Aug 02, 2007 01:35
Terza parte.
Un Assaggio da questo blocco: "Sirius si svegliò di colpo, come se avesse avuto un incubo. Lentamente si mise a sedere sul letto e si guardò attorno. Il dormitorio era vuoto, e ridotto in condizioni pietose. Bottiglie vuote, cartacce e cicche di sigaretta insozzavano il pavimento."
Capitolo 9
Ieri sera...
1 Novembre 1976
-Merlino!-
Sirius si svegliò di colpo, come se avesse avuto un incubo. Lentamente si mise a sedere sul letto e si guardò attorno. Il dormitorio era vuoto, e ridotto in condizioni pietose. Bottiglie vuote, cartacce e cicche di sigaretta insozzavano il pavimento. In un angolo, lo stereo della Evans era in mille pezzi. Confusamente, Sirius fu felice che il prezioso oggetto fosse stato affidato alla custodia di Ramoso, e non alla sua. La Evans incavolata era davvero temibile.
I suoi amici non c'erano. Dovevano essere già scesi a colazione (o a pranzo). Per un attimo, Sirius istintivamente ne fu felice. Non si sentiva ancora pronto per le spiegazioni.
Questo pensiero lo sorprese. Spiegazioni? Cosa doveva spiegare? Aveva la confusa sensazione che la sera prima fosse successo qualcosa di strano. Ma in quel momento non si ricordava cosa. Però era stata quella sensazione, una leggera morsa allo stomaco che era un misto di eccitazione e vergogna, a svegliarlo.
Tornò con la mente alla notte appena trascorsa.
Si ricordava chiaramente l'inizio della serata. Il banchetto, poi la festa in dormitorio.
Aveva preparato tutto con cura. Alcuni tavoli sistemati vicino alle pareti traboccavano di cibi e bevande Babbani. Al centro della stanza, James aveva spostato i letti per lasciare il posto a chi avesse voluto ballare.
La vodka, il liquore Babbano fornito da Steve, era davvero buona. Sirius ne aveva già bevuto un bicchiere quando Remus gli si era avvicinato, l'espressione corrucciata. Aveva un pigiama rattoppato e leggermente liso, in netto contrasto con quello di seta di Sirius. Quella storia del pigiama era stata una sua trovata, e Sirius si vergognò ricordando di aver pensato che se a Lunastorta piaceva tanto come idea, avrebbe potuto chiedergli in prestito un indumento più presentabile. La sera prima quel pensiero non gli era sembrato così insultante.
Ma Remus non gli si era avvicinato per discutere di abbigliamento. Aveva un bicchiere in mano, le guance rosse, e guardandolo bene Sirius si era reso conto che doveva essere arrabbiato, e parecchio, per qualcosa di cui lui non aveva idea.
Quando Remus si era fermato di fronte a lui, gli aveva lanciato un'occhiata che aveva fatto capire a Sirius di essere il colpevole dell'irritazione del suo amico.
Le parole di Remus, urlate per superare la musica alta, avevano confermato i suoi sospetti.
-Sei proprio stronzo, Sirius.-
L'interpellato aveva fatto una faccia stranita.
-Perché? Cosa ho fatto di male stavolta?-
-Lo chiedi anche? Hai organizzato una festa sotto la mia responsabilità, e hai portato un sacco di alcol!-
Sirius non vedeva esattamente dove stava il problema. Lunastorta non era certo astemio!
-E ovviamente- proseguì Remus -ti sei guardato bene dal dirmelo prima. Sapevi benissimo che ti avrei detto di no, e sei stato zitto apposta!-
Improvvisamente, Sirius si rese conto che Remus aveva ragione. Lui aveva dato per scontato che ci sarebbe stato da bere. Ma dal punto di vista di Remus, sembrava che fosse una cosa fatta alle sue spalle. Lunastorta intanto proseguiva imperterrito ad urlare la sua tirata all'orecchio di Sirius.
-Ma ci pensi, se la McGranitt venisse a controllare? Troverebbe tutti ubriachi, e ovviamente la colpa sarebbe mia!-
Sirius si sentì in dovere di scusarsi.
-Accidenti, scusa Rem, non ci ho proprio pensato.-
-Non attacca, Sirius. L'hai fatto apposta. Sapevo che sei un maledetto casinista, ma non credevo che fossi così sleale!-
A quel punto, Sirius si era incazzato. Ed era ferito dalle parole di Remus.
-Davvero pensi questo? Perché se è così, sei proprio idiota! Non l'ho fatto apposta, ma se non ci vuoi credere peggio per te! Non sprecherò tempo a scusarmi!-
Così la ramanzina si era trasformata in un vero e proprio litigio. Sirius e Remus si erano allontanati l'uno dall'altro, arrabbiati.
Sirius provava una sgradevole sensazione al ricordo della discussione. Lui odiava litigare con Lunastorta. Con James in genere ci si azzuffava un po' per delle sciocchezze, poi amici come prima. Ma Remus si arrabbiava solo per le cose che riteneva importanti, e Sirius si sentiva sempre in colpa quando litigava con lui.
Tuttavia, la serata non poteva essere finita così. Anche se le ore successive erano ancora nebulose, Sirius si conosceva abbastanza da sapere che non riusciva a restare a lungo irritato, soprattutto con Lunastorta.
Per un paio d'ore Sirius aveva girovagato per la stanza, chiacchierando con parecchi Griffondoro, bevendo l'ottima Vodka con il succo d'arancia, osservando come Carlisia Weikman si metteva in mostra per farsi notare da Ramoso. Ma non si stava davvero divertendo. In realtà, continuava a ripensare alle parole di Remus. Si sentiva in colpa per aver creato quel casino. E inoltre aveva avuto una reazione spropositata, aveva trattato male Lunastorta quando palesemente la colpa era sua. Odiava l'idea che il suo amico pensasse che lui aveva voluto imbrogliarlo.
Lo aveva tenuto d'occhio durante la festa, anche se di nascosto. Remus aveva bevuto parecchio, e si era mostrato allegro e disponibile con tutti gli ospiti. Ma era teso e Sirius lo vedeva bene.
Verso mezzanotte, aveva deciso di andargli a chiedere scusa. Ma Remus aveva parlato per primo non appena lui si era avvicinato.
-Mi dispiace, ho esagerato.-
-No, scusami tu. Non avrei dovuto urlarti addosso.-
Remus aveva fatto un leggero sorriso, un po' a disagio.
-E' difficile non urlare con tutta questa confusione. Andiamo a parlare in corridoio?-
-Ok.-
Erano usciti. Sirius si ricordava chiaramente il corridoio semibuio, e l'andatura leggermente barcollante di Remus, che doveva aver bevuto abbastanza. Lui stesso era leggermente ubriaco, e probabilmente per quel motivo i ricordi della serata erano così lenti a tornargli.
In corridoio si erano spiegati. Sirius aveva ammesso che l'alcol era stata una cattiva idea, ma aveva ribadito la sua buona fede. Remus gli aveva creduto, e si era scusato per averlo aggredito. La tensione si era alleggerita in fretta.
-Scusami per averti detto che sei sleale. Non lo penso.-
-No, scusami tu per averti dato dell'idiota.-
-No, è colpa mia.-
-Non dire stupidaggini, Rem.-
C'era stato un attimo di silenzio.
-Sembriamo proprio scemi, Sir.-
-Hai ragione.-
Avevano riso. Ora che tutto era a posto, la cosa più logica sarebbe stata rientrare a godersi il resto della festa. Invece erano rimasti qualche minuto a chiacchierare, sollevati dal silenzio del corridoio in contrasto con il chiasso che veniva dal dormitorio.
Una normale chiacchierata tra amici, fino a che Remus non aveva fatto una domanda strana.
-Certe cose non cambiano mai, vero?-
-Che vuoi dire?-
-Che siamo sempre i soliti. Litighiamo per delle sciocchezze, parliamo troppo e facciamo la pace in due minuti.-
-Dici che siamo prevedibili?-
-Terribilmente, Felpato.-
-Io non voglio essere noioso.-
-Non sei noioso, solo che ormai ti conosco bene. E' difficile che tu mi stupisca.-
Remus non lo aveva detto per ferirlo, ma per Sirius un'affermazione simile era insultante e aveva vagamente il sapore di una sfida. In un secondo, un pensiero gli aveva attraversato la mente, e con il supporto dell'alcol che gli aveva dato coraggio, Sirius aveva deciso di metterlo in pratica.
-Scommettiamo, Lunastorta?- aveva detto con un sorriso che non prometteva nulla di buono, avvicinandosi al suo amico...
-Merlino!-
Nella stanza piena di sole, il ricordo della sera prima aveva fatto scattare in piedi Sirius. Ora era tutto chiaro. Sembrava così incredibile. Eppure era solo quello che era successo.
In quel momento Sirius aveva davvero spento il cervello. Sotto la voglia di stupire e lasciare per una volta senza parole il suo amico, Sirius riconobbe una certa curiosità e anche il brivido intossicante di infrangere un nuovo tabù.
Aveva baciato Remus.
Semplicemente, si era avvicinato lentamente e aveva appoggiato le labbra sulle sue. Aveva chiuso gli occhi e aveva sperato di non prendersi una sberla troppo forte.
Ma dopo qualche secondo nessuno lo aveva picchiato e la sua bocca era ancora su quella del suo amico. E Remus rispondeva. Sirius sentiva chiaramente l'odore della vodka nel suo respiro, ma la sensazione era nel complesso piacevole. Esattamente come baciare una ragazza, solo che Rem aveva la pelle del viso leggermente più ruvida, per via della barba, ed era uno dei suoi migliori amici.
Era meglio di una ragazza. A Sirius non era mai importato molto delle ragazze con cui usciva, invece a Remus voleva bene. Inoltre, il suo amico baciava decisamente in maniera diversa da qualunque ragazza che Sirius conoscesse, probabilmente perchè era un uomo. Remus si comportava come se volesse il controllo, ma anche Sirius cercava istintivamente di condurre il bacio, e questo aveva reso il tutto molto caldo. Sembrava quasi una lotta silenziosa per la supremazia.
Fu solo quando realizzò questo pensiero che Sirius si accorse che si stavano baciando già da diversi minuti. E che si erano spinti molto più in là del punto in cui lui aveva pensato di arrivare. Non aveva idea di chi avesse per primo approfondito il bacio, ma scoprì che non gli importava. Baciare Lunastorta era decisamente piacevole, e tutto sommato Sirius non ci vedeva nulla di male.
Sirius diventava sempre più rosso man mano che ci ripensava. Nulla di male, ma certo! Aveva solo ficcato la lingua in bocca al suo migliore amico! Cosa ci può essere di male nel rischiare una bella amicizia per dieci minuti (ad essere sinceri, doveva essere stato un po' di più) di scambio di saliva? Cazzo, doveva assolutamente parlare con Remus.
Anche se, in tutta sincerità, Remus gli era sembrato molto sereno. Quando Sirius si era staccato la prima volta, lui gli aveva sorriso leggermente, aveva alzato le spalle come a dire "perché no?", poi l'aveva baciato di nuovo. Sirius sperò che fosse un chiaro segno che non lo avrebbe ucciso quel giorno.
Si trovò suo malgrado a ripensare alle sensazioni di quel bacio, ma anche dopo ore continuava a pensare che fosse stata un'esperienza piacevole e a non trovarci nulla di disgustoso. E in tutta franchezza, non vedeva come l'accaduto avrebbe potuto incrinare il suo rapporto con Rem, se si fossero chiariti. Era stata un'esperienza nuova ed eccitante. Tuttavia non aveva certo intenzione di saltare di nuovo addosso a Lunastorta! E sapeva che per il suo amico era più o meno la stessa cosa. Dopo tutto lo conosceva bene, no?
Un altro paio di maniche era James. James? O cavolo! Sirius aveva appena realizzato esattamente chi aveva posto fine al loro momento di "pazzia". Cosa cavolo doveva dire adesso a James?
Be', pensò Sirius, Ramoso capirà. Lui capisce sempre, e poi sa bene che da un po' sono in cerca di emozioni nuove. Basta che gli spieghi bene tutti i miei ragionamenti, e che lo rassicuri che il mio rapporto con Rem non cambierà per questo.
James non sarà certo un problema.
Capitolo 10
Bell'amico!
1 Novembre 1976
Peter si stava avviando a colazione, la testa piena di pensieri.
Era stata una serata strana, da molti punti di vista. Durante il banchetto, per la prima volta nella storia di Hogwarts qualcuno si era seduto con i Malandrini. Emanuelle aveva trascorso tutta la serata al suo fianco, inclusa la cena. Che però non era andata tanto bene.
James e Sirius evidentemente non sapevano come comportarsi con lei. James addirittura le poche volte che le aveva rivolto la parola si era messo ad urlare, attirando l'attenzione di altra gente. Ma non capiva che Em non lo sentiva comunque? Per farsi capire da lei bisognava solo scandire bene le parole.
Remus aveva cercato di fare un po' conversazione con lei, costringendo Peter a tradurre tutte le risposte, ma alla lunga si era stancato.
Emanuelle dal canto suo si era rivelata terribilmente timida. Non aveva mai cercato di intavolare una conversazione, neppure con Peter, durante tutta la cena. E questo era strano, perchè in genere era molto più socievole. Aveva tenuto gli occhi bassi e aveva mangiato pochissimo.
Si era risollevata un po' quando, finito il banchetto, James Sirius e Remus se ne erano tornati al dormitorio per dare gli ultimi ritocchi alla loro festa.
Anzi, per tutto il resto della serata era sembrata così a suo agio che Peter non aveva avuto cuore di proporle di passare alla festa dei suoi amici. Erano rimasti in Sala Grande, con gli altri, ed avevano persino ballato un paio di volte (anche se Peter era proprio goffo e Emanuelle non era capace). Avevano riso.
Peter sapeva che la sua amica si era divertita. Ma lei non aveva sentito i commenti degli altri presenti in sala, e lui si era guardato bene dal riferirglieli. Tutti li prendevano in giro. I Serpeverede, certo, chiunque se lo sarebbe aspettato, ma alcune battutine le avevano fatte anche i Corvonero e addirittura un paio di Tassorosso del settimo anno. E poi i compagni di Emanuelle di Griffondoro. Loro erano i peggiori. Dicevano che la ragazzina era anormale e che Peter doveva essere altrettanto pazzo a perdere del tempo con lei.
In quel momento, lui avrebbe tanto voluto essere come i suoi amici. Ramoso avrebbe saputo trovare delle risposte brillanti per farli vergognare. Sirius si sarebbe limitato a fare quello sguardo cattivo che spaventava tutti, o forse avrebbe ringhiato, come aveva imparato a fare da quando si trasformava in Felpato. Remus poi avrebbe potuto togliere loro dei punti con la sua autorità di Prefetto. Ma Codaliscia non poteva fare proprio nulla se non ignorarli e continuare a tenere compagnia alla sua amica. Aveva la sensazione che un altro qualunque dei Malandrini sarebbe stato più utile di lui in quella circostanza.
Per questo motivo quella mattina Peter doveva assolutamente trovare i suoi amici. Quando si era svegliato, nel dormitorio sottosopra, James e Remus erano già scesi. Sirius dormiva ancora, ma visto che quel giorno era festa e non c'era lezione, Peter aveva avuto paura di svegliarlo solo per confidarsi con lui. Non che Sirius fosse cattivo, ma il ricordo dell'occhio nero di James la mattina del primo allenamento di Quidditch era ancora un po' troppo vivido nella sua memoria per rischiare.
Quindi Peter era sceso da solo, e adesso nella Sala Grande cercava i suoi amici.
Remus non c'era, segno che doveva essersi svegliato molto prima e aver già fatto colazione. Però c'era James, che tormentava svogliatamente una tartina con lo sguardo fisso nel vuoto.
-Ehi, Ramoso!- disse Peter avvicinandosi.
-Eh?... Oh, ciao Pete.- James sembrava ancora perso nei suoi pensieri.
-Hai visto Remus?-
-No, perchè dovrei averlo visto?- chiese James, un tono vagamente allarmato.
-Niente, così. Si è svegliato presto.-
Silenzio.
-Tutto ok James? Mi sembri un po' strano.-
-Cosa? Ah, no, tutto bene, stavo solo pensando.-
Peter alzò le spalle. Probabilmente James soffriva dei postumi della sbronza della sera prima. Però era lì in quel momento e Peter doveva assolutamente raccontare a qualcuno i suoi dubbi. Così si lanciò nella sua spiegazione, raccontò la serata. Verso la fine gli venne il dubbio che James non avesse ascoltato nulla del suo discorso.
-...e così stavo pensando che forse se voi cercaste di stare un po' con Em qualche volta la gente la prenderebbe in giro di meno. In fondo, a voi vi rispettano! E poi sono sicuro che se ci parlassi la troveresti simpatica.-
James aveva ancora lo sguardo perso. Peter si chiese se fosse preoccupato per qualcosa.
-Non so, Codaliscia, oggi proprio non ho tempo per queste cose.-
-Be', ma nei prossimi giorni...-
-Cosa?-
A quel punto Peter si sentiva davvero ignorato. E cominciava ad arrabbiarsi.
-Come "cosa"! Sono dieci minuti che ti parlo! Ma insomma, se non mi vuoi ascoltare puoi anche dirlo!-
-Dai, Pete, non te la prendere per queste sciocchezze!-
Ora Peter era davvero arrabbiato.
-Sciocchezze? Ti sembrano sciocchezze? Guarda che per me Em è importante! Se non vuoi aiutarmi ok, ma non trattarmi come uno stupido!-
Si era alzato di scatto e aveva alzato anche la voce, e qualcuno si era girato a guardarli. Ma Peter non se ne curò. Lasciò la Sala Grande a passi veloci, girandosi solo sulla porta per sussurrare stizzito all'indirizzo di James:
-Bell'amico!-
Capitolo 11
Rossori e chiarimenti
1 Novembre 1976
-Sirius?-
L'interpellato si voltò.
Remus era seduto in un angolo della Sala Comune, con un libro sulle ginocchia. Si era posizionato in un posto appartato, e per quel motivo il suo amico aveva quasi finito di attraversare la stanza (come una furia, in verità) senza accorgersi di lui.
La scelta della poltrona non era in effetti stata casuale.
Remus doveva ammettere che si era seduto lì proprio per passare inosservato. Aveva anche saltato la colazione per evitare le chiacchiere. Non aveva voglia di essere socievole per una mattina. Anzi, aveva deciso di trascorrere del tempo da solo a riflettere, e il libro era solo una scusa perchè qualche studente più giovane non vedesse un Prefetto in ozio.
Ma la sua quiete era già finita, evidentemente. Aveva pensato che Sirius non si sarebbe svegliato almeno fino alle undici, mentre invece era sceso con quasi due ore d'anticipo rispetto alle previsioni.
Remus doveva ammettere anche di avere esitato un attimo prima di far notare a Sirius la sua presenza. Non era sicuro di aver ancora terminato le sue riflessioni. Tuttavia era chiaro che sul tema che occupava i suoi pensieri potevano rifletterci in due.
-Remus... buongiorno, non ti avevo visto!-
Intanto Sirius si era avvicinato con un fare incurante, smentito dall'espressione nervosa e leggermente imbarazzata. La faccia, quasi buffa, del suo amico aveva risollevato Remus, che in realtà aveva temuto di vedergli un'espressione più preoccupata, o peggio, arrabbiata.
-Buongiorno Sirius.- Odio essere così formale! -Dormito bene?- aggiunse, con un pizzico di malizia.
L'altro arrossì, e Remus si ritrovò a pensare che era proprio buffo. Però non gli sembrava carino ridergli in faccia, quindi fece finta di niente. Anche se era un avvenimento da segnarsi: Sirius Black che arrossiva in una conversazione banale, e soprattutto Remus Lupin che non arrossiva per la stessa conversazione!
-Non c'è male. Senti, ti dovrei parlare un attimo.-
Ma va?
Remus chiuse il libro.
-Dimmi pure.-
Sirius, che era appena tornato di un colore normale, arrossì di nuovo.
Sto diventando bravo! Pensò Remus, sempre più divertito da quel rovesciamento di ruoli. Ma Sirius si era già ripreso.
-Non qui, testone. Ma secondo te la Sala Comune è il posto dove fare certi discorsi personali?-
Non ce la farai, Felpato. Questa volta non... ma chi cavolo voglio prendere in giro? Devo essere del colore di un pomodoro!
L'ultima uscita di Sirius aveva ottenuto un immediato ripristino dei ruoli. Ora era Remus ad essere arrossito, e a giudicare dall'espressione del suo amico, un misto di soddisfazione e ilarità, quello era stato lo scopo della sua frase.
-Ok, andiamo in dormitorio?-
-Ok.-
Dieci secondi dopo la porta del dormitorio si era chiusa dietro di loro, e uno strano silenzio imbarazzato era caduto sulla stanza.
Fu Sirius a rompere il ghiaccio. Si era seduto sul suo letto, mentre Remus aveva preso posto sulla sua sedia preferita, di fronte a lui.
-Senti, Rem, ti volevo chiedere scusa per ieri sera.-
-Di nuovo? Mi pareva che avessimo fatto la pace per quella storia della Vodka?-
-Non per la Vodka.-
-Ah.-
Il silenzio tornò a regnare sovrano. I pensieri che affollavano la mente dei due ragazzi erano simili quanto le loro espressioni imbarazzate.
-Perché chiedermi scusa?-
Sirius rimase senza parole, e Remus provò per un attimo la soddisfazione un po' maligna di averlo messo in imbarazzo ulteriormente. Ma sapeva che il suo amico stava cercando di chiarire, e che non era facile, e che di quella "cosa" successa tra di loro dovevano parlare se non volevano correre il rischio di incrinare la loro amicizia. Abbandonò quindi il suo spirito punzecchiatore, e decise di affrontare il discorso in maniera seria e matura.
-Ascolta, Sirius, io non ci vedo niente di male. E' stata una cosa... strana, imprevista. Devo ammettere che mi hai davvero stupito. Avevamo bevuto abbastanza, ma comunque mi sembra che fossimo entrambi in grado di capire, no? So che stai pensando che potrei fraintendere, ma no. Non ho frainteso. Niente secondi fini. Tu sei sempre in cerca di qualcosa di "nuovo e sconvolgente" da fare, sono parole tue, no? E a me non sarebbe mai venuto in mente, ma ero curioso, e ho pensato "perchè no?". Tutto ok. Io ti ho accusato di essere prevedibile, e tu mi hai dimostrato che non lo sei.-
-Ma come cavolo hai fatto?-
-Eh?-
-A dire tutto questo così tranquillamente. Cavolo, mi ero preparato un discorso simile, ma credo che mi sarei interrotto almeno venti volte. E poi ti prendo in giro perchè sei timido!-
-Il trucco è non respirare. Se sei in apnea, hai voglia di finire in fretta, e non perdi tempo nel mezzo.-
-Geniale.-
Si guardarono per un attimo, poi scoppiarono a ridere. In parte per sciogliere la leggera tensione, ma anche per il sollievo che non ci fossero conseguenze impreviste riguardo a quanto era successo.
-Tu cosa volevi dirmi?- chiese Remus quando si furono calmati.
-Più o meno le stesse cose. Di non fraintendere, che volevo stupirti, che ora va tutto bene, e anche quella storia della curiosità.-
-Quindi ok.-
-Ok.-
-C'è altro?-
Sirius ci pensò un attimo.
-Ah, sì. Se ne può parlare, vero? Voglio dire, ecco...-
-Sirius, ricordati l'apnea.-
-Ok, è solo che volevo sapere se è un argomento tabù o no. Insomma, se preferisci che non tocchiamo mai più il discorso del Pigiama Party di Halloween. Se ti senti a disagio. Ehi, l'apnea funziona!-
-No, sembra strano ma non mi sento a disagio. Non con te, almeno. Anche se non mi piace molto l'idea di mettere dei manifesti.-
-Concordo in pieno. Evitiamo di spargere la voce.-
Dopo qualche attimo di silenzio, Remus decise di testare quanto era davvero tranquillo Sirius sull'argomento. Dopotutto, era stato lui a volerne parlare!
-Allora? Come è stato?-
-Cosa?-
-Il bacio. Sei tu quello che ha la fama del più grande baciatore di Hogwarts, no? Vorrei un'opinione professionale.-
-Remus!- Sirius sembrava sconvolto.
-Sirius!- Remus gli fece il verso. -Non eri tu quello a suo agio? Non hai detto che potevamo parlarne? Be', tu sei il mio migliore amico. Se non me lo dici tu se bacio male, a chi lo devo chiedere? Come posso correggere i miei errori?-
-Santo cielo, ma riesci a comportarti da secchione anche con i baci? E va bene. Niente da correggere. Te la cavi piuttosto bene. E' stato un buon bacio.-
-Su una scala da 1 a 10?-
-Almeno 8.-
-Be', poteva andare peggio.-
Detto questo Remus si alzò e fece per uscire. Fu stoppato sulla porta dalla voce di Sirius.
-E io? Su una scala da 1 a 10? Come sono andato?-
Remus ci pensò su un attimo.
-Non sono un gran valutatore. Ti basti sapere che la tua fama è meritata.-
Sirius sorrise a Remus, che ricambiò il sorriso, prima di uscire dalla stanza e tornare al suo libro, decisamente sollevato dalla piega che avevano preso le cose. Adesso restava solo da spiegarsi con James. Remus sperò che la tecnica dell'apnea funzionasse ancora, o si sarebbe ritrovato di un bel rosso Griffondoro.
Capitolo 12
Qualcosa di cui parlare
Prima settimana di Novembre 1976
...L'incantesimo permette dunque di raggiungere un risultato ottimale solo se vengono rispettate le seguenti indicazioni: Primo, assicurarsi che il clima non sia eccessivamente umido. Secondo, ruotare correttamente la bacchetta (si ricorda ai maghi mancini che il movimento non può essere eseguito in maniera speculare, cfr. pagg 18-65 e 182). Terzo...
Se la giornata non avesse preso una piega diversa, James non sarebbe mai riuscito a sapere come si eseguiva quell'accidenti di incantesimo. Remus, l'aria vagamente seria, si era appena seduto di fronte a lui. Sicuramente doveva parlargli. Sai che novità. Era da Halloween che tutti avevano un disperato, urgente bisogno di parlare con James Potter, senza apparentemente alcun riguardo verso i suoi compiti, allenamenti e vari interessi.
-Guarda che ho già parlato con Sirius. Non c'è bisogno che tu dica nulla.-
Ora Remus sembrava decisamente a disagio. Una piccola parte di James si sentì vagamente in colpa per aver aggredito il suo amico in quel modo.
-Veramente io volevo solo chiederti come va con Lily...- tentò Remus, ma non aveva un'aria molto convinta.
-Allora scusa. Va tutto ok, non mi parla come al solito. Posso tornare a studiare, ora?-
-...Non è vero. Volevo parlare di Halloween.-
-Ah, mi pareva.-
-Senti, è solo che non vorrei che tu pensassi- cominciò Remus, ma James lo interruppe.
-Guarda, non penso nulla in assoluto. Sirius mi ha raccontato per filo e per segno tutte le vostre riflessioni in merito. Non ci sono problemi. Prima di tutto non è un problema mio. Secondo, l'unica cosa di cui mi preoccupo è che voi due matti stiate bene, e Sirius mi ha assicurato che è così. Confermi?-
-Certo. Volevo solo- anche questa volta Remus non riuscì a finire la frase.
-Allora tutto ok. Ah, sì, tranquillo, ho già giurato a Sirius che non dirò niente a nessuno. Quindi credo che siamo a posto, no?-
-Se mi lasci parlare. James, è quasi una settimana che eviti tutti! E' solo che mi sembri strano.-
James era vagamente sorpreso che Remus se ne fosse accorto. Aveva sempre pensato che tra i suoi amici Lunastorta fosse quello con più spirito di osservazione. Però era convinto che nessuno si fosse reso conto che stava cercando di rimanere da solo.
La verità era che ad Halloween erano successe molte cose, e anche dopo. E James si era ritrovato suo malgrado in mezzo a tutte quelle questioni, e ora sentiva solo il bisogno di rifletterci sopra. Invece ovunque andasse c'era qualcuno che lo inseguiva, lo cercava, voleva parlare con lui. Remus era l'ultimo della lista. Prima di tutto, Carlisia Weikman lo tampinava da una settimana perchè voleva uscire con lui. Ramoso non era molto dell'idea. La Weikman era carina, certo, ma non gli interessava davvero, e poi si stava rivelando troppo appiccicosa. Andava benissimo per una serata, e James si era anche scusato con lei per essere scappato via in quel modo alla festa, però basta. E poi, dopo che per mesi avevano preso in giro Sirius per essere stato con una così oca, non era proprio il caso di mettersi a fare il bersaglio per le battute nello stesso modo, no?
Poi c'era stato Peter e la sua scenata a colazione, la mattina dopo la festa. James non capiva esattamente cosa stesse combinando il suo amico con quella ragazzina, però si era reso conto di averlo trattato male. Era solo che ultimamente Pete stava così poco con loro, e anche quando c'era era sempre distratto, e parlava solo di quella. James forse era un po' geloso, o forse semplicemente quell'argomento lo annoiava, ma sapeva che non doveva trattare male Codaliscia, soprattutto su una cosa che considerava così importante. Allora si era scusato con il suo amico, e poi si era sentito in dovere di ascoltare le sue lamentele (pareva che qualcuno li prendesse in giro) e di dare il suo consiglio (ignorali, poi ci vendicheremo). E adesso Peter gli riferiva ogni commento che sentiva fare su di loro e James era costretto a studiare un piano per farla pagare a quelle malelingue.
Poi James aveva parlato con Sirius del "fattaccio". In realtà quella spiegazione era necessaria, ma era stato davvero necessario discuterne per ore? O che Sirius gli descrivesse la sensazione? (In effetti James aveva fatto una domanda in proposito, ad essere onesti, ma non si aspettava certo una risposta!) E il giorno dopo, c'era bisogno che Sirius lo bloccasse un'altra mezzora in spogliatoio dopo l'allenamento per raccomandargli di non dirlo a nessuno? Ma per chi lo prendeva?
Insomma, James Potter non ne poteva più. Ora si aggiungeva alla lista anche Remus. Lui voleva solo starsene in pace, finire quei maledetti compiti e magari trovare un attimo per riflettere da solo. Anche se ad essere sincero, c'era una persona con cui avrebbe voluto chiarire. Ma Lily Evans non era sembrata minimamente intenzionata a spiegare il suo strano comportamento, e James era riluttante ad andarla a cercare. Non avevano parlato neanche dello stereo, Lily aveva incaricato Carlisia di chiederne i resti ai Malandrini. Dannazione.
James però era una persona onesta, almeno così aveva sempre pensato, e in quel momento Remus Lupin, uno dei suoi migliori amici, aspettava una spiegazione.
-Senti, Rem, non sono strano. Solo che tutti mi cercano per parlare, chiarirsi scusarsi per le cose più disparate, e io non ne posso più. E' vero che ti ho un po' evitato, ma solo perchè sapevo che volevi parlarmi, e...-
James si interruppe. Gli sembrava brutto dire al suo amico che non voleva parlare con lui. Anche se era la verità.
-Chi ti ha cercato?- chiese Remus, apparentemente più tranquillo di prima.
-La Weikman, naturalmente. Oh, tu non lo sai, ma ci siamo baciati alla festa e ora mi tormenta.-
-Carlisia Weikman? Sirius non smetterà mai più di prenderti in giro se esci con lei, lo sai vero?-
-Lo so, e non ho intenzione di uscirci. Poi Pete mi parla sempre di quella Emanuelle, vuole consigli, insomma... è sempre tra i piedi.-
-Già. Può essere un po' ripetitivo a volte.-
-E poi ovviamente ho parlato con Sirius.-
-Ovviamente.- Remus era leggermente arrossito.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Allora, è tutto ok?- chiese Remus dopo poco.
-Tutto ok, davvero. Solo, voglio finire questo incantesimo prima di sera.-
-Va bene, ti lascio stare. Se vuoi chiedermi qualunque cosa, cercami tu, ok?-
-Ok, grazie.-
Remus ridacchiò. -Nulla. Non sia mai che un Prefetto impedisca ad uno dei suoi amici di studiare! Ciao Ramoso.-
-Ciao.-
Finalmente solo, James tornò al suo libro.
Terzo, le condizioni di sicurezza possono essere alterate da fattori quali un eccessivo peso dell'oggetto incantato, la presenza di pensieri distraenti l'esecutore oppure...
James non imparò quel pomeriggio cosa potesse alterare le condizioni di sicurezza dell'incantesimo. Fu definitivamente distratto quando alzò la testa e si ritrovò davanti Lily Evans, ferma a guardarlo come se avesse qualcosa da dirgli.
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Il dormitorio dei ragazzi del sesto anno era affollato, considerando che non era ancora ora di cena. Peter, seduto alla scrivania, scriveva a sua madre, per raccontarle di aver preso "A+" in Trasfigurazione. Remus era seduto sul letto, con la schiena appoggiata ai cuscini e leggeva un approfondimento di Erbologia sugli effetti della Belladonna sui licantropi. Sirius era steso a pancia in sotto sul pavimento e sfogliava con aria leggermente annoiata una rivista di Quidditch.
James spalancò la porta più che aprirla. Si fiondò nella stanza, con un sorriso da un orecchio all'altro, e cominciò ad urlare a squarciagola incomprensibili parole, cercando di comunicare al suo improvvisato pubblico tutta la sua felicità. Quando fu sicuro di avere l'attenzione di tutti (e subito prima che qualcuno pensasse di andare a chiamare un medimago) spiegò ai suoi amici basiti il motivo di tanta gioia.
-Lily Evans dice che c'è rimasta male perchè ho baciato la Weikman alla festa.-
Peter sgranò gli occhi. -Wow!-
Remus sorrise, contagiato dall'euforia dell'amico. -Grande cosa, James! E' un inizio!-
Sirius come al solito finse di non cogliere il senso del discorso. -Hai baciato la Weikman?-
James si sedette e cominciò a raccontare. Mentre parlava, proprio tra la parte in cui la Evans gli aveva detto di non sapere spiegare la sua reazione e quella in cui a lui erano rimasti impigliati gli occhiali nella manica, si ritrovò a pensare di essere stato un po' ingiusto verso i suoi amici quella settimana. Adesso che era lui ad avere qualcosa di cui parlare, loro erano lì pronti a prestargli attenzione. Be', l'unica spiegazione del fatto era che lui si era comportato un po' come un coglione, e loro erano i migliori amici che si potessero trovare, visto che non glielo facevano pesare. Ora gli restava solo da scaricare quella rompiscatole della Weikman, visto che a Lily stava tanto antipatica.
-Grande Ramoso!- esclamò Sirius, partecipe. -Ora non ti resta altro da fare che scaricare la Weikman, e poi, chissà, la Evans potrebbe guardarti con occhi nuovi...-
James si chiese se Sirius gli leggesse nel pensiero, poi cominciò a sperare che il suo amico avesse ragione.
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