[The Hobbit] As the rain pours

Mar 19, 2013 23:27

Titolo:  As the rain pours
Fandom:  The Hobbit (2012)
Personaggi:  Bilbo Baggins, Thorin Oakenshield
Rating:  NC17
Avvertimenti:  Slash, Modern Au
Conteggio parole:  2134
Riassunto:  È il tuono che scuote i vetri in tutta la struttura che fa realizzare a Bilbo di essere assolutamente, irrimediabilmente fregato. Cazzo.
“Cazzo.”
Note: Scritto per un delirio nato per colpa della queenseptienna dove a turno tutte le poverine coinvolte in questo fandom di mentecatte scrive un porno ambientato nel Varnishverse (porno che troverete interamente qua). Non so che dire, io sono emozionata e felice. Grazie. ;_;

È il tuono che scuote i vetri in tutta la struttura che fa realizzare a Bilbo di essere assolutamente, irrimediabilmente fregato. Cazzo.
“Cazzo.”
Si alza dalla sedia e corre alla finestra, sgranando gli occhi davanti a un cielo gonfio di nuvole inquietantemente rossastre. Meraviglioso. Assolutamente meraviglioso.
Spera che il tempo volga al meglio in poche ore - due al massimo, davvero, non di più, perché non vuole avere niente a che fare con la pioggia quando dovrà tornare a casa.

Quando solleva il viso verso l’orologio da muro sono già quasi le nove. “Merda!”
Si rifiuta di andare avanti ulteriormente con il lavoro: abbandona tutto sulla scrivania, decidendo che non farà male a nessuno se sistemerà il giorno dopo - anche perché non può davvero trattenersi, l’ultimo autobus passerà lì davanti in cinque minuti e non ha assolutamente voglia di tornare a casa a piedi.
Tra l’altro, fuori diluvia, perché è chiaro come il sole che Dio non esiste, e in caso esistesse è altrettanto palese che lui non gli stia particolarmente simpatico. Sospira, infilandosi il cappotto e avvolgendosi la sciarpa di lana attorno al collo, prima di afferrare l’ombrello e correre fuori. Saluta a gran voce chiunque sia rimasto - a volte ha l’impressione che Ori rimanga fino a notte inoltrata chino su quei pezzi di legno - e sbatte la porta alle sue spalle, trovando qualcosa di più o meno simile all’apocalisse.
Aprire l’ombrello con un vento del genere è impensabile, e già sente le gocce di pioggia bagnargli il viso, i capelli - l’acqua scivola tra la maglietta e la pelle nuda, creandogli un brivido di fastidio che tenta di sopprimere premendo la schiena contro il muro dell’ingresso. “Merda, merda, merda.” ripete correndo sul posto e mordendosi il labbro; non può davvero perdere quell’autobus, non in queste condizioni. Con solo il braccio sopra la testa a ripararlo dalla pioggia comincia a correre lungo il viale e verso la fermata, cercando riparo sotto gli alberi e allontanandosi subito quando il cielo viene aperto in due da un fulmine poco distante.
Il tuono che lo segue fa tremare la terra in modo poco rassicurante. Si stringe le braccia attorno al petto, rinunciando a non bagnarsi la testa e sperando che troppa acqua non gli faccia male; se solo non tirasse il vento… sarebbe tutto molto più sopportabile con un ombrello aperto sulla testa.
Si sfrega un dito contro il naso, storcendolo appena mentre socchiude gli occhi e cerca di riconoscere nel muro di pioggia i fanali del suo amatissimo autobus. Ma passano cinque minuti, e poi dieci, e allo scoccare del quarto d’ora Bilbo si convince che ormai il bus non passerà più. Trema, al pensiero di tornare a piedi, ma non avendo altra scelta non gli resta che incamminarsi.
È un segno del destino che, pochi passi dopo, un’auto rallenti per poi fermarsi di fianco a lui. Bilbo si ferma per un momento, indeciso se cominciare a correre o vedere se effettivamente dentro l’auto ci sia un buon samaritano disposto a scortarlo fino a casa, e quando il finestrino del veicolo si abbassa, vedere il viso di Thorin gli fa tirare un sospiro di sollievo.
“Sali.” dice l’altro mentre si allunga per aprirgli la portiera. Bilbo ringrazia ogni santo esistente sulla terra per questo regalo del Cielo ed entra dentro con un balzo, chiudendosi dentro l’auto e tremando al piacevole contrasto tra il freddo della sua pelle e il piacevole tepore dentro l’abitacolo.
“Grazie.” risponde sorridendo, mentre Thorin riprende a guidare. “Pensavo fossi già andato a casa.”
Thorin sogghigna, senza distogliere lo sguardo dalla strada. “No. Gloin mi ha trattenuto mentre me ne andavo. È la tua giornata fortunata.” Gli lancia un’occhiata divertita. “Il tuo turno è finito quasi un’ora fa. Che ci facevi ancora in ufficio?”
“Volevo finire tutto prima di domani.” Bilbo scrolla le spalle, sdraiandosi sul sedile e tremando quasi convulsamente. Non gli piace il freddo che si sente addosso, nemmeno il riscaldamento sembra cacciarlo via. “Maledetta pioggia.”
“Dovresti toglierli, quei vestiti.”
“Quando arrivo a casa…” sospira, aprendo la zip del cappotto per prendere la maglietta tra le mani e sollevarla, la stoffa umida che lascia un alone fastidioso d’umido sul suo petto.
Thorin sbuffa divertito una seconda volta, inserendo le frecce e svoltando in una strada che porta tutto fuorché a casa sua. “Ti ammalerai, se aspetti cosi tanto.”
Bilbo alza un sopracciglio, guardando la strada cambiare davanti ai suoi occhi. Il primo pensiero che gli viene in mente è di dire a Thorin che, sì, casa sua sarebbe anche dall’altra parte, ma prima di poter proferire i suoi dubbi all’altro la macchina imbocca una strada bianca e lo lascia senza parole. Thorin si inoltra per un centinaio di metri in mezzo al verde degli alberi, sotto fronte folte che attutiscono la cascata d’acqua che il cielo ha deciso di riversare sopra di loro con un’intensità tale da far sgranare gli occhi a Bilbo mentre guarda il parabrezza. Quando realizza di essere fermo, si volta per guardare l’altro, ma la sua immagine sparisce da davanti i suoi occhi nel momento in cui il sedile si reclina in modo brusco, facendogli emettere un gridolino spaventato.
“È meglio non aspettare di arrivare fino a casa.” Thorin è chino sul suo collo, la bocca che accarezza piano la pelle umida, risale fino all’orecchio per baciarne la conchiglia. “Sei freddo.”
“Sto congelando.” sospira, e al momento è una mezza verità, perché è bastato un tocco per fargli sentire un calore piacevole partire dallo stomaco per spandersi su tutto l’addome. Thorin non parla più, lascia che siano le sue mani ad esprimere il disappunto per tutti quei vestiti che Bilbo si ritrova addosso. Gli sfila il cappotto umido dalle spalle e si ferma a guardarlo per un momento, la mano sotto la maglietta che umida si appiccica alla pelle.
“Rimediamo.”
Bilbo si inarca appena sentendo le dita di Thorin risalire sul suo petto, raggiungendo le clavicole per accarezzarle con una calma quasi snervante, prima di scendere sui capezzoli e pizzicarli nello stesso momento in cui i denti stringono contro la pelle morbida del suo collo. Trema appena quando sente la maglietta arrotolarsi fin sotto le ascelle, mentre la bocca dell’uomo si sposta sul suo addome depositando calore sulla pelle umida. Le dita dei piedi si stringono nelle sue scarpe, quelle delle mani attorno al sedile. Thorin lo obbliga a mollare la presa per fargli alzare le braccia e lasciarlo a petto nudo, la maglietta abbandonata nel sedile posteriore. Bilbo si morde il labbro inferiore, cercando lo sguardo di Thorin e pentendosene subito; sente il viso andargli in fiamme mentre incrocia gli occhi liquidi di desiderio dell’altro e il respiro gli si mozza in gola.
“Sono sicuro vada già meglio.”
Thorin abbassa anche il suo sedile, sdraiandosi affianco a lui. Prende Bilbo per il fianco a lui più vicino, facendolo girare su un fianco e cercando di aderire a lui quanto meglio può, trascinandolo più in alto in modo che possa scavalcare il manubrio cambio con le gambe senza problemi.
“Meglio, sì, decisamente.”
Dal fianco, la mano di Thorin scivola sulla sua pancia morbida, pizzicando la pelle fino a farlo gemere di dolore. Ride sulla sua spalla, l’uomo, giocando con la cinta dei pantaloni e ghignando soddisfatto quando sente l’erezione non ancora piena di Bilbo premere contro il palmo della sua mano.
“Lo sento.”
La mano che scivola dentro il suo intimo fa inarcare Bilbo contro il bacino di Thorin, e il ragazzo non capisce bene se il gemito più forte che scappa dalle sue labbra sia colpa di quella mano o del rigonfiamento duro che preme contro la sua schiena. Vorrebbe replicare, davvero, ma la voce gli muore in gola quando la mano di Thorin comincia a muoversi lenta e i suoi pensieri scivolano tutti nel suo basso ventre.
Sopra di loro, la pioggia comincia a cadere più fitta.
La mano di Thorin che non è occupata ad accarezzarlo scivola in quel piccolo spazio tra il suo collo e il sedile; le dita sfiorano lente le labbra umide, la ruvidità dei suoi polpastrelli che gratta sulla pelle screpolata. Bilbo dischiude le labbra, bacia le dita, sospira ancora, e Thorin si fa spazio dentro di lui, godendosi il calore della sua bocca. Il movimento delle sue dita segue quello della mano, e Bilbo comincia ad ansimare con decisamente troppa pesantezza, l’eccitazione che preme sul suo basso ventre, quella di Thorin che ondeggia invitante nel solco tra le sue natiche.
“Thorin…” lo chiama, e il suo nome è un sospiro deviato, perché le dita dell’uomo entrano ed entrano dalla sua bocca e spingono contro la lingua impedendogli di articolare bene qualunque suono. Ma Thorin capisce e sorride lasciandogli il segno dei denti sulla spalla e facendo scivolar fuori le dita dalla sua bocca.
“Adesso, adesso.”
Bilbo alza gli occhi al cielo, trattenendo un gemito più alto mentre le labbra di Thorin gli accarezzano la pelle sensibile del collo, ancora - è quasi sicuro sia rosso; è altrettanto certo che domani troverà i segni, e dovrà tenere la sciarpa attorno al collo per non farsi fare domande imbarazzanti dagli altri - dove altri sta per Kili e Fili.
Pensava fosse Thorin a muovere il bacino contro il suo sedere. Invece è esattamente il contrario. Non ha idea di come faccia a renderlo così impaziente, a portarlo sempre sull’orlo di un’eccitazione troppo forte da poter essere sopportata a lungo. L’unica cosa che sa è che vuole liberarsi di quella sensazione di costante elettricità sottopelle il più presto possibile, perché non è sicuro che il suo cuore sia capace di reggere.
Quando Bilbo sta per implorarlo di nuovo, Thorin sfila le dita dalla sua bocca e la mano dalle mutande, portandole ai pantaloni del ragazzo e abbassandole quanto basta per lasciargli il sedere nudo. Bilbo socchiude gli occhi, stringendo forte le labbra tra i denti. Sente l’indice umido di Thorin accarezzargli il solco delle natiche, scivolare fino alla sua apertura. Quando spinge, forzandola con facilità, Bilbo solleva le ginocchia e si inarca appena come a fargli più spazio.
Non si abituerà mai alla sensazione delle dita di Thorin dentro il suo corpo, per quanto non sia la prima volta - per quanto ce ne saranno tante altre davanti a loro. Sospira quando le dita aumentano, geme quando si piegano per fargli vedere le stelle.
Non resisterà ancora per molto. Non quando vede i vetri dell’auto appannati, non quando sente Thorin allargargli le natiche e forzare un terzo dito dentro.
“Thorin… Thorin-“
La voce si blocca in gola quando vede tutto bianco, quando sente il sangue correre forte nelle orecchie. Le dita di Thorin si muovono dentro di lui con una lentezza estenuante, e quando le sfila per sostituire la sua erezione Bilbo sospira quasi di sollievo.
Non si abituerà mai.
Sente i bottoni della camicia di Thorin lasciare segni sulla sua schiena, l’altro premuto contro la sua schiena, il braccio attorno al bacino che ogni tanto scende ad accarezzarlo. Una pulsazione e la testa gira, un colpo di polso e i gemiti che escono dalla sua bocca sono così alti che teme possano sentirlo - e come potrebbero, poi, se sono in mezzo al nulla, protetti dal buio, protetti dalla pioggia?
Thorin va piano, detta il ritmo con colpi di bacino decisi, mentre tedia Bilbo con le dita, con la bocca. Le gambe del ragazzo tremano, le dita dei piedi incapaci di star fermi dentro le scarpe. Non ce la fa già più. Il fatto che non riesca a trattenere la voce ne è un segno evidente.
“Meraviglioso.” bisbiglia Thorin al suo orecchio, prendendo il lobo tra i denti e leccandolo. “Sei assolutamente, splendidamente meraviglioso. Fammi sentire la tua voce.”
La sua voce scivola dalle sue orecchie fino al petto, ed è quello che gli manca perché la sua testa smetta di pensare e il suo corpo di dargli retta. Viene contro la mano di Thorin, contro il suo stomaco, contro il sedile della macchina, con un gemito così forte da spaventarsi lui stesso.
Tenta di riprendere fiato mentre Thorin si svuota in lui con un gemito soddisfatto, qualche spinta dopo.
Sta meglio, ora. Meno umido, sicuramente - ma neanche troppo, in fondo.
“Sei un animale.” ridacchia, quando i suoi polmoni riprendono a funzionare normalmente.
Non capita mai che Thorin sia particolarmente affettuoso con lui, ed è per questo che chiude gli occhi e si gode il momento quando sente il suo braccio stringersi intorno alla vita.
“Che brutto modo di dirmi grazie.”
Bilbo si volta e gli bacia la mascella, sorridendo. “Grazie, Presidente.”
Thorin scuote la testa e riposa la fronte sulla sua spalla, sbuffando divertito. “Quando vuoi, Baggins.”

L’auto si ferma davanti casa sua. Bilbo si sistema il cappotto sulle spalle, storcendo il naso a vedere come non abbia smesso ancora di piovere. Fa per aprire lo sportello e poi si ferma, guardando il vuoto per qualche secondo prima di guardare Thorin. “Vuoi… vuoi salire?”
Thorin sorride. Sa la risposta senza che abbia bisogno di pronunciarla.

fandom: the hobbit (2012), verse: scente of varnish, personaggio: thorin scudodiquercia, !fanfiction, personaggio: bilbo baggins, 2013, nc17

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