[Sherlock BBC RPF] Between two fires

Nov 02, 2011 22:01

Titolo: Between two fires
Fandom: Sherlock BBC RPF
Personaggi: Andrew Scott, Ian Hallard, Mark Gatiss
Rating: Nc-17
Betareader: nessuno
Avvertimenti: Lol boh, ma che ne so slash.
Conteggio parole: 1510 (fiumidiparole)
Riassunto: Ian si è fatto da parte e lo ha fatto entrare, Bunsen che gli scodinzola tra i piedi. Una carezza e niente, l’animale gli ha fatto strada fino al salotto. E adesso è seduto, a guardarsi attorno mentre i piedi sfregano l’uno contro l’altro, in presa a un nervoso malcelato. Ian è in cucina che fischietta, l’odore di caffè che lentamente invade le sue narici - peccato non lo aiuti a placare l’agitazione.
Note: Scritta per la Notte bianca @maridichallenge, prompt Andrew Scott/Ian Hallard, A casa da solo

Non gli capita mai di andare a casa di Mark quando Mark non c’è.
“Lo hanno chiamato per lavoro. Problemi nell’editing, o qualcosa del genere, non ho ben capito. Rideva, quando è uscito, quindi non penso ci siano problemi seri. Non ho idea di a che ora torni, ma se vuoi trattenerti…”
Ian si è fatto da parte e lo ha fatto entrare, Bunsen che gli scodinzola tra i piedi. Una carezza e niente, l’animale gli ha fatto strada fino al salotto.
E adesso è seduto, a guardarsi attorno mentre i piedi sfregano l’uno contro l’altro, in presa a un nervoso malcelato. Ian è in cucina che fischietta, l’odore di caffè che lentamente invade le sue narici - peccato non lo aiuti a placare l’agitazione.
Non è la prima volta che sta da solo con Ian, ma di solito si tratta di una manciata di minuti, magari Mark che va in bagno, o che esce a prendere la cena. Gli piace, Ian - gli piacciono entrambi, in verità, eccessivamente - ma prova per lui una sorta di timore reverenziale, qualcosa che si blocca sul petto e si scioglie sempre e solo quando anche il marito dell’uomo è presente nella stessa stanza.
Ian esce dalla stanza per tornare in salotto e lo guarda con occhi caldi, un sorriso disteso sul volto. “Ecco, tieni. Avevi bisogno di Mark?”
“Oh, no. Non bisogno. Ero solo passato a farvi visita.”
C’è una sorta di tensione tra i due, lieve e costante. Ian sa di lui e Mark, sa che ogni tanto si imbucano in qualche camerino e Dio solo sa cosa succede; per questo ogni volta che l’uomo gli punta gli occhi addosso, Andrew si sente sotto pressione, come se lo stesse scansionando per vedere cosa c’è nella sua testa.
“Sei gentile.”
Entrambi bevono, Andrew che puntella i piedi contro il pavimento. Sospira appena, quando poggia la tazzina sul tavolo, fissando un punto a caso nel pavimento. Non si accorge della mano di Ian sulla sua coscia, almeno finché lui non la strizza appena. “Ti vedo agitato, stai bene?”
Andrew sussulta, mettendosi dritto sulla schiena e guardandolo negli occhi. “Ah! No, cioè sì. Sto bene, sto bene.” Il ragazzo sente le punta delle orecchie scottargli, tanto per aggiungere imbarazzo ad altro imbarazzo. Ma Ian si limita a sorridere, avvicinandosi a lui, senza spostare la mano.
“È perché siamo soli?” mormora, accarezzandolo sopra i jeans, strizzandolo appena sul ginocchio. Andrew si passa la lingua tra le labbra, sentendo un battito mancare. “Non devi preoccuparti, Andrew.”
Lui scuote la testa. “No, non è quello…”
Vorrebbe aggiungere qualunque altra cosa che abbia un senso, ma il suo cervello si svuota di colpo di ogni pensiero, lasciando spazio solo al nulla. Alza appena lo sguardo per puntarlo sulla bocca di Ian - c’è un piccolo taglio sul labbro inferiore, somiglia tanto a quelli che gli fa Mark con i denti, quando lo bacia con troppa forza.
Ne ha uno simile proprio adesso.
“Non preoccuparti.” ripete Ian, avvicinandosi ancora.
La prima volta che le labbra poggiano sulle sue, Andrew non sa come comportarsi. Rimane immobile, le labbra chiuse e gli occhi aperti, in attesa di qualunque altra cosa, il cuore che gli batte così forte sul collo che ha paura gli stia per succedere qualcosa di sgradevole. Ian si allontana con uno schiocco leggero, la lingua che scorre rapida tra le labbra in un gesto involontario.
“Mark mi ha detto che fai fatica a scioglierti.” dice, senza smettere di accarezzargli la coscia. “Rilassati.”
”Mio marito è interessato a te.”, gli ha accennato Mark qualche tempo fa, ma Andrew non ha mai pensato che dicesse sul serio. L’argomento non è mai saltato fuori mentre tutti e tre si trovavano nella stessa stanza, ma spesso, quando lui e Mark erano da soli, dopo averlo baciato gli ricordava che una volta o due gli sarebbe piaciuto condividerlo con Ian.
Non che lui fosse mai stato contrario.
Con un sospiro lungo cerca di allontanare la tensione, rilassandosi contro lo schienale soffice del divano. Socchiude gli occhi e aspetta, sente la mano di Ian fermarsi sull’inguine e via - è quasi sicuro che Mark sapesse del suo arrivo e sia andato via apposta, quel dannato-
Ian torna su di lui senza dargli il tempo di prepararsi, la lingua che accarezza le labbra, soffermandosi dove la pelle è rovinata. Lo bacia diverse volte così, senza forzarlo, senza domandare di entrare. È Andrew che lo lascia fare poco dopo, dischiudendo le labbra; arrendevole, lascia che la lingua di Ian entri nella sua bocca, che lo accarezzi piano. È umido, caldo, piacevole - la lingua di Andrew risponde presto agli stimoli, muovendosi lenta sopra quella dell’amico.
Andrew è felice che Bunsen sia andato via, o sarebbe stato ancora più imbarazzante.
Rimangono così per qualche istante, le lingue che si muovono lente, Andrew che geme nella bocca dell’altro. Si aggrappa debolmente alle spalle di Ian, sentendo una piccola scarica scendere verso il basso ventre ogni volta che il rumore umido delle loro bocche arriva alle sue orecchie. Le mani di Ian si muovono gentili sul suo corpo, scivolando sulla cintura dei pantaloni; lentamente sfila la camicia, dandosi così spazio per poter andare sotto. Andrew trema appena, quando la bocca dell’altro si sposta sul suo collo, quando le dita si stringono attorno ai suoi capezzoli e lui non riesce a trattenere un gemito più alto, imbarazzandosi poco dopo.
Ian continuerebbe a torturarlo così per sempre, solo per sentire la sua voce sciogliersi. Ogni volta che stringe un po’ di più Andrew piega la testa, aprendo le gambe e poggiandosi alle sue spalle. Gli bacia il collo, lo morde appena, senza lasciargli segni, mentre la mano risale lungo la coscia, soffermandosi sulla patta dei pantaloni. Lo sente appena gonfio e sorride, soddisfatto. “Così…” mormora all’orecchio, baciandolo piano sulla guancia.
Andrew si aggrappa al suo collo all’improvviso, ritornando a baciarlo con più forza. A fatica si alza dal divano, senza staccarsi dalle labbra dell’altro, senza interrompere il contatto mentre sale a cavalcioni su di lui, sedendosi sulle sue cosce. Ian geme sorpreso, lasciando una mano libera di scivolare sul sedere mentre l’altra continua a torturargli il petto, a provocare quel bellissimo singulto sommesso che Andrew soffoca nella sua bocca.
Se lo vorrebbe mangiare.
Andrew si stacca dalla sua bocca ansimando e poggia le mani sulle sue spalle, cominciando ad ondeggiare piano. Entrambi sospirano, quando le due erezioni ancora strette nei vestiti sfregano, quando lo stomaco si stringe troppo e il respiro si mozza a metà. Andrew poggia la fronte su quella di Ian, guardando l’altro perdere totalmente il controllo, le mani che tremano e vanno a slacciargli la cintura, i jeans, a tirarglielo fuori dalle mutande per tenerlo stretto in mano.
“Ian…” sospira appena Andrew, mordendosi il labbro, guardando quanto la sua erezione sia già così dura, appena umida tra le mani di Ian.
“Continua a muoverti…” gli dice soltanto, spingendosi contro di lui col bacino. Andrew mugola, obbedendo, mentre la mano dell’altro comincia a muoversi piano, a baciarlo di nuovo, ancora. Andrew affonda le mani nei suoi capelli, baciandolo con forza, spingendosi contro di lui e sentendolo duro contro il suo basso ventre.

Si sente un rumore lontano, probabilmente il cane che ha rovesciato qualcosa in cucina, ma nessuno ci bada.
Andrew comincia a molleggiare sulle gambe di Ian, tenendo gli occhi chiusi e lasciandosi andare. Sente la mano dell’altro sempre più scivolosa, le dita che si fermano a stuzzicarlo sulla punta, il suo cazzo che inizia a pulsare lentamente. Si lascia andare ad un ritmo scoordinato, la bocca che prima cattura quella di Ian, e poi si apre e si chiude per lasciar uscire gemiti bassi, caldi, che si disciolgono nell’aria tesa.
Non ce la fa più. Preme forte la testa contro quella di Ian, stringendo convulsamente le sue spalle finché, dopo pochi altri colpi di polso, il suo orgasmo finalmente esplode nella mano dell’altro. Lo stringe al collo, sputando tutta l’aria che ha nei polmoni.
C’è un momento di silenzio in cui l’aria è piena soltanto dei loro respiri accaldati, del rumore umido della mano di Ian che continua a muoversi ancora sull’erezione di Andrew per riflesso, ma non dura molto.
Un applauso li desta dal momento di torpore, ed entrambi si voltano verso la porta, Mark appoggiato allo stipite della porta che continua a battere le mani mentre li guarda.
“Che bella sorpresa.” sorride, avvicinandosi a entrambi. Poggia una mano sulla testa di entrambi, lasciandoci sopra un bacio. “Certo il divano è un po’ scomodo, Ian. Sarebbe stato meglio il letto, non pensi?”
“Avevamo fretta.” risponde, allungandosi per ricevere un bacio.
“Che scusa del cazzo. Meno male che sono arrivato io.”
Mark tira una guancia a Andrew, baciandolo sulla guancia. Il ragazzo lo fissa con la bocca aperta, senza riuscire ad articolare parola.
“Su, su Andrew, riprenditi. Dovresti essere felice di vedermi. Stasera resti qui, ovviamente, ha iniziato a piovere. Sono sicuro che Ian sia d’accordo.”
“D’accordissimo.”
“Perfetto. Vado a mettermi comodo, fate i bravi finché non ritorno.”
Andrew si chiede se non abbia sbagliato, a capitare a casa di Mark e Ian così, senza avvisare.
Suppone che quella sia una specie di punizione - ma in fondo, non potrebbe chiedere di meglio.

personaggio: andrew scott, !nottebianca, fandom: rps sherlock bbc, personaggio: ian hallard, !fanfiction, rps, rpf, personaggio: mark gatiss, nc17

Previous post Next post
Up