Titolo: Fratelli
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Albus Dumbledore; Gellert Grindelwald; Aberforth Dumbledore;
Rating: PG
Conteggio Parole: 357 (fiumidiparole)
Note: Su prompt vari della magnifica iniziativa
grindeldore_ita, che si sono prestati divinamente alla missione per la quinta settimana del COW-T per la squadra dei vampirosi succhiatori di vita... amusez-vous xD
Di cacche di capra, suppliche e pezzi di vetro(*La citazione viene dal capitolo 18 del libro 7)
Di momenti perduti, febbre e schiaffi provvidenziali[Per inciso io di tedesco non so una cippa (ma un giorno lo studierò fino a diventare perfettamente bilingue u.u) e se ho scritto una scemenza prendetevela con google u.u (poi ditemelo e io correggo xD)
*«Svegliati! Dannazione, svegliati!»
**«Per favore... [...]»
***«Va tutto bene, va tutto bene...»]
Di sarcasmo, mantelli e modi per zittire
Era fuori di zucca, quell’Aberforth. Era scatenato. Certo senza più i genitori faceva anche pena, solo che continuava a tirarmi cacche di capre in testa. Non credo che Silente ci andasse matto, io di sicuro non li ho mai visti insieme...
«Calmati!»
Urla.
«Sparisci!»
Mescolate a urla.
«Ti ho solo detto di calmarti!»
Grida.
«Tornatene dal tuo amico. È con lui che preferisci stare? Bene, restaci!»
Mescolate a grida.
«Ti prego...»
Una supplica.
«Vattene!»
Caduta.
«Perché fai così?»
La voce, rotta. Acuta.
«Come se ti importasse»
«Se solo potessi...»
«Non puoi! Ti pesa, eh? Non potere...»
Riso. Amaro. Nessuna allegria.
Poi il vento irrompe, spalanca la finestra mal chiusa, brutale. Un secondo, e i pezzi di vetro sparsi dell’unica foto di tutta la famiglia. A terra. Rotta. Persa. Per sempre.
Ironico, se non fosse crudele.
Aberforth la raccoglie. La guarda. La accarezza.
Sorride.
Esita.
E poi, in un gesto solenne, la getta.
*********
«Padre? Padre, siete voi?»
«Oh, Albus! Caro, vieni qui. Aiutami con queste pergamene, su!»
Uno scatto.
«Chiederei ad Aberforth, ma lui e le sue capre!» rise, e Albus con lui.
«Aufwachen! Verdammnis, aufwachen!»*
«Papà?» una piccola tirò la tunica dell’uomo.
«Tesoro!» la prese sulle gambe, naso contro naso.
«Bitte...** Zia! La febbre non scende!»
«Mamma dice di chiamarvi, è pronto» due tozze dita ancora in bocca.
L’uomo rise.
«Niente, Albus, ci rinuncio!»
Sudore.
Convulsioni.
Ma in cucina non il padre, ma il suo corpo consumato.
Non la madre, ma la sua fredda tomba.
Non la sorellina, ma una pazza.
Non il fratello, ma il suo odio.
Uno schiaffo ben piazzato e Albus si svegliò di soprassalto.
«Ordnung, ordnung... »*** gli sussurrava Gellert nell’orecchio.
E senza neanche sforzarsi di capire, Albus singhiozzava già nel suo abbraccio.
*********
«Dorme...» constatò Albus entrando in salotto.
Il fratello appallottolato sul divano.
«Mmh...» annuì Gellert, pensieroso «adesso dì qualcos’altro che non sia ovvio»
Albus gli regalò l’occhiata peggiore di cui fu capace.
«Zitto, rischi di svegliarlo»
«Non sia mai» mormorò, guadagnandosi una gomitata.
«Deve essere esausto...» continuò, soprappensiero.
«Eh sì, lanciare tutto il giorno cacche di capra ai vicini deve essere estenuante» scosse la testa Gellert. La sua serietà ad accrescerne il sarcasmo.
«Sei insopportabile. Secondo te sente freddo?»
«No. Trema per il dolce tepore!» Albus cambiò espressione, accorgendosi solo in quel momento che il fratello tremasse.
Gellert sospirò seccato, sbottonandosi il mantello.
In un singolo gesto coprì il ragazzo.
Albus aprì la bocca sorpreso ma Gellert lo zittì con un gesto.
«Era solo per farti stare zitto»
Albus sorrise.