Titolo: Numbers (24)
Fandom: The Hobbit (2012)
Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Oakenshield,
Rating: NC17
Avvertimenti: Slash
Conteggio parole: 1526
Riassunto: Ha comprato un iPhone, e per un motivo davvero ignobile. Non è il nuovo processore che gli interessa, né il fatto che abbia una memoria interna più estesa rispetto al suo vecchio smartphone o l’innovativo quanto inutile display retina, no.
È la fotocamera. Otto fottutissimi megapixel che stanno comodamente nel taschino della sua giacca da tirare fuori nei momenti meno opportuni.
Tipo questo.
Note: NON LO SO. CIAO.
Ha comprato un iPhone, e per un motivo davvero ignobile. Non è il nuovo processore che gli interessa, né il fatto che abbia una memoria interna più estesa rispetto al suo vecchio smartphone o l’innovativo quanto inutile display retina, no.
È la fotocamera. Otto fottutissimi megapixel che stanno comodamente nel taschino della sua giacca da tirare fuori nei momenti meno opportuni.
Tipo questo.
Bilbo è chino sotto la scrivania a recuperare i fogli che son volati via dalla sua scrivania per colpa di un’improvvisa folata di vento - improvvisa nemmeno intanto, oserebbe più definirla provvidenziale, tutto merito di Bofur che uscendo ha chiuso la porta con un po’ troppa forza. Il sedere di Bilbo è lì che si muove davanti a lui, avvolto in un paio di pantaloni di tela, così vicino e così tondo da gridargli toccami.
Dentro le mutande qualcosa si muove, e Thorin fa di tutto per sopprimere il desiderio e continuare a fare il suo lavoro. Tuttavia non si toglie lo sfizio di usare il suo nuovo telefono. Lo sfila dal taschino, attivando la telecamera e puntando l’obiettivo sul fondoschiena del suo tirocinante e click, la foto è salvata nella memoria fino a quel momento vergine, sei il migliore acquisto della mia vita.
Diventa un’abitudine ingestibile, intossicante, questo tenersi pronto allo scatto, questo guardare costantemente in attesa del momento migliore. Lo fotografa di nascosto mentre beve dal succhino della bottiglia, quelle guance che si contraggono e gli danno una scarica al basso ventre. Lo fotografa quando mordicchia le penne ed è troppo concentrato sul pc per dedicare attenzioni a lui, lo fotografa quando si appisola sulla poltrona perché magari la sera prima ha fatto tardi e non riesce a reggere il ritmo dell’azienda nemmeno con quattro caffè.
Lo fotografa ogni volta che può, tant’è che ogni tanto la memoria si lamenta di aver fatto indigestione e Thorin si rassegna a dover trasferire tutte le foto sul computer e cancellarle dal dispositivo, sentendosi infinitamente vuoto dentro. A volte si perde troppo nelle immagini, chino contro la scrivania di casa a masturbarsi e a chiamare il nome di Bilbo a ripetizione, quando non può essere sotto le sue mani ed essere toccato come si deve.
Altre volte, invece, si ricorda che quella che ha in mano non è una fotocamera, e che può mandare quanti messaggi vuole a chi vuole - restando nei limiti della decenza, ovviamente. Ed è quando si ricorda di questo, che realizza che il suo iPhone è a tutti gli effetti un’arma morta.
Per lui, per Bilbo, per il suo povero corpo.
È domenica da poche decine di minuti quando digita il messaggio e lo invia con un fremito di eccitazione.
Vieni a casa.
Sa che non ha bisogno di aspettare risposta.
Il campanello suona con insistenza, mezz’ora più tardi.
Sono le due meno venti del mattino, e Bilbo ha il naso rosso che sbuca fuori da una sciarpa bianco latte e occhi lucidi per il freddo. Gli imporrebbe di stare sull’uscio in attesa che vada a recuperare il cellulare, ma non gli sembra il caso quindi si limita a farsi da parte e far accomodare il ragazzo in casa. Appena chiude la porta gli avvolge la vita, stringendolo a sé e baciandogli l’orecchio, unica parte scoperta sotto quel serpente di cashmere. Bilbo ride, freme tra le sue braccia, voltandosi quel tanto che basta per far fregare la punta del naso gelato contro il suo. “Spero tu abbia bisogno di me per un motivo urgente.” sorride, voltandosi e premendo le mani sul suo petto. Thorin lo osserva per qualche istante, prima di cominciare a sfilare la sciarpa dal collo di Bilbo e sorridere, annuendo grave.
“Oh, non immagini quanto.”
Gli piacciono le sciarpe, e adora ancor di più che Bilbo ne usi un’infinità, tutte colorate, lunghe e soprattutto resistenti, perché così legarlo al letto dopo averlo privato degli abiti diventa quasi un’attività ludica, un passatempo più che delizioso. Il suo amante ha le guance arrossate, le gambe strette per nascondere la sua nudità, l’eccitazione che si sveglia rapida mentre lui gioca con il suo corpo, i capezzoli rosa che si induriscono sotto i suoi pollici, il respiro che si fa più veloce man mano che le sue carezze di fanno più pesanti, più spinte.
“Apri le gambe, Bilbo.” ordina con voce, e Bilbo obbedisce stringendo gli occhi e trattenendo il fiato. La pelle calda delle sue cosce è così invitante che ci lascia sopra un bacio leggero, prossimo alla piega morbida dell’inguine. Il gemito che strappa al giovane è così appagante che gliene strappa un altro, quando le sue labbra sfiorano il pube, l’erezione latente in una mano per farsi spazio.
È perfetto. Più del sedere fasciato dai pantaloni, più di qualsiasi scatto rubato, e solo perché in quel momento Bilbo è consapevole di essere sotto il suo potere, con le mani strette attorno alla sciarpa e nulla a proteggerlo dal suo sguardo affamato.
Sente Bilbo succhiare tutta l’aria che può quando lo vede estrarre l’iPhone dal cellulare. “C-Che ci vuoi fare con quello?”
La risposta arriva rapida, Thorin che punta il dispositivo sul suo corpo e lo imprime nello schermo con un click.
“Ti porto con me ogni volta che non ci sei.” risponde, con un ghigno a decorargli il volto. Approva che Bilbo arrossisca ancora di più, mentre abbassa il telefono, piazzandolo in mezzo alle sue cosce e scattando un’altra foto. Scopre che gli piace, dare una certa prospettiva alla cosa - l’erezione di Bilbo che poggia sulla pancia sfocata, la pancia appena gonfia e su, fino al suo viso contratto da un misto di eccitazione e vergogna.
Si slaccia i pantaloni, lasciandoli cadere fino alle ginocchia, il suo cazzo che tira nelle mutande. Si piega quel poco che basta per farlo fregare contro quello di Bilbo, mentre lo obbliga a tenere piegate le ginocchia per farsi su spazio. Click, ancora una foto, un altro gemito che scappa, stavolta, dalla bocca di entrambi.
“T-Thorin, è imbarazzante.”
“Lo so,” annuisce, piegandosi ancora un po’, tirando fuori la lingua per accarezzargli le labbra, “è per questo che mi piace.”
Oh, è così adorabile. Lo obbliga ad accogliere la sua lingua, sentendo le braccia del suo amante tirare verso il basso - povera creatura, così abituata ad affondare le dita nei suoi capelli e ora obbligato a stare immobile per via della sua sottile crudeltà. Fotografa il loro bacio un po’ alla cieca, sicuro che sarà da buttare, altrettanto sicuro che ne potrà fare quante ne vuole, finché Bilbo è legato alla testiera del letto.
“Potrei farti un video.” gli bisbiglia all’orecchio, mentre lo stringe tra i denti. “Uno da guardare quando non sei qui, uno che mi ricordi quanto bella sia la tua voce quando ti scopo.”
Le gambe di Bilbo si stringono attorno alla sua vista, la sua bocca che lascia scappare un altro gemito. Oh, è così facile tenerlo sotto scacco. Gli lecca il collo, prima di rimettersi ritto sulla schiena e far sparire due dita dentro Bilbo; questa cosa delle foto lo rende impaziente, voglioso. “Ma non stavolta. Stavolta mi accontento di immortalarti. Mentre apri le gambe per me, mentre vieni per me.” Gli accarezza l’addome, quasi paterno. “Voglio poterti vedere ogni volta che desidero.”
Sente Bilbo tremare in attesa, mentre il bacino si muove lento contro le sue dita. Ormai è così abituato alla sua presenza da non aver bisogno di troppi convenevoli, così non passa troppo tempo, prima che le dita lascino spazio alla sua erezione già fastidiosamente pulsante.
Ogni spinta è uno scatto, ogni scatto è un’espressione diversa sul volto di Bilbo - la bocca sempre aperta, gli occhi socchiusi per il troppo piacere; se potesse registrerebbe la sua voce e la ascolterebbe a ripetizione, magari durante la pausa pranzo a lavoro, mentre gli altri mangiano e lui si chiude in bagno con il cazzo stretto in un pugno e i gemiti di Bilbo nelle orecchie.
“Sei meraviglioso.”
Vorrebbe venirgli in faccia, immortalare ogni secondo del suo sperma che gli schizza le guance, ma non riesce ad abbandonare quel buco confortevole, il calore del corpo di Bilbo che si spande nel suo corpo e lo tiene legato a lui quanto la sciarpa stringe attorno ai polsi del tirocinante.
Scatta quando Bilbo viene, premurandosi di imprimere nella memoria del telefono la sua pancia sporca, il viso contratto di piacere mentre viene scosso dall’orgasmo.
Dopo, fotografare diventa difficile. Dopo, riuscire a fare qualunque cosa che non sia stringere i fianchi di Bilbo e spingere in lui con una forza mostruosa diventa davvero impossibile. Abbandona il telefono sul letto lasciandosi andare, testa china all’indietro e gemiti sconnessi a riempire l’aria.
Viene cavalcando l’orgasmo, gli occhi stretti e pieni di puntini bianchi e fastidiosi e piacevoli allo stesso tempo.
È solo quando respirare ricomincia ad essere possibile, che si rende conto che il cellulare non è più nel suo posto, ma tra le mani di Bilbo, la sciarpa sciolta attorno al suo collo.
“Cosa-“
“Non era così difficile da sciogliere il tuo nodo, dopotutto.” Sorride, facendogli l’occhiolino e mostrandogli il display del telefono. “Guarda, la foto migliore di tutte.”
Thorin sgrana gli occhi, mentre davanti a lui vede se stesso contemplare l’estasi. Sogghigna, prendendo il telefono in mano e poggiandolo sul comodino, prima di chinarsi a prendere di nuovo le labbra di Bilbo, senza uscire da lui.
Meraviglioso, piccolo Bilbo.