Titolo: But he wanted to be a pirate
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: Sherlock Holmes, Mycroft Holmes
Rating: Pg
Avvertimenti: Nessuno
Conteggio parole: 871 (
fiumidiparole)
Riassunto: “Chi ti dice che non possiamo comunque giocare?” sorride, facendogli il solletico sotto l’ascella per fargli riportare il braccio a sicuro dentro casa. “Quando piove, i pirati si spostano in cabina, o in sottocoperta. Non permetterà certo a un po’ d’acqua di abbatterla, capitano.”
Note: Ogni tanto c'è bisogno di fluff nel mondo. Il titolo è estremamente fantasioso. Scritta per il
15gen_sherlock, genere childhood, per la zodiaco challenge di
fiumidiparole e per il
Classicamente ficcy indetto da Nefene <3!
Sherlock odia Londra più di qualsiasi altra cosa al mondo, soprattutto oggi. Ha piovuto a dirotto per tutta la notte, e adesso il giardino è pieno di pozzanghere, e il fango sembra essersi mangiato tutta l’erba verde. Sbuffa, incrociando le braccia sul davanzale; ha aperto la finestra per vedere se l’odio scivola via con le gocce di pioggia sulla faccia, ma non funziona.
Se la loro casa ondeggiasse in balia del tempo, forse sarebbe felice.
“Che fai, Sherlock?”
Gira appena la testa, buttando un occhio a suo fratello, poi si sgonfia, tornando a fissare fuori il mondo dalla finestra. “Mi annoio.” borbotta, fregando il naso piccolo e arrossato contro il braccio. “Volevo giocare ai pirati, e invece fuori piove e guarda che schifo.” Allunga il braccio fuori dalla finestra e agita la mano, senza preoccuparsi dell’acqua che gli bagna la manica della camicia. Mycroft sorride e gli si avvicina, poggiando il mento sulla sua spalla e avvolgendo la sua vita col braccio.
“Chi ti dice che non possiamo comunque giocare?” sorride, facendogli il solletico sotto l’ascella per fargli riportare il braccio a sicuro dentro casa. “Quando piove, i pirati si spostano in cabina, o in sottocoperta. Non permetterà certo a un po’ d’acqua di abbatterla, capitano.”
Sherlock emette un mugolio basso, le labbra arricciate mentre pensa alla possibilità di poter fare il pirata anche dentro casa. “Mamma non si arrabbierà?”
“No, tranquillo.”
Sherlock si volta e guarda Mycroft, e il suo sorriso gli assicura che non mente. I suoi occhi cominciano a brillare, mentre non riesce a trattenere la felicità sulle sue labbra. “Allora vado a prendere il cappello, e la spada, aspettami!”
“Non correre, mamma non…”
Sente Mycroft interrompere e ridere, per cui non gli importa granché se la mamma lo sgriderà. Deve approfittare delle vacanze del fratello per giocare, perché altrimenti non ci sarà nessuno a stargli dietro, e lui odia giocare da solo. In camera si piega sullo scatolone dei giocattoli, e la casa attorno a lui comincia a cambiare forma, l’intonaco dei muri che si trasforma in legno, l’abat-jour accanto al letto che diventa una lanterna con la fiamma tremolante. Mentre inforca il cappello chiude gli occhi, e sente improvviso e forte il rumore delle onde che si infrange contro la poppa della sua nave. Acchiappa due spade di legno e poi torna in salotto, Mycroft che adesso è vestito come i peggior nobiluomini della vecchia Londra. “Prendi questa e combatti!” ride, lanciandogli l’arma, il legno che si allunga e diventa di ferro. Gli piace, giocare con Mycroft, è un bravo’uomo, anche se lui è più forte. Il rumore delle spade che si scontrano riecheggia nell’aria, assieme ai peggiori insulti che possa creare sua mente. All’improvviso, quando il nobile Holmes sta per infliggergli il colpo di grazia, Sherlock rotola su un fianco e si mette in piedi, correndo verso l’appendiabiti e rubando uno scialle.
“Torna qui, dannato!” urla Mycroft alle sue spalle, ma ormai i suoi piedi hanno iniziato a muoversi per conto proprio, irrompendo nella cucina dove la dolce madamigella Holmes sta giocando con le sue mappe. “Sei un mio ostaggio adesso!” grida, avvolgendole l’orrendo scialle rosa attorno al collo. L’ostaggio ride, impertinente, affondando una mano nei suoi riccioli corvini.
“Cosa fai, tesoro?”
L’espressione di Sherlock cambia per pochi istanti, il tempo di rispondere. “Giochiamo ai pirati, mamma.”
“Fuori pioveva, e Sherlock si stava annoiando, così…”
La donna sorride, e Sherlock si sente caldo nel petto. Gli cinge le braccia attorno al collo e si allunga per darle un bacio sulla guancia. “Possiamo mamma, vero?”
Sa che non può resistere. Il suo ostaggio è debole, davanti ai bambini. “Certo,” La casa si trasforma di nuovo nella sua bellissima nave, il pavimento riprende a scivolare tra le onde. “Solo, non mi faccia del male, capitano.”
“Non le farei mai del male, signorina, almeno finché non è necessario.”
Sherlock salta giù dalla sedia e ricomincia a combattere con il vile Holmes, pregustando il momento in cui la pioggia smetterà di scuotere il mare e potrà finalmente darlo in pasto agli squali.
Non ha smesso di piovere per tutta la giornata, ma alla fine non ha fatto granché differenza. Poco prima di cena, entrambi hanno appeso gli abiti da pirati per tornare nei loro panni, la mano piccola e paffuta di Sherlock stretta attorno al polso di Mycroft. Adesso che la luna cerca di bucare le nuvole, facendo filtrare un po’ di luce di tanto in tanto, Sherlock è già sotto le coperte, una mano calda che gli accarezza la testa e l’altra occupata a sfogliare le pagine de L’isola misteriosa. Sherlock ha già gli occhi chiusi, la sua mente a fantasticare di come sarebbe avere un sottomarino come il Nautilus, e buttare giù le navi inglesi come birilli. Affida il suo sonno a Mycroft, mentre la sua voce diventa guida delle sue fantasie, tra i mari e le sue creature che riesce a vedere tenendo gli occhi aperti perché l’acqua non da fastidio.
Spera solo che suo fratello non sparisca almeno dai suoi sogni, una volta tornato al collegio.
“Ti porto al mare, quest’estate.” Sussurra Mycroft, e Sherlock apre gli occhi come se le sue palpebre fossero attratte da calamite.
“Sul serio?”
“Sul serio.”
Sherlock torna ad accoccolarsi sul letto, il sorriso che gli si allarga sul volto. Il pensiero basterà per aiutarlo a mangiare l’attesa.