Visto che da parecchio tempo alcuni di voi insistono per un mio ritorno alla narrativa catastrofica, ho deciso di provare ad accontentarvi. Tra sabato e domenica ho ripreso in mano qualche vecchia bozza di un racconto lungo scritto qualche mese fa, e l'ho reimpostato radicalmente, per poterlo proporre come un blog-book, sulla falsa riga di "Crepuscolaria", che qualche mese fa riscosse un inaspettato successo.
"Mail dall'Armageddon" verrà proposto più o meno nel medesimo formato (uno o due post settimanali), in formato tale da risultare leggibile anche su monitor: capitoli corti, tempi stretti. Ciò che cambia è lo stile narrativo, visto che tutto questo racconto sarà improntato sulla falsariga di una sorta di diario tenuto via e-mail dal protagonista.
Non vi anticipo nulla sulla trama, tranne il fatto che si tratta appunto di un mio ritorno al genere "catastrofico". Spero che siate contenti! (mi rivolgo soprattutto a voi che me lo chiedete da un po' ^_^).
Se vedrò scarso interesso per il progetto lo taglierò senza pietà. Mi pare la scelta più giusta per non appesantire il blog con cose che potrebbero anche non piacere. Ma ora basta con le facezie, eccovi il "capitolo" 1.
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Da: Ivan Savini
A: Marika Veneziani
Data: 6 giugno 2009 12.04
Oggetto: che succede?
Ciao Maki,
ho provato a chiamarti per tutta la mattina, ma prima avevi il cellulare spento e ora non trovo più campo. Per fortuna qui dentro ci sono computer di ogni tipo (ne scambierei qualcuno con una bibita ghiacciata!) quindi ho pensato di scriverti via mail, nella speranza che tu sia collegata nonostante questa... fine del mondo?
Hai idea di quello che sta succedendo? Io no. Sul Web rimbalzano le peggiori cazzate, ma nessuno sembra capirci davvero qualcosa.
Stamattina, dopo che ti ho salutata, ho preso solito passante delle 7.42 per Milano, pieno all'inverosimile e senza aria condizionata. La normalità, insomma. Ma poi il treno si è fermato poco prima di entrare nella stazione di Certosa, a metà tra la campagna e la periferia. Al momento ho pensato a un guasto, come ne capitano spesso. È stato Matteo (uno degli altri pendolari, che ora è qui con me) a intuire che c'era qualcosa di molto più strano. Si sentivano delle urla dai vagoni di testa, e non sembravano affatto quelle di passeggeri che si lamentavano per il ritardo che si accumulava.
Erano urla di terrore.
Io, Matteo, Luca (che è cinese al 100%, anche se ha un nome italiano ed è nato a Rho) abbiamo dato un'occhiata dai vetri del passaggio d'inframezzo. La gente nel vagone davanti al nostro era in piedi e preoccupata. Guardavano tutti dall'altra parte, da dove arrivavano le urla. Poi ho visto qualcosa. Una luce intensissima, dal lato opposto della carrozza. La porta a scorrimento si è aperta, la luce ha invaso il vagone e i passeggeri hanno cominciato a cadere a terra urlando, come se fossero stati punti da uno sciame di vespe. E questo man mano che quella roba luminosa avanzava.
Anche se ho socchiuso gli occhi, ho intravisto una sagoma in quel bagliore. Non so se umana, ma senz'altro bipede, antropomorfa. Solo che era così alta che doveva camminare china. Forse se fossi rimasto lì ancora qualche attimo lo avrei visto meglio, ma Luca mi ha tirato via.
- Dobbiamo scappare! - mi ha detto. E io l'ho ascoltato.
Mentre gli altri intorno ci tempestavano di domande, noi tre abbiamo forzato la porta del treno e siamo scesi sui binari. Cavolo, c'erano già quasi trenta gradi all'esterno! Molti passeggeri del nostro vagone ci hanno seguiti, guardandosi intorno. Anzi, guardavano in alto. Che diavolo succedeva? Ancora adesso non l'ho capito. So solo di aver visto altre luci. Un cielo pieno di luci, sopra Milano. Ma non solo, ce n'erano tre che volteggiavano a non più di duecento metri da noi, sopra la stazione in cui non siamo mai entrati, Milano Certosa. Globi di luce pallida, così intensa da spiccare anche in contrasto col sole. Volavano, capisci?
Allora siamo corsi via, perchè quei cosi luminosi stavano già planando verso di noi. Abbiamo scavalcato i binari e le traversine e ci siamo lanciati attraverso il prato sulla nostra destra, perchè sulla sinistra è dove c'è il campo rom, e nessuno di noi voleva ficcarsi là dentro, potendo scegliere.
Ho corso come non facevo da anni, senza guardarmi alle spalle. Io e Matteo guidavamo quella fuga disordinata. Solo adesso ho contato quelli che ci hanno seguito. Dieci, così in tutto siamo dodici. Sono certo che qualcuno si è perso durante la fuga. A un certo punto ho sentito delle urla, dietro di me, e uno spostamento d'aria come se fosse passato il treno, ma senza fare rumore.
Un paio di ore fa Lucia (una di noi dodici) mi ha detto che durante la fuga era con Livia, la sua compagna di corso, ma che quando siamo arrivati in questo magazzino lei non c'era più. Voleva convincermi a tornare indietro per cercarla, ma le ho detto che forse è meglio aspettare i soccorsi.
Ci siamo infilati nel posto più vicino, una specie di ditta che smercia materiale elettronico. Abbiamo scavalcato la recinzione e per fortuna il portone d'ingresso era aperto. Non so perchè qui dentro non c'è nessuno, in fondo è orario di lavoro, di un fottutissimo lunedì come tanti. Questa è una zona periferica, ci sono solo depositi, ditte e magazzini. Non abbiamo ancora visto nessuno di vivo!
Abbiamo trovato i terminali accesi, un fax in arrivo e un thermos di caffè caldo rovesciato su una scrivania. Se c'è stata una collutazione, dev'essere durata poco. Matteo ci ha detto di chiudere porte e finestre. Per fortuna qui tutto è blindato (misure contro i ladri, credo), non è facile entrare, ora che abbiamo sigillato ogni ingresso. La cosa più brutta è che per quasi un'ora le grida degli altri passeggeri, rimasti sul treno, sono arrivate fin qui. Le finestre di questo posto danno proprio sui binari, ma tutto ciò che abbiamo visto erano le sfere di luce che schizzavano dentro e fuori dal treno, attraverso le porte (che sembrano divelte, strappate) seguite dalle urla degli altri poveracci che non sono scappati come noi.
Poi sono iniziate le domande: cosa sono le luci? Cosa sta succedendo? Qualcuno sa che siamo qui?
Non siamo riusciti a fare una telefonata che sia una per contattare la Polizia o altri. Anche prima, quando c'era campo, non rispondeva nessuno (nemmeno tu, appunto). Per fortuna la Rete funziona, anche se s'impalla spesso. Da quello che ho capito le “sfere” sono comparse più o meno in mezzo mondo, tutte insieme, e hanno iniziato ad attaccare chiunque. C'è un filmato sul Youtube, una roba amatoriale, che mostra l'attacco delle sfere in Piazza Duomo, alle otto di stamattina. Si vedono quei... cosi, che planano tra la gente, avvolgendoli nella luce. Chi viene colpito cade a terra in preda a chissà quale cazzo di sofferenza, e poi dopo pochi secondi il poveraccio si disgrega come se fosse fatto di polvere, e non ne rimane niente! I notiziari parlano di terrorismo islamico (e ti pareva!), mentre sui forum e su facebook la parola più ricorrente è UFO. Le autorità (le poche che hanno dato segni di vita) suggeriscono di chiudersi in case e uffici e “attendere disposizioni”.
La sostanza è che nessuno sa che fare o cosa aspettarsi.
Ma tu almeno stai bene?
Fammi sapere qualcosa!!!
Tuo, Ivan