Una riflessione sul genere horror

Dec 19, 2007 18:17

Quando aprii questo blog mi presentai più o meno come uno scrittore horror. Salvo che di horror "puro" non credo di aver mai scritto nulla.
In primis perchè le generalizzazioni sono fatte apposta per gli stupidi. Forse giusto un genere o due sono veramente classificabili con netti paletti, mentre tutto il resto oramai è composto da contaminazioni letterarie. Basta leggere alcuni dei tanti thriller che ogni anno vengono tradotti in Italia (quasi tutti con ottimi risultati di vendita). I thriller veri e propri sono in realtà pochissimi, mentre gli altri hanno le più disparate contaminazioni con generi quali l'horror soprannaturale, la fantascienza sociale, perfino il fantasy.
E' il caso di James Rollins, autore che io amo, e che viene classificato come "thrillerista", quando in realtà i suoi romanzi sono un riuscitissimo mix di fantascienza alla Crichton, horror e, sì, anche action-thriller.


Anche il nostro bravo Gianfranco Nerozzi viene presentato come thrillerista, quando in realtà è un vero e proprio scrittore horror duro&puro, che prende semmai il thriller come spunto di partenza per trame molto più complesse e che sconfinano nel soprannaturale.


Dunque, cosa rimane dell'horror che viene proposto come tale, e non sotto mentite spoglie? Riassumendo con una parola, oserei dire letame al 90%.
Il 10% che si salva è composto in buona parte dai libri proposti da Gargoyle Books, e da qualche sporadica uscita da parte di altre case editrici, come ad esempio Zombie Island, World War Z e pochi altri.


Tutto il resto del mercato horror italiano è sempre più monopolizzato da libri che di horror hanno solo una vaga apparenza. Mi riferisco per esempio alla collana "vampiresca" da poco lanciata dalla Delos, e che si rifà a titoli molto commerciali, che propongo un'immagine dei succhiasangue sempre più moderna, trendy e insopportabilmente antipatica.


Mi guarderò bene da leggere tutti i libri proposti da questa collana, anche perchè ho l'idea che, letto uno, letti tutti. Sicuramente venderanno bene, sulla scia anche dei romanzi di Stephenie Meyer che, a pelle, mi sembrano di una pallosità mortale. 


Aggiungiamo al novero anche la saga dei sopramorti, della Palazzolo, che proprio non riesco a digerire, con tutte quelle continue strizzate d'occhio al lettore adolescente che ha voglia di personaggi in grado di rispecchiare la sua generazione (ragazzini stronzetti e vagamente psicopatici, con gran voglia di sesso e... poco altro).
Dunque l'horror che dobbiamo aspettarci è tutto qui? Ci tocca ravanare ben bene tra gli scaffali dei thriller per verificare quanto gli editori sono riusciti a nascondere bene un romanzo sotto un genere che oramai sembra inglobare di tutto di più?
Oppure dobbiamo aspettare un nuovo miracolo editoriale come la saga di Wellington, miracolosamente proposta da Mondadori? O, ancora, aggrapparci alla Gargoyle e pregare affinchè questa casa editrice non abbia un improvviso tracollo o, peggio ancora, un cambio di target, magari virato al commerciale?
Del resto lo stesso cinema horror vive un momento di grande stanca, pieno di remake e di produzioni tutte uguali, che strizzano l'occhio all'adolescente brufoloso amante del più idiota degli slasher movies. Eppure io sono convinto che ci sia del buon materiale, nelle teste bacate degli scrittori e cineasti horror. Perchè non approfittarne? Per paura di perdere il treno e di non accodarsi a certi successi di mercato, ma di più che dubbia qualità?
Dove sta la voglia di rischiare tipica degli anni '80? La voglia di usare un genere di forte impatto non solo per far "buh!", ma anche per affrontare temi importanti, al contempo senza diventare pesanti e demagogici?

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