Lungi da me il trattar di politica in senso stretto, non volendomi esporre più di tanto (codardo: sì, opportunista: senz'altro. Oramai avresto dovuto intuire che non sono una persona moralmente accettabile
), mi piace piuttosto far notare la genialità di due persone decisamente sotto i riflettori in questi giorni.
Papa Benedetto XVI, disdicendo la prevista visita all'Università "La Sapienza", è riuscito nel difficile compito di risultare simpatico. A chi invece già stava simpatico, ora apparirà come una sorta di martire.
Alla faccia di quel pugno di studenti e docenti fricchettoni e comunistoidi che credevano inizialmente di aver vinto chissà quale battaglia ideologica... Strategicamente insignificanti, sono riusciti a passare nel torto quasi totale, abbandonati anche dai quei politici che sono geneticamente vicini alle loro posizioni. Dilettanti
Lui invece ha piazzato una mossa macchiavellica, da maestro scacchista! Degna di un thriller teologico.
L'altro, e mi perdonerete il paragone, è quest'omino qui:
Clemente 1° Mastella da Ceppaloni, (ex) Ministro della Giustizia.
Ritenuto dai più un politico nella peggiore accezione del termine, in realtà è un altro fine stratega. Ha tenuto in pugno un governo con un pugno di parlamentari e pochissimi voti raccolti quasi esclusivamente nella sua terra natale.
Indagato insieme alla moglie per presunte storie di concussioni, si è prontamente dimesso dalla carica di Ministro, facendosi passare per un perseguitato politico. Il fatto che il suo principale accusatore, Mariano Maffei, dia l'idea di essere un odioso imbrattacarte, gioca sicuramente a suo favore.
Evitando ogni possibile giudizio su Mastella, che umanamente mi sta pure simpatico (politicamente, beh, immaginatelo), complimenti alla sua mossa difensiva iniziale, riuscita coi fiocchi.
Geniale anche lui.
Macchiavelli aveva ragione: Governare è far credere.
Ma anche: Nelle azioni di tutti li uomini, e massime de' principi, dove non è iudizio da reclamare, si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato; e mezzi sempre saranno iudicati onorevoli e da ciascuno laudati: perché el vulgo ne va preso con quello che pare, e con lo evento della cosa; e nel mondo non è se non vulgo.