Crepuscolaria - 14 -

Dec 26, 2008 09:28




IL GRUPPO (6)

Passarono di fianco a un muro di cinta delimitato da filo spinato, senza cartelli indicativi, quindi superarono l'ingresso a una stazione della metropolitana dalla serranda abbassata, come tutte le altre che avevano incrociato la notte prima.
La sirena non aveva ancora smesso di strillare, era anzi sempre più vicina e intensa. Ciò nonostante non si vedeva alcun movimento nelle strade circostanti, nemmeno un mezzo di soccorso o una sola persona. La pioggia era invece aumentata d'intensità: acqua molto fredda, sporca, che si mischiava col grigio della città.
Senza superare i venti all'ora, Iraida svoltò in una via parallela allo stradone che stava percorrendo. Lì erano meno visibili ed esposti, anche se sembrava che a ogni finestra si sporgesse qualcuno per spiarli. Suggestione, paure recondite: ecco i loro compagni di viaggio.
Di certo non era un'allucinazione il tonfo che colpì la portiera anteriore destra del taxi proprio mentre si affacciava all'incrocio successivo. Iraida frenò di colpo, estraendo la Ruger e guardandosi intorno, mentre gli altri imprecavano e strillavano, spaventati.
Non c'era nessuno in vista, tanto che la taxista si concesse di riprendere a respirare dopo aver trattenuto il fiato per dieci secondi abbondanti. Forse aveva investito qualcosa senza rendersene conto?
Prima che Iraida potesse dire qualcosa, Tom spalancò la portiera, scendendo dall'auto. Sara emise un gridolino spaventanto, ma il giovane barbone la ignorò, chinandosi a fianco del taxi. Quando si rialzò teneva in mano una bottiglia di plastica, simile a quelle usate per il latte. Mancava l'etichetta, ma qualcuno aveva scritto “stay away” sulla plastica con un pennarello nero. Tom risalì a bordo, portando con sé la bottiglia. La svitò. Conteneva qualche sasso e un paio di batterie stilo, probabilmente scariche, usate per far peso. E un foglio spiegazzato.
- Che c'è scritto? - Marino si chinò in avanti, incuriosito.
Tom lo aprì. Il foglio, strappato da un quaderno, riportava solo poche parole scritte in pennarello e in inglese. - “Non cadete nelle loro trappole. Statene lontani, se volete vivere. Se cercate qualche risposta, ricordatevi dell'Alma mater studiorum.”
- Che cosa significa? - chiese Sara. - E perchè è scritto in inglese?
- Mi pare un evidente suggerimento a non avvicinarci alla sirena che fa questo casino - replicò Tom. Chiunque ha lanciato questa bottiglia deve trovarsi qui in zona. Forse ci ha seguito. Se volesse farci del male, lo avrebbe già fatto.
- Potrebbe essere una trappola nella trappola. E se volessero tenerci lontani dai soccorsi?
La versione di Livio non convinse Iraida: - Non mi pare ci siano soccorsi in giro. Secondo me dovremmo ascoltare questo avvertimento. Qualcuno di voi sa cos'è questa Alma mater?
- È l'università di Bologna. - rispose Marino. - Secondo i più è considerato il più antico ateneo del mondo occidentale.
- Dunque il nostro amico misterioso ci sta consigliando di andare a Bologna? Facile a dirsi, considerando che non riusciamo nemmeno a uscire dalla città! - Sara, al solito, era nervosa, polemica.
- E se invece ci stesse consigliando di cercare in un'università che si trova proprio qui? - suggerì Livio, pensieroso.
- Odio chi parla per enigmi - bofonchiò Tom, scolandosi un sorsetto di Bourbon. Iraida lo fulminò con lo sguardo e lui fece sparire la bottiglia nella tasca del giubbotto lurido.
- Possiamo fare un tentativo. Perchè non andiamo a dare un'occhiata all'università che si trova in centro? - Marino si era laureato lì ma al momento ne conservava ricordi frammentari, tanto che a malapena avrebbe saputo raggiungerla da lì, dove si trovavano in quel momento.
- Ribadisco: e se questo messaggio fosse una trappola, e non le sirene?
Esasperata, Sara aggredì il marito: - Smettila di fare il bastian contrario! Ti sembra logico che dei soccorritori si mettano a suonare una sirena così, senza mandare in giro squadre di soccorso?
Livio si ammutolì, mordendosi le labbra. Aveva perso il diritto di contraddire sua moglie da quando l'aveva tradita. Questo lo sapeva, e lo accettava, per quanto i metodi bruschi di Sara lo ferissero molto più a fondo di quanto dava a vedere.
- Va bene, stiamo calmi. Io direi che una deviazione non puoi farci male. E poi queste sirene non m'ispirano esattamente fiducia. - La decisione di Iraida fu accettata da tutti. Tom e Marino sembravano sollevati all'idea di non avvicinarsi alla sirena e a chi la manovrava.
Il taxi fece inversione di marcia, mentre i suoi occupanti si guardavano intorno, cercando di localizzare il misterioso mittente del messaggio in bottiglia. Non videro nessuno anche se, per un momento, Marino credette di scorgere un'ombra muoversi dietro l'angolo di un negozio d'abbigliamento dalla serranda abbassata. Non fidandosi più del suo cervello malato, e non avendo voglia di incitare i compagni a una caccia ai fantasmi, se ne restò in silenzio, chiudendo gli occhi per allontanare il dolore che tornava a pulsare da un punto remoto della sua testa.
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