse stato l'unica cosa importante della tua vita. Ma lui ti ha ignorato. E tu ti sei sentito offeso, tradito, adirato. Hai persino pensato che sarebbe stato meglio se lui non ti avesse mai liberato dall'Inferno, così nulla sarebbe accaduto, né l'Apocalisse, né la venuta di quella puttana di Eve, né l'apertura delle porte del Purgatorio. E lui non sarebbe morto; già, perché il dolore maggiore non lo provi per tutta la merda che ti ha costretto ad affrontare, tu il dolore lo senti per averlo perso. E non sai se sentirti più coglione di lui nel farti trasportare così tanto dai sentimenti, o sentirti semplicemente un oggetto usato e usato più volte, tanto da farti sentire consumato dentro. Perché lui ti ha prosciugato di tutta la tua anima, gliel'hai data poco alla volta quasi senza accorgertene, e alla fine gli hai ceduto tutto su quel dannato divano nel salotto di Bobby, prima di rivederlo l'indomani nelle vesti di Dio. Un Dio stupido, povero, senza nessuna idea di che cosa fare, ha giocato con il fuoco e si è scottato, e la verità non è che ti senti colpevole per avergli fatto scoprire quel fuoco, ma ti senti colpevole pernon avergli insegnato a giocarci correttamente. Lo hai lordato con la tua umanità, patetica, priva di significati. E ad averci rimesso le penne è stato lui. E poi Bobby, ed ora tuo fratello rinchiuso in un manicomio perché non può più riconoscere la realtà dall'illusione. E mentre ti dirigi in casa di questo buon samaritano che si dice possa curare la gente, non puoi non sapere dentro te che sono solo illusioni, la terra sotto di te si è sbriciolata, così come tutti i muri del castello in cui scioccamente avevi creduto di poterti barricare. Ma sai cosa? Lo hai capito troppo tardi che la famiglia fa male. Nonostante il tuo secondo padre te lo avesse già detto una volta, non hai voluto dargli ascolto, dando tutto te stesso per quella bizzarra famiglia che così stupidamente avevi creduto di poter creare. Ma loro non erano famiglia, Dean. Tuo fratello lo era, lo è, lo è sempre stato, e tu hai permesso che gli fosse fatto del male per lasciare aperto uno spiraglio per qualcuno che non ti ha capito, che non poteva capirti povero idiota, perché non era umano, non provava emozioni. Ti sei aggrappato a quel suo ti amo come fosse l'ossigeno che ti fluttuava nei polmoni, come fosse la benzina che alimentava le fiamme della tua vita, l'unica cosa pura e vera dell'esistenza di cui ancora non capisci il significato. Ma ti sbagliavi, erano solo parole, solo imitazioni di quello che gli avevi detto tu, di quello che dicevano gli umani. Un patetico modo per farti stare buono, per accontentarti. E tu ti sei accontentato, non hai dato il massimo per metterlo fuori gioco, per impedirgli di compiere la più grande stronzata della sua millenaria esistenza, ed ora lui ti ha tolto ogni cosa, come una balia cattiva che ti ha privato di tutti i tuoi giocattoli. Lui ha goduto, povero stupido cacciatore, lui ha goduto nel manovrarti come un giocattolo, come una marionetta. Ha pensato di poter essere Dio, e vedi cosa ti ha fatto. Lui è stato davvero Dio, per te, perché ti ha creato e distrutto come più gli aggradava. E ora cosa fai? Bevi, scopi -oh no, hai smesso dopo aver avuto una figlia con un mostro- e ti rintani in ciò che è stato. E hai permesso che tuo fratello finisse in uno squallido posto, non riuscendo più nemmeno a riconoscerti, come se non fossi mai stato niente. Hai permesso ogni singola sventura abbattutasi su di te, su di lui, su Bobby e sull'intero genere umano. Hai permesso al dolore di farsi una breccia nei vostri scudi, di penetrare come un rivoletto d'acqua dispettoso nelle insenature delle vostre debolezze, e alla fine la breccia è diventata un buco e poi un cratere, e poi ha inondato completamente le vostre vite, grazie al tuo stupido angelo. Stupido, come te che ancora lo ami, di cui ancora senti la mancanza.
Neppure ti accorgi di essere arrivato alla parrocchia in cui questo misterioso curatore, si dice, possa fare veri e propri miracoli. Entri, ma già sai di non poterti aspettare niente, perché ogni volta che ti aspetti qualcosa, Dean, tutto va a puttane. Tutto finisce male. Perché sei maledetto, Winchester. Ecco perché sei finito all'Inferno, quello di liberarti è stato solo un errore; sebbene tu non voglia ammetterlo, sai di essere stato tirato fuori solo per fare in modo che tutto il mondo patisse piaghe peggiori che il wendigo della settimana o il vampiro del ventunesimo secolo, e tu ti sei fatto portare via come una principessina stupida, dalla sua torre.
«Mi scusi, sa dove posso trovare Reed?»
Un vecchio ti dà delle indicazioni, ed entri in una sala, sei vestito come al solito da agente federale, troppa la gente che vorrebbe incontrare quest'uomo, ormai considerato un messia; non puoi non trovare bizzarro il fatto che questo ti ricordi maledettamente un avvenimento già accaduto in passato, quando eri prossimo alla morte e Sam aveva cercato il famoso guaritore per farti curare, e tu non ci avevi creduto. Ma alla fine proprio grazie alla magia nera, hai potuto vivere altri due anni, prima della tua discesa agli inferi. Quante volte hai scampato la morte, Dean? Quante volte sei stato sul punto di spegnerti e poi non l'hai fatto? E l'ultima volta che sei morto ti hanno riportato alla vita. Quante volte vuoi ancora scappare? Magari presto morirai, e potrai incontrarlo all'Inferno se gli angeli ribelli finiscono lì. Magari potrai torturare di nuovo, e non ti dispiacerà torturarlo, vero? Non ti dispiacerà guardare in quegli occhi così puri, belli, così vitali per te e percepire il dolore che il tuo angelo sta provando, godere del suo dolore, e farti pregare perché tu smetta. Non è la prima volta che vedresti una preghiera rivolta a te, le immagini sulla vostra ultima notte insieme prendono vita nella tua testa, e prima che tu possa scacciarle si insediano prepotenti dietro i tuoi bulbi oculari e rivedi l'essenza di quegli occhi che ami più di tutto, che sembrano pozzi d'acqua, i tuoi personali pozzi nell'arido deserto della tua vita, vedi il suo corpo sodo strusciarsi con esigenza sotto di te, senti di nuovo i suoi sospiri e il tuo nome tra le sue labbra che non ti è mai sembrato più bello, e percepisci ancora la forza delle sue gambe intorno ai tuoi fianchi. E il peso al cuore aumenta di nuovo, ti senti di nuovo solo, abbandonato, lasciato in panne in quell'autostrada nel bel mezzo del nulla, dove ancora non passa anima viva.
«Cosa posso fare per lei?» ti richiama una voce e sobbalzi, l'uomo che aspettavi ha una voce così familiare che ti fa rizzare i peli sulla nuca. Ti volti e tutto ciò che riesci a vedere sono i due enormi occhi dannatamente blu come il mare in tempesta, che ti guardano con preoccupazione, visto il distintivo che hai mostrato all'entrata. Ma tu non senti più niente, perché, ricordi il cuore che sembrava essere scomparso dal tuo petto? Si è svegliato, Dean. Si è ridestato e sta pulsando come se volesse schizzarti via dal petto e scomparire oltre la finestra, senti il formicolio in tutto il corpo, nelle dita delle mani, nelle gambe, nello stomaco; qualcosa ti sta prendendo a pugni dall'interno e dannazione non riesci a spostare lo sguardo da quel volto, da quella barba incolta, da quelle labbra dio-solo-sa-come così perfette, e la lucentezza in quegli occhi, tu lo sai, lo stai sentendo, è lui! Te lo sta urlando da dentro come se fosse intrappolato in qualche gabbia, e tu lo senti in ogni parte di te perché voi siete parte di un unico tutto. Senti che l'aria ti sta letteralmente mancando nei polmoni, e tutto ciò che riesci a pensare è grazie Signore perché ce l'hai davanti, e ora come ora non te ne frega proprio niente se sia un sogno, la realtà, un'illusione o magari un trucco del cazzo creato da qualche essere sovrannaturale. Tutto ciò che puoi fare è violentare la tua volontà per farti camminare, e una volta mosso un passo non puoi fermarti sembri nato per fare quel tratto; ti sorprendi a pensare a quanto ogni minuto con Cas, sembra sempre essere il momento giusto, quello per cui sei stato creato da Dio. E cammini, ti avvicini, lo vedi sobbalzare ma non te ne importa di sembrare uno psicopatico, al diavolo la ragione, al diavolo i sentimenti, la rabbia, il dolore e i ricordi. Al diavolo tutto quanto il mondo, l'universo, il creato e chissà che altro diavolo ci sia dietro. Tutto quello che ti importa è portare le tue braccia a circondare quelle spalle e stringere quell'uomo dal corpo così spigoloso e perfetto, contro di te. Ti importa solo di tuffare il naso nei suoi capelli scompigliati e di sentire il suo cuore battere sul tuo petto, ti importa solo di sentirti di nuovo completo, di sentire che diavolo sì qualsiasi cosa quel momento sia, la vuoi vivere fino in fondo. Non ci pensi più al dolore e al rancore che ti stavano mangiando vivo. Rimandi tutto a dopo, a domani, perché quell'uomo contro di te non si muove, e tu stai ringraziando di nuovo Dio, per averlo reso così confuso riguardo i comportamenti umani. E ti senti ancora un bambino, di nuovo, come sempre quando sei con Castiel, e in quell'abbraccio tutta la nostalgia si dissolve e vorresti piangere, ma non lo fai, e non perché sia troppo virile per qualcosa del genere, ma perché non vuoi che ti si appannino gli occhi, non vuoi sentirti confuso, vuoi solo vivere quell'istante con la massima lucidità. Tornerai nelle tue barriere più tardi, ora concediti di affidarti di nuovo alla sensazione che il suo corpo ti sta trasmettendo. Spegni il cervello, e l'unica cosa che riesci a pronunciare è «ti ho ritrovato» prima di far collassare tutte le voci dentro te, e perderti completamente contro di lui.

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