Aug 02, 2007 01:39
Quarta parte.
Un Assaggio da questo blocco: "Dove ho la testa? Dove diavolo ho la testa? Sono davvero un idiota! "
Capitolo 13
Tre regali e una lettera
8 Novembre 1976
-Sveglia, dormiglione!-
-Alzati e vestiti, svelto!-
Che cazzo vogliono queste voci? Non mi possono lasciare dormire?
-Mmm, ancora un minuto...-
-Ma quale minuto! Non sai che giorno è oggi?-
Non lo so. Non me ne frega.
-E' inutile Pete, lascia perdere.-
Ecco, bravo James. Lasciami dormire.
-Lunastorta provaci tu!-
Le coperte volarono via un attimo dopo. Senza faceva discretamente freddo.
-Uffa, lasciatemi stare!-
-Dai, Sirius, alzati. E' il tuo compleanno. Vogliamo farti gli auguri.-
Sirius aprì gli occhi al suono della voce pacata di Remus. Cavolo, è vero! Oggi compio diciassette anni. E dobbiamo andare a Hogsmeade.
Si mise a sedere sulle coperte e sì guardò intorno. La luce della mattina gli ferì gli occhi solo per un attimo. Pian piano mise a fuoco la stanza. James era in piedi appoggiato alla colonna del letto, Peter stava frugando nel suo baule. Erano già vestiti, pronti per scendere a colazione. Remus invece era ancora in pigiama, seduto di fianco a lui sul letto, con le sue coperte, rubate a tradimento, ancora in mano. Come si accorsero che Sirius aveva finalmente abbandonato il sonno, i tre Malandrini si scambiarono uno sguardo, poi James intonò (o meglio stonò, ma è inutile essere fiscali) un allegro Tanti auguri a te a cui si unirono gli altri due. Sirius si sentì leggermente in imbarazzo, come sempre. Era buffo stare lì ad ascoltarli cantare e non fare nulla. Era uno di quei momenti in cui non sapeva se doveva sorridere, ridere, arrossire o battere magari le mani a tempo. Per fortuna la canzone era breve.
-I miei timpani vi ringraziano.- commentò quando ebbero finito, sperando di risultare più sarcastico che commosso.
Sirius pensò che gli sforzi dei suoi amici meritavano un premio, e quindi si decise finalmente ad alzarsi e ad andare in bagno, così da dare ufficialmente inizio alla giornata. Mentre scendeva dal letto, ebbe l'idea fulminante di compiere una piccola, innocente vendetta ai danni di Remus, reo di avergli rubato le coperte. Quando finalmente raggiunse il bagno, il suo amico si stava asciugando le lacrime, sul pavimento, maledicendo ad alta voce la volta che aveva reso noto di soffrire il solletico. James ghignò. Sirius chiuse la porta mentre Remus, ancora a terra, cercava invano di difendersi dal suo secondo assalitore con il cuscino di Sirius.
Quando uscì dal bagno, gli altri tre erano seduti sul pavimento, a semicerchio, attorno ad una piccola pila di pacchetti. Remus si era vestito nel frattempo, anche se aveva ancora gli occhi lucidi. Sirius pensò che era proprio buffo.
Si sedette con i suoi amici.
-Ah, la parte che preferisco. I regali.- annunciò.
James sbuffò qualcosa che suonava pericolosamente tipo "il solito materialista". Remus sorrise al vecchio scherzo. Ormai era chiaro che la maschera da duro senza cuore di Sirius non era affatto impenetrabile dai suoi amici. Ma l'orgoglio era orgoglio, dopotutto, e Sirius preferiva continuare a passare per un coglione piuttosto che assecondare quel sottile istinto di commuoversi davvero che sentiva in fondo al cuore.
Mentre apriva i regali (un maglione dei Cannoni autografato da parte di James, una scatola di Fuochi d'artificio del dottor Filibuster versione delux da Peter e un libro "Scherzi magici e filtri spassosi" da parte di Remus), Sirius continuava a pensare che i suoi amici erano davvero meravigliosi. Non aveva mai ricevuto regali da nessuno nella sua vita, prima di conoscere loro. Per i suoi primi undici compleanni aveva avuto solo un po' di denaro dai suoi e interminabili pranzi formali con la famiglia Black al completo. Lunastorta, Codaliscia e Ramoso invece lo facevano sentire "speciale" il giorno del suo compleanno. Erano loro la sua vera famiglia. Non quei manichini freddi e crudeli dei suoi parenti. Mentre faceva girare il cesto di Gelatine Tuttigusti+1, che aveva ricevuto come regalo collettivo dai Malandrini, pensò che quel giorno era perfetto.
Ma quando si girò verso la finestra, la vista del brutto gufo di suo padre incrinò la gioia che provava. Notizie da casa-sempre brutte notizie. Sospirò, desiderando con tutto il cuore di non dover interrompere quel momento magico, e si alzò per prendere l'immancabile, sgradevole lettera dei suoi amati genitori.
Sirius,
nel giorno del tuo diciassettesimo compleanno tua madre ed io vorremmo ricordarti le responsabilità legate alla tua nuova condizione di mago maggiorenne. Responsabilità innanzitutto verso la Nostra Famiglia, le sue tradizioni centenarie i suoi valori. Ciò che in un giovane ragazzo, ancora incapace di discernere, è perdonabile, non lo è più quando quel ragazzo diventa adulto. Le tue sconsiderate amicizie e le tue riprovevoli "idee" saranno ora sottoposte a critica da tutti i maghi rispettabili. Ora, non voglio rimembrare il passato e tornare su discorsi già fatti più volte, quindi mi limiterò ad avvisarti che, qualora il tuo comportamento non diventi in breve degno dell'erede della Famiglia Black, la tua giovane età non sarà più una valida scusa.
Tua madre si unisce a me nell'augurarti un buon compleanno, sperando vivamente in un miglioramento rapido del tuo atteggiamento.
Tuo Padre
Sirius accartocciò la lettera nella mano destra, poi con un gesto di stizza la gettò a terra. Rivolgendo un breve -Scusatemi- ai suoi amici si chiuse nuovamente in bagno. Cercava disperatamente di contenere la rabbia e la frustrazione. Non sopportava più di essere trattato come un idiota. Non sopportava più tutta quella ipocrisia. Odiava dal profondo quei due disgustosi... ma erano i suoi genitori. Erano la sua famiglia. E, dannazione, non li vedeva né sentiva da Settembre! E tutto quello che avevano da dirgli era che ora lo ritenevano responsabile delle sue azioni. Grande, bella notizia. Come se tutto quello che non andava a genio ai "Nobili Black" non fosse sempre stato colpa sua, fin da quando era bambino. Come se a loro fosse mai importato davvero di lui. Bene, a lui non importava di loro, vero? E allora, perchè stava male?
Quando tornò in dormitorio era più calmo, quasi rassegnato. Si accorse subito, dalle espressioni dei suoi amici, che avevano letto la lettera. Se l'era aspettato, e non gli dava fastidio.
James era in piedi, davanti alla porta, e Remus lo guardava con occhi tristi un poco più indietro. Peter era ancora seduto sul pavimento, e gettava occhiate nervose alla porta. Fu lui il primo a parlare.
-Sirius, mi dispiace...-
-Tranquillo Pete. So che devi andare.-
-Ecco, è solo che ho promesso a Em...-
-Non ti preoccupare. E' tutto ok. Vai, e salutala da parte mia. Ci vediamo dopo.-
-Mi dispiace per la lettera.-
-Non ti preoccupare. Ciao.-
-Ciao. Ci vediamo nel pomeriggio.-
E Peter uscì. James fece un sorriso un po' triste in direzione della porta, poi si avvicinò a Sirius e gli mise una mano sulla spalla.
-Senti, Sirius, lasciali perdere. Sono solo degli idioti.-
-Lo so.-
-Vuoi parlarne?-
Sirius scosse la testa. Proprio non si sentiva di discutere della sua famiglia in quel momento. Pensare che la giornata era iniziata così bene!
-Ok. Sai che se hai bisogno di sfogarti sono qui, vero?-
-Lo so James.-
James strinse per un attimo la spalla del suo migliore amico, poi si allontanò. Remus non aveva ancora detto nulla. Sirius si aspettava da lui una qualche frase molto consolatoria e intelligente. In genere era Remus quello che ci sapeva fare con le parole. Ma lui si limitò ad avvicinarsi ed abbracciare Sirius, forte. E dopo un attimo Sirius si rilassò, e capì che Remus aveva fatto istintivamente la cosa giusta quando si ritrovò a pensare di nuovo che la sua vera famiglia erano i Malandrini. Per un attimo si aggrappò al suo amico, come un bambino si aggrappa a sua madre, come se Lunastorta potesse tenere l'angoscia e il rancore lontano da lui con la sua sola presenza.
Un attimo dopo, tornò ad essere il solito, fiero Sirius Black.
-Allora, gente, si va? Hoagsmeade ci aspetta!-
Remus e James si scambiarono uno sguardo, vagamente preoccupato, poi seguirono il loro amico fuori dal dormitorio, verso la colazione e la gita.
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La sera, tornando al dormitorio, Sirius ripensò per la prima volta dal mattino alla lettera dei suoi. I regali dei Malandrini erano ancora sul pavimento, vicino al suo letto. Era più sereno. Aveva trascorso una bellissima giornata (anche se Peter non si era fatto vedere). James e Remus avevano fatto di tutto per tirargli su il morale. Avevano passeggiato per le strade ormai familiari della piccola città, chiacchierando di Quidditch e scambiandosi pettegolezzi su compagni e professori. Ogni volta che i brutti pensieri sulla sua famiglia gli avevano sfiorato la mente, i suoi amici erano lì per distrarlo. James aveva ingaggiato una furiosa lotta di palle di neve incantate con un gruppetto di Serpeverde (tra cui, con suo sommo divertimento, sua cugina Bellatrix e suo fratello Regulus), che era finita solo quando una palla lanciata da Ramoso aveva accidentalmente colpito Lily Evans. Remus, che gli aveva rivolto ogni tanto qualche occhiata preoccupata, aveva tirato fuori il suo lato più "Malandrino", trascinandolo alla Testa di Porco per una burrobirra (nonostante normalmente odiasse quel posto). Avevano anche inventato un gioco un po' stupido, lui e Remus. Quando capitava che incrociassero qualche ragazza con cui uno dei due era stato, valutavano "su una scala da 1 a 10" la loro bravura a baciare, condendo il tutto con commenti tipo "E' una sanguisuga" oppure "Come baciare un manico di scopa". Avevano riso delle loro piccole malignità, e anche della faccia di James che non capiva bene il senso di quel gioco. Sirius si era rivelato un giudice molto severo, non aveva dato a nessuno più di otto, mentre Remus era stato più largo di manica.
Insomma, una bellissima giornata. E Sirius non voleva guastarsela, ma una volta tornati in camera la sua mente non potè impedirsi di ricominciare a pensare alla lettera che aveva ricevuto la mattina. Afferrò una Gelatina dal cesto sul pavimento, sperando che il gli togliesse dalla mente i suoi genitori e il loro schifoso modo di pensare. Non fu fortunato. La Gelatina era al gusto di anice, che lui detestava.
Stava già per sputare via la caramella, ormai rassegnato a rattristarsi, quando un imbarazzatissimo Peter spalancò la porta e si fiondò nella stanza, travolgendolo. Peter, con la sua solita goffaggine, gli cadde addosso, e Sirius si ritrovò steso sul pavimento, con il suo amico scomodamente seduto sulla pancia, che gli urlava scuse incomprensibili per aver mancato la gita. Sirius pensò che era rosso come un peperone, e che per essere così basso pesava davvero troppo. Poi, a dispetto di tutti i brutti pensieri, si lasciò andare ad una sana, liberatoria risata.
Capitolo 14
Come un piccolo tradimento
8 Novembre 1976
Dove ho la testa? Dove diavolo ho la testa? Sono davvero un idiota!
Peter correva come un forsennato verso la torre dei Grifondoro. La cartella continuava a sbattere contro la sua gamba ad ogni passo, e aveva il fiatone. Fu costretto a rallentare un po' quando una dolorosa fitta gli trafisse un fianco. Mancavano pochi metri. Solo mezza rampa di scale... ecco la Signora Grassa. Si fiondò in sala comune e poi di corsa verso il dormitorio dei ragazzi, e spalancò la porta.
Gli altri erano già nella stanza, ovviamente. Mancavano solo dieci minuti all'ora di cena. Si precipitò verso Sirius, cominciando a scusarsi. Solo che non aveva visto quel dannato cesto di Gelatine per terra. Inciampò e volò addosso al suo amico. Lo travolse e entrambi finirono sul pavimento. Questo però non impediva a Peter di continuare la sua arringa difensiva. Si sentiva così idiota!
-Scusa ti prego è solo che mi sono fatto prendere dai compiti -lo sai quanto è difficile il compito per Vitious?- e poi Em non riusciva a fare bene un incantesimo, così mi è passata l'ora, te lo giuro, non so come sia successo ho alzato gli occhi ed erano già le cinque e-
A quel punto Sirius iniziò a ridere come un matto. Peter ammutolì. Sirius continuava a ridere, con le lacrime agli occhi. Peter si guardò intorno spaesato. Remus aveva un'espressione stupita, come se non avesse capito nulla di quello che era successo. James sembrava arrabbiato e Peter per un attimo ebbe paura di lui. La risata di Sirius era ormai diventata un singhiozzo ilare.
Che cavolo succede qui? Forse qualcuno ha fatto un incantesimo su Sirius? Brr... vorrei che lo avesse fatto anche a James. Sembra che mi voglia strozzare.
Solo in quel momento, mentre la risata sguaiata di Felpato cominciava a rallentare, Peter si rese conto di essere ancora seduto sul suo amico. Si alzò di botto, solo per inciampare nuovamente e cadere lungo disteso sul pavimento, proprio sopra il cesto di Gelatine che si ruppe con un secco Crak! spargendo il suo contenuto per il pavimento. Quella scena provocò un nuovo scoppio di risa da parte di Sirius, a cui si unì subito anche la tranquilla risata di Remus. Sentirli ridere così ebbe l'effetto di tranquillizzare Peter. Forse non l'avrebbero ucciso quel giorno. Forse non era poi così grave che avesse mancato la gita. Cominciò a ridere anche lui. Quella situazione era davvero buffa. Non capitava tutti i giorni neppure a lui di inciampare due volte in meno di un minuto, travolgere Sirius (che era alto quasi venti centimetri in più di lui!) e distruggere un cesto di gelatine.
-Non ci posso credere Pete!- cominciò Sirius, sempre ridendo. -In sei anni non eri mai riuscito a mettermi al tappeto!-
-Già- aggiunse Remus, -peccato che al tappeto ci sia finito anche lui. E due volte!-
Peter continuò a ridere. Lo stavano prendendo in giro. Almeno non erano arrabbiati con lui.
Ora toccava a James. Funzionava sempre così: ognuno degli altri faceva la sua battuta, poi la presa in giro finiva. Una battuta a testa. Così Peter non si sentiva troppo umiliato. E poi facevano così anche se era qualcun'altro di loro a fare qualche sciocchezza. Solo che Peter le faceva più spesso di loro. Ancora ridendo, si voltò verso James, che però aveva un'espressione seria.
-Certo che sei proprio stronzo, Peter. Ti sei dimenticato del compleanno di Sirius.-
James era assolutamente serio. Tutti tacquero. Remus guardava James con un'espressione leggermente preoccupata sul viso.
-Dai, James, non prendertela con lui.-
Peter quasi sussultò. Non capitava spesso che Sirius prendesse le sue difese con James. Doveva essere davvero di buon umore quel giorno, considerando che non era la festa di James che lui aveva saltato.
-Non me la prendo con nessuno, io. Solo che mi sembra molto scorretto.-
Sirius alzò le spalle. -Ma dai, Codalisicia era in buona compagnia. Chi si ricorderebbe di una sciocca gita vicino ad una ragazza carina come Em?- disse, sorridendo e ammiccando maliziosamente in direzione di Peter.
Peter gli fu grato del cambio sottile di argomento, anche le la sottile allusione di Sirius lo fece arrossire come un peperone. Stava per ribattere qualcosa sul fatto che Em era solo un'amica, ma James lo interruppe.
-Qualcuno che ci tiene ai suoi amici?- chiese ironicamente.
-James, io...- cominciò Peter, ma Sirius lo interruppe.
-Ascolta, Ramoso, era il mio compleanno, giusto? Allora perchè ti scaldi così?-
-Giusto. Perfetto. Era il tuo compleanno. Non sono affari miei. Vado a cena.-
Prima che gli altri potessero replicare, James era uscito sbattendo la porta. I tre Malandrini si guardarono l'un l'altro, stupiti.
-Che gli prende?- chiese Peter.
Dopo un attimo di silenzio, Remus rispose col suo solito tono amichevole.
-Stai tranquillo, Pete. Credo che sia solo un po' geloso.-
-Geloso?-
-Sì, sai, del fatto che ultimamente stai spesso con Emanuelle. Penso che si senta un po'... be' ecco, come se tu tradissi i Malandrini perchè stai con lei.-
-Ah.- Quell'idea non aveva mai sfiorato Peter. -Pensate anche voi così?- chiese agli altri due.
-No, io credo che sia molto bello quello che fai per lei.- lo rassicurò Remus con un sorriso.
-E poi- aggiunse Sirius -chi potrebbe biasimarti? Si vede che ti piace!-
Ancora una volta Peter sentì il viso andargli in fiamme. Era tempo di chiarire con Felpato che lui non aveva assolutamente una cotta per Em!
-Guarda che non mi piace in quel senso! E' solo un'amica!-
-Va bene, allora si vede che ti piace come amica!- disse Sirius, ma la sua espressione diceva chiaramente che non aveva cambiato idea. Certe volte Sirius era proprio negato per capire le persone e i loro sentimenti.
-Senti, Sirius, mi dispiace davvero per oggi.-
-Non ti preoccupare. Non me la sono presa.-
-Grazie, sei un vero amico.-
I tre Malandrini rimasero un attimo in silenzio, ma era un silenzio tranquillo, non come prima quando James si era arrabbiato. Era un silenzio che significava che tutto era tornato normale. Sirius cominciò a riporre i suoi regali nel baule. Peter vide che di nascosto metteva via anche la lettera accartocciata dei suoi genitori, ma non disse niente. Remus si era messo a raccogliere le gelatine sparse ovunque dalla caduta di Peter, e lui andò ad aiutarlo. Dopo qualche minuto le avevano raccolte tutte. Remus riparò il cestino e lo riempì di nuovo, poi lo posò sul comodino di Sirius, che gli sorrise.
-Allora, andiamo a cena?-
Fu Sirius a parlare per primo.
-Lo sai Pete- continuò mentre si incamminavano -prima della tua "violenta entrata in scena" avevo beccato una gelatina all'anice! Bleah! Dovrò bere un litro di succo di zucca per togliermi questo saporaccio dalla bocca! Che schifo!-
-Anice? Oh, no, a me piace un sacco! Uffa, non potevo trovarla io?- rispose Peter.
-Ti ho mai detto che hai degli strani gusti, Codaliscia? Non mi spiego come faccia a piacerti una ragazzina graziosa come Emanuelle!-
Peter arrossì per l'ennesima volta quella sera. Sirius, ridacchiando, gli diede un amichevole pacca sulla spalla, che fece quasi volare il poverino giù dalle scale. Remus rise mentre chiudeva la porta alle loro spalle.
Capitolo 15
Un lupo mannaro non deve essere disturbato
Novembre-Dicembre 1976
-Remus? Ehi, Remus?-
Oh, no! Ancora?
-Senti, ho bisogno di una mano.-
-James dov'è?-
-In giro.-
-E Peter?-
-Con la Gabbianella.-
Come al solito. Tutti hanno qualcosa di urgente da fare, Sirius si annoia e come al solito dovrò finire il tema per Ruf domattina. Ovviamente, con Sirius che cerca di copiare da sopra la mia spalla.
Gli ultimi due mesi erano stati particolarmente duri per Remus. La luna piena di novembre l'aveva stancato più del solito, e i compiti avevano finito per accumularsi. Quando era finalmente riuscito a rimettersi in pari, c'era stato quello sgradevole episodio del calderone esploso (e nessuno era riuscito a provare che fossero stati i Serpeverde, anche se i Malandrini si erano vendicati comunque, per stare dalla parte del sicuro.). Quando l'avevano dimesso dall'infermeria dopo che gli erano ricresciute entrambe le orecchie, aveva dovuto scontare un'intera settimana di punizione, per aver distrutto il sotterraneo. Poi era arrivata la nuova luna piena. E quella volta era stato costretto a restare sigillato nella Stamberga Strillante, a regalarsi una nuova cicatrice da aggiungere alla collezione, dall'inspiegata defezione di Ramoso, che non si era presentato.
Negli ultimi mesi James era stato strano. Ok, per la mancata presenza al plenilunio aveva trovato una spiegazione più che valida: si era addormentato. Può succedere. Ma ultimamente Ramoso sembrava sempre meno presente, e anche quando era con loro mancava di quello spirito Malandrino che lo aveva sempre contraddistinto. Remus non aveva cercato di parlargli, un po' perchè aveva davvero troppe cose a cui pensare, un po' perchè gli bruciava ancora la sottile allusione al fatto di non volere parlare con lui dopo Halloween. Remus sospettava che il problema avesse a che fare con Lily Evans. Dall'episodio dello stereo ad Halloween lei aveva parlato altre due volte con il suo amico, anche se sempre di cose molto casuali. E ogni volta James si era precipitato in camerata a condividere l'evento con i suoi amici. E ogni volta per qualche tempo era tornato il solito James, allegro, casinista e disponibile. Ma per il resto del tempo, James era musone e intrattabile, quasi peggio dello stesso Remus nei giorni di tensione che precedevano il plenilunio.
La stranezza di James, insieme alle assenze di Peter, facevano riflettere Remus, lo preoccupavano anche a volte. Ma quello che ne risentiva di più era senza dubbio Sirius. Dopo la scenata di Ramoso la sera del compleanno, in qualche modo Felpato si trovava spesso da solo, costretto a distogliere Remus dai suoi studi. Se c'era una cosa che Sirius odiava era stare da solo. E, per quanto Remus sapesse che ci doveva essere un buon motivo dietro alla stranezza di Peter e James, ogni tanto si arrabbiava un po' con loro. Lui non si sentiva abbandonato, ma Sirius sì, e sarebbe stato più sensibile da parte loro tenerne conto. Così Remus si era trovato a passare moltissimo tempo con Sirius. Gli faceva piacere, ma i suoi studi ne risentivano. Sirius non era mai stato capace di concentrarsi a lungo. Dopo un'ora di studio, regolarmente si distraeva. Il passo successivo diventava distrarre Remus. Esattamente quello che stava succedendo in quel momento.
-Dimmi Siri. Che c'è?-
-Mi è venuta in mente un'idea per far pagare ai Serpeverde i 10 punti che mi ha tolto ieri Craig.-
-Craig ti ha tolto dei punti? Perché?-
-Nessun motivo valido.-
Sì, come no.
-Sirius, anche quando non c'è un valido motivo, sicuramente ce n'era uno un'ora prima.-
Sirius fece un sorriso torto, a metà tra una smorfia da orgoglio ferito e un'espressione fiera di sè.
-Uuh, come siamo sospettosi, Mister Prefetto!-
-Questione di sopravvivenza, Felpato. Allora? Cos'hai combinato?-
-Niente di terribile. Ero solo in ritardo per l'ora di Babbanologia, e mi sono dimenticato che è vietato volare con la scopa per i corridoi.-
-Io te ne avrei tolti almeno 20. Craig è stato onesto.-
-Non è vero!-
Sirius sembrava indignato, ma i suoi occhi brillavano di divertimento.
-Non fare il bambino, Sirius.-
-Non faccio il bambino. Però tu non mi toglieresti mai dei punti.-
-Se ti beccassi a volare nei corridoi non esiterei un attimo.-
-Io scommetto che non lo faresti!-
-Sì.-
-Toglieresti addirittura 20 punti al tuo migliore amico?-
Quella discussione si stava protraendo in maniera esagerata. Se Remus voleva avere una seppur vaga speranza di riuscire a tornare prima di sera al suo tema, forse era il caso che ascoltasse Sirius, declinasse gentilmente l'invito ad aiutarlo, e si facesse convincere a malincuore più in fretta del solito.
-Dai, piantala e dimmi cos'hai in mente. E ricordati che non ti ho detto che ti aiuterò.-
-Ma lo farai?-
Di nuovo. E' agghiacciante come in questi giorni Sirius sia polemico.
-Non approverò mai nulla che implichi la violenza.-
-Niente violenza. Ecco il piano: tu vai da Craig e gli dici che c'è bisogno di un Prefetto al quarto piano. Lo mandi nell'aula in disuso, la vecchia aula di Divinazione, hai presente? Poi io lo chiudo dentro con un incantesimo che ho trovato, che finisce all'alba, ma non ha un controincantesimo. Nessuno si farà male. Che ne dici?-
-Hai pensato a tutto, eh Felpato? E se ti vede? Lo dirà ai professori.-
-Uso il mantello di James.-
-Geniale. Così l'unico colpevole sarò io.-
Sirius fece una faccia stupita. Evidentemente non aveva pensato a quello.
-Be', allora tu usi il mantello e io mi Disilludo...-
-Come faccio a parlargli con il mantello?-
-...Oh. Non ci avevo pensato. Già, pessima idea.-
Sirius aveva un'espressione afflitta. Sembrava rassegnato a tornare nel suo mondo di noia. A Remus faceva un po' pena. Era evidente che gli mancava James. Mancava anche a lui. Tornò a pensare che James si stava comportando davvero stranamente. Stava per tornare al suo tema, quando gli venne in mente che poteva chiedere a Sirius se sapeva cosa aveva Ramoso che non andava. Forse Sirius lo sapeva, e se era un segreto di certo non lo avrebbe rivelato, però magari potevano pensare insieme a come tirare su il morale al loro amico.
-Sirius, senti...-
-Dimmi, Lunastorta.-
-Non ti sembra che James sia strano ultimamente? Voglio dire, hai notato che se ne sta sempre per conto suo? E' arrabbiato per qualcosa?-
-James? No, non può essere arrabbiato, me lo avrebbe detto. Non lo so. Forse cerca di conquistare la Evans.-
-E' quello che ho pensato anch'io. Però sono anni che cerca di parlare con Lily, e non è mai stato così.-
-Cosa vuoi che ti dica? Non lo so. Secondo me va tutto bene. Magari è solo un po' stanco. Non pensarci troppo. Se ci fosse qualcosa che non va ce lo direbbe.-
Il tono di Sirius era convinto. Remus si sentì rassicurato. Nessuno conosceva Ramoso bene come Sirius, e se lui diceva di stare tranquilli ci si poteva fidare. Così tornò ai suoi studi. Ancora venti centimetri sulla Confederazione dei Folletti e delle Fate, poi sarebbe potuto passare a Pozioni. Se fosse riuscito a portarsi avanti magari...
-Rem?-
Ti pareva? Non finirò mai questo tema!
Sospiro.
-Dimmi.-
-E se chiudessi anche te nella stanza? Così non ti potrebbero accusare di niente! Saresti una vittima... ehi, ma dove vai?-
-A studiare in biblioteca.-
Un po' gli dispiaceva di lasciare solo Sirius, ma aveva assolutamente bisogno di concentrarsi. E comunque mancava meno di mezz'ora alla cena. Sirius sarebbe sopravvissuto.
Arrivato all'uscita della Sala comune, si voltò, preso da un'improvvisa illuminazione, e si rivolse di nuovo a Sirius.
-Signor Black, 5 punti in meno a Grifondoro.-
Sirius lo guardò stupito.
-Perché?-
Con un sorriso che si poteva definire solo "Malandrino" Remus cominciò a enumerare sulla punta delle dita:
-Uno, per aver congiurato ai danni di due Prefetti. Uno per aver impedito ad un compagno di fare i compiti. Uno per aver insinuato che faccio dei favoritismi e non tolgo punti ai miei amici. Uno per aver volato nei corridoi con la scopa. E uno per il sale che domattina troverò nel the. Ci vediamo a cena, Sirius.-
E così dicendo uscì dalla sala comune. Sentì Sirius che rideva. Era un bel suono.
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La mattina dopo, non c'era sale nel suo the. Invece c'era un biglietto, scritto nella calligrafia nervosa di Sirius, in mezzo al suo panino. Una volta ripulito dalla marmellata, il piccolo pezzo di carta svelò a un Remus basito il suo contenuto. Diceva:
Uno, non ho congiurato ai danni di nessuno. Il mio congiurante non congiurava, e non si può congiurare in uno. Due, tu fai davvero favoritismi. Non pensavo di cavarmela con così poco! Tre, be'... assaggia il the. Quattro, mi avevano già tolto i punti per la faccenda della scopa. L'ultimo me lo merito. Mi sono dimenticato che un lupo mannaro non deve essere disturbato. Visto che hai un po' esagerato, ecco la mia vendetta: guardati attorno. Sei sotto gli occhi di tutti. Tutti ti vedranno se diventi rosso. Ci stai pensando? Bene.
Un bacio
Sirius
Remus per un attimo non seppe se ridere, arrossire o dare un pizzicotto a quello scemo del suo amico che ridacchiava di fianco lui sbirciando la sua reazione. Sotto gli occhi increduli di James e Peter, che non si potevano spiegare il suo comportamento, fece tutte e tre le cose insieme.
Capitolo 16
Tra due giorni è Natale
23 Dicembre 1976
Il dormitorio era quasi buio, e per una sera non era il solito disordine a regnare sovrano. Anzi, le valigie dei quattro Malandrini erano già pronte. Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso avevano passato buona parte del pomeriggio a sistemare le loro cose per la partenza dell'indomani. Un'operazione che avrebbe dovuto essere molto più breve (in fondo le vacanze duravano solo dieci giorni), ma il fatto che da circa due mesi i quattro amici si trovassero raramente insieme aveva creato qualche diversivo, come una battaglia all'ultima piuma con i cuscini e alcune sessioni di lotta improvvisate. Poi dopo cena i ragazzi avevano festeggiato l'inizio delle vacanze nel loro solito modo: ammucchiati sul letto (di Peter questa volta), in compagnia di una bottiglia di Whisky Incendiario che Sirius, ormai maggiorenne, aveva acquistato a Hogsmeade nell'ultima gita, a ridere, scherzare e progettare le imminenti vacanze.
James non si stava divertendo. Lo sforzo di sembrare il solito James stava diventando davvero pesante. Erano due mesi che andava avanti così. Era sicuro che Lunastorta si fosse accorto di qualcosa, e anche che né Sirius né tanto meno Peter avessero capito niente.
La verità era che James Potter si sentiva strano, non riusciva in alcun modo a controllare i suoi pensieri. Non capiva cosa gli stava succedendo. E tutto da Halloween. In qualche modo sentiva che avrebbe odiato quella ricorrenza finché fosse vissuto. Almeno tre sentimenti si erano insinuati in lui dopo quella dannata festa, ed erano terribilmente irrazionali e illogici, e contrastanti. E lui non poteva fare assolutamente niente per metterli a tacere. Anche nasconderli gli stava creando un sacco di problemi.
Era innamorato di Lily Evans. Aveva fatto di tutto per convincersi che la sua era solo una cotta, una questione adolescenziale o qualcosa di simile. Che si sarebbe risolta. Comunque lei non ne voleva sapere di lui. Invece niente. La conversazione più banale con lei si trasformava nella sua mente in un evento da calendario. Si sentiva sempre un bambino un po' stupido quando parlava con lei. Ormai si passava la mano tra i capelli con una frequenza allarmante, ma era un gesto di timidezza, e lui lo sapeva bene. Dov'era lo spavaldo James Potter, capitano della squadra di Quidditch e terrore dei Serpeverde, quando la Evans era nei paraggi? Lui la guardava e desiderava solo dimostrarle di essere diverso. Di essere quello che lei voleva. E non ci riusciva mai, otteneva solo di comportarsi da imbecille. Poi ne parlava con i suoi amici, e questo lo faceva sentire ancora peggio. Perché loro erano lì, attorno a lui, incoraggianti e interessati. E lui era solo un cretino.
Perché erano i suoi amici il resto del problema, e non se ne rendevano conto. E se l'amore per Lily poteva dirsi un problema, allora quello che stava succedendo con i suoi amici era una catastrofe. E il bello era che non ne poteva parlare con nessuno.
James era geloso. Non lo era mai stato prima (la Evans non era certo una ragazza "allegra"!), eppure dopo notti insonni e giorni di pensieri incoerenti aveva dovuto ammettere con se stesso che "gelosia" era l'unica parola adatta a descrivere quello che provava. Era iniziata in sordina. Il giorno del compleanno di Sirius se l'era presa con Codaliscia, ma dopo due mesi doveva ammettere che non era assolutamente lui il problema. Remus e Sirius. Sirius e Remus. Ultimamente erano sempre insieme. All'inizio aveva cercato di darsi una spiegazione razionale: Sirius era i SUO migliore amico. Si sentiva un po' trascurato, si era detto. Ma come scusa reggeva davvero poco. Le attenzioni di Sirius verso Remus non gli davano più fastidio di quelle di Remus verso Sirius. Era geloso. Punto. Del loro rapporto. Del loro stare sempre di più l'uno con l'altro che con lui. Del fatto che Remus si sentisse in diritto di abbracciare Sirius (come la mattina della lettera) quando invece lui si vergognava a farlo. Del fatto che Sirius mandasse a Remus misteriosi biglietti che a lui non facevano leggere. Del fatto che qualche volta facessero battute che capivano solo loro due (qualcosa sul volare in corridoio, due giorni prima, ad esempio), e che ridessero insieme anche quando lui era da qualche altra parte. Sì, decisamente era geloso.
E poi c'era stato il bacio. Che non doveva cambiare niente, e invece stava cambiando tanto nella vita di James. Non riusciva a smettere di pensarci. Lui non era stato mai attratto da un ragazzo in sedici anni di vita. Mai. E poi era innamorato della Evans, da sempre, no? Allora perchè continuava a tornargli in mente? Perché non riusciva a smettere di pensare in maniera ossessiva voglio provare anch'io? Era così meschino da volere avere qualcosa solo perchè gli altri l'avevano e lui no? Sì, era arrivato ad ammettere, era così. Loro avevano condiviso quella cosa strana, proibita ed eccitante, tra di loro. E lui non voleva essere escluso. Una parte di lui era quasi disgustata dall'idea. Era la parte del suo cervello che parlava con la voce di Codaliscia. Una parte, quella che somigliava tanto a Felpato, diceva che era un'idea proibita, e per questo lo attirava. Quando si diceva che la sua era la normale curiosità di un adolescente, parlava con la voce di Lunastorta. E da qualche parte dentro di lui una piccola Lily Evans lo avvertiva severa che se davvero stava nascendo qualcosa di bello tra i suoi due amici, lui si stava decisamente mettendo in mezzo. Erano tutte voci ricorrenti. Pensieri che gli invadevano la testa. Il problema in tutto quel caos era ritrovare Ramoso.
I pensieri correvano fluidi nella sua testa, agevolati dal gusto amaro del Whisky nella sua bocca. Non era ubriaco. Anzi, era fin troppo sobrio. Aveva bevuto quel tanto da lasciarsi andare, da godersi la serata senza farsi mille problemi (e invece i problemi, dannati, erano sempre lì!), ma non tanto da rischiare di straparlare. Però...
Peter russava. Sirius quella sera si era accanito particolarmente su di lui, sfidandolo a bere "come un vero uomo". Con il risultato che ora Codaliscia era sprofondato in un sonno etilico dopo aver cantato a squarciagola "Adeste Fideles", sbagliando tutte le parole. Il vero uomo, d'altro canto, si era addormentato qualche minuto prima, assolutamente sobrio (erano parole sue), tanto da crollare nel bel mezzo di una barzelletta che aveva già raccontato due volte.
La voce calma di Remus stava ancora spiegando a James perchè quella sera il licantropo era sobrio. Era una spiegazione complicata, che aveva a che fare con precedenti brutte esperienze con il Whisky Incendiario e genitori che capivano se il loro pargolo aveva bevuto la sera prima.
James non lo ascoltava minimamente.
Enumerava i suoi problemi, come a convincersi che non potevano essere reali, che appartenevano al brutto personaggio di uno squallido romanzo. In qualche modo sperava che a furia di pensarci diventassero meno consistenti e pressanti.
1) Era innamorato di Lily Evans. Lei non lo avrebbe mai voluto. Lui voleva cambiare in meglio per lei, ma riusciva solo ad essere più coglione, e tanto lei non lo voleva comunque. Se pensava che questo era il problema "facile" si sentiva male.
2) Era geloso del rapporto speciale che si stava creando tra Remus e Sirius. Questo comportava tra l'altro che non riusciva a sentirsi a suo agio con loro, e che sempre più spesso li evitava. Il che li portava a stare sempre più insieme. Un circolo vizioso.
3) Si chiedeva disperatamente che sensazione poteva dare baciare uno qualunque dei suoi due amici. Baciarli come loro si stavano baciando quella notte nel corridoio. Appoggiare le labbra su quelle di uno di loro e far scivolare la lingua nella sua bocca. Non doveva seguire quel filo di pensieri...
Da parecchi minuti James non ascoltava più Lunastorta. Però lo stava guardando. Era a pochi centimetri da lui. Vicino e ignaro di quello che lui provava.
Qualcosa dentro James cedette ad una misteriosa pressione, sfuggendo al controllo che lo stesso James non sapeva di esercitare.
Bruscamente, quasi con rabbia baciò Remus.
Fu un attimo. Un secondo prima stava pensando. Un secondo dopo si era buttato sul suo amico. Per un momento si sentì schifosamente scorretto.
Un secondo dopo era caduto dal letto, spinto da Remus, che lo guardava scioccato dall'alto, gli occhi spalancati e la bocca aperta in un'espressione di stupore silenzioso. Qualcosa di amaro dentro di lui gli sussurrò Tu non sei Sirius.
Cadendo aveva sbattuto la schiena, non troppo forte, e si era morso un labbro.
Si vergognava terribilmente. Che diavolo gli era saltato in mente?
Aveva anche fatto molto rumore. Non si stupì di aver svegliato Sirius.
-James? Che ci fai per terra? Tutto bene?-
Sirius si era avvicinato al bordo del letto, e James ora poteva vedere il suo volto stupito e assonnato vicino a quello di Lunastorta.
-Sì, tutto ok.-
-Non ti sei rotto niente?-
-No.-
-Ma sei caduto?-
A quel punto James si rialzò, pregando che il suo imbarazzo non fosse evidente per Sirius.
-Mi devo essere... appisolato, e sono caduto. Scusatemi, sono stanco. Vado nel mio letto. A domani.-
-Buonanotte, James.- rispose Sirius.
Remus non disse niente. James si allontanò da loro. Non avrebbe più osato guardare Remus in faccia. Non si era mai vergognato tanto in vita sua.
Arrivò al suo letto e si rannicchiò sotto le coperte. Chiuse gli occhi cercando di dormire, ma i pensieri si affollavano nella sua mente.
Remus mi ha rifiutato. Io non sono Sirius. E' solo perchè Remus era sobrio? O c'è di più?
Il labbro gli faceva male.
Ho fatto una figura di merda, e non sono neanche riuscito nel mio intento!
La testa gli scoppiava.
Stanno chiacchierando, li sento. Remus glielo dirà?
Le palpebre erano pesanti.
Che glielo dica, cazzo! E poi che si divertano tra loro, in quel letto, se vogliono. Peggio per Codaliscia!
Voleva girarsi, ma aveva il corpo così intorpidito...
Se fosse stato Sirius e non Remus, mi avrebbe lasciato provare?
Scivolò nel sonno. Un sonno profondo. Per qualche ora nessun pensiero si affacciò dispettoso nella sua mente. Da qualche parte, vagamente, gli sembrò di vedere il viso luminoso di Lily che gli sorrideva. Ma era solo un sogno.
rating: pg-13,
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