[RECENSIONE - Musical] Starship

May 15, 2011 20:36


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In leggero ritardo rispetto al lancio ufficiale su YouTube (è stato caricato il 30 aprile), voglio parlare di Starship. Voglio parlarne perché ne vale la pena, secondo me, e perché mi piace far conoscere in qualche modo questo gruppo di ragazzi (il Team Starkid) e questo nuovo musical (Starship, appunto), anche a chi per vari motivi (primo fra tutti: di fandom) non li ha mai sentiti nominare.
Potrei iniziare con la presentazione degli Starkid, i ragazzi, cioè, che sono dietro a tutto questo. Che scrivono, recitano, dirigono, compongono, accendono una lampadina, e che sono quindi il motivo per cui questo spettacolo (così come le altre loro produzioni) esistono. Ma preferisco di no.
Preferisco invece parlare subito di Starship, perché credo che la presentazione di un lavoro, quando fatto bene, dica anche tanto sulle persone che ci sono dietro.
Starship è un musical. Quindi è un classico prodotto americano. Ed è un musical che fa ridere - tanto - perché questo è un po’ il taglio degli Starkid. È anche una sorta di parodia del genere fantascientifico oltre che della cultura attuale americana, e ciò comporta una serie di rimandi a film, fiction e, appunto, attualità, conditi con una nota di ironia non indifferente. L’ho già detto che Starship fa ridere?
Essendo un musical, probabilmente dovrei iniziare a parlare delle canzoni. Ma preferisco introdurre l’aspetto che inizialmente mi aveva fatto storcere il naso: la presenza dei pupazzi. Ora, l’unico altro musical che conosco che utilizza pupazzi manovrati da attori, è Avenue Q, che tutti ritengono bellissimo e geniale, ma a cui io non mi sono mai interessata perché i pupazzi non mi entusiasmavano come idea. Non mi entusiasmavano in Avenue Q e non mi entusiasmavano in Starship. Sono stata felicissima di sbagliarmi. La presenza dei pupazzi non cambia la dinamica o lo sviluppo della storia, anzi. Sono così ben integrati che ad un certo punto ci si dimentica del fatto che dietro ci siano gli attori. Si guardano solo loro, Bug o Bugette o Roach o chi è in scena in quel momento, perché diventano reali e vivi. Credo sia la stessa cosa che accada in Avenue Q, ma non potrei dirlo con certezza, non avendolo mai visto. È però ciò che accade in Cats, ad esempio: non ci sono persone vestite da gatto, sul palco. Ci sono gatti, punto.
Quindi, la presenza dei pupazzi non è affatto un problema per l’andamento della storia. Tanto che alla fine (ma in realtà, fin dall’inizio) ci si innamora di Bug, perché Bug è un po’ come tutti noi: qualcuno che vorrebbe essere altro e di più e migliore e per una serie di regole e imposizioni non può esserlo. E Bug è un alieno con la forma di un insetto gigante, ma ha veramente importanza? (In effetti nella prima presentazione sembrava tutto molto più serio, vero? E invece… l’ho già detto che Starship fa ridere?)
Forse adesso è arrivato effettivamente di parlare delle canzoni. Testi e musica sono stati tutti stati composti da Darren Criss e in generale il lavoro è favoloso. Ci sono ovviamente musiche meno orecchiabili (prima fra tutte, probabilmente, “Beauty”, che non colpisce e non arriva come le altre), ma ce ne sono molte altre che compensano abbondantemente. “Kick it up a notch” è sicuramente quella che preferisco (la voce di Dylan Saunders è spettacolare, sia in registrazione che, soprattutto, dal vivo), che viene ripresa poi successivamente anche dal personaggio di Junior (Brian Holden). Ed è proprio la presenza costante delle reprise, sia musicali che di intere parti di canzoni, che conferisce all’insieme della musica l’idea di uniformità tipica di un musical. Tutte le canzoni sono ancorate alla trama, le musiche, spesso utilizzate in sottofondo, creano un legame con scene precedenti o successive. In poche parole, la colonna sonora vale veramente la pena di essere ascoltata. Sfido chiunque a guardare il musical e a non canticchiare poi per ore, “I wanne be a starsi ranger” come se nulla fosse…
Ma se le canzoni e il musical sono degni di essere visti e sentiti è chiaramente anche merito degli interpreti. Favolosi. Credo che questa parola riassuma bene ciò che penso di loro. Favolosi, punto.
Lauren Lopez è la mia preferita, nel doppio ruolo di Bugette e, soprattutto, di Taz. È strepitosa e non ci sono altre parole per descriverla, ok? L’accento messicano, la postura, la voce quando canta, l’atteggiamento, tutto è perfetto per il ruolo di Taz. Tutto.
Altri che meritano di essere nominati sono sicuramente Joe Walker nel ruolo di Up e Brian Holden nel ruolo del cattivo, Junior (la sua ultima entrata in scena, con la reprise di “Kick it up a notch” mi ha provocato risate isteriche che non sono riuscita a calmare se non dopo minuti interi passati a farmi aria).
Joey Richter è Bug, l’insetto alieno che sogna di diventare un essere umano per poter essere uno Starship Ranger. Ed è perfetto per quel ruolo. Dona un’umanità tutta particolare alla forma aliena di Bug, mentre aggiunge quel qualcosa di strano, di alieno, alla sua forma umana. Adorabile quando canta “I wanna be”, ma soprattutto “Status Quo”. (E ritorna la fascetta azzurra. Chi ha visto i musical degli Starkid, capirà sicuramente).
L’unica nota negativa nell’insieme dei personaggi, più che degli attori, è February. Non mi ha colpito particolarmente, e anzi, a tratti, il suo personaggio mi è sembrato anche un po’ noioso. Non credo sia colpa dell’interprete (Denise Donovan), quanto proprio dell’idea del personaggio in sé. A confronto con un’altra donna, Taz, si perde completamente.
Che altro dire di questo musical? Spero di avervi incuriosito almeno un pochino e magari avervi fatto venire voglia di vederlo, perché non credo che ve ne pentirete. E magari farmi sapere cosa ne pensate?

Alcune delle migliori battute (ma è veramente difficile scegliere!):

Taz - “Okay idiotas, say something nice… or I will kill you!”

Taz - “If you don’t go out there and die for something, I’ll kill you for nothing!”

Up - “Damn that G.L.E.E., they're always making twisted abominations of everything!”

Bug - “Well what happened, Up?”
Up - “Oh, I don’t usually talk about it.”
Bug - “Yeah, well you’re not usually on top of a lap, are ya?”

(In linea generale, questa recensione è talmente seria che mi chiedo perché qualcuno dovrebbe leggerla o seguirla. No, sul serio. Roba che non ci si crede. Però credetemi quando dico che Starship FA ridere XD Anche se dalle mie parole non sembra, giuro che è così! Lo giuro, lo giuro!)

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